Accident- Don’t ever look back!
Per chi punta in avanti,
ma guarda indietro quando la vita lo permette.
«Mi stai fissando da circa
dieci minuti.» disse Marina spostando lo sguardo dall’orologio a Stella «Mi
spaventi: sembri quella tipa indemoniata di Paranolmal
Activity quando se ne sta lì a guardare il suo fidanzato per ore e gingillava proprio
come stai facendo tu, vuoi uccidermi?»
«No, lascia stare, sto
solo pensando.» rispose Stella con gli occhi ancora fissi sull’amica.
«Allora vuoi... baciarmi?»
sussurrò la riccia sul letto.
«No, lascia stare, sto
solo pensando.» ripeté la mora. Marina sorrise.
«Mi presti il tuo nuovo pantaloncino? Considero il
tuo no come un sì.»
«No, lascia stare, sto
solo pensando.»
«E che cavolo.» Marina si
grattò la testa e schioccò le labbra «Ha chiamato Alessandro, mi ha chiesto se
poteva vederti stasera.»
Alessandro il suo ex, ci
teneva ancora. Bel colpo basso.
«No, lascia st... che hai
detto?» urlò mentre si precipitava a prendere il suo cellulare per controllare
le chiamate ricevute. «Non ha chiamato vero?» mormorò con la faccia triste
lanciando da qualche parte il telefono.
«Nope.»
le sorrise la riccia mentre Delia e Aurora si godevano lo spettacolo.
Stella si rimise a
fissarla.
«E che cazzo, sto per diventare isterica. Dimmi che
vuoi?»
«Posso chiederti un po’ di
cose Marina?»
«Quant’è
è precisamente -un po’-?»
«Per quanto riguarda le
ballerine: Hanno davvero creduto che tu fossi la receptionist?» le domandò
avvicinandosi.
«Sì.»
«E ti hanno parlato in
Inglese»
«No, in portoghese.» le
disse alzando le mani al cielo.
«E tu hai risposto in
Inglese?»
«Tu che dici?»
«Io dico che oltre
all’Italiano conosci solo la lingua degli antichi Aramaici» la prese in giro
Stella.
«Errato, ho usato un
amabile accento britannico.»
«Bene se è così io e le
altre stiamo con te.» confermò
Stella alzandosi dal letto aspettando una risposta dalla sua amica che intanto
era rimasta perennemente paralizzata.
«Non ho mai detto che la
sosterrò.» ribadì Aurora inarcando le sopracciglia.
«Dai, ho visto la tua
faccia quando Clara ci ha chiesto chi altro avrebbe avuto la sua stessa idea!»
intervenì Delia.
«Non hai visto una
minchia.» sbraitò la bionda.
«Sì invece, i tuoi occhi
hanno tremato.» mormorò la mora incrociando le braccia.
«Allergia.» si giustificò
l’amica tirando su col naso e nascondendosi dietro il suo giornalino.
«Ma vaffanculo, io ci
sto.» concluse Delia voltandosi verso Marina che per
tutto il tempo si era limitata a fissare le sue amiche.
«Bene!» urlò svegliandosi
dal TraumaTime «venite qui
voi due, fatevi spiegare un po’ di cose.» fece segno alle due more di
avvicinarsi e formare un cerchio ristretto.
«Vi farò solo delle
domande.» mormorò passandosi la lingua sulle labbra «Abbassiamo la voce, se no
Aurora sente i piani e noi siamo fottutte.» disse voltando verso la bionda per
farsi notare.
Quella lanciò via il suo
giornalino e si buttò sulle sue amiche.
«Fatemi sentire.» mormorò
alzando gli occhi al cielo.
«Siamo in quattro. Clara è con noi?» chiese Marina.
«Sì.» risposero tutte.
«L’avete convinta voi?»
«No, si persuaderà da sola. La sua anima è qui in
mezzo a noi.» bisbigliò Stella ad occhi chiusi.
«Allora regola numero
uno... » iniziò la riccia ispezionando i visi di tutte «Che so ditemi una
regola!»
«Non guardarsi mai
indietro!» urlò Aurora.
«Tranne per controllare se
hai calpestato cacca di cane, mi raccomando.» raccomandò Marina.
Tutte risero
melodiosamente. «Non faceva poi così ridere!» mormorò arrossendo.
«Che combinate?» chiese
sospetta Clara affacciandosi dal bagno.
«Richiamiamo i morti
dall’Aldilà.»
«Allora cercate di
riportare la vostra intelligenza indietro dai decessi.» disse la rossa e
scoppiò a ridere da sola mentre ritornava ad asciugarsi i capelli.
«Regola numero due: Mai
ridere alle battute di Clara.» disse Delia.
«Non sarà rischioso,
vero?» cambiò discorso Aurora «Puoi giurarmi che il sabotaggio non
urterà la nostra coscienza?» adesso la bionda aveva uno sguardo terrorizzato.
Marina spostò lo sguardo
sulle sue mani. Non le piacevano i discorsi seri.
«Niente di azzardato! Lo giuro.»
sostenne la riccia.
*********
«Niente di azzardato!»
Delia sterzò e si abbassò
appena in tempo da non farsi notare.
In realtà con quello
scialle avviluppato sul capo e gli occhialoni neri, attirava gli sguardi della
maggior parte dei passanti.
«Avevo chiesto un
travestimento sobrio e tu ti presenti infagottata come una mosca.» esalò Marina
aggiustandosi il cappello.
«Niente di azzardato!» ripeté l’altra imitando la voce di della
riccia «Lo giuro.»
«Sei la maga della
mimetizzazione.»
«Si sono fermate!» urlò
Delia sostando a circa sei metri dietro la macchina che stavano pedinando.
«È qui la sala di ballo?»
«No, sono entrate in
quella gelateria.» bisbigliò la guidatrice.
«Mio Dio, un cannolo
siciliano ciascuno!» intervenì la riccia arricciando le labbra «Vengono in
Italia e divorano intere pasticcerie, non hanno una dieta queste figlie di pu...» non fece in tempo di
concludere la frase che Delia partì a tutta birra per inseguire le ballerine e
Marina batté la testa sul cruscotto.
«Ahia!»
«Shh, siamo arrivate.»
Scesero silenziosamente
dalla macchina e seguirono con lo sguardo le cinque ballerine che entravano in
quella che doveva probabilmente essere la loro sala prove.
Il cancello era ancora
aperto e quindi si introdussero lentamente mentre all’interno i maestri di
ballo parlottavano fitto sul da farsi. Delia e Marina si nascosero vicino
all’entrata posteriore, da lì potevano chiaramente vedere quello che succedeva
in sala grazie a due piccole finestre. Lì Delia posizionò la sua videocamera
per registrare i balli.
«Che succede se ci
scoprono?» sussurrò la mora mentre metteva in accensione il suo aggeggio.
«Credo che ci metteranno
dietro alle sbarre.» le sorrise Marina mentre
posteggiava posata al muretto «Io faccio un po’ di guardia.»
Le prime note si diffusero
nell’aria e le due amiche si scambiarono un sorrisetto.
Dopo almeno tre canzoni
Marina gettò uno sguardo verso destra e notò un oggettino di metallo a dieci
metri da loro. Solo quando si avvicinò abbastanza si accorse che era una
telecamera a 360 gradi, quelle in grado di zoomare al massimo.
Qualcuno la stava guardando.
«D-Delia, credo che ehm.. abbiamo un p-problemino.» balbettò Marina mentre scavava
nella sua borsa, in cerca di qualcosa per coprire la telecamera.
Cappello, foulard... ohh,
ecco la sua sciarpa tigrata.
«Eh?» tutto quello che
vide Delia fu la sua amica intenta a riporre una sciarpa su una telecamera.
Marina canta vittoria per
il lavoro appena concluso, prende una storta e precipita.
Non cantare vittoria troppo presto.
*********
«Porca vacca!» urlava
Marina tenendosi stretta la caviglia arrossata mentre Delia sedeva vicino a lei
mordendosi le unghie. Si stava lamentando da quando aveva saputo che l’avevano
sistemata in una stanza dalle mura color pistacchio sbiadito, che probabilmente
usufruivano per i bambini iperattivi.
Come se non bastasse era
stata evidenziata come “segnale verde” a causa di Delia che, per non far sapere
cosa realmente avevano combinato, aveva raccontato all’infermiera nell’ingresso
che la paziente era semplicemente caduta dalle scale.
Così stavano aspettando da
circa un’ora che avanzassero i “segnali rossi”, quelli più gravi.
«Farò finire il dottore in
prigione!» strillò ansimando la riccia mentre la porta si apriva lasciando
passare quell’ultimo.
«La scusi, dottore.»
borbottò Delia lanciando un’occhiataccia all’amica.
«Oh, è un semplice flusso
scombussolato di emozioni.» sorrise lui che dimostrava una ventina d’anni «Se ci aggiungiamo il dolore, possiamo essere davvero
arrabbiati e fuori dal normale. Giusto, signorina... Dessi? Marina Dessi?» chiese il ragazzo guardando la scheda clinica.
Marina si limitava ad
aggrottare la fronte e a non piangere dal dolore.
«Appena compiuto diciotto
anni, disoccupata, nata a Salerno, vive a Latina e viene qui
a Milano per cadere dalle scale.» continua il dottore.
«Per andare ad un
concerto!» lo corresse Delia guardandolo incantata «S-siamo
qui per un concerto...»
«Capisco...»
annuì lui «Continuando: allergica allo iodio e ai gelsomini, mandata col
segnale verde, non ha voluto far vedere la caviglia all’infermiera perché le
faceva esageratamente male.»
«Okay, tutto questo è troppo. Non c’era scritto
sulla mia scheda il fatto della caviglia, e per lo più non sono allergica ai
gelsomini.» mormorò quella sul lettino mentre cercava
di ributtare indietro tutte le lacrime.
«Piangi
«Non riesco a capire.»
fece la mora.
«Quando la rabbia e il
pianto vengono repressi per dare spazio al dolore, spesso si può perdere....»
La riccia gemette e ruotò
gli occhi, buttando la testa sul cuscino.
«...coscienza.»
mormorò il dottore alzando le gambe di quella appena svenuta «come non detto.»
Dopo mezz’ora.
«Bene, la paziente dovrà
portare il bastone per almeno... una decina di giorni.»
Marina alzò gli occhi al
cielo e finse di svenire di nuovo.
«E non dimenticare di
piangere, mi raccomando.»
Così si avviarono
all’hotel e quando fecero segno di entrare, si accorsero che Clara era seduta
ad aspettarle. Aspettava con le braccia incrociate, lo
sguardo iniettato di sangue e le gambe distese.
«Non puoi impedirci di
incontrare i nostri idoli.» mormorò Delia.
«Non vi preoccupate io starò solo a guardare.» rispose la rossa.
Le stava prendendo in giro?
Bella merda.
PLeAse Read in this diRection
(Y) ->
Prima cosa: Scusatemi
tanto per non aver aggiornato prima ç___ç
E’ inutile che mi scuso tanto nessuno caga la storia Xddd
Seconda cosa: GRAZIE MILLE
PER TUTTE QUELLE TANTE VISITE <3
Mi farebbe piacere sapere
il vostro parere con delle recensioni :3
CONTINUATE A LEGGERE E A
SEGUIRLA! <3