Peter, non sono stato io ad ucciderti.
Peter, ti ricorda una stele rossa, non credo che ti sarebbe piaciuto.
Peter, io ti ho solo preso in braccio, come un figlio.
Avevi solo diciotto anni e lavoravi, costruivi i palazzi che disprezzavi, case per le famiglie, tetti sotto cui dormire.
Sei morto ed eri vestito a festa, dei jeans, una camicia scura a righe, delle scarpe di morbida pelle, o forse erano soltanto vecchie.
Neanche dei guanti per non ferirti col filo spinato.
Io non ti ho sparato, forse avrei dovuto.
Sono rimasto incantato dal tuo cadere scomposto e dal tuo ordinarti su un lato, accovacciarti a difendere il cuore, sentirlo battere sempre più flebilmente.
Piangevi? Non pregavi, quello no.
Mi piaceva vedere gli angoli formati dai gomiti e dalle ginocchia, la curva immaginaria che ricoprivi col tuo corpo.
Peter, eri bellissimo.
Un’ora ad ammirarti, eri lontano, non sentivo i tuoi gemiti.
Un’ora di fermento dall’altro lato. Dal mio? Qualche collega concitato, probabilmente i cecchini.
Io ho attraversato il nulla con la mia squadra, eri rimasto sotto il filo spinato, bellissimo e raccolto su un lato.
Mi hanno aiutato; eravamo in quattro. Cinque, ma tu eri già morto.
Tornati al di qua del muro sei rimasto tra le mie braccia.
Come un figlio.