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Autore: Yoru Sougiya    13/08/2012    3 recensioni
Voleva lottare, fare a pezzi qualcuno, ma non aveva nessuno da sfidare.
Sbadigliando uscì dalla sala del Trono e, ignorando le guardie che si inchinavano al suo passaggio, si diresse nella sua camera da letto.
La sua vita era maledettamente noiosa.
AU, ambientazione Medievale/Fantasy.
[GrimmIchi][AU]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: When will loneliness be over?
Fandom: Bleach
Personaggi: Grimmjow Jaegerjaquez, Ichigo Kurosaki
Pairing(s): GrimmIchi
Parte: 2
Rating: PG15
Genere: Angst, Sentimentale.
Avvertimenti: AU, Shounen-ai.
Riassunto: «Facciamo così allora, Ichigo Kurosaki, sfidiamoci. Io e te, e basta. La tua spada contro la mia, come l’altra sera».
Note: Aggiornamento lampo! Non ho avuto tempo di rileggere il capitolo, quindi potrebbero esserci errori qua e là, sorry! Se ne vedete fatemi sapere. Nonostante il poco tempo comunque non volevo lasciare la fic senza aggiornamenti, quindi eccovi il capitolo.

Prey

Circondato da scartoffie da leggere e firmare, Grimmjow fu sollevato quando gli dissero che il capo delle guardie della prigione chiedeva di essere ricevuto. Per due motivi principalmente, il primo era che così poteva prendersi un attimo di pausa da tutta quella burocrazia, la cosa che odiava di più al mondo. Inoltre, se Di Roy si faceva finalmente vedere voleva dire che aveva le informazioni che gli aveva chiesto.

Era da ormai quattro giorni che aveva rinchiuso i due ribelli nella prigione, ma nessuno dei due aveva aperto bocca durante gli interrogatori. Per questo aveva deciso di lasciarli in due celle vicine e di farli spiare a distanza, in modo di poter apprendere qualcosa da quello che si dicevano quando credevano di essere soli. Certo, non era il migliore dei piani, ma Grimmjow, nonostante il suo carattere aggressivo, non amava abusare del suo potere, e se c’era qualcosa a cui non voleva ricorrere era la tortura, nonostante gli fosse già stato suggerito da quasi tutti i suoi consiglieri.

Aveva ordinato a Di Roy, il capo delle guardie della prigione, di tornare da lui solo una volta avesse appreso informazioni utili. Se si faceva vedere voleva dire che finalmente avevano qualcosa.

«Buongiorno Sire» cantilenò Di Roy entrando nella stanza, accennando un inchino.

«Buongiorno» rispose Grimmjow spostando una pila di fogli che aveva davanti, per guardare meglio il nuovo arrivato «Allora? Se sei qui immagino tu abbia delle novità».

«In effetti è così» ghignò Di Roy da sotto il suo largo elmo, che gli stava un po’ troppo grande e gli copriva quasi gli occhi, lasciando intravedere appena i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte «ma devo ammettere che quei due sono furbi, anche quando vengono lasciati da soli stanno bene attenti a non dire niente di rilevante».

«Tch, lo immaginavo» commentò Grimmjow contrariato buttandosi all’indietro sulla sedia e incrociando i piedi sopra tavolo davanti a lui, urtando diversi fogli e facendoli cadere, cosa a cui non badò minimamente.

«Comunque, almeno una cosa l’abbiamo scoperta, ovvero il modo in cui si chiamano tra di loro. Ovviamente non possiamo sapere se sono soprannomi o i loro veri nomi…»

«Bene, sentiamo questi nomi».

«Quello del moro è Ishida, l’altro è Renji».

«Perfetto, proprio quello che mi serviva» ridacchiò Grimmjow tra sé e sé, poi si rivolse nuovamente a Di Roy «Ottimo lavoro, ora torna pure alla prigione e continuate a sorvegliarli, qualsiasi altra cosa riuscite a scoprire potrebbe essere utile».

Di Roy fece un inchino e lasciò la stanza.

Dopo qualche minuto anche Grimmjow lasciò la stanza, ignorando le guardie che gli chiedevano dove andasse così all’improvviso.

Il luogo dove si stava dirigendo era sempre quello, lo stesso che aveva visitato assiduamente per tutti quei tre giorni, ovvero le segrete del castello, dove aveva fatto rinchiudere il suo assalitore.

Il ragazzo dai capelli arancioni e gli occhi color nocciola non aveva mai aperto bocca. In realtà a stento lo guardava. Grimmjow a volte gli parlava, altre volte si limitava a fissarlo in silenzio, ma la reazione del prigioniero non cambiava mai. Sinceramente il fatto che venisse ignorato così lo irritava, sembrava quasi che quel ragazzino si credesse più importante di lui, che era il Re. Beh, questo coincideva con l’idea che si era fatto della sua identità. Infatti, sebbene non ne avesse ancora le prove, era sicuro che quello altri non fosse che quella grande spina nel fianco che era il capo dei ribelli di Karakura, colui che credeva di poter ribellarsi, con una manciata di nullità, a lui. Col cazzo. Nessuno ci sarebbe riuscito e ora che era riuscito a catturare lui e i suoi due amichetti, glielo avrebbe fatto capire, con le buone o con le cattive.

Certo, non era ancora sicuro che quella fosse veramente la sua identità, visto che non aveva detto neanche una parola da tre giorni, ma contava di scoprirlo al più presto. Inoltre aveva due o tre indizi che confermavano i suoi sospetti. Il primo era che l’aspetto del ragazzo – oggettivamente piuttosto singolare, visti quei capelli – combaciava con alcune descrizioni, che indicavano il capo dei ribelli come un ragazzo che sembrava non avere più di 20 anni, i capelli corti e di un arancione che ricordava il sole al tramonto, il fisico snello e agile. Il secondo indizio Grimmjow l’aveva appurato sulla sua stessa pelle. Quel moccioso sapeva veramente combattere, non era uno sprovveduto, non si era lanciato contro il Re con la forza della disperazione o stronzate del genere. Ogni colpo che aveva sferrato era attentamente calcolato e con lo scopo preciso di uccidere. Certo, era anche vero che era stato attaccato mentre era a letto, in un duello vero e proprio forse quel ragazzo non lo avrebbe messo così in difficoltà, ma oggettivamente, Grimmjow nemmeno se la ricordava l’ultima volta che aveva incrociato la spada con qualcuno così abile. E infine c’era la terza cosa che l’aveva convinto dell’identità del suo assalitore, la cosa più importante, il suo istinto.

Ma c’era un’altra cosa che lo turbava, l’aspetto di quel ragazzo. Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di averlo già visto da qualche altra parte, sapeva bene che era un problema secondario rispetto a tutto il resto, ma era decisamente qualcosa che voleva approfondire e, a prescindere da quanto tempo ci sarebbe voluto, avrebbe avuto una risposta anche a questo. Dopotutto, anche se non sembrava, quando voleva era una persona paziente. Capiva benissimo che al momento avevano altre priorità rispetto a questo che poteva apparire solo un suo capriccio, quindi per ora aveva confinato la questione in secondo piano.

La prima cosa da scoprire era se quello che avevano tra le mani era veramente il capo del più importante gruppo di ribelli del Regno, anche perché, sì, c’erano state altre rivolte nel Paese, ma erano state sedate senza sforzo dal suo efficientissimo esercito. Karakura era tutta un’altra cosa invece, era una vera e propria rottura, e quella rivolta era andata avanti per troppo tempo. Doveva porre fine a tutto ciò.

Seguendo questo filo di pensieri, Grimmjow era sceso nelle segrete del suo castello e ora era davanti la piccola cella dove era rinchiuso il suo assalitore. Mandò via la guardia incaricata di sorvegliare il prigioniero a vista giorno e notte, per evitare che tentasse la fuga, ma soprattutto per scongiurare ogni suo eventuale tentativo di togliersi la vita, come molti altri prigionieri tentavano di fare, preferendo la morte all’onta del tradimento dei propri compagni.

Il ragazzo, come sempre, non dava segno di aver visto né sentito il re arrivare, guardava avanti a sé con aria annoiata.

«Yo» disse Grimmjow, senza ricevere però nessuna reazione.

Grimmjow trasse un profondo sospiro, sedendosi a terra, davanti alla cella, un’abitudine che aveva adottato nelle sue visite alla cella del suo prigioniero. Lanciò poi un’occhiata all’interno della cella, notando che ai piedi del ragazzo c’era un piatto con una cosa che sembrava vomito, probabilmente era ciò che gli veniva servito come pasto.

«Quella merda è quello che ti danno da mangiare?»

Nessuna risposta, come sempre, non che si aspettasse di riceverne una, comunque.

«Devi mangiare. Già sei magro, non voglio che muori di fame. Darò ordine di farti portare qualcosa di decente d’ora in poi, ma tu vedi di ingoiare quello che ti porteranno d’ora in poi, chiaro?»

In quell’istante notò un topo avvicinarsi con circospezione al piatto contenente il cibo, l’animale iniziò lentamente a mangiare quella roba che nessun umano sano di mente al contrario avrebbe mai anche solo annusato. Con una smorfia disgustata Grimmjow distolse lo sguardo dalla scena e si mise a fissare il ragazzo. Le fiamme delle torce appese alla pareti gli illuminavano il viso, facendo risaltare i lineamenti morbidi del suo profilo.

Dopo aver sbuffato rassegnato, il re si alzò, dirigendosi verso la cella appoggiando le mani alle sbarre di ferro e fissando il prigioniero.

«Beh, comunque non sono qui per discutere del menù» fece una piccola pausa per vedere se aveva una qualche reazione, ma come sempre il ragazzo non diede segno di avere minimamente sentito, quindi continuò «Visto che sei venuto fin qui, immagino saprai che abbiamo i tuoi amici. Però invece che andare da loro sei venuto da me, questo mi fa credere che tu non sappia dove sono, né tantomeno che tu sappia se sono vivi o morti. Credi che li abbiamo già fatti fuori?»

Altra breve pausa, ancora nessuna reazione.

«Al contrario di quello che credi i tuoi amici sono vivi e sono tenuti nella prigione che dista pochi metri da qui».

Per la prima volta il ragazzo si girò, gli occhi marroni finalmente si posarono su Grimmjow, che a stento trattenne un sorriso compiaciuto.

«Una domanda» disse Grimmjow alzando l’indice «rispondi a una sola domanda e io darò l’ordine di liberare Ishida e Renji immediatamente».

Vedendo gli occhi del ragazzo spalancarsi, capì di aver fatto centro, quindi lo incalzò, guardandolo negli occhi.

«Sei tu il capo dei ribelli di Karakura?»

Il prigioniero continuò a fissarlo, gli occhi ancora spalancati per la sorpresa, anche se dopo pochi istanti si riprese e aggrottò le sopracciglia, guardando il re con profondo risentimento.

Alla fine però, con un movimento quasi impercettibile del capo, annuì.

Grimmjow sorrise,  aveva ricevuto la conferma di quello che voleva sapere. Si girò per andarsene, ma venne bloccato da una voce che si alzò alle sue spalle.

«Voglio vederli» la voce era bassa e più roca del normale, probabilmente per il fatto che erano giorni che il ragazzo non parlava.

Il re si girò, un ghigno stampato in faccia.

«Sei consapevole di non essere in una posizione che ti permette di dettare condizioni, vero?»

Il prigioniero si alzò in piedi, gli occhi fissi in quelli azzurri di Grimmjow, il quale capì che faceva sul serio.

«Qual è il tuo nome?» chiese infine il re.

Il ragazzo si morse nervosamente il labbro inferiore prima di rispondere.

«Ichigo Kurosaki».

Grimmjow sogghignò soddisfatto.

«Facciamo così allora, Ichigo Kurosaki, sfidiamoci. Io e te, e basta. La tua spada contro la mia, come l’altra sera. Se riuscirai anche solo a farmi un graffio te li farò vedere».
Vedendo il ragazzo corrucciare la fronte, come se ci stesse pensando su, Grimmjow scoppiò a ridere.

«Ohi Ichigo, chiariamo le cose! La mia non era una domanda. Ci sfideremo domani mattina, subito dopo il levar del sole».

Grimmjow lasciò le segrete sentendo per la prima volta, dopo anni, un brivido di eccitazione percorrergli la schiena.
   
 
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