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Autore: Shainareth und Miriam85    26/02/2007    4 recensioni
C'era una volta, nell'incantato Reame dei fondali marini, una stupenda creatura. Ella viveva come voi, bambini, giocando e ridendo con la sua mamma. Solo che stava sott'acqua. Era bellissima, ve lo posso assicurare, con argentate squame che ne ricoprivano il corpo, così simile al vostro. E, se l'aveste vista, forse l'avreste scambiata per uno di voi. Forse avreste persino giocato con lei. Vi fu un bambino che lo fece, infatti. E questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Un colossale GRAZIE a quanti hanno seguito e/o recensito le altre nostre quattro fanfiction scritte in tandem presenti in questo sito, con la speranza di potervi regalare nuove emozioni con questa nuova storia.
Shainareth e Miriam85


IL BAMBINO DELLA SPIAGGIA

 

CAPITOLO PRIMO

 

Faceva fresco, quella mattina, come sempre in quel particolare periodo dell’anno. L’estate era davvero al termine, oramai, e il venticello delle prime ore del giorno induceva chi usciva di casa a mettersi qualcosa sulle spalle. Il sole era ancora un disco arancione che si levava pigramente oltre gli scogli a nord-est dell’isola, e le barche dei pescatori scivolavano leggere nel silenzio dell’alba. Poche e sparute voci si udivano pian piano provenire dal piccolo porticciolo, unica zona del villaggio ad essere attiva.

   Il villaggio era piccolo, non contava più di centocinquanta anime, e tutti si conoscevano bene. Erano una comunità unita, ci si aiutava sempre a vicenda e non vi erano mai grossi screzi fra i vari abitanti.

   Uno solo di essi viveva più in disparte, e la piccola capanna di legno che si ergeva sulla spiaggia, apparteneva a lui. Questa persona, come tutti gli altri, del resto, viveva di pesca, ma il cibo non se lo procurava uscendo in mare aperto con una barca, affatto. Più semplicemente, si era costruito da solo una fiocina e con quella si tuffava nelle acque limitrofe, possibilmente vicino alla costa. La zona in cui preferiva pescare, era sicuramente quella della scogliera. Certo, tuffarsi fra gli scogli non può esser proprio definita la cosa più prudente del mondo, ma lui era fatto così: non temeva nulla. Nel vero senso della parola, eh! Proprio nulla. E per un ragazzino di appena tredici anni, perché Zoro ne contava solamente tredici, era una cosa che agli occhi degli adulti passava per pura incoscienza: ma dopotutto, cosa ci si poteva aspettare da quel diavolo di ragazzo? Non che fosse per davvero un diavolo, chiariamoci; tuttavia spesso lo chiamavano così per via del suo ostinarsi allo sperimentare tutto ciò che poteva esser pericoloso – mai con cattive intenzioni – e per via della sua solitudine, dato che Zoro era rimasto solo al mondo. E queste due cose, unite al suo caratteraccio indomabile che non gli consentiva di avere grandi rapporti con il resto del villaggio, lo portavano a non esser propriamente visto bene da tutti: insomma, i pregiudizi su di lui si sprecavano non poco.

   C’era una sola persona con cui il nostro diavolo di ragazzo andava… oddio, non potremmo dire proprio d’accordo, ma per lo meno era l’unico col quale Zoro si ritrovasse ad avere a che fare più o meno quotidianamente. Si trattava di un ragazzino della sua stessa età, e aiutava suo padre nella gestione di una locanda. Il sogno di Sanji era quello di diventare un bravo cuoco come Zeff, il suo vecchio, appunto, e pertanto non passava mai molto tempo con gli altri bambini del villaggio. Tuttavia, ogni qual volta si imbatteva in Zoro, i due erano capaci di passare persino ore insieme. Ad azzuffarsi e a darsele di santa ragione, d’accordo, ma per lo meno questo consentiva ad entrambi di avere rapporti con qualcuno della loro età.

   Passando davanti alla locanda di Zeff, verso sera, Zoro udiva i discorsi degli adulti, dei vecchi pescatori che non si avventuravano più per mare, ma che conservavano gelosamente i ricordi di una vita vissuta per metà sulle loro fide imbarcazioni. Spesso le conversazioni di questi vecchi pescatori vertevano sui soliti miti del ‘Una volta ho preso un pesce così grosso’, e nel dirlo mimavano la lunghezza dell’animale con l’ausilio di entrambe le mani, allargando sempre più le braccia ogni volta che dovevano ripetere la storia. Più spesso ancora, però, il cuore delle loro chiacchierate serali era animato da ben altre leggende: storie affascinanti di creature fantastiche che abitavano i fondali marini sin da prima che il loro villaggio fosse costruito lì, su quell’isola.

   Ogni volta che era questo, il nucleo dei discorsi che si disperdevano nelle fresche ore delle sere di fine estate, Sanji e Zoro si sedevano lì nei paraggi per ascoltare quello che gli adulti avevano da dire, fossero testimonianze dirette o, come capitava il più delle volte, racconti giunti a loro tramite terzi. Il carattere sognante del piccolo cuoco, gli dava quella spinta in più per prendere per oro colato tutto quel che sentiva narrare. Più scettico, Zoro, pur ascoltando tutto dalla prima all’ultima lettera, sbadigliava in faccia ai grandi e se ne andava borbottando che cianciavano di un mucchio di fesserie e che solo gli idioti potevano credere realmente a tante fandonie messe in fila. Inutile dire che questo non giocava molto a favore della sua reputazione lì al villaggio… e soprattutto che il suo modo di fare faceva indispettire ulteriormente Sanji: motivo in più per darsele di santa ragione.

   Ma dicevamo che quella mattina faceva fresco, e che gli abitanti del villaggio cominciavano finalmente a svegliarsi, pescatori per primi. Anche Zeff e Sanji si sarebbero alzati di lì a poco, pronti a mettersi al lavoro per i clienti della loro locanda. E Zoro? Oh, beh… lui non si faceva mai vedere in giro se non era pomeriggio inoltrato: trascorreva circa metà della giornata a poltrire nel cumulo di coperte che da anni usava come letto.

   Eppure, proprio quel giorno, avrebbe avuto una bella sorpresa che avrebbe spezzato la monotonia delle sue giornate passate in solitudine.

 

  
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