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Autore: I Biscotti Inflessibili    13/08/2012    6 recensioni
Con la sconfitta di Loki, che ammanettato e munito di museruola è stato rispedito come un pacco ad Asgard, la pace sembra ristabilita. Chiuso in una cella, non può far altro che ricevere le continue visite di Thor, che non può proprio fare a meno di cercare di redimerlo in tutti i modi. Ma la sete di vendetta e di rivincita del Dio dell'Inganno non lo terranno calmo a lungo. Che sia l'inizio di una nuova sfida per gli Avengers?
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ehilà! Per una volta l'aggiornamento avviene in simultanea, perché - yu-huu! - Lady e Charme sono insieme! E c'è pure Rowi, che fornisce i potenti mezzi per la pubblicazione! Ormai siamo quasi alla fine, il prossimo sarà l'epilogo. Su, su, non piangete, torneremo più distruttive che mai! ABBRACCIONE!




E sì, quel popolo doveva essere schiacciato, a partire da subito, a partire dai suoi stupidi difensori. Certo ancora non sapeva cosa potesse terrorizzare quella masnada di esseri insulsi, ma sapeva cosa spaventava almeno uno di loro.
“Grande e grosso, ma ancora stupido come quando avevi dieci anni. - disse Loki tra sé e sé.
Apparentemente il Dio dell’Inganno non fece nulla, ma le conseguenze della sua magia non tardarono a manifestarsi. Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava fu Occhio di Falco, che vide strani movimenti nella vasca delle palline che lui presiedeva dall’inizio della festa. Era come se qualcuno stesse nuotando allegramente, o brulicando, forse questo era il termine più corretto, sotto tutte quelle palline colorate. Clint fissò attentamente la superficie della vasca, in attesa, poi vide cosa si nascondeva sotto tutta quella plastica colorata.
“Ma porca puttana, ragni! – scattò in piedi e prese da non si sa bene dove il suo arco, puntandolo verso la piscina con sguardo omicida. – Stark, hai pensato a qualche scherzetto per noi?”
Tony, che era ormai al quarantesimo giro di vodka, non sentì subito le parole del suo compare, e toccò a Logan richiamarlo all’ordine.
“Scatoletta, il tuo amico strano ce l’ha con te.”
“Che c’è, Legolas? Oh... dio. Ci sono davvero o è la vodka?” Stark, voltandosi in direzione di Occhio di falco, aveva notato una scia nera di ragni uscire dalla piscina e dilagare nella stanza.
“Oddio, ma sono ovunque, ragni OVUNQUE! – sbottò Pepper, scandalizzata. – E sono enormi!”
La parola ragni, subito seguita da enormi, fece voltare Thor in direzione di Clint. A quell’orribile vista sbarrò gli occhi e gli scivolò il bicchiere dalla mano, che finì per frantumarsi a terra. Di norma a quel punto avrebbe ridacchiato urlando “Un altro”, ma in quel momento tutto quel che riuscì a urlare fu: “Ci attaccano! ALLE ARMI!”
La situazione degenerò velocemente in un delirio di proporzioni epiche. I ragni, non paghi di scorrazzare sul pavimento, iniziarono a scalare l’attico della torre Stark con precisione militare; Pepper si ritrovò a pensare che quel piano dell’edificio era maledetto da qualche forma di iettatura, e cominciò a squittire cercando di impedire che le si arrampicassero addosso. “Tony, che diavolo ci fanno dei ragni qui? Fa’ qualcosa!”
“Giuro, Pepper, non ne ho idea... forse dovremmo chiedere a Jarvis...”
“Non ne so niente, signore, i miei sistemi di sicurezza sono ai minimi storici a causa di questa festa.” rispose Jarvis, ossequioso, mentre Pepper, saltellando per schivare i ragni, si copriva il viso con una mano.
“Be’, se il tuo amico ci dà una mano potremmo trovare una soluzione. – disse Mr. Fantastic, con fare pratico. – Dottor Banner, lei è dei nostri?”
Fu un attimo e, nel delirio generale, davanti al piano bar, si potevano vedere tre delle menti più acute del pianeta, discutere con un maggiordomo computerizzato su equazioni quantistiche con uno schermo a ologramma. Accanto a loro stava Wolverine, del tutto indifferente all’evento, che beveva con aria serafica.
Vedova Nera alzò lo sguardo in direzione di She-Hulk e si chiese se davvero quei tre volessero risolvere la situazione a suon di equazioni.
“Non muoverti. – le gridò Clint, prima di scoccare una freccia che le sfiorò i capelli e andò a conficcarsi contro il muro, colpendo un ragno a morte mentre tentava una scalata verso il soffitto.
“Oh grazie!” rispose la donna, con un sorriso malizioso.
Il primo attacco di Occhio di Falco legittimò definitivamente Thor a cominciare a sbatacchiare il suo martello in giro. “Io odio, ODIO I RAGNI. Sono la cosa che più mi fa senso al mondo!”
Wolverine a quella dichiarazione concitata alzò un sopracciglio, convenendo con se stesso che se gli dei erano così inutili forse non era un caso che fossero pressochè estinti come i dinosauri. Ma non era il solo, ad avere problemi con i ragni: se Occhio di Falco infilzava di tutto con le sue frecce, e bisognava almeno dargli il merito di avere una mira infallibile, ogni mobile rovinato portava come trofeo almeno un ragno morto, Capitan America era asserragliato dietro al suo scudo.
“Che ci fai lì? – gli urlò Thor, mentre con un colpo frantumava il marmo del caminetto che una volta troneggiava nella stanza. – Renditi utile!”
“Non posso! – pigolò questi. – Io ho paura dei ragni!”
“Paura dei ragni? – tuonò la Torcia Umana. – Ma che supereroe sei?”
“Ti pare che quest’altro sia messo meglio?” Steve Rogers indicò, Thor che continuava a saltellare come un orango da una parte all’altra facendo, da solo, più caos di un plotone. “Attenzione!” novello Robin Hood, Clint con una freccia ne colpì due insieme, sfiorando la testa di Johnny Storm.
“Attenzione tu! Non vorrai mica sfigurarmi!” sbottò l’interessato.
“Non sarebbe grave. – rispose Occhio di Falco, memore del suo tentativo di flirt con Vedova Nera. – Rogers, difendimi!”
“Lascialo stare, il ghiacciolo; viene dagli anni ‘40, a volte si spaventa.” rispose distrattamente Stark, mentre continuava a confabulare con i suoi allegri compari.
“Gli anni ‘40, la peggiore scusa alla codardia mai sentita.” replicò Logan con voce incolore.
Accerchiato su più fronti, Capitan America era pronto a dire la sua, ma fu interrotto dalla voce di Peter Parker.
“EH NO, ADESSO BASTA. QUESTO È GENOCIDIO!”
“Starai scherzando!” fu l’unica battuta pronunciata da Wolverine con vago interesse, perché la scemenza appena sentita era notevolmente grossa.
“Sono poveri ragni innocenti! Innocenti! Che hanno fatto di male?”
“Che hanno fatto di male? – strillò Betty Ross, attaccandosi al braccio di Bruce. – Guardati un po’ intorno!” aggiunse, con voce stridula.
Al ‘guardati un po’ intorno’, Pepper emise un sospiro triste, pensando a quanto si era impegnata per ricostruire quella stanza, di nuovo distrutta.
“Loro sono innocenti! – continuava intanto Peter Parker. – Sono creature che non fanno male a nessuno!”
“Parli delle stesse creature che ti hanno punto e ti hanno reso quello che sei?” chiese Susan Storm.
“Esatto!”
“Allora sono certa di volermene liberare.”
“Un punto per la sorellina!”
Nonostante questi scambi di battute, Spiderman sembrava non voler mollare il suo intento: “Guardate che non è uno scherzo! Sono serissimo! Dovete ascoltarmi! – prese uno di quei ragnacci neri e pelosi e se lo mise in mano. – Ha degli occhietti carinissimi! Rogers, non lo vedi anche tu?”
“Tiralo via, tiralo via IMMEDIATAMENTE!” mentre Steve agonizzava in preda alle sue paure, Thor arrivò in suo soccorso. Peccato che il suo martello colpì, come già era accaduto in passato, lo scudo del compagno. La forza e l’energia che dilagarono da quell’urto mandarono tutti a gambe all’aria.
Compresa la gravità della situazione, Susan Storm creò un campo di forza abbastanza grande per poter ospitare Pepper, Vedova Nera, She Hulk e Betty Ross, la quale aveva compreso che Bruce era così preso dai suoi calcoli che non sarebbe mai stato d’aiuto.
“Jarvis, dimmi che ne state uscendo.” fece Pepper, dalla sua postazione sicura.
“Negativo, signora, alto mare.”
“Vatti a fidare degli uomini.” commentò She Hulk, mentre Natasha annuiva convinta.
Fuori da questa mistica aura di salvezza c’erano Thor, il quale aveva ripreso a colpire qualunque cosa a caso, Capitan America, che fuggiva in cerca di riparo, Occhio di Falco, che procedeva nella sua letale opera, rivelandosi l’unica vera persona utile, Torcia Umana, che aveva deciso di essere l’elemento di disturbo tra i tre scienziati pazzi e Wolverine, che aveva appena rifilato un pugno a Spiderman.
“Ma sono INNOCENTI!” continuava a ripetere quest’ultimo.
“Senti, zampetta, avvicina un ragno a quei due idioti un’altra volta e ti infilzo, così fai la fine dei tuoi amici, ok?” l’aveva minacciato, prima di accendersi un sigaro sulla schiena di Storm.
“Sì, signore.” aveva pigolato Parker, afflitto.
La situazione ora pareva drammatica e senza uscita e Loki, dal suo angolo privilegiato, se la stava godendo un mondo. Erano mesi, no... forse anni che non assisteva ad uno spasso simile. Da morire dal ridere.
Ma la risoluzione a quel caso era ormai vicina. Capitan America, rotolando verso la Donna Invisibile, tentò di ottenere il permesso per accedere alla ‘zona sicura’ con scarso successo.
“Per favore! Da supereroe a supereroe: io ho paura!” continuava a ripetere.
La risposta della donna in genere era la stessa, ma con due varianti diverse: “NO!” e “I ragazzi non sono ammessi!”
Eppure, mentre tutto sembrava perduto, la Torcia Umana ebbe un’illuminazione osservando Wolverine che sfumacchiava allegramente dopo averlo usato come un cerino. “Ma certo, serve solo un lanciafiamme!”
In un attimo l’attico della Torre Stark divenne un forno. Con una potente fiammata Johnny Storm strinò ragni, tappeti, fuse le palline tanto amate da Clint e incenerì tutto il resto, supereroi esclusi.
“Li hai uccisi, uccisi tutti!” piagnucolava Peter Parker, mentre vagava per il soffitto.
“L’attico!” Pepper era annichilita, dispiaciuta e chissà cos’altro.
“IL RHUM! LA VODKA! Per la miseria, Storm, non potevi essere UN PELO PIU’ selettivo?” tuonò Stark, abbracciando una bottiglia rotta e incurante dei tagli che inevitabilmente si sarebbe fatto.
“Già. – insistette Reed. – Potevi bruciarci tutti.”
“Potevo chiedere a Bruce di spegnere le candeline! È vero, scusa amico. Però se vuoi posso rifarlo!”
“NO!” Urlarono tutti. Thor in special modo, visto che le sue sopracciglia erano decisamente bruciacchiate.
“Che colpa ne ho, se le teste d’uovo là non trovavano una soluzione? – fece Torcia Umana. – Sono lenti, io sono dinamico e veloce. Bisognava liberarsene e io l’ho fatto. Sono l’eroe della stanza, qui!”
Rogers sembrava sull’orlo di un attacco isterico.
“L’eroe della stanza? – ululò, perdendo definitivamente il suo consueto aplomb – Non hai avuto alcun riguardo nei nostri confronti, nei confronti della proprietà altrui!” e qui Pepper annuì vigorosamente.
“Stai calmo, nonno Stevie. Non ti fa bene, alla tua età, agitarti così. Pensa se magari ti viene un colpo! Immagino che l’incontro con tutti quei brutti ragnacci cattivi ti abbia stressato non poco…” replicò Storm, sfoggiando il più bel sorriso da schiaffi del suo repertorio – ed era un repertorio vasto.
I presenti, in vista di un litigio storico tra Capitan America e la Torcia Umana, parvero quasi rilassarsi, ritenendolo comunque uno spettacolo più interessante dell’orda di ragni che avevano dovuto affrontare poco prima, per cui nessuno si preoccupò di calmare le acque. Anzi, in particolar modo, Sue aveva apparentemente deciso di ripudiare il fratello e di chiudere un occhio nel caso in cui Cap avesse deciso di dargli una ridimensionata a suon di pugni, e Stark, forse per distrarsi dalla tragica perdita della sua amata collezione di alcoolici, pareva più che intenzionato a vedere – ed eventualmente fomentare – il match.
“Quindi tu ti considereresti un eroe? Ti stupirà, ma essere un eroe non vuol dire far sfoggio di poteri fuori dall’ordinario per ottenere fama e successo! Vuole dire essere pronti a sacrificarsi per il prossimo, usando le proprie capacità per migliorare la vita degli altri, e anteporre sempre il benessere pubblico al proprio…!”
“E mamma mia, se ragioni e agisci a quel modo, ci credo, che sei così noioso. Alzi il braccio chi lo preferiva mentre era asserragliato dietro lo scudo! Su, ragazzi, non siate timidi!”.
Ancora una volta, fu la prontezza di riflessi di Pepper a evitare che Stark si rendesse più insopportabile del solito, facendo schizzare in alto la mano come uno shuttle pronto al decollo. Parlando di evocative e fumose metafore, Rogers sembrava invece una pentola a pressione sul punto di esplodere.
Nei paraggi c’era qualcuno – a parte Stark, naturalmente – che sembrava trovare l’intera situazione molto divertente, ma doveva trattenersi dal palesarlo.
“Non riesci a capire quando è ora di finirla? Devi sempre trasformare tutto in una burla?”
“A differenza di altri – tipo te – ho il dono della sdrammatizzazione. Per non parlare di quanto sono simpatico. E sexy, anche.” Ribatté con convinzione la Torcia.
“Sei vergognoso” esalò Steve, annichilito.
“Ma no, non fare quella faccetta triste. Non volevo prenderti in giro. Facciamo pace, dai. Abbraccione, Rogers!” e si auto-combustionò, tenendo le braccia allargate verso il Capitano.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Ma mentre gli eroi si muovevano per calmare gli animi, ecco che una risata inquietante quanto inaspettata risuonò in tutta la Torre. Era una risata secca e persistente, che faceva istintivamente pensare a un disastro imminente. Ed era giusto che desse quella sensazione, perché a ridere era stato Loki, Dio dell’Inganno.
Tuttavia, in quel momento, sembrava decisamente diverso dall’ultima volta che gli Avengers avevano avuto a che fare con lui. La divinità ossessionata con il dominio della Terra era solo nominalmente simile al tizio che teneva la mano appoggiata al muro per non crollare dalle risate.
“Oh, bene, un altro tipo strano. In effetti se ne sentiva proprio la mancanza” commentò laconicamente Wolverine, giudicando Loki evidentemente non degno della sua attenzione, al pari degli altri.
“Loki! Avrei dovuto pensarci subito. Non poteva che esserci la tua mano, dietro all’apparizione di quelle creature diaboliche!” esclamò Thor minacciosamente. Al momento non aveva ancora ricollegato la sua apparizione al fatto che dovesse essere evaso dalla sua prigione Asgardiana, ma quando ci fosse arrivato, il Dio del Tuono avrebbe certamente dato prova della propria ira.
“Avresti dovuto pensarci, certo, peccato che sia un’attività che compi raramente e con grandi sforzi. Non credevo che te la saresti presa così tanto per degli innocui ragnetti… certo, a meno che tu non abbia dei brutti ricordi d’infanzia, non è così, fratello?” constatò Loki con un fare serafico che decisamente non gli si addiceva.
Thor digrignò i denti e chiamò a sé Mjolnir, che aveva abbandonato poco distante. Gli Avengers erano riuniti, e se Loki voleva guai, avrebbe avuto a che fare con loro, pronti a battersi per…
“AH, NO! Non avrete intenzione di ricominciare? Sono stufa di dover far ricostruire quest’attico una volta a settimana! Non c’è impresa di costruzioni in tutta New York che non mi chiami per nome, ormai. Se dovete sistemare una qualche ridicola questione familiare, lo farete fuori da qui, chiaro?” disse Pepper, con un tono di voce in grado di eguagliare, per potenza, uno dei fulmini di Thor.
I due Asgardiani reagirono in contemporanea.
“Come osi, insignificante mortale...”
“Lady Pepper, capisco la tua insoddisfazione, ma…”
“Niente ‘ma’! Non ho intenzione di tollerare una sola obiezione. Vengo forse io a casa vostra per litigare con mia madre? Ovviamente no!”
“Il che è una gran fortuna, perché sua madre è veramente insopportabile” intervenne blandamente Tony.
“Questa doveva essere una giornata di festeggiamenti per Bruce, e invece la sua mania di ricercare disperatamente attenzione ha rovinato tutto!” esclamò Pepper, rivolta a Loki. “Non ti permetto di rivolgerti a me in questi toni strafottenti e denigr-”
“Ha ragione lei, Loki. Sono estremamente contrariato dal fatto che tu abbia scelto di rovinarmi la festa di compleanno”. Bruce stava bluffando. Stava chiaramente bluffando. Lo sapeva anche Loki. Però, stranamente, in quel momento gli tornarono in mente i terribili e degradanti momenti che l’avevano visto essere sbattuto a terra più e più volte dal mostruoso alterego verde del dottor Banner. Ridicolizzare Thor davanti ai suoi tanto amati mortali era divertente, ma non ci teneva a essere incastonato nel pavimento un’altra volta.
Adesso faremo ritorno a casa, Loki, e tu non opporrai resistenza. In cambio, m’impegnerò perché nostro padre possa rivedere la sua sentenza di condanna. Farò il possibile per intercedere per te.”
Loki fissò Thor con intensità. Era evidentemente colpito.
“Oh, grazie. Questo significa davvero molto, per me. Lo considero come il primo passo per liberarmi da questa corazza di odio dietro alla quale mi sono trincerato per non rivelare i miei veri sentimenti, e l’opprimente solitudine che sento in fondo al cuore”.
“Davvero?” domandò Thor, lottando contro la commozione. Quanto aveva sperato di sentirgli dire quelle parole!
“No.” Rispose lui con naturalezza. Dopodiché, con un movimento fluido, fece scivolare giù dalla manica una piccola lama e pugnalò Thor.
Occhio di Falco fu il primo a reagire, e, fulmineo, incoccò una freccia al suo arco. Solo che la freccia si dissolse in una nube di cenere. Clint si appuntò mentalmente di compilare una lista di conti in sospeso con Johnny Storm.
Loki aveva considerato meno di zero i più forti supereroi della Terra, e stava allegramente facendosi beffe dell’odiato fratellastro.
“Sul serio, Thor, ci caschi sempre, non è nemmeno più divertente… no, scherzavo, è esilarante ogni volta”.
Ciononostante, Thor sembrava non condividere quell’opinione, perché, emettendo un ringhio ben poco rassicurante, si sbriciolò una pietra curatrice sulla ferita, dopodiché strattonò Loki e l’afferrò per un orecchio. Senza frapporre altro tempo, il comando inverso del Tesseract venne azionato, e Loki venne portato via dal Dio del Tuono, per l’occasione estremamente somigliante a una madre irritata.
I presenti erano ammutoliti, e nell’attico semidistrutto e incenerito regnava un silenzio di tomba, che venne prevedibilmente interrotto da Johnny Storm.
“Bene, non vorrei sembrare inopportuno, ma il tizio con le corna chi era?”.


  
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