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Autore: Beatriz Aldaya    13/08/2012    1 recensioni
1) HALLOWEEN: Di Spiriti e Cuori di pietra. [Tom Riddle, Nuovo Personaggio; One-shot; Verde]
2) NATALE: Una sciarpa arancione zucca. [Viktor Krum, Luna Lovegood; One-shot; Verde]
3) CITAZIONE ALL'INTERNO: Pirata della strada. [Ron Weasley; One-shot; Verde]
4) DICHIARAZIONE D'AMORE SENZA LIETO FINE: Perché non ci sono draghi che atterrino sui pub, in Inghilterra? [Ninfadora/Charlie, Stan Picchetto; One-shot; Verde]
5) IN UN GIORNO DI PIOGGIA: Fischiettando al cielo [Gellert/Ariana, Albus, Aberforth; One-shot; Giallo]
6) CITAZIONE ALL'INTERNO: Esami [Lily/Sev, Lily/James; One-shot; Verde]
7) INCONTRI: Per favore? [Ninfadora/Charlie; One-shot; Verde]
8) COMPLEANNO: Buoni propositi [Tobias Piton; Flash; Verde]
9) QUESTO CALDO MI STA SCIOGLIENDO IL CERVELLO!: Acqua fresca [Fred e George Weasley; One Shot; Verde]
10) CITAZIONE ALL'INTERNO: Confusione [Ted/Andromeda, Un po' tutti; One Shot; Verde]
11) CITAZIONE ALL'INTERNO: Se vincerò [Cho/Cedric; One Shot; Flash; Verde]
12)?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Questa raccolta partecipa al "12 mesi di fanfiction contest", di BS.
Tema del mese: “Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi,
perché mi paiono più svelte a capire il mondo.”
-Chabon-



Salve gente! Ecco, io volevo fare un'introduzione veloce a questa storia. Devo chiedervi scusa, perché vi accingete a leggere un ammasso di parole per lo più senza senso, e soprattutto lunghissimo. Guardate, non chiedetemi cosa diavolo io abbia scritto, fatto sta che l'ho fatto. E soprattutto ho avuto il coraggio di pubblicare XD ormai però è il tredici, e comunque non mi sarebbe mai venuto nulla di meglio, perché la frase di questo mese mi ha mandato nel panico più totale.
Quindi auguri, buona lettura. Vi lascio il mio specchietto orientativo per scrivere la seguente storia:


Anno nascita.......Anno scol...........................Nome............................Casa
......1951*...................7.................................Rita Skeeter...................Corvonero*
......1951.....................7.................................Bellatrix Black...............Serpeverde
......1952*...................6.................................Ted Tonks.....................Tassorosso*
......1953.....................5.................................Andromeda Black...........Serpeverde
......1954.....................4.................................Lucius Malfoy................Serpeverde
......1955.....................3.................................Narcissa Black................Serpeverde
......1956*...................2.................................Bertha Jorkins.................Tassorosso*


(l'asterisco indica mancanza di fonti attendibili o puro lavoro della mia fantasia; ciò vale solo quando le fonti mancano, e comunque ho sempre cercato di rispettare i tempi.)
_______




           -Confusione-

«Hei, Bertha. Vieni qui! Ho grandi notizie» esclamò una ragazza con una gran nuvola di riccioli biondi in testa, afferrando una bambina diretta al tavolo dei Tassorosso.
La ragazzina atterrò di schianto sulla panca e si ritrovò in mano un panino al burro di noccioline, poi la bionda cominciò a parlarle a macchinetta, senza mai tirare il fiato.
«La McGranitt mi ha appena confermato il permesso del giornalino scolastico. Non è fantastico? Certo per il momento ci sono solo io nella redazione, ma tu hai occhio critico, ragazza. Vuoi farmi da consulente? Dove per consulente intendo informatrice, capiscimi: tu hai le mani in pasta. Ogni notizia, ogni chicca di gossip, tu dovrai venirla a riferire a me, e poi tener chiusa la bocca. Al resto ci penserò io. Fornitura di cioccorane per tutto l'anno scolastico in cambio, ci stai?»
«Buono questo burro di noccioline.»
«Bertha! Concentrati! È l'occasione dell'anno, vuoi diventare famosa?» le urlò la bionda a due centimetri dall'orecchio, gesticolando con le mani. Poi concluse, strizzandole l'occhio accattivante: «'JORKINS E SKEETER, NIENTE SFUGGE LORO.' Ti immagini i titoli? Del mio giornale, s'intende.»
«Uhm. Non sembra male. Ci sto.»
Rita saltò in aria, facendo gonfiare la nuvola bionda che aveva in testa e battendo le mani deliziata.
«Fantastico, fantastico. Cominciamo subito! Cos'hai di piccante da riferirmi?»
Bertha mangiò l'ultimo boccone di panino e si leccò le dita.
«Beh, che il burro di noccioline dei Corvonero è più buono di quello dei Tassorosso, questo è sicuro. Per Grifondoro e Serpe...»
Rita si batté teatralmente la mano in fronte e si lasciò cadere di nuovo sulla panca.
«Bertha, tesoro mio, alla gente non gliene frega niente di queste cose, al massimo riderebbero di noi. Dobbiamo metter su una storia di quelle serie. Tu che sei sempre così informata...»
«C'è quella storia vecchia, di Isaac e Gazza...»
«Passata. Non c'è niente di più nuovo? Se troviamo qualcosa andiamo in stampa nel giro di due giorni.»
«Starò con gli occhi aperti, d'accordo?»
«Brava. Mi raccomando, conto su di te.»

Nel frattempo, dall'altra parte della Sala Grande, Andromeda Black cercava di finire il suo saggio di Difesa contro le Arti Oscure in tempo, incastrata tra la spremuta d'arancia di sua sorella e la saliera.
«Bella, ma secondo te, se scrivo...»
«Meda, taci. Ho il mal di testa e non me ne frega niente di aiutarti coi compiti.»
«Cosa ti serve, Meda?»
«Sei troppo piccola, Cissy. Non lo sai.»
Andromeda alzò gli occhi sconsolata e vide che Ted la fissava, seduto al tavolo dei Tassorosso.
Gli sorrise automaticamente e quello girò gli occhi in alto, mandando un bacio al nulla. Il sorriso della ragazza si fece ancora più ampio, scioccamente.
«A chi diavolo sorridi, Meda?» abbaiò Bellatrix, guardandola male.
«A nessuno. Mi è appena venuto in mente cosa scrivere.»

«Hei, Tonks, c'è posto qui vicino a te?»
Ted si voltò di colpo, cadendo dalle nuvole, e riconobbe una seccante ragazzina del secondo anno, pettegola e appiccicosa.
«Hei, ciao...?» esitò.
«Bertha Jorkins.»
«Bertha, giusto. Mi stavo alzando, guarda, ti lascio il posto» le rispose sorridendo e si affrettò ad alzarsi, ma urtò qualcuno. Si voltò di scatto per scusarsi, riuscendo solo a peggiorare la situazione, poiché rifilò anche una gomitata alla malcapitata testa biondo platino che ormai giaceva sedere a terra.
Mortificato, tese la mano per aiutare la vittima della sua goffaggine a rialzarsi.
«Scusami, non l'ho fatto apposta.»
Il ragazzo si alzò sdegnosamente, rifiutando l'aiuto, ripulendosi il fondo della tunica.
Ted gli posò comunque una mano sulla spalla amichevolmente.
«Tutto bene?»
«Togli le tue luride mani da me, Sanguesporco!» gli urlò il ragazzo, scostandosi e tirando fuori dalla tasca la bacchetta.
Da dietro le spalle di Ted, si sentì partire una maledizione che, pur elementare, riuscì a cogliere l'avversario di Ted di sorpresa.
Immediatamente, si materializzò lì di fianco un insegnante.
«Che succede, qui?»
Testa-biondo-platino, ormai imbrattato del sangue che gli colava dal naso, urlò: «Mi ha attaccato!»
Ted protestò: «Non è vero, io l'ho solamente urtato, tutto il resto l'ha fatto da solo!»
Il professore, seccato, esclamò: «Malfoy, sono stanco dei tuo soprusi. Tonks, hai attaccato uno studente di due anni più piccolo di te, non me lo aspettavo. In punizione entrambi, Tonks a pulire l'argenteria, Malfoy oliare tutte le porte del terzo e quarto piano. Dalle otto a mezzanotte, presentatevi nell'ufficio di Gazza.»
Lucius Malfoy se ne andò biascicando qualcosa e Ted si voltò sospirando, mortificato. Bertha Jorkins stava ancora lì ferma impalata, bacchetta in mano.

Bertha sbarrò gli occhi e nascose la bacchetta.
«Scusami, Ted, io volevo solo aiutarti!» lo implorò.
Ted alzò le spalle con aria condiscendente e si allontanò, lanciando una penetrante occhiata al tavolo dei Serpeverde.
Bertha guardò nella stessa direzione, aspettandosi di trovare come oggetto dello sguardo Malfoy, invece vide una delle tre sorelle Black arrotolare di colpo una pergamena e allontanarsi dal tavolo.
Incuriosita, scivolò fuori dalla Sala Grande, seguendola.

Andromeda oltrepassò il portone della Sala Grande a passo svelto e testa alta, infilando nella borsa dei libri il suo compito di Difesa contro le Arti Oscure. Vide Ted infilare le scale per il piano superiore e, non appena scomparve, lo imitò lanciandosi occhiate nervose alle spalle. Nessuno la seguiva.
Non appena svoltò l'angolo, sentì la mano di Ted nella sua.
Lui la attirò a sé e la baciò velocemente, ma si vedeva chiaramente che era arrabbiato per qualcosa.
Andromeda si morse il labbro inferiore. Già inquieta perché chiunque fosse passato avrebbe potuto vederli, s'innervosì ancora di più: era raro che Ted si arrabbiasse.
«Sputa il rospo» lo incalzò, stringendogli la mano.
«Non serve che tu oggi finga di sentirti male. È saltato tutto.»
Andromeda si rabbuiò. Aveva deciso di simulare un lieve malore, in modo da avere una scusa per non andare ad Hogsmeade nel fine settimana e poter passare un pomeriggio con Ted avendo mezza scuola fuori dai piedi, ma evidentemente qualcuno non la pensava come loro.
«Cos'è successo?»
«Il professor Lynwood stasera mi ha messo in punizione e dovrò pulire l'argenteria fino a tardi, oggi pomeriggio ho promesso alla professoressa Sefton che l'avrei aiutata a rinvasare le Mandragole e quindi non riuscirò mai a finire i compiti della McGranitt in tempo. Cinque rotoli di pergamena! E ho solo mezz'ora tra le Mandragole e la punizione.»
«Quindi?»
«...la professoressa McGranitt è già abbastanza arrabbiata con me per quella storia del leone... ricordi?»
Andromeda non riuscì a trattenere una risatina e Ted la guardò storto, reprimendo un sorriso. Continuò, un po' meno arrabbiato ma sconsolato: «mi ha promesso che se non avessi rigato dritto avrei passato il primo fine settimana a Hogsmeade chiuso nel suo ufficio a catalogare non so cosa.»
Andromeda sbuffò, dimentica del momento d'ilarità di poco prima.
«Che schifo. Ted, per Merlino, dovevi proprio cacciarti nei guai?» gli domandò autorevole, fulminandolo con gli occhi. «Sono due mesi che aspettiamo questo fine settimana!»
«Lo so.»
La ragazza borbottò qualcosa sulla stupidità del fidanzato e girò i tacchi per andarsene, poi cambiò idea e si rivolse di nuovo a Ted.
«Facciamo così, porta pergamena e inchiostro durante la punizione. Io ti raggiungo non appena tutti vanno a letto e lucido l'argenteria, tu fai il tema e non prendi la seconda punizione nel giro di ventiquattr'ore. Va bene?»
«Ma veramente...»
«Ted. Tonks. Va bene?» lo fulminò lei, sillabando ogni parola.
«Va benissimo, Meda. Grazie»
«Mmh, risposta più ragionevole.»

Bertha corse giù dalle scale in volata, cercando di non fare rumore. Riuscì a fermare Rita giusto in tempo, mentre usciva dalla Sala Grande.
«Ho grandi novità!» ansimò, e le raccontò tutto ciò che aveva origliato per filo e per segno. Gli occhi della bionda si illuminarono, e alla fine schioccò le dita entusiasta.
«Magnifico, magnifico! Dobbiamo solo buttare un po' di carne al fuoco, Bertha, e faremo l'articolo del secolo. Ora ti dico cosa fare.»

Quando Bellatrix Black uscì dalla Sala Grande, si vide venire giusto incontro una bambinetta con le trecce nere. Alzò il mento e la fulminò con lo sguardo, facendole capire che doveva lasciarle il passo, ma quella le si fermò proprio davanti.
«Levati. Devo passare.»
«Ciao, sono Bertha.»
Bellatrix la incenerì, ma la bambinetta non si mosse. O era molto stupida, o non conosceva la reputazione di Bellatrix.
«Ti ho detto di levarti.»
«Hai sentito quello di cui parlano tutti? Riguarda tua sorella.»
«Piccola lurida, come ti permetti di insinuare una qualsiasi...?»
«Dicono che stasera uscirà dal dormitorio per incontrare qualcuno. Mi sembrava giusto dirtelo, no?»
Bellatrix rimase bloccata per un secondo, incredula, e la bambinetta decise saggiamente a togliersi dal suo raggio d'azione, scomparendo nel corridoio.

Quella sera, a cena, regnava il solito caos di posate, ceramiche e bicchieri.
Bertha Jorkins mangiava velocemente la sua zuppa, lanciando di continuo occhiate a Ted e Rita.
Quest'ultima spiluccava dal suo pasticcio di rognone, troppo eccitata per mangiare, e continuava a incitare Bertha affinché mangiasse più in fretta.
Ted Tonks, invece, non mangiava niente, e scriveva qualcosa su una pergamena, lanciando di tanto in tanto occhiate furtive al tavolo dei Serpeverde. Ad un tratto strizzò pure un occhio nel vuoto, sorridendo.
Dall'altra parte della Sala Grande, Lucius Malfoy era indignatissimo per la punizione ricevuta, e si lamentava a gran voce con i suoi amici.
Poco oltre, Bellatrix Black continuava a lanciare occhiate assassine alle due sorelle, entrambe sedute di fronte a lei, chiedendosi chi delle due fosse il disonore della famiglia: Narcissa mangiò in fretta ed annunciò che sarebbe tornata in biblioteca per finire i compiti, messa a disagio dalle occhiate che sua sorella le riservava; Andromeda invece sembrava tranquilla, e riferì che sarebbe tornata in Sala Comune presto, perché il malore che aveva avuto in giornata l'aveva spossata.

Quella sera, le tre sorelle Black rimasero per ultime in Sala Comune. Erano le dieci meno un quarto quando anche l'ultimo serpeverde se ne andò a letto, lasciando Andromeda stesa in poltrona a riposare e sfogliare pigramente gli appunti di Storia della Magia, Narcissa a fare i compiti e Bellatrix a presidiare la porta con occhio di falco, nascosta dietro il libro di pozioni.
«Bella, da quand'è che studi così tanto per Lynwood?» chiese gentilmente Andromeda.
«Ti ricordo che io ho i M.A.G.O., alla fine dell'anno. E tu, da quand'è che studi per Rüf, invece?» la attaccò Bellatrix, sbattendo di colpo il libro sulle ginocchia e scrutando la sorella, coi nervi a fior di pelle.
«Ti ricordo che io ho i G.U.F.O., alla fine dell'anno.» la scimmiottò la sorella, poi le sorrise dolcemente. «Stai calma, Bella, era solo per fare conversazione. Mi sembri un po' nervosa, stasera.»
Bellatrix borbottò qualcosa e si seppellì di nuovo dietro il libro di Pozioni, e Andromeda sospirò.
«Avevo intenzione di aspettarvi per andare a letto, ma vedo che avete proprio intenzione di fare tardi. Vi auguro una buonanotte, Cissy, Bella.»
Andromeda sparì nel dormitorio, e Bellatrix abbassò di nuovo il libro.
«E tu, Cissy, cosa studi invece?» domandò, sospettosa.
«Non per dire, ma anche il terzo anno è duro, mica esistete solo voi. Vai pure a letto, se sei stanca.»
Bellatrix la scrutò, stringendo gli occhi.
«Sì, è quello che farò» rispose, con sguardo affettato. «Non fare tardi.»
«No, Bella. Buonanotte.»
La ragazza scomparve dietro la porta del dormitorio, ma rimase con l'orecchio teso.
Poco dopo, sentì i passi della sorella, e la porta della Sala Comune aprirsi.
Sbalordita, sbirciò oltre la porta del dormitorio e vide sua sorella Narcissa sgattaiolare fuori, nel buio dei sotterranei.

Narcissa camminava a piccoli passi, strisciando una mano lungo la parete di fredda pietra del corridoio per non inciampare. Si chiese come avrebbe fatto a tornare indietro col suo pacco, ma scacciò il pensiero. Salì piano le scale, e tirò un sospiro di sollievo quando la luce della luna che filtrava dalle finestre le rischiarò la via. Era contenta di essere uscita dai sotterranei.
Passò furtivamente oltre il portone della Sala Grande e infilò un corridoio, svelta.
Arrivata in fondo, si voltò verso un quadro, individuò una pera dipinta e le fece il solletico.
Sospirando, entrò nella cucina. Esultò, mormorando un fiero 'Sì!'. Era riuscita a non farsi scoprire da nessuno.
Saltellò verso uno dei quattro tavoli, che solamente quella mattina aveva visto imbanditi d'ogni bendidio. La torta che aveva ordinato ad uno degli elfi troneggiava al centro della cucina, in penombra. Era enorme.
Un po' preoccupata, Narcissa la sollevò e osservò con sollievo che non pesava poi così tanto. Doveva essere tutta panna.
Felice, uscì dalla cucina di spalle, per spingere la porta con la schiena senza rovinare la torta.
Ma, col cuore in gola, si accorse di essere andata a sbattere contro qualcuno che la afferrò per le spalle, tappandole la bocca per non farla urlare.

Quando Andromeda decise di alzarsi dal letto e sbirciare nella Sala Comune, erano le dieci e un quarto. La trovò completamente deserta, anche se il fuoco scoppiettava ancor allegramente nel camino e i compiti di Cissy erano ancora sul tavolo: forse era andata in bagno. Svelta, uscì nel corridoio e si nascose nel buio dei sotterranei, scappando verso la Sala dei Trofei.

«Cissy? Per Merlino! Perché sei venuta fin quaggiù? E cos'hai in mano?»
Narcissa esalò un sospiro di sollievo misto ad un singhiozzo di paura.
«Bella, sei tu! Mi hai fatto fare un infarto.»
«Perché sei scappata così dalla Sala Comune? Dovevi incontrare qualcuno? Dimmi la verità.»
La voce di Bellatrix trasudava sospetto e rabbia.
«No, sono solo venuta a prendere questa torta per Meda. Domani è il suo compleanno e mi sono dimenticata di farle il regalo! Allora ho pensato di farle preparare una torta dagli elfi della cucina...»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Bella quasi emise una risatina di sollievo.
«Quella Bitsy domani me la paga. Non si mettono in giro voci sui Black.»
Le due sorelle si avviarono silenziosamente verso i sotterranei, di nuovo al sicuro.
«Bitsy chi?» mormorò Narcissa.
«Una mocciosetta. Ha detto che una delle mie sorelle stanotte si sarebbe dovuta incontrare con qualcuno... Stupida pettegola.»
Stavano per sbucare davanti il portone della Sala Grande, quando sentirono dei passi rimbombare dai sotterranei. Bellatrix bloccò la sorella e le due si zittirono.
Davanti a loro, videro sfilare Andromeda alla luce della luna.

Rita e Bertha erano nascoste nella Stanza dei Trofei a guardare Ted che lucidava l'argenteria da due ore e mezza.
«Bertha, sei sicura di quello che hai sentito? Qui non arriva proprio nessuno.»
«Non lo so, Rita. Mi pare di sì, li ho sentiti parlare, dicevano che lei lo avrebbe aiutato... e discutevano a proposito dei compiti per la McGranitt e della punizione...»
Proprio in quel momento, sentirono dei passi avvicinarsi, ma con loro gran disappunto, comparve Lucius Malfoy, con una grande bottiglia d'olio in mano.
«Come procede con l'azione di lucidatura, Sanguesporco?»
«Molto bene, grazie, Lucius.» sembrava che nella voce di Ted non vi fosse nemmeno troppo risentimento, e Lucius lo notò.
«Devi essere abituato a faticare, Sanguesporco. Ah, già, sei un babbano, di solito tu la magia non la usi...»
L'offesa aleggiò nell'aria, ma Ted non diede segni di voler cogliere l'offesa.
«E tu, ti diverti ad oliare tutti i cardini del castello?» chiese pacifico, come se parlasse del tempo.
Lucius Malfoy strinse le labbra e stava per ribattere qualcosa, quando una terza persona entrò nella Sala dei Trofei, interrompendolo.
Rita e Bertha si agitarono nell'armadio, esultando.
Se Andromeda era lì, presto sarebbe arrivata anche Bellatrix Black.

Narcissa trattenne la sorella, cercando di difendere debolmente Andromeda, che era appena scomparsa verso il secondo piano.
«Bella, stai calma. Magari anche lei ha una buona ragione per trovarsi fuori dal letto, non trovi?»
«Era di lei, era di lei che parlava quella Bessie!»
«Non avevi detto che si chiamava Bitsy?»
«Ma sì, la marmocchia pettegola. Vieni, dobbiamo seguirla. Molla quella torta da qualche parte e non far rumore.»

Con orrore, Ted vide Andromeda apparire sulla porta, sorridente.
Fortunatamente, gli occhi della ragazza guizzarono su Lucius prima che questi si accorgesse di lei e il suo sorriso si trasformò nella sua solita smorfia gelida e altera.
La vide continuare a camminare lentamente, ma senza l'andatura fiera che la caratterizzava: si teneva la pancia, un po' ingobbita.
Spaventato, Ted andò verso Andromeda, con aria interrogativa e con la coppa che stava lucidando ancora stretta fra le mani. Senza potersi trattenere, le chiese: «Tutto bene?»
Immediatamente, si pentì di aver parlato.
Bellatrix Black stava entrando nella Sala come una furia, urlando frasi sconnesse sul disonore e la feccia babbana, seguita a ruota dalla sorellina minore, che sembrava un po' spaventata.
Ted non ebbe nemmeno il tempo di riflettere sul da farsi, foss'anche solo il sentirsi offeso dalle ingiurie della sorella di Andromeda, perché la sua fidanzata cadde in avanti verso di lui, svenuta.
Bellatrix si zittì sbalordita e Narcissa strillò brevemente.
Ted mollò la pesante coppa, che gli cadde su un piede, e prese al volo Narcissa, giusto in tempo perché non crollasse per terra.
Quando la afferò, Narcissa gli soffiò in un orecchio, inudibile: «Reggimi il gioco.»
Lui la strinse, trattenendo le lacrime per il dolore al piede.
Tre paia di occhi lo fissarono, con la Black fra le braccia: Lucius sbalordito, Narcissa preoccupata, Bellatrix furiosa.
E in quel momento di assurda calma, si sentì l'anta di un armadio cigolare, e una voce fastidiosa dire: «Ma tu guarda! Magnifico, magnifico!»

Rita Skeeter scivolò fuori dall'armadio poco elegantemente, ma si ricompose in fretta. Deliziata, tirò fuori dalla tasca una pergamena e una piuma prendiappunti comprata a Hogsmeade.
Cominciò a trillare velocemente: «Mi pare di essere proprio incappata in un dramma familiare. Una Black che scappa dal dormitorio per incontrare il giovanotto qui presente, e le sorelle cercano di contrastarla! Sarà la notizia del giorno, domani. I Black non sono forse la più antica casata purosangue? E voi tre sorelle non siete forse già promesse spose per stringere alleanze tra famiglie?»
Tutti la fissarono sbalorditi, presi alla sprovvista.
Bellatrix Black, alla fine, ringhiò oltraggiata: «Cosa?»
«Oh, ma che delizia, la signorina Black vuole rilasciare un'intervista! Dunque, mi dica, come ha scoperto quest'amore clandestino che ha infiammato il sangue di sua sorella?»
Bellatrix la fulminò con uno dei suoi sguardi peggiori, lanciandole il chiaro messaggio 'autoeliminati-o-ti-elimino-io'.
Rita però non si fece intimidire e dichiarò, entusiasta: «Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi, mi sembrano più svelte a capire il mondo. E lei è di sicuro una di queste, signorina Black! Forza, ha già di sicuro capito tutto, mi dica le sue impressione a caldo di questo scandalo rosa che...»
Ma Rita fu interrotta da Bertha, che saltò fuori dall'armadio dicendo, sinceramente preoccupata: «Non è che Andromeda si è sentita male? Già oggi in classe non stava bene, mi è parso di sentire... Sembra svenuta!»
Ted posò a terra la ragazza e Narcissa si fiondò al capezzale della sorella.
Bellatrix invece mise a fuoco Bertha e strillò: «Bessie, mocciosa, me la devi pagare. Sei tu che metti in giro questi pettegolezzi.»
«Si chiama Bitsy...» la corresse Narcissa.
«No, veramente mi chiamo Bertha.»
Bellatrix guardò furente anche lei, e Bertha mostrò più buonsenso di Rita, nascondendosi dietro Lucius prima che la Black le potesse saltare al collo.
Rita perse la pazienza e prese Bellatrix per un braccio: «Ma insomma, la mia intervis...!»
E per la seconda volta, fu interrotta da qualcuno che, con voce incredula e secca, chiese: «Cosa sta succedendo, qui?»

Minerva McGranitt stava pattugliando i corridoi quando aveva sentito diverse persone urlare al piano superiore. Col cuore in gola, aveva salito le scale per poi dirigersi senza dubbio alcuno verso la Sala dei Trofei, dove sembrava essersi scatenato il putiferio.
Davanti ai suoi occhi, trovò lo spettacolo più strano che avesse mai visto.
Il signor Malfoy reggeva fra le braccia una bottiglia più grande di lui, e fungeva da scudo umano per la minuta signorina Jorkins, che con le sue trecce nere e lo sguardo spaventato lo aveva afferrato per le spalle e lo frapponeva tra sé e la signorina Black. La suddetta, in vestaglia e tutta scarmigliata, sembrava infuriata con la piccola, e la signorina Skeeter le teneva un braccio urlando più forte di tutti.
Una coppa rotolava per la sala, e il signor Tonks si teneva un piede con la faccia sfigurata dal dolore. Una delle tre signorine Black giaceva stesa per terra, pallidissima, mentre la minore le stava inginocchiata di fianco singhiozzando e, sotto lo sguardo allibito della McGranitt, la schiaffeggiò decisamente sulle guance. Lei sembrò riprendere conoscenza con un sussulto.
Incredula, la professoressa gridò: «Cosa sta succedendo, qui? C'è una festa?»

Tutti si girarono contemporaneamente e sulla Sala scese il silenzio. L'unico suono rimasero i singhiozzi di Narcissa e il grattare di una penna sulla pergamena, che Rita nascose in fretta in una tasca della tunica.
«Allora?» domandò la McGranitt, furente. Aveva smesso di urlare, ma sembrava ancora più minacciosa.
Lucius Malfoy, ancor più pallido del solito, rispose vigliacco: «Io non c'entro niente, professoressa. Il professor Lynwood mi ha messo in punizione stamattina, e stavo oliando i cardini di questa Sala quando sono arrivate le Black. Poi Andromeda è svenuta e quelle due sono spuntate da un armadio.»
«E in tutto questo, lei cosa c'entra, signor Tonks?»
«Ero in punizione con Malfoy, lucidavo l'argenteria. Confermo la sua versione, aggiungendo che per non far cadere la signorina Black mi sono sfracellato un piede con la coppa che pulivo.»
«Signorine Black?»
Bellatrix fece per prendere parola, ma Andromeda, tirandosi su a sedere, la precedette: «Oggi durante le lezioni mi sono sentita male, professoressa, e stanotte, dopo essere tornata a letto, è successo di nuovo. Mi sono quindi alzata per andare in infermeria, ma evidentemente le mie sorelle si sono svegliate e mi hanno seguita, preoccupate. Arrivata qui nella Sala sono svenuta.»
«Sì, professoressa.» confermò Narcissa. «Ho visto mia sorella uscire dalla Sala Comune e sono andata a svegliare Bellatrix per farmi aiutare. Ma Andromeda ha camminato in fretta, e poi una scala ci ha fatto perdere le sue tracce, siamo riuscite a raggiungerla solo qui nella Sala dei Trofei.»
«Confermi, signorina Black?» chiese la McGranitt a Bellatrix, che annuì.
«Eravamo molto preoccupate per Meda, professoressa.» singhiozzò Narcissa, tirando su col naso. Sembrava che stessa per scoppiare in lacrime di nuovo da un momento all'altro.
La McGranitt parve intenerirsi.
«Va bene. Portate vostra sorella in infermeria, allora. Ha una brutta cera, ma state tranquille, non può essere nulla di grave. Forse un po' di stress. Via, andate.»
Le Black non indugiarono e uscirono tutte e tre alla svelta, Andromeda retta ai lati dalle altre due.
«Bene. Signor Tonks, fra poco porterò in infermeria anche lei, non mi sembra il caso che cammini, con quel piede. Signor Malfoy, lei può pure tornare alla sua punizione.»
Lucius Malfoy si scrollò dalla schiena Bertha e si volatilizzò con la sua grande bottiglia d'olio.
«D'accordo. E ora mancate voi due: signorina Skeeter, signorina Jorkins. A quanto ho capito,  eravate nascoste qui dentro, in un armadio.»
«Sì, ma...»
«Ma? Avete da dire qualcosa a vostra discolpa?» chiese minacciosa la McGranitt.
«Nulla è andato come è stato raccontato!»
«Consegnami quella pergamena che hai nascosto in tasca, allora, signorina Skeeter.»
Rita, riluttante, allungò una mano e la consegnò alla McGranitt.
Lei la lesse, divenendo sempre più pallida e stringendo sempre più le labbra. Alla fine, era così tesa ed esangue a forza di trattenere il fiato che Ted cominciò a preoccuparsi.
«Profess...»
«COME AVETE OSATO? NON HO MAI LETTO TANTE STUPIDAGGINI IN UN SOLO FOGLIO! È QUESTO CHE VOLETE PUBBLICARE SU QUEL GIORNALE?» tuonò la McGranitt, furiosa.
«Un giornale di... pettegolezzi, raccolti incastrando la gente e infrangendo le regole della scuola? Signorina Skeeter, revoco il permesso di pubblicazione. È in punizione per i prossimi tre fine settimana, nel mio ufficio. Signorina Jorkins, in punizione domani sera con Gazza: non so cosa c'entri lei, ma di sicuro ha scelto cattive compagnie. Non vi voglio mai più fuori dai vostri letti la notte! E ora, tutte e due nei rispettivi dormitori.»
Bertha e Rita scomparvero e, mentre la McGranitt ancora borbottava a mezza voce, oltraggiata, fece comparire una barella e trasportò Ted in infermeria.

Madama Chips, l'infermiera, era una giovane donna con un carattere un po' brusco ma, sotto sotto, era premurosa.
Diede una pozione fumante ad Andromeda, dicendo che era evidentemente esaurita dallo stress degli esami, povera stella. Un po' di ricostituente e un fine settimana nella tranquillità dell'infermeria le avrebbero fatto passare proprio tutto, e che dormisse, perché era stanca.
Per Ted, invece, diagnosticò una frattura multipla al piede e parecchi ematomi. Conscia del fatto che fosse lo studente più sbadato che avesse mai avuto la sfortuna di avere in cura a Hogwarts, testimoni le parecchie notti in infermeria che aveva passato per incidenti di vario genere, decise di tenerlo a riposo tutto il fine settimana, per aspettare che le fratture si risaldassero per bene, perché il piede è un punto molto delicato, tutto ossicini piccoli piccoli, scapestrato che non sei altro.
Si addolcì un poco quando seppe che si era fracassato il piede nel tentativo di salvare la povera stella nel letto di fianco, perciò gli fece trangugiare mezzo litro di una pozione nauseante avendo il buoncuore di fare una faccia un po' mortificata e lo aiutò a mettersi a letto.
Infine gli augurò la buonanotte sottovoce, spense le luci e se ne andò.

«Meda? Sei sveglia?»
«Certo.»
«Non è andata proprio secondo i piani.»
«...non hai fatto i compiti per la McGranitt.»
«Madama Chips tiene qui anche me fino a domenica sera, la nostra giornata è salva.»
«Sai che roba, la passeremo relegati qui a letto, con Madama-occhio-di-falco addosso.»
«Potremo parlare.»
«Romantico.»
Risero piano tutti e due.
Lui allungò un braccio, e lei gli diede la mano, chiudendo gli occhi.
«Ted, ma tu hai capito che cosa diavolo è successo, stasera?»
«Non ne ho la minima idea, Meda.»
   
 
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