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Autore: Lelaiah    12/08/2012    4 recensioni
Ethelyn è figlia del Vento, ma ha i capelli di fiamma.
Drew vive in un villaggio di minatori, in compagnia del suo fidato amico Blaking.
Simar e Kiron sono gli eredi al trono di un Regno celato da una misteriosa e potente foresta.
Nive è stata abbandonata e si guadagna da vivere facendo la danzatrice.
Zahira è a capo del proprio villaggio, ma è rimasta sola.
Gizah ha la capacità di trasformarsi in un centauro grazie all'eredità paterna.
Infine Roving è l'ultimogenito dell'antica casata dei Kite, indomito come il simbolo della propria famiglia.
Tutti loro sono attesi al varco e si ritroveranno a viaggiare per lunghi chilometri nel disperato tentativo di impedire la morte di uno dei Veglianti, i grandi lupi elementali. Non dovranno temere le ombre perchè è in esse che si cela il loro nemico.
Nessuno di loro è nato per diventare un eroe, ma voi siete disposti ad accompagnarli in questo viaggio?
Qualsiasi sia la vostra risposta, vi do comunque il benvenuto a Suran!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 Veglio, dunque sono
Come suggeritomi in una recensione, ho cercato di snellire un po' la parte descrittiva. Nonostante tutto, però, non ho potuto eliminare completamente tutti i particolari perchè la mia intenzione, sin dall'inizio, era offrire un quadro completo di tutti e cinque i Cairansis.
Spero possiate passarmi queste prime parti di pura e semplice descrizione e che decidiate di proseguire il viaggio con me :)

Buona lettura!




Cap. 1 Veglio, dunque sono


  I segni che formavano le lettere runiche si empirono di una sostanza incolore, ma rilucente, che emanava una strana forza magnetica. Sembrava che una fonte d’acqua sotterranea stesse colmando quegli incavi nella roccia.
Lentamente dalle rune emersero cinque sfere luminose, che si misero a volteggiare all’impazzata a mezz’aria, ricordando gocce giganti che cercavano senza sosta di tornare al mare. I globi presero a contorcersi su se stessi, percorsi da spasmi di energia che innescò in loro un mutamento.
Iniziarono ad assumere forma animale: da loro spuntarono quattro lunghi arti, poi un corpo ed infine una creatura.
I Veglianti di Suran erano finalmente nati e, fatto più straordinario, erano stati i loro stessi poteri a deciderne il destino.
Furono loro la prima forma di vita vera e propria sul pianeta e a loro venne affidata la sua custodia.  
  Diedero vita ognuno a un popolo, somigliante a loro in un aspetto fisico, ma completamente libero da ogni loro sofferenza o apprensione, libero di sognare o di impazzire nei suoi stessi affanni. I Cairansis altro non erano che lupi, non lupi come quelli che vivono sulla Terra, ma canidi in grado di comunicare telepaticamente e creature dotate di grande saggezza e intelligenza. Lupi a cui fu affidato il controllo sui futuri abitanti del pianeta, esseri indifferenti ai dolori di un uomo solo, ma completamente consci dei lamenti di un intero popolo. Loro vegliavano, ma niente di più…
  O forse sì…
Ognuno di loro aveva il simbolo runico del proprio elemento impresso sulla fronte, le loro dimensioni superavano di gran lunga quelle di un animale normale: le loro zampe erano più possenti, i loro artigli più affilati e il loro manto aveva colorazioni inusuali.
  Il Cair del Fuoco aveva il pelo sul dorso, sulla coda e sulla testa di un intenso color rosso rubino, con mille sfaccettature e altrettante gradazioni.
Al contatto con la sua pelliccia, i peli soffici sembravano caldi e parevano braci, come fossero fiamme di un fuoco che arde, e solo per volontà del Vegliante stesso lo si poteva sfiorare senza ustionarsi. I suoi occhi erano d’un colore aureo, frammisto a pagliuzze color rame.
  Il Cairansis dell’Acqua aveva il manto di un intenso colore blu acqueo, che ricordava le profondità del mare. Al contatto il suo pelo sembrava pura acqua fresca, sfuggente al tatto e limpida alla vista.
Gli occhi del lupo apparivano come stelle di ghiaccio, il loro colore azzurro gelo dava loro un senso di fragilità e durezza, come i cristalli di una grotta.
  Parlando del Cair del Tuono, ogni singolo pelo che formava la sua pelliccia riluceva di luce propria ed era color dell’oro, di quello puro. Se si incontrava questo Cair di notte, lo si poteva scorgere anche da molta distanza perché irradiava luce, quella che aveva immagazzinato durante la giornata stando a contatto col sole. Le iridi dei suoi occhi non avevano un colore preciso: potevano essere azzurre nelle giornate limpide o sfaccettate durante il tramonto, in pratica rispecchiavano i colori del tempo.
  Il manto del Vegliante del Vento, a differenza degli altri, era di un intenso colore argenteo, proprio come il metallo, e a piacimento della creatura i pelami che lo componevano potevano mutare, divenendo simili alle ali di un’aquila. Viravano dal grigio al bianco sporco ed erano due volte più grandi di quelle di qualsiasi uccello.
Una particolarità lo distingueva dagli altri, possedeva due occhi meravigliosi: erano rossi, rossi come due rubini dotati di volontà, erano vivi e nessuna pietra che portava quel nome poteva reggere il confronto con quell’intensa colorazione.
  Per finire, la pelliccia del Primo era dello stesso colore del terreno che veniva calpestato dalle sue zampe. In cima, sulla testa, la colorazione era più scura, più cupa e rassomigliava molto un campo bruciato dalle fiamme, man mano che lo sguardo percorreva il suo manto, questo schiariva. Se si accarezzava questo lupo si udivano le voci di tutte le piante, di tutti i fiumi e se si ascoltava con il cuore, anche quelle di tutti gli esseri viventi che popolavano Suran; inoltre la sua pelliccia profumava come un immenso prato fiorito, ricco di odori delicati e affascinanti.
  Nei suoi occhi regnava la più completa energia vitale, che si mostrava di un color ruggine, che a volte appariva chiaro, a volte sembrava scuro e remoto come la notte, vicino alla sua pupilla c’erano frammenti di foglie, il cui colore ricordava contemporaneamente quello degli ulivi e quello delle nocciole.

Questi erano i Cinque Veglianti di Suran.

  Non appena furono usciti dalle sfere che li affacciarono alla vita, i Veglianti si crearono la loro fissa dimora, dove avrebbero potuto vegliare sulle loro genti e, in caso di necessità, essere consultati da chi ne avesse bisogno.
Al posto delle rune, ora, c’erano cinque piume tutte bianche, fatte di soffici filamenti che sfarfallavano cullati dalla brezza e che mostravano la vita di ogni Cair (nel caso in cui anche una sola di essere fosse annerita, il Cair cui apparteneva sarebbe morto), inoltre esse erano la fonte dei loro poteri, troppo potenti per essere contenuti tutti in un semplice involucro di carne. Da lì, quindi, il lupi attinsero le loro forze per crearsi una dimora.
  Fu così che quello del Fuoco diede vita ad una fiamma con un semplice soffio: sarebbe arsa anche sotto la pioggia e sarebbe stata contenuta in un catino di cristallo.
Il lupo dell’Acqua creò, sotto le cinque gemme, un immenso lago cristallino, che sarebbe stato popolato dal suo popolo; il Vegliante del Tuono decise di vivere in una spirale di luce che nasceva direttamente dalle gemme e saliva in alto fino a raggiungere i cinquanta piedi d’altezza. Il Custode del Vento fece gemmare una roccia, alta e conica su cui riposare e l’avvolse con una nebbia molto fitta e per finire, l’ultimo di loro decise che avrebbe vissuto su di una quercia secolare, che avrebbe prosperato nelle Ere avvenire grazie al potere delle gemme.      
  Dopo aver creato la propria dimora, i Cair si riunirono sotto la quercia secolare, casa del  Vegliante della Terra, per discutere della creazione dei popoli di Suran.
Ognuno dei Custodi aveva una propria idea sulle genti che avrebbero dovuto popolare Suran.
Tutti volevano dire la propria, tutti volevano avere ragione.
Era una vera e propria babele di idee e tutte confuse e mal pensate. Alla fine prese parola il “padrone di casa” e cioè il Primo (il Vegliante della Terra), che con voce pacata espresse la propria volontà.
-Amici, Cair degli Elementi, siamo qui riuniti per decidere e compiere il futuro del nostro pianeta Suran che, come avrete sicuramente notato, è ancora privo di forme viventi.- s’interruppe per lasciare spazio ad una breve risata dei presenti. -Per questo motivo vorrei trovare un accordo, visto che le nostre idee, da quello che ho appurato, sono in evidente contrasto.- concluse così e si andò a sedere al suo posto, che aveva abbandonato per recarsi al centro.
  Dei mormorii concitati percorsero il cerchio.
Tutti annuivano al fatto che si dovesse giungere ad un comune accordo. Lentamente si spensero i sussurri, compresi quelli telepatici e piombò su di loro un silenzio pesante, quasi di tomba.
Infine il Cair del Fuoco, secondo in saggezza solo al Primo, ruppe gli schemi e si pose al centro del cerchio, scrutò nervoso i compagni, ma non pronunciò parola.
I suoi occhi indugiarono sul Cair della Terra e dopo aver ricevuto un gesto di assenso, raccolse il proprio coraggio e si accinse a parlare.
-Concordo con il Primo.- iniziò, dopo aver inspirato profondamente. -Secondo me bisogna prima esporre tutte le nostre idee e poi, dopo averle udite tutte, allora si potranno prendere decisioni giuste e logiche.- i suoi occhi si posarono ancora una volta sul Custode della Terra, come per cercare un suo consenso, come se non volesse recare offesa in nessun modo a quel lupo così saggio.
Tornò a sedere. Altri mormorii.
I componenti dell’assemblea si scambiavano sguardi obliqui, pensieri e incessanti sussurri percorrevano ogni lupo, come un brivido di freddo che scendeva giù, percorrendo la schiena di tutti i presenti. Alla fine ognuno si ritrovò ad annuire col capo e, voltandosi, vedeva il proprio vicino fare lo stesso.
-Così è stato deciso!- confermò ad un tratto il Primo, l’unico, a quanto pare, a cui fosse concessa l’autorità di rompere il silenzio. -Ognuno di noi esporrà la propria idea e spiegherà come mettere in pratica la possibilità di donare parte di sé, come riconoscimento, al suo popolo, ma…- si bloccò e raddrizzò le spalle, gonfiando il petto. -Deve giurare di non maltrattare mai, e sottolineo mai, le genti del suo popolo, né con la forza né con le parole e nemmeno con i propri poteri!
-Sì!- risposero all’unisono tutti i Cair.
-Bene, allora possiamo cominciare. Tu, Custode del Fuoco, esponi la tua idea.- ordinò il lupo, il tono della sua voce era calmo. Con un rapido movimento del capo bruno chiese al compagno di raggiungerlo al centro del cerchio, un’ultima volta.
-Grazie. Come custode del Fuoco, io voglio offrire al mio popolo la possibilità di creare, in ogni momento, il calore e di poter scaldare anche il corpo di altri.- dichiarò solennemente, ma senza presunzione e riprese il suo posto.
-Io…- cominciò il Cair dell’Acqua. -Donerò alla mia gente la capacità di controllare ogni elemento sotto forma liquida e in particolare l’acqua, inoltre avranno la capacità di respirare e di vivere, se lo vorranno, sotto la sua superficie.- concluse.
Il Cair del Tuono si alzò e lentamente prese posto al centro, come i precedenti, i suoi passi erano silenziosi, attutiti dal terreno.
-La mia gente potrà assorbire la luce durante il giorno e utilizzarla a proprio piacimento durante la notte, divenendo anche interamente luminosa.- rivelò convinto. La sua coda si mosse leggermente, come se fosse nervoso.
Senza farsi condizionare dagli altri, il Cair del Vento esternò il proprio pensiero. -Ogni singolo individuo della mia gente avrà la capacità di volare libero come un uccello, come me, inoltre potrà rendersi invisibile a occhi altrui, solo in caso di pericolo o di estrema necessità.- disse. S’inchinò davanti al Primo, come segno di rispetto, e tornò al suo posto.
  Infine parlò proprio colui che, per il profondo rispetto tributatogli dai compagni, viene detto il Primo.
-Donerò la capacità di guarire le ferite, di vedere il futuro e di trasformarsi in animale a tutti i miei protetti.- annunciò loro. Esitò un attimo poi aggiunse:-Per finire vi dico: andate e compite quel che deve essere fatto!- e detto questo scomparve, inghiottito con un lieve risucchio dall’albero.
  
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