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Autore: Aesir    12/08/2012    2 recensioni
Questa fiction è il seguito di "Leggende del Mondo Emerso: La Strada di Dubhe"
Mano nella mano nelle tenebre
Il prezzo per una vita assieme
Una missione in cui non credono
Dubhe e Aster
Riusciranno nel loro obiettivo?
Se giochi secondo le regole, non ti sogneresti mai di infrangerle. Ma io non ho voglia di giocare secondo le regole. E quando queste si fanno troppo pressanti, e t’ingabbiano, e t’incasellano, e t’infilano a forza in un’esistenza che detesti con tutta te stessa, l’unico modo per sfuggirle è mettere fine al gioco. Mettere fine a tutti i giochi. Perché quando i giochi finiscono, nessuna regola vale più
[DubhexAster]
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aster, Dubhe
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Mondo Emerso'
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Scena Settima (VI): ASTER – L'ORIGINE DEL MALE

 

My passions, from that hapless hour,
Usurp'd a tyranny wich men
Have deam'd, since I have reachìd to power
My innate nature - be it so!
-
Edgar Allan Poe, Tamerlane

Il silenzio ammantava la rocca di cristallo nero. La neve che continuava a cadere, all'esterno, smorzava ogni suono. All'interno, in un caminetto, il fuoco scoppiettava, più per scena che per altro. Nessuno dei due occupanti della stanza ne aveva realmente bisogno per scaldarsi.
Su una poltrona di velluto nero, sedeva Aster, Aster della Terra della Notte, Aster il Tiranno. Dubhe era accoccolata fra le sue braccia, aveva appoggiato il capo sulla sua spalla.
La loro posa era identica a quella che avevano tenuto nel momento in cui il mezzelfo aveva detto alla ragazza della convocazione da parte del Consiglio delle Acque. Ma ben altri sentimenti li animavano ora. Nella sua mente tormentata, Aster rifletteva riordinava frasi ed episodi, si preparava a rivelare segreti della sua vita che nessun altro aveva udito prima. Non formule arcane, non antiche conoscenze ritenute perdute finchè lui non le aveva riscoperte. Semplici brani di una vita consumata dall'odio, di una vita che si apprestava a mostrare all'unica persona in grado di capire i recessi del suo animo disperato, che non li avrebbe ascoltati con orrore ma con comprensione.
E Dubhe? Dubhe attendeva. Non paziente, perchè questo avrebbe implicato un'aspettativa. Semplicemente era lì, e se Aster all'ultimo momento avesse deciso di tirarsi indietro, se avesse preferito, per l'irrazionale timore di un giudizio che dalla bocca della ladra non sarebbe uscito mai e poi mai, tacere, nulla sarebbe cambiato. Lei avrebbe continuato ad aspettare.
Alla fine il mezzelfo sorrise, la abbracciò più stretta e cominciò...

Aster guardò l'uomo che gli stava davanti. Ecco, era la fine. La fine di una lunga caccia. Anche l'uomo lo sapeva, e sotto il suo atteggiamento sprezzante il ragazzo poteva sentire la sua paura. Perchè lui era Aster della Terra della Notte, la stessa terra da cui quel vecchio l'aveva costretto a fuggire. Quello stesso vecchio per colpa dal quale sua madre era stata decapitata. Quello stesso vecchio che gli aveva fatto usare per la prima volta la Magia Proibita.
E lui allora chi era? Un ragazzino, un mezzelfo, disprezzato da tutti, a cui la sorte, forse per dono, forse per beffa, aveva destinato strani poteri. E chi era lui adesso? Aster della Terra della Notte, il mago più potente che si fosse mai visto nel Mondo Emerso.
Il ragazzo attese. Fu il vecchio – re Darlon, sì, ma per lui restava solo un miserabile vecchio, uno che faceva decapitare i soldati e impiccare i bambini – a parlare per primo. Fu un errore, e lo sapevano entambi. “Mi chiedo perchè il Consiglio abbia inviato te per questo compito, un ragazzino e ignorante di politica. E mio nemico giurato.”
Al sentire la voce, dentro di sé Aster fremette. Ma da tempo aveva imparato a contenere i sentimenti, a nascondere ciò che pensava, così dalla sua pelle cerea e dai suoi inquietanti occhi verdi non trasparì nulla.
Calmati, ciò che è successo in passato non ha importanza. Adesso sei un Consigliere.

Io rappresento il Consiglio dei Maghi, signore – disse rispettosamente – la mia persona non ha importanza. Non sono un vostro nemico.”
Non proseguì la frase ma il sottinteso era ovvio:
dunque perchè sostenete che io lo sia?

Nessuno fa ad un uomo quello che tu hai fatto a me senza un motivo.”
Poi, fu scendere lungo una china buia. Quando il re finalmente lasciò la stanza, Aster si asciugò le lacrime. Si rialzò lentamente.
Hai ragione, bastardo. Odio ammetterlo come odio te, ma hai ragione. Voglio la vendetta per quanto mi è accaduto, neanche per i miei simili. Stavo mentendo. Ma perchè l'ho fatto?
E poi: ma... 'perchè ho mentito?' o 'perchè voglio vendetta?'. È strano chiederselo. Voglio la sua morte come non ho voluto quella di nessun altro. Voglio la sua vita, in cambio di ciò che mi ha portato via, voglio saziare la bestia che in tutto questo tempo si è potuta nutrire soltanto dell'odio. È qui, nel mio cuore, è affamata e lo strazia per uscire. Eppure io stesso mi faccio propugnatore della pace. E infatti non l'ho ucciso. Volevo. Perchè non l'ho fatto? Perchè sono un Consigliere? Ma mai sono stato più lontano dal Consiglio dei Maghi.
Come possono essere conciliabili questi due pensieri, la pace e la vendetta? Come posso accettare tutto ciò?
Ma Aster non aveva la risposta a questa domanda.

Mentre usciva a passi lenti e si inoltrava nel bosco, congedando con un gesto le guardie, in lui cominciò a nascere un pensiero: Ecco, la ragione delle mie inquietudini. È chi detiene il potere, la causa della rovina di questo mondo. Magari Nammen ha sbagliato, a permettere alle Terre di tornare libere e scegliere ognuno i propri regnanti. No, di certo era in errore, basta vedere ciò che è successo alla Terra del Fuoco. Ma se non ci fosse più nessuno dei tanti re che si sono spartiti il Mondo Emerso?
Pensò al Consiglio dei Maghi: Uomini che più che servire vogliono solo un pezzo del potere. Un organo fossilizzatosi in sé stesso, popolato da miserabili la cui maggior preoccupazione è perdere la posizione che hanno ottenuto. Davvero era questo che mi immaginavo?
Sospirò. No, certo che no. Altrimenti non sarebbe mai entrato a farne parte. Nei suoi sogni, il Consiglio dei Maghi era composto da uomini saggi che facevano il possibile per aiutare il Mondo Emerso. Magari potevano non riuscire, ma quella era la loro principale preoccupazione. Adesso, c'erano solo lui e pochi altri, che dall'interno tentavano di realizzare il sogno della pace.
Perchè il Consiglio è finito così? Perchè è diviso fra le Otto Terre, e ciascuno vuole che la propria sua superiore e tragga vantaggi maggiori delle altre. La pace non è un bene per l'economia: la guerra fa scorrere flussi di denaro, abbatte potenti e ne innalza di nuovi, alimenta il commercio di armi e armature, l'estrazione mineraria, il commercio e il trasporto dei viveri e tutto ciò che ne consegue.
Otto regni sono sette di troppo, otto regnanti inutili. Quel di cui davvero avrebbe bisogno il Mondo Emerso è di un unico sovrano, un unico saggio che possa guidare e plasmare le anime degli uomini, che controlli a costo del proprio sacrificio il mondo intero e lo regga con giustizia. Governare dovrebbe voler dire servire, e detenere il potere esserne schiavo.

Scosse il capo. Sembrava facile, troppo facile.

Presenterò la cosa al Consiglio. É vero, la maggior parte di loro è marcia, ma c'è chi pensa al bene comune. Di certo ci sarà una persona, fra tutti gli abitanti delle Terre, che corrisponde al mio ideale, un uomo saggio e giusto che voglia assumersi il fardello di sacrificare sé stesso per servire gli altri.
Sorrise.
Forse può nascere qualcosa di buono da questo fallimento.

Inaccettabile, la definirono. Uno stolto, lo chiamarono, un despota che voleva piegare gli animi al suo volere.
Ma furono loro gli stolti.
Dimenticarono che Aster, almeno per metà, era un mezzelfo, e come tutti gli esponenti di quel popolo nato dall'unione fra gli elfi e gli umani, sapeva leggere nella mente. Un piccolo errore, ma non per questo privo di enormi conseguenze.
Infatti Aster, se prima lo sospettava, adesso percepiva pienamente il loro panico, vedeva che ciò che temevano in realtà era di perdere il loro potere.
Non disse nulla, sbattè la porta e uscì.

Hai pensato al suicidio, in quel momento?”
Mi si è affacciato per la mente, sì. Il problema è che sarei stato io a sparire, non tutto il resto. Qualcuno avrebbe pianto, qualcuno riso, ma nel complesso il Mondo Emerso se ne sarebbe fregato di me e della mia morte. Ma neanche così, non era un'alternativa accettabile. Il suicidio è l'unico mezzo con cui una persona impotente può nascondere agli altri il proprio peccato.
Lo scopo non è morire. E' coprire."
*
Nel tuo caso, l'avrebbero letto così, sì. Ma non sempre. Talvolta uccidersi può essere l'unico modo per porre fine ad un'esistenza che all'improvviso si è fatta impossibile da sostenere... ad una vita priva di significato...”
La sua vita si spense in un sussurrò. Aster sapeva che la ladra stava parlando di sé stessa, ma non della terribile maledizione che la possedeva e le aveva diverse volte impedito di portare a termine l'estremo gesto.
Dubhe aveva indugiato nel suicidio ben prima di scoprire che la Bestia non le consentiva di ammazzarsi. E aveva rinunciato, si era sottomessa e si era piegata a ciò che più detestava.

Fortuna che adesso ce l'ha, un senso, la mia vita”, mormorò lei, quasi ad intuire i suoi pensieri.
Continua...”

Camminò fino a lasciare il riparo del porticato, e il vento e la pioggia sferzavano il suo corpo esile. La tunica gli si stava attaccando addosso, e con il suo peso lo impacciava nei movimenti. Quasi non se ne accorse. Sapeva che oltre alla pioggia, il suo volto era bagnato di lacrime. Arriva sempre un momento in cui i sogni ci tradiscono. Si era ripetuto di non piangere, che quei bastardi non meritavano le sue lacrime, ma era stato solo capace di resistere fino a quando si era trovato all'esterno. Deriso, denigrato e disprezzato: non poteva permettersi di perdere anche quel poco di dignità che gli restava. Adesso, sotto la pioggia, nessuno poteva vederlo piangere, e ne approfittò per sfogarsi. Fu un pianto silenzioso, di singhiozzi soffocati con rabbia, perchè nessuno se ne accorgesse.
Ormai i suoi capelli erano inzuppati, ma non poteva importargliene di meno. Ammalarsi era l'ultimo dei suoi problemi. Qualcosa nel suo cuore si stava concretizzando. Qualcosa di troppo pericoloso per parlarne con nessuno. Quel giorno erano state gettate le radici di un futuro fatto di lacrime e di dolore. Confusamente, non si accorse che i suoi passi lo avevano fatto rientrare e lo stavano conducendo ai suoi alloggi. E quasi non notò la gnoma contro la quale praticamente andò a sbattere.

Aster!” esclamò Reis. “Sei tutto bagnato!”
Ciao”, rispose atono lui.
Ti senti bene?”, e senza attendere una risposta gli poggiò una mano sulla fronte.
Scotti. Vai dentro, ero venuta a trovarti.”
Ancora imbambolato, al ragazzo occorse qualche istante a fare mente locale e prendere le chiavi. Lasciò che la ragazza gli togliesse i vestiti e lo aiutasse a stendersi a letto. “Devi stare proprio male”, commentò, “non ti avevo mai visto ridotto così. Senti, io devo andare. Passo domani mattina a vedere se va meglio, d'accordo?”

D'accordo”, ripetè meccanicamente il mezzelfo, e la gnoma lo lasciò in pace.
E mentre sprofondava nel sonno e un sottile strato di ghiaccio iniziava a ricoprire il suo cuore - ghiaccio che avrebbe avuto bisogno di ottant'anni per sciogliersi - un'immagine si delineò nella sua mente, un'immagine che non avrebbe mai dimenticato: una grande rocca di cristallo nero e otto tentacoli protesi verso ognuna delle Terre...


_______________________________________________

* Da un romanzo di Orson Scott Card del ciclo di Ender Wiggin (Non mi ricordo quale, forse Il gioco di Ender)


Per piacere, leggete il racconto che ho scritto su Dragon Age: Origins, "La morte, il bardo e l'arcidemone": 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1195837&i=1
Grazie!

   
 
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