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Autore: Mistful    27/02/2007    6 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per questa settimana, in via del tutto eccezionale, posterò martedì e venerdì! Due capitoli anzichè uno... ma voi impegnatevi nel commentare, mi raccomando! Una cosa che non ho detto prima: i capitoli sono 22! Un bacio e a presto! Underwater Light

Underwater Light

By Maya

 

 

 

Tradotta da Luciana

 

 

Capitolo Quattro

 

Scopri chi sei

 

You said the air was singing

It's calling you, you don't believe

These things you never see

And never dream

 

 

[Dicevi che l’aria cantava / Ti sta chiamando, non credi / Alle cose che non vedi mai / E che non sogni mai…]

 

 

Il tentativo di Harry di prendere da parte Malfoy e sgridarlo fu reso vano dal fatto che ancora una volta pareva essere circondato da Serpeverde ovunque andasse.

 

Era straordinariamente popolare, considerato il fatto che era uno stupido stronzo scostumato che non si presentava neanche agli appuntamenti!

 

Solo la prospettiva di avere l’opportunità di rimproverarlo indusse Harry a tornare al lago, il giorno dopo.

 

Essere costretto a piegarsi in questo modo lo infastidì ancora di più.

 

La goccia che fece traboccare il vaso fu Malfoy, seduto sulla sponda del lago, che si alzò appena vide Harry.

 

“Alla buonora, Potter," disse.

 

Sembrava del tutto privo senso di colpa.

 

Fu troppo.

 

“Dove diavolo eri ieri sera?”

 

Malfoy sollevò un pallido sopracciglio, leggermente sorpreso dalla domanda.

 

“A giocare a carte nella mia sala comune.”

 

“Perché?” chiese Harry direttamente, realizzando attraverso la rabbia di essere davvero… ferito.

 

Malfoy smise di sembrare indifferente.

 

“Perché i miei amici me l’hanno chiesto, e sono dei Serpeverde.”

 

“E allora?”

 

Harry alzò la voce, furioso.

 

Malfoy, che chiaramente aveva previsto tutta la scena, rispose con calma.

 

“Allora loro vengono prima di tutto,” disse. “Non lo capisci, vero? Beh, voglio metterlo in chiaro.”

 

“Metterlo in chiaro,” ripeté freddo Harry.

 

Malfoy iniziò a camminare, le mani incrociate dietro la schiena e il volto impassibile.

 

“Da che parte sto.”

 

Intendi sulla sponda di un lago con una piovra gigante dentro?

 

“Di cosa stai parlando?” sbottò Harry.

 

“E’ una questione di lealtà. La mia lealtà è per Serpeverde. Perché è così che deve essere.”

 

E questo cosa c’entra col farsi vivi agli appuntamenti?

 

Harry si sorprese a chiedergli, “Perché?” piuttosto che dargli un calcio e buttarlo nel lago.

 

Malfoy si fermò e si girò di scatto verso di lui. Il vento soffiava sui suoi capelli d’argento, e il suo viso era meno sicuro senza quella cornice brillante.

 

“Hai mai sentito parlare male di Serpeverde?”

 

“Sentito? Io ho parlato male di Serpeverde,” gli disse Harry. “Siete un branco di bastardi truffatori nel Quidditch.”

 

“Oooh, ed ecco che il Grifondoro mette in mostra un imprevisto talento per l’evasività. Sai benissimo di cosa parlo… dell’opinione comune che la casa di Serpeverde sia una fucina di Mangiamorte.”

 

Harry sapeva che il suo viso l’avrebbe tradito, ma non rispose.

 

Però ricordava: Tutti i maghi e le streghe che hanno fatto una brutta fine sono stati a Serpeverde.

 

L’espressione di Malfoy era molto più controllata. Harry non vi lesse alcuna emozione mentre continuò:

 

“So che lo sai. Beh, Potter, siamo in guerra, e sai che i pregiudizi pullulano quando si è in guerra. Ogni volta che una persona scompare la gente prende un po’ più distanza da Serpeverde. E noi non facciamo i ruffiani con nessuno. Non siamo carini con gli altri bambini perché essere carini non è divertente. Siamo Serpeverde, e questo significa che siamo stronzi e poco affidabili… ma non tutti sentiamo il bisogno irresistibile di diventare servi del Signore Oscuro.”

 

“Non ho mai detto questo,” disse Harry, col ricordo spiacevole delle parole dette al cappello: ‘Non a Serpeverde…’

 

“Ah no?” domandò Malfoy. “Mai detto niente? Mai sentito niente del genere? Pensi che non entrerebbe nel tuo puro cervellino Grifondoro?”

 

Schifosi Serpeverde.

 

Perché non sbatterli fuori, i Serpeverde?

 

Harry rimase in silenzio.

 

“Lo sapevo.”

 

Il dialogo non stava affatto andando come Harry aveva previsto.

 

“Non vuol dire che hai il diritto di…”

 

“Bidonarti?” Malfoy sorrise. “Sì invece. Posso. Lo farò. Voglio farlo. E’ chiaro adesso?”

 

“Cristallino. Voi Serpeverde dovete stare appiccicati, quindi mi tratterai di merda quando vorrai.”

 

Harry sperava che negasse in qualche modo. Invece, Malfoy lo guardò con uno strano sorriso, e annuì lentamente.

 

“Beh…” disse Harry. “Non penso sia una prospettiva esaltante dal mio punto di vista.”

 

“Oh, non saprei,” rispose Malfoy. “Non ti ho chiesto di essere gentile con me. Non ho mai dato tutta questa importanza alle buone maniere. Fai tardi, sii maleducato, non farti vedere affatto. Credo di averti offerto la possibilità di non essere buono con gli altri bimbi, tanto per cambiare.”

 

Sorrise di nuovo, sospettosamente a suo agio.

 

“Se la cosa non ti va giù, puoi andartene al diavolo. So di non essere la persona migliore di cui…” si fermò per riflettere. “Essere amici.”

 

Harry ci pensò su.

 

Non si aspettava che il… confronto prendesse questa piega. Aveva previsto, con un certo presentimento di disgrazia, un acceso conflitto tra un Grifondoro arrabbiato e un Serpeverde acido.

 

Che era quasi successo. Ma… Malfoy non aveva tutti i torti.

 

Harry conosceva i Serpeverde. Giravano sempre in branchi. Erano fieramente partigiani, incluso Snape.

 

Malfoy in realtà si stava comportando… lealmente, nel suo modo tortuoso. Pensava di dover avvisare Harry. Malfoy era sempre stato chiaro circa la sua appartenenza.

 

Harry non era affatto convinto. Ma dopotutto era un Grifondoro. I Grifondoro si buttano a capofitto senza riflettere.

 

Inoltre era affascinato. Se avesse mollato tutto, la curiosità l’avrebbe ucciso.

 

Ricambiò il sorriso. “Sei una persona quasi impossibile da apprezzare, Malfoy. Ma credo di aver quasi capito come fare.”

 

Malfoy sembrava annoiato.

 

“Ora che il tuo sangue si è liberato dell’alcol, muoviti.”

 

“Malfoy, non andrò di nuovo al pub… ieri sono stato di merda tutto il giorno.”

 

“Andare di nuovo al pub?” Malfoy se la prese. “Per che razza di prevedibile bastardo mi hai preso?”

 

Prima che Harry potesse rispondere, scosse il capo.

 

“No, andiamo al campo di Quidditch.”

 

Harry guardò il crepuscolo imminente. Considerò il fatto che si sentiva ancora un po’ stordito.

 

Guardò Malfoy e alzò le sopracciglia.

 

“Se proprio non ti sei ancora stancato di prendere calci nel sedere…”

 

*

 

“Coraggio, Potter. Fammi vedere."

 

Harry guardò Malfoy ammutolito. Malfoy ricambiò con uno sguardo calmo ma carico di aspettative, più simile ad un gentiluomo di mondo ad una lettura di poesie che ad un ragazzo seduto sul campo di Quidditch a fare domande bizzarre.

 

“Prego?”

 

Malfoy espirò. “Sì, prega pure.... Dai, fammi vedere di cosa sei capace.”

 

Harry non sapeva che fare. Malfoy aveva appena fatto irruzione allegramente (e, se aveva visto giusto, abilmente) nei ripostigli con la roba per il Quidditch, preso due scope, lanciata una di quelle a Harry, corso verso il campo e detto a lui di fare…

 

Cosa, per l’esattezza?

 

Harry buttò via la scopa e si sedette dall’altra parte della panchina.

 

“Malfoy, di che diavolo stai parlando?”

 

“Di volare,” rispose Malfoy, guardando Harry perplesso, con la fronte lievemente corrugata. “Sai… quel giochino che fai con la scopa…”

 

Harry era troppo scandalizzato per notare la faccia divertita di Malfoy.

 

“Malfoy, se stai cercando di dire che…”

 

Le sopracciglia di Malfoy decollarono fino all’attaccatura dei capelli.

 

“Cristo, Potter, voi Grifondoro avete una fervida immaginazione. Dev’essere tutto quel tempo passato dentro a giocare a scacchi.” Fece una pausa e si pettinò con le dita una ciocca di capelli spostata dal vento, con un sorrisino. “Gli scacchi indurrebbero a chiunque pensieri strani.”

 

“Non sono sicuro che tu abbia bisogno di esserci indotto, Malfoy,” disse secco Harry. “Ora potresti per favore dirmi di cosa stai parlando?”

 

Malfoy era troppo occupato a ridacchiare per dargli ascolto.

 

Harry pensava che l’amicizia non avrebbe fatto aumentare la sua voglia di prendere a calci Malfoy.

 

Quando si fu calmato, continuò sulla stessa linea.

 

“Me li immagino, Granger e Weasley, mentre passano insieme queste ore invernali. ‘Sì, baby, così, dammi lo scacco matto!” Lo sguardo torvo di Harry, istintivo e immediato, gli fece alzare le spalle. “Non sei divertente. Oh, insomma… di certo avrai volato un po’ in giro da piccolo!”

 

“Non direi, Malfoy. Cresciuto in casa di Babbani, ricordi? Usavamo la scopa per pulire il pavimento.”

 

Il sorriso di Malfoy fu incredulo.

 

“Bizzarro… anche se con certe scope al giorno d’oggi preferirei pulire per terra che cercare di volare.” Sollevò di nuovo le spalle, il gesto conclusivo dello sciocco viziato che Harry conosceva bene. “Sì, ma devi aver volato. Sapevi del Quidditch.”

 

“Ehm… veramente no.”

 

Malfoy ora lo fissò, esprimendo con un gesto il suo stupore.

 

Notò ancora una volta che Malfoy era un grande in quanto al linguaggio delle mani. Esprimeva ciò che provava con la stessa spontaneità e intelligenza che metteva nelle sue crudeli imitazioni.

 

“Ma… la prima volta che ci siamo visti, nel negozio di vestiti, io parlai del Quidditch e tu dicesti che non giocavi. E poi alla prima lezione fu chiaro che non era la tua prima volta su una scopa…”

 

“Sì invece,” lo interruppe Harry.

 

Un guizzo di emozione passò sul viso di Malfoy.

 

“Davvero? Quella presunta bugia mi ha offeso per anni.” Si fermò a rimuginare su qualcosa. “Potter… qualcosa di ciò che ho detto potrebbe essere interpretato come un goffo complimento?”

 

“Penso di sì.”

 

“Facciamo finta di no. Io non faccio complimenti.” Malfoy si alzò, sfregandosi mani che non potevano assolutamente essere sporche. “Ora… se non l’hai mai fatto prima, credo che dovrò insegnartelo io.” Sospirò col tono di un martire. “Che seccatura che sei, Potter. Va bene… stammi dietro e cerca di non cadere.”

Harry prese la scopa e la soppesò in mano, sentendo quel familiare impeto di fiducia.

 

“Non preoccuparti, non cadrò. E se sei fortunato potrei anche cercare di prenderti se caschi.”

 

“Cascare io! A differenza di te, io non sono cresciuto tra Babbani.”

 

“No, e non sei neanche stato il più giovane Cercatore del secolo.”

 

Malfoy alzò un sopracciglio, un po’ stupito. Ciò che disse, tuttavia, fu: “Vedrai, Potter… non è proprio come il Quidditch.”

 

Detto ciò, afferrò la scopa e partì.

 

Harry aveva dimenticato che si muoveva come un serpente.

 

Lo seguì.

 

C’era vento quel giorno, e Harry dovette tenere gli occhi socchiusi per mantenersi in volo.

 

Stava andando molto, molto in alto. Di solito nel Quidditch non si raggiungevano alte quote: sarebbe stato controproducente, visto che il Boccino spesso appariva poco sopra il suolo e non volava mai lontano dagli anelli. Harry s’innervosì un po’ quando realizzò che non vedeva molto bene non solo per i capelli, bensì per colpa delle nuvole.

 

“Malfoy!” gridò. “Siamo troppo in alto!”

 

“Paura, Potter?” urlò Malfoy in risposta.

 

“Per niente! Ma queste sono scope della scuola… Fred e Gorge Weasley mi hanno detto che alcune scope della scuola vibrano se portate troppo in alto!”

 

Da ciò che riusciva a scorgere dell’espressione di Malfoy, pareva interessato.

 

“Per caso hanno specificato quali?”

 

“Malfoy!”

 

Malfoy scrollò le spalle, sorrise e mise la scopa in verticale verso il basso.

 

“Malfoy!” Harry inclinò in basso la scopa e vide il viso dissennato e sottosopra di Malfoy.

 

Stava ridendo.

 

“Dai, Potter, prova… però tieniti forte!”

 

Harry esitò. Non era pazzo abbastanza per una cosa del genere.

 

O forse sì.

 

Lo fece.

 

Tutto il mondo sembrava essere sotto di lui, estremamente lontano, e per un momento ebbe delle intense vertigini. C’era solo la stretta sulla scopa a mantenerlo salvo, era troppo in alto…

 

Era molto eccitante.

 

Harry ricordò che si trattava di una scopa. Poteva fare qualsiasi cosa su una scopa.

 

Malfoy vide che ci stava prendendo la mano e, visto che era un sadico bastardo, passò ad altro.

 

“Niente male, Potter,” disse, deviando a destra e muovendosi. “Che ne dici di questo?”

 

“Malfoy, smettila! Così cadrai!”

 

Malfoy stava in piedi sulla scopa, sul volto un’aria di intensa concentrazione.

 

Per niente al mondo Harry ci avrebbe provato. Per Malfoy andava tutto bene, lui era agile sulla terraferma. Harry era più un tipo alla Krum: era agile solo quando sedeva su una scopa.

 

“Troppo difficile per te, Potter?”

 

“Non ci sperare!”

 

Fu a quel punto che Harry si rese conto che i professori che parlavano continuamente di quanto fosse imprudente non avevano tutti i torti.

 

Non voglio farlo, pensò, arrampicandosi con le ginocchia. La scopa barcollò paurosamente. Non voglio farlo, non voglio…

 

Si alzò, mollando la presa.

 

La scopa continuò a navigare dritta, un solo tremito del manico e sarebbe stata caduta libera. Teneva le braccia in fuori, per quanto patetica fosse la quantità di equilibrio che potevano assicurargli, gli abiti lo colpivano come fruste ed era terrorizzato.

 

“Penso che morirò!” urlò.

 

Malfoy rise. “Ti diverti?”

 

Sììì!

 

*

 

“Oh, i miei capelli,” disse mestamente Malfoy qualche tempo dopo, quando furono tornati sul suolo. “E’ questa la cosa più brutta del volo. I miei capelli…”

 

Tentò invano di riallisciare le ciocche che gli incorniciavano il viso, simili ad un’aureola spiegazzata.

 

Harry sospettò di avere l’aspetto di un porcospino, ma non gli importava. Era sudato e accaldato, ma ovviamente lo era anche Malfoy. Gli aveva tenuto testa.

 

Pensava di aver fatto una bella figura.

 

La stessa cosa, apparentemente, la pensava Malfoy. Lo guardò con una certa approvazione.

 

“Non sei stato affatto male, Potter. Io ero a due centimetri da terra la prima volta che provai quel giochetto.”

 

Harry sbadigliò. Malfoy proseguì senza curarsene.

 

“Beh, ci credo. E’ dannatamente pericoloso, lo sai? Pensi che sia una specie di pazzo suicida?”

 

“Veramente,” disse Harry con voce soffocata, “sì. Sono a due centimetri dal picchiarti a morte con la scopa.”

 

Malfoy non sembrò molto seccato.

 

“Un po’ di pratica, Potter, e maneggerai bene il manico.”

 

“Molta pratica, Malfoy, e un giorno potrai battermi a Quidditch.” Harry roteò gli occhi. Malfoy s’inorgoglì.

 

“Non posso proprio abbassarmi a questo genere di bisticci infantili con te.”

 

“Da quando?”

 

“Oh, vai via, Potter. Ci vediamo domani.” Sembrò riflettere. “Penso che faremo qualcosa che non causi danni ai capelli.”

 

“I Serpeverde sono così vanitosi,” disse Harry. “E senza motivi, fra l’altro.”

 

Malfoy lo guardò con cipiglio. “Vai a pettinarti, Potter. Sembri un porcospino.”

 

*

 

Il giorno dopo, Harry aveva quasi indossato il mantello quando una cosa gli tornò in mente.

 

Credo di averti offerto la possibilità di non essere buono con gli altri bimbi, tanto per cambiare.

 

Non era quello. Era… che a Harry non andava di accettare passivamente il comportamento di Malfoy. Non aveva mai preso merda da Malfoy.

 

Voleva anche vedere se Malfoy diceva sul serio.

 

Lentamente, mise a posto il mantello. Poi si recò nella sala comune.

 

“Ron? Ti va di giocare a Spara Schiocco?”

 

Ron disse sì con una contentezza che Harry era certo non ci sarebbe stata se negli ultimi tempi non avesse passato gran parte del tempo con Draco Malfoy.

 

Così rimase nel calore confortevole della sala comune, e il fatto che avrebbe potuto essere altrove con qualcun altro, che poteva essere sicuro di essere voluto lì… rendeva tutto molto più piacevole.

 

Il gioco fu inframmezzato dalla discussione entusiasta di Harry e Ron su come quest’ultimo fosse riuscito ad imitare la Finta Wronski. Era il Cacciatore meno tecnicamente dotato ma più energico di tutti. Hermione, che leggeva l’ultimo libro accanto al fuoco, roteò gli occhi al terzo replay.

 

“Le donne nel mondo babbano si lamentano dell’ossessione degli uomini per il calcio parlando di omosessualità repressa,” commentò. “Dovrebbero provare a vivere in un mondo dove lo sport principale ha quattro palle e i giocatori montano dei simboli fallici.”

 

Ron trasalì.

 

“Spara!” disse Harry, approfittando del momento.

 

Ron si riprese, anche se continuò a guardarli offeso.

 

“Comunque anche se stai barando, Harry,” proseguì, dopo averli rimproverati energicamente, “è bello averti di nuovo fra noi.”

 

“Sì, siamo entrambi alquanto pazzi di te,” disse Hermione, sorridendo oltre il libro. “Non capisco perché.”

 

“Non fate gli scemi,” replicò Harry. “Siete i miei migliori amici.”

 

“Bada di non dimenticarlo,” lo ammonì Hermione. “Ancora non riesco a credere che passi volontariamente del tempo con Malfoy. E’ puro masochismo.”

 

“Oh, non lo so,” disse Harry, tirando una carta. “Non è stato così male.”

 

“Io continuo a pensare che ci sia qualcosa sotto,” disse Ron, imbronciato. “Non saprebbe essere civile con nessun altro.”

 

Harry ci pensò su.

 

“Ho un’idea.”

 

“Cos… che idea?” Ron sembrò vagamente in panico.

 

“Oh, niente,” Harry mise giù un’altra carta. “Comunque, spara!”

 

Quando il fumo si schiarì, sorrise.

 

“E con questo ho vinto.”

 

*

 

L’indomani, Harry andò al lago deciso ad attendere solo per cinque minuti.

 

Con sua lieve sorpresa, Malfoy era già lì. Il suo lungo mantello nero sembrava stonare con i jeans e la maglietta ma, trattandosi di Malfoy, aveva comunque un aspetto superbo.

 

“Tranquillo, fammi aspettare,” disse.

 

“Scusa se ieri non mi sono fatto vivo,” gli disse Harry, improvvisamente spinto a provocare una reazione. “Ho dovuto passare un po’ di tempo coi Grifondoro.”

 

Malfoy lo fissò vacuo. “Ah, non sei venuto? Non me n’ero accorto. Andiamo, Potter..."

 

"No."

 

Malfoy alzò un sopracciglio con aria interrogativa.

 

"Facciamo sempre quello che vuoi fare tu," spiegò Harry. "Ora tocca a me."

 

Malfoy s'incupì. "Io amo fare quello che voglio."

 

"Avevo notato," disse secco Harry. "Avanti, Malfoy."

 

"Dove vuoi che vada?"

 

"Beh." Harry si fermò. "Allora, Ron dice che non sapresti essere civile con nessuno..."

 

"Cosa?" esplose Malfoy. "Con che coraggio!"

 

Harry annuì saggiamente. "Così ho pensato che dovremmo smentirlo."

 

"Diavolo se hai ragione. Come osa, io sono un Malfoy, sono stato allevato per avere maniere impeccabili..." continuò a blaterare cose del genere mentre Harry lo guidava verso la destinazione.

 

Chissà, pensò. Avrebbe potuto guarire la paura da entrambi i lati, e forse... ecco... in qualche modo sarebbe anche servito a provare che Malfoy, dopotutto, sapeva essere una persona civile. Poteva essere una cosa positiva per lui.

 

E prometteva di essere estremamente divertente.

 

"Gliela farò vedere, a quel completo..." Malfoy alzò lo sguardo, e sbarrò gli occhi allarmato.

 

"Potter. Che ci facciamo qui?"

 

"Dimostriamo che sai essere civile," rispose Harry candidamente.

 

"No, qui non ci posso stare. No, assolutamente no. Lasciami andare, subito!"

 

Harry trattenne Malfoy dal braccio e contemporaneamente bussò alla porta di Hagrid. Hagrid aprì la porta in un attimo, e rimase a fissare Harry che teneva fermo un Malfoy deciso a lottare ferocemente.

 

"Ciao," annaspò Harry. "Posso entrare per un tè? Ho portato un amico."

 

E spinse Malfoy.

 

*

 

Il viso di Malfoy era bianco alla luce della casa di Hagrid.

 

A denti stretti, disse: "Potter, morirai per questo."

 

"Cosa c'è, Malfoy?" sussurrò Harry. "Hai paura?"

 

Malfoy strinse gli occhi. "Oh, per niente."

 

"Allora dimostralo."

 

Hagrid continuava a guardarlo in modo decisamente spaventato. Harry vide Malfoy alzare lo sguardo su Hagrid. Fino all'ultimo centimetro.

 

Vide anche le sue labbra contrarsi d'impulso.

 

E dai, Malfoy...

 

Malfoy smise di sogghignare con sforzo notevole. "Bella casa," disse con una minuscola traccia di sdegno. "Ehm, relativamente parlando. Rispetto alla capanna."

 

In effetti era una casa abbastanza carina. Da quando Beauxbatons si era svuotata al punto da dover essere chiusa, Madame Maxine aveva insistito affinché prendessero casa.

 

Harry si chiese se Malfoy stesse cercando di essere carino. Non sembrava molto diverso dal solito Malfoy.

 

Hagrid lanciò a Harry un'occhiata che diceva: Che diavolo sta succedendo?

 

Harry cercò di sembrare disinvolto.

 

Hagrid si schiarì la gola. "Ehm.. mi sa che è meglio che entrate, allora."

 

"Grazie," rispose in fretta Harry, afferrando la maglia di Malfoy e spingendolo dentro.

 

"Smettila di manovrarmi, Potter," sibilò Malfoy. "Ho detto che smentirò Weasley e lo farò."

 

Si liberò con uno strattone e raggiunse il soggiorno, dove Madame Maxine stava seduta china sulla culla.

 

Malfoy si gettò i capelli all'indietro e il suo viso fu attraversato da un'espressione determinata che Harry aveva visto durante le partite di Quidditch.

Di solito aveva quello sguardo prima di un fallo spettacolare.

 

Sorrise brillantemente, si avvicinò a Madame Maxine e le baciò la mano.

 

Oddio! A che cazzo di gioco sta giocando?

 

"Mille grazie per l'ospitalità," disse Malfoy, guardandola dritta negli occhi.

 

Madame Maxine arrossì. "Enchantée."

 

Harry rimase a bocca aperta.

 

"Volete vedere le bebè?" chiese, ancora un po' rossa.

 

"Sarebbe un immenso piacere," rispose a suo agio Malfoy.

 

Stava diventando la festa dell'amore.

 

Madame Maxine mise la bambina tra le braccia di Malfoy. Era segno di grande apprezzamento.

 

Malfoy quasi cadde. Guardò Harry con un'espressione che diceva Aiutami! e Harry, scacciando un sorriso, si mosse per aiutarlo a tenere la bambina.

 

"Indovinate quanto ha," disse Madame Maxine, guardando la piccola con occhi innamorati.

 

"Ehm... quattro," sparò Malfoy.

 

"Che bravò! Ha esattamonte quatro mesi."

 

"Mesi?" disse Malfoy, barcollando per il peso. "Ah, voglio dire... sono bravo a indovinare."

 

"La mia piccola bijou," tubò Madame Maxine.

 

"Che adorabile bambina che è," disse Malfoy soddisfatto di sé.

 

Hagrid si rilassò visibilmente. Ciò significa che continuò a guardarlo come la maggior parte della gente guarda uno Schiopodo Sparacoda, però prima che punga.

 

Hagrid era cotto di sua figlia, nonostante la mancanza di zanne e di teste di scorta.

 

"Sedetevi, voi due, e prondete del té," disse graziosamente Madame Maxine.

 

Malfoy fu grato di restituire la bimba. Quando presero posto attorno al tavolo da té,  Harry lo colse mentre cercava di rianimare il proprio braccio massaggiandolo senza dare nell'occhio.

 

"I biscotti sembrano buonissimi, Mad... Signora Hagrid," disse Harry.

 

Niente da fare, doveva abituarsi. Dopotutto erano sposati da un anno e mezzo. Non ci aveva impiegato tanto ad abituarsi agli standard superiori della cucina da Hagrid.

 

"Chiamami Olympe," gli disse dolcemente. "Anzi, chiamatemi Olympe entrambi."

 

"Un nome delizioso," disse Malfoy.

 

Non posso portarlo da nessuna parte.

 

"Vieni a bere un peu de té, Ruby," disse Madame Maxine.

 

Malfoy cercò di nascondere un sorriso dietro la tazza.

 

Hagrid arrossì un po'.

 

"Ruby adora il té," proseguì Madame Maxine, con voce impercettibilmente più dura. "Non beve altro."

 

Hagrid sembrò incupirsi. Malfoy cercava disperatamente di soffocare una risatina con la tazza.

 

"Dev'essere una gran consolazione," disse con voce alquanto soffocata. "Dimmi, Olympe, quando torni in Francia per un visita?"

 

"Non lo so," rispose Madame Maxine. "Per me è una sofferensa. La Franscia è un paese così bello."

 

"Già, bellissimo," convenne Malfoy. "L'estate scorsa sono stato a Bordeaux con mia madre."

 

Madame Maxine s'illuminò. "Sei stato in Franscia?"

 

Iniziarono una conversazione animata sulla Francia. Harry rivolse ad Hagrid un sorriso rassegnato.

 

Hagrid fu contento di approfittare di quel momento per una chiacchierata confidenziale.

 

"Ho ricevuto una lettera da Charlie Weasley pochi giorni fa," disse. "Norberto è il capo del branco adesso. Ha sbudellato un altro drago per diventarci," aggiunse orgoglioso.

 

"Ehm... è fantastico, Hagrid."

 

Malfoy aveva sporto la testa verso di loro.

 

"Si tratta del drago che avevi il primo anno?" indagò in tono casuale. "Era stupendo."

 

Harry lo fissò. "Ti... ti piacciono i draghi?"

 

"Oh, sì. Mio padre mi ha insegnato tutto su di loro. Per questo mi ha chiamato Draco. Anche a lui piacevano," disse Malfoy. "Beh, è per questo che non ti denunciai subito. Volevo guardarlo ancora un po'. Era un Dorsorugoso di Norvegia, giusto?"

 

Hagrid si sciolse un altro po’. "Sì."

 

"Penso siano i miei preferiti," gli disse Malfoy.

 

Harry si rilassò. Di cosa si era preoccupato? Dopotutto, ad Hagrid piacevano le creature orrende.

 

*

 

"Tornate presto," disse Madame Maxine sulla soglia, tenendo gli occhi fissi su Malfoy.

 

Hagrid sembrava ancora poco convinto, per la qual cosa Harry di certo non lo biasimava, ma si schiarì la gola e concesse,

 

"Va bene, sì... tornate presto."

 

Una volta richiusa la porta, sentirono distintamente Madame Maxine dire,

"Che ragazzo giantile."

 

Malfoy guardò l'uscio con aria di trionfo.

 

"Ripeti quelle parole a Weasley," ordinò a Harry. "Ha. Ha. Direi che i miei modi sono stati perfetti."

 

"Che mi dici di quando Hagrid ti ha offerto un biscotto fatto da lui e tu hai detto 'Vuoi forse uccidermi, amico?'"

 

"Lapsus momentaneo."

 

"Oh, capisco."

 

"Non che ti abbia perdonato per avermi fatto una cosa simile," continuò Malfoy. "Innanzitutto, credo che tenere in braccio quella bambina mi abbia reso zoppo.

 

Come ti sentiresti se domani ti portassi a fare una visita di cortesia al professor Snape?"

 

"Non lo farai, vero?" chiese Harry inorridito.

 

"Certo che no. Quell'uomo mi piace, perché dovrei infliggergli la tua presenza?" Malfoy sembrò meditare. "No, ho qualcos'altro in mente per domani."

 

"Cosa?" chiese Harry in apprensione.

 

Malfoy sorrise beato. "Vedrai."

 

*

 

"La Foresta Proibita? Sei matto. Sei assolutamente, completamente fuori di testa. Non posso credere di aver accettato."

 

"E' il mio turno e decido io," disse ostinato Malfoy, sorvegliando la foresta in tutta tranquillità. "E poi ho voglia di fare quattro passi nel verde."

 

"Quattro passi nel verde? Malfoy, ti ricordi l'ultima volta che siamo stati nella Foresta?"

 

"Beh, sì. Ma credo che di questi tempi il Signore Oscuro non abbia voglia di passeggiare nella natura. E' un po' impegnato, se non l'hai notato."

 

"Ci sono anche altre cose pericolose laggiù. E, se ricordo bene, in situazioni di crisi tu tendi a dartela a gambe gridando come una ragazza."

 

"Anziché rimanere bloccato dal terrore? Già, quella sì che è una reazione responsabile... pensavo che fossi proprio dietro di me, idiota. E non stavo gridando come una ragazza." Malfoy guardò la foresta intorno a sé con aria padronale. "Era un... urlo virile."

 

"Come no..."

 

Harry sorrise, e seguì Malfoy, che gli camminava impettito davanti. Iniziava a rendersi conto che i Serpeverde avevano strane idee sul divertimento.

 

Non che quelle di Malfoy fossero state completamente sbagliate.

 

Finora.

 

"Ti sei mai chiesto come mai abbiano fondato una scuola accanto ad una terribile foresta oscura?" chiese Malfoy. "Immagino che pensassero che un po' di sano terrore fortificasse il carattere."

 

Harry pensò che, se le cose stavano così, il suo carattere doveva essere davvero notevole.

 

A dire il vero la foresta gli apparve molto meno paurosa rispetto a come la ricordava. La luce fioca faceva sembrare le foglie quasi trasparenti, e gettava pallide ombre verdi sulla superficie candida dei capelli di Malfoy.

 

Harry si rilassò gradualmente. "Non è poi così male."

 

Malfoy s'impettì.

 

"Forse è solo che ho dei brutti ricordi. Quei ragni giganti che cercarono di mangiare me e Ron..." Harry rabbrividì.

 

Malfoy smise di sembrare divertito. E smise anche di camminare.

 

"Quei cosa?"

 

"Ehm, ragni giganti."

 

"Ma dai, stai scherzando."

 

Il viso di Malfoy era sempre pallido. Forse fu l'immaginazione di Harry a farlo apparire ancora più pallido, in quel momento.

 

"Non stai scherzando," disse Malfoy, fissandolo. "Pazzo! Come hai potuto lasciarmi venire qui?"

 

"E' stata una tua idea..."

 

"Ma io non sapevo di quegli aracnidi di merda assetati di sangue!"

 

Malfoy si girò e cominciò a camminare in fretta.

 

Harry cercò di non ridere. "Cosa dicevi della paura che fortifica il carattere?"

 

"Il mio carattere è già abbastanza forte," scattò Malfoy. "E poi..."

 

Si fermò ad ascoltare. Harry sentì lo scricchiolio delle foglie dietro di loro e vide gli occhi grigi di Malfoy spalancarsi.

 

"A terra!"

  
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