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Autore: jas_    14/08/2012    27 recensioni
Quando Niall mi aveva raccontato la sua idea, a primo impatto gli ero scoppiato a ridere in faccia, Holmes Chapel non mi mancava per niente ma abbandonare Londra, la mia Londra..
Poi però pensandoci bene un po' di tranquillità non avrebbe fatto altro che giovare e nonostante mia madre e il mio patrigno mi dicessero sempre che appoggiavano la mia scelta il cuor mio sapevo che non era così fino in fondo.
Non avevo intenzione di sparire dalla circolazione, scappando in una qualche isola dispersa nell’oceano e Dublino mi era parsa la scelta migliore. Non troppo popolata ma nemmeno diversa da come ero abituato a vivere. Dopo averci riflettuto su una notte, avevo chiamato Niall e gli avevo chiesto se gli andava di avere un coinquilino: ovviamente lui mi aveva accolto a braccia aperte.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. Neev

 

Nascosi la borsa sotto la mia k-way verde fosforescente cominciando a correre il più velocemente possibile tra le strade di Dublino. Odiavo il tempo irlandese, anzi, odiavo l’Irlanda in generale e solo Dio sapeva perché non avevo fatto domanda ad un’università all’estero piuttosto che al Trinity College. Da Mullingar a Dublino con furore, un’ora circa di macchina. Bel cambiamento, pensai.
Arricciai le labbra osservando i turisti incantati dalla capitale, che scattavano foto probabilmente artistiche con macchine fotografiche che costavano quanto quello che guadagnavo io nel mio lavoro part-time di un negozio di vestiti in centro. Rallentai il passo in prossimità di un semaforo mentre osservavo attenta l’edificio che s’innalzava davanti a me, ripresi la mia corsa non appena l’omino verde s’illuminò e nel giro di alcuni minuti fui al caldo e all’asciutto all’interno dell’università. Appoggiai la borsa su un tavolo e presi con cautela i libri, osservando attentamente il loro stato. Erano di seconda mano ma ancora ben messi e non potevo averli rovinati all’inizio dell’anno quando mi sarebbero serviti per i successivi nove mesi. Erano leggermente umidi ma ancora interi, tirai un sospiro di sollievo rimettendoli a posto e dirigendomi in classe per la prima lezione della giornata.
Infondo ero contenta di aver ricominciato i corsi, nonostante Dublino non mi piacesse troppo e sentissi la mancanza dei miei amici di sempre sapevo che Mullingar non era mai stato il posto per me. Mi era sempre stata stretta quella cittadina e sapevo che non appena ne avrei avuta la possibilità me ne sarei andata. Dublino non era un grande cambiamento, stesso paese, stesso modo di pensare, stessa lingua, stesso tutto, ma senza parenti che ti stavano col fiato sul collo e che ti chiedevano ogni giorno “come vanno gli studi?”.
Le chiamate di mia madre erano abbastanza frequenti nonostante fossi grande e vaccinata ma infondo risponderle sempre e sforzarmi ad avere una conversazione animata era il minimo che potessi fare dopo che lei e mio padre mi pagavano il trilocale che possedevo non molto lontano dalla scuola.
Inforcai gli occhiali e iniziai a scrivere distrattamente sul quaderno le formule che il professore stava spiegando alla lavagna. Non avevo ascoltato una parola dall’inizio della lezione ma infondo era solo l’inizio dell’anno e ci avrei messo un po’ per ingranare la marcia. Per una settimana mi sarei limitata a prendere appunti giusto per non rimanere indietro, mentalmente ero ancora in vacanza nonostante il tempo irlandese lasciasse palesemente intendere che ormai l’estate era finita.
Non appena uscii dalla classe presi in mano il mio Blackberry e scrissi un messaggio ad Eilis, la mia migliore amica.
Non era una novità che mancasse alle lezioni, per lei erano quasi un optional eppure l’anno passato aveva preso il massimo dei voti in quasi tutti gli esami. Beta lei.
Scossi la testa mentre entravo nella caffetteria dell’università, in quel momento bramavo un caffè. Era l’unica cosa che sarebbe riuscita a risvegliarmi dallo stato comatoso in cui ero da quando mi ero svegliata, e pensare che c’era ancora il lavoro in negozio che mi attendeva mi fece deprimere ancora di più.
Non che ne avessi davvero bisogno, i miei genitori erano stati chiari: finché avrei studiato e sarei stata promossa mi avrebbero pagato loro affitto, università e quant’altro quindi teoricamente ero a posto. L’idea di avere ventun’anni e dipendere ancora esclusivamente dai propri genitori però non mi piaceva molto così mi ero trovata un lavoretto part-time in un negozio di vestiti in centro. Alla fine non era niente male, ero pagata bene per quello che facevo inoltre era anche divertente. Non dovevo fare altro che aiutare i clienti a trovare ciò che cercavano, procurare loro le taglie e cose del genere. Niente d’impegnativo. Inoltre conoscevo anche molte persone e vedevo molti ragazzi carini.
Pagai il mio caffè e mi diressi in strada.
Alzai gli occhi al cielo, dei pallidi raggi di sole filtravano attraverso le nubi scure, decisi di mettere via la k-way ed accelerai il passo.
Alcuni minuti dopo mi trovavo davanti al negozio di Jack Wills, nonostante fosse l’ora di pranzo – la meno affollata della giornata – intravidi dalla porta di vetro alcuni clienti così mi affrettai ad entrare.
«Ciao Caroline» salutai la mia datrice di lavoro e mi diressi nel retro per lasciare la borsa e la giacca, mi guardai allo specchio, sistemai i capelli alla meno peggio e superai il bancone dirigendomi verso una donna che sembrava indecisa davanti ai vestiti appesi.
«Signora le serve aiuto?» le domandai, mostrando uno dei miei migliori sorrisi.
Lei annuì, «sto cercando un regalo per mia figlia, ha sedici anni» spiegò.
Annuii, «beh, se vuole ci sono delle felpe in saldo, sono molto belle ed adatte a chiunque. Se vuole gliele mostro.»
La donna assentì, così mi diressi dalla parte opposta del negozio per prendergliele.
Tra un cliente e l’altro il pomeriggio volò, misi a posto su uno scaffale alcune paia di jeans e guardai l’orologio che tenevo al polso. Ancora mezz’ora e avrei finito il turno, pensai.
«Neev», Caroline mi chiamò, «saresti così gentile di mostrare a questo ragazzo la nuova collezione?»
Annuii raggiungendola, quando la testa bionda che c’era davanti a lei si voltò nella mia direzione dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non svenire.
Caroline fortunatamente non si accorse del mio stato, mi sorrise e sparì dietro il bancone.
«O cazzo» mormorai, il ragazzo mi sentì e sorrise.
«Una fan?» mi chiese, divertito.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia, «non sai chi sono?»
Lui strabuzzò gli occhi, «perché dovrei?»
«Credo di sì, Horan.»
Dovetti mordermi un labbro per non scoppiargli a ridere in faccia. Davvero non mi aveva riconosciuta? Pensava fossi una fan?
L’espressione spaventata ma allo stesso tempo pensierosa che aveva in quel momento era degna di essere immortalata. Dov’erano i paparazzi quando servivano?
«Andiamo, proprio non ti ricordi? Che memoria pessima che hai» lo presi in giro, togliendomi gli occhiali e sciogliendomi i capelli, improvvisando due codini.
Niall si portò una mano al mento, le labbra serrate in un’espressione concentrata, «oddio sì!» esclamò poi, indicandomi. «Neev!»
Annuii ridacchiando, «era ora Horan! Il successo ti ha bruciato i neuroni?» domandai, prima di essere avvolta in un abbraccio caloroso.
Gli diedi alcune pacche sulla schiena, cercando di mantenere un’aria professionale.
«Sono sul posto di lavoro» bisbigliai, facendo un cenno lieve verso Caroline, concentrata alla cassa.
«Uhm, certo.»
«Allora, cosa volevi vedere?» gli chiesi, riferendomi al motivo per cui era nel negozio.
«Quello che hai, mi servono un po’ di vestiti» spiegò Niall, passandosi una mano tra i capelli e spettinandoseli ancora di più.
Cominciai a mostrargli le magliette e le felpe che erano appena arrivate, ancora scossa per l’incontro. Possibile che non mi avesse riconosciuta? Scossi la testa tra me e me, infondo quanti anni erano passati dall’ultima volta che ci eravamo visti? Quattro? Cinque? Ero cambiata molto da allora, eccome.
«Okay allora compro due magliette e tre felpe e questo paio di jeans» mi spiegò Niall, indicando i vestiti.
Annuii prendendoli e andando verso la cassa per il pagamento.
«Tra quanto finisci il turno?» mi chiese Niall, porgendomi la carta di credito.
Guardai l’ora, «dieci minuti.»
Il suo viso si aprì in un sorriso, «ti va un caffè?»
 
-

Non mi sono dimenticata della storia, don't panic :D
Anzi, al mare mi sono divertita talmente tanto che ho finito la fan fiction. Ho scritto una cosa tipo venticinque capitoli in otto giorni HAHAHA
Se devo essere sincera sono soddisfatta del risultato, credo che sia una delle più belle fan fiction che abbia mai scritto ma non voglio stare qua a dirne mille che magari voi vi prendete bene e alla fine vi fa schifo D:
Non ho molto da dire ora, siamo solo all'inizio. Vi ringrazio per le meravigliose recensioni e per aver aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Grazie di cuore :D
Per chi volesse essere avvisato su Twitter quando aggiorno, può dirmelo direttamente lì - sono @
xkeepclimbing oppure in una recensione :)
Jas

 


 

   
 
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