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Autore: SealySota    15/08/2012    1 recensioni
Si accomodò sulla sedia del tavolino e iniziò a scrivere sul pezzo di carta il suo piccolo piano malefico.
"SABOTAGGIO" questo era il titolo.
Poi stilò una serie di punti su cui impostare il progetto.
Lo rilesse, poi strappò il pezzo di foglio in cui c’era l’ultimo punto.
"Realizzazione dei sogni."
«I sogni sono quelli che si fanno ad occhi chiusi.» mormorò Marina cercando di lanciare il ritaglio accartocciato nel cestino.
Ma mancò il bersaglio e la pallina di carta andò sul pavimento.
Un concerto, un Meet&Greet, una stretta di mano, un abbraccio, un autografo. Questi sono sogni.
Ma sabotare un progetto per salire sul palco con i tuoi idoli.
Beh, questo è un desiderio.
**
Non tutte le fan incontrano i loro idoli per caso. Alcune di loro modificano il caso a loro piacimento.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Accident- Don’t ever look back

Accident- Don’t ever look back!

 

   Per chi punta in avanti,

ma guarda indietro quando la vita lo permette.

 

«Mi stai fissando da circa dieci minuti.» disse Marina spostando lo sguardo dall’orologio a Stella «Mi spaventi: sembri quella tipa indemoniata di Paranolmal Activity quando se ne sta lì a guardare il suo fidanzato per ore e gingillava proprio come stai facendo tu, vuoi uccidermi?»

«No, lascia stare, sto solo pensando.» rispose Stella con gli occhi ancora fissi sull’amica.

«Allora vuoi... baciarmi?» sussurrò la riccia sul letto.

«No, lascia stare, sto solo pensando.» ripeté la mora. Marina sorrise.

«Mi presti il tuo nuovo pantaloncino? Considero il tuo no come un sì.»

«No, lascia stare, sto solo pensando.»

«E che cavolo.» Marina si grattò la testa e schioccò le labbra «Ha chiamato Alessandro, mi ha chiesto se poteva vederti stasera.»

Alessandro il suo ex, ci teneva ancora. Bel colpo basso.

«No, lascia st... che hai detto?» urlò mentre si precipitava a prendere il suo cellulare per controllare le chiamate ricevute. «Non ha chiamato vero?» mormorò con la faccia triste lanciando da qualche parte il telefono.

«Nope.» le sorrise la riccia mentre Delia e Aurora si godevano lo spettacolo.

Stella si rimise a fissarla.

«E che cazzo, sto per diventare isterica. Dimmi che vuoi?»

«Posso chiederti un po’ di cose Marina?»

«Quant’è è precisamente -un po’-?»

«Per quanto riguarda le ballerine: Hanno davvero creduto che tu fossi la receptionist?» le domandò avvicinandosi.

«Sì.»

«E ti hanno parlato in Inglese»

«No, in portoghese.» le disse alzando le mani al cielo.

«E tu hai risposto in Inglese?»

«Tu che dici?»

«Io dico che oltre all’Italiano conosci solo la lingua degli antichi Aramaici» la prese in giro Stella.

«Errato, ho usato un amabile accento britannico.»

«Bene se è così io e le altre stiamo con te.»  confermò Stella alzandosi dal letto aspettando una risposta dalla sua amica che intanto era rimasta perennemente paralizzata.

«Non ho mai detto che la sosterrò.» ribadì Aurora inarcando le sopracciglia.

«Dai, ho visto la tua faccia quando Clara ci ha chiesto chi altro avrebbe avuto la sua stessa idea!» intervenì Delia.

«Non hai visto una minchia.» sbraitò la bionda.

«Sì invece, i tuoi occhi hanno tremato.» mormorò la mora incrociando le braccia.

«Allergia.» si giustificò l’amica tirando su col naso e nascondendosi dietro il suo giornalino.

«Ma vaffanculo, io ci sto.» concluse Delia voltandosi verso Marina che per tutto il tempo si era limitata a fissare le sue amiche.

«Bene!» urlò svegliandosi dal TraumaTime «venite qui voi due, fatevi spiegare un po’ di cose.» fece segno alle due more di avvicinarsi e formare un cerchio ristretto.

«Vi farò solo delle domande.» mormorò passandosi la lingua sulle labbra «Abbassiamo la voce, se no Aurora sente i piani e noi siamo fottutte.» disse voltando verso la bionda per farsi notare.

Quella lanciò via il suo giornalino e si buttò sulle sue amiche.

«Fatemi sentire.» mormorò alzando gli occhi al cielo.

«Siamo in quattro. Clara è con noi?» chiese Marina.

«Sì.» risposero tutte.

«L’avete convinta voi?»

«No, si persuaderà da sola. La sua anima è qui in mezzo a noi.» bisbigliò Stella ad occhi chiusi.

«Allora regola numero uno... » iniziò la riccia ispezionando i visi di tutte «Che so ditemi una regola!»

«Non guardarsi mai indietro!» urlò Aurora.

«Tranne per controllare se hai calpestato cacca di cane, mi raccomando.» raccomandò Marina.

Tutte risero melodiosamente. «Non faceva poi così ridere!» mormorò arrossendo.

«Che combinate?» chiese sospetta Clara affacciandosi dal bagno.

«Richiamiamo i morti dall’Aldilà.»

«Allora cercate di riportare la vostra intelligenza indietro dai decessi.» disse la rossa e scoppiò a ridere da sola mentre ritornava ad asciugarsi i capelli.

«Regola numero due: Mai ridere alle battute di Clara.» disse Delia.

«Non sarà rischioso, vero?» cambiò discorso Aurora  «Puoi giurarmi che il sabotaggio non urterà la nostra coscienza?» adesso la bionda aveva uno sguardo terrorizzato.

Marina spostò lo sguardo sulle sue mani. Non le piacevano i discorsi seri.

«Niente di azzardato! Lo giuro.» sostenne la riccia.

 

*********

«Niente di azzardato

Delia sterzò e si abbassò appena in tempo da non farsi notare.

In realtà con quello scialle avviluppato sul capo e gli occhialoni neri, attirava gli sguardi della maggior parte dei passanti.

«Avevo chiesto un travestimento sobrio e tu ti presenti infagottata come una mosca.» esalò Marina aggiustandosi il cappello.

«Niente di azzardato!» ripeté l’altra imitando la voce di della riccia «Lo giuro.»

«Sei la maga della mimetizzazione.»

«Si sono fermate!» urlò Delia sostando a circa sei metri dietro la macchina che stavano pedinando.

«È qui la sala di ballo?»

«No, sono entrate in quella gelateria.» bisbigliò la guidatrice.

«Mio Dio, un cannolo siciliano ciascuno!» intervenì la riccia arricciando le labbra «Vengono in Italia e divorano intere pasticcerie, non hanno una dieta queste figlie di pu...» non fece in tempo di concludere la frase che Delia partì a tutta birra per inseguire le ballerine e Marina batté la testa sul cruscotto.

«Ahia!»

«Shh, siamo arrivate.»

Scesero silenziosamente dalla macchina e seguirono con lo sguardo le cinque ballerine che entravano in quella che doveva probabilmente essere la loro sala prove.

Il cancello era ancora aperto e quindi si introdussero lentamente mentre all’interno i maestri di ballo parlottavano fitto sul da farsi. Delia e Marina si nascosero vicino all’entrata posteriore, da lì potevano chiaramente vedere quello che succedeva in sala grazie a due piccole finestre. Lì Delia posizionò la sua videocamera per registrare i balli.

«Che succede se ci scoprono?» sussurrò la mora mentre metteva in accensione il suo aggeggio.

«Credo che ci metteranno dietro alle sbarre.» le sorrise Marina mentre posteggiava posata al muretto «Io faccio un po’ di guardia.»

Le prime note si diffusero nell’aria e le due amiche si scambiarono un sorrisetto.

Dopo almeno tre canzoni Marina gettò uno sguardo verso destra e notò un oggettino di metallo a dieci metri da loro. Solo quando si avvicinò abbastanza si accorse che era una telecamera a 360 gradi, quelle in grado di zoomare al massimo.

Qualcuno la stava guardando.

«D-Delia, credo che ehm.. abbiamo un p-problemino.» balbettò Marina mentre scavava nella sua borsa, in cerca di qualcosa per coprire la telecamera.

Cappello, foulard... ohh, ecco la sua sciarpa tigrata.

«Eh?» tutto quello che vide Delia fu la sua amica intenta a riporre una sciarpa su una telecamera.

Marina canta vittoria per il lavoro appena concluso, prende una storta e precipita.

Non cantare vittoria troppo presto.

 

*********  

 

«Porca vacca!» urlava Marina tenendosi stretta la caviglia arrossata mentre Delia sedeva vicino a lei mordendosi le unghie. Si stava lamentando da quando aveva saputo che l’avevano sistemata in una stanza dalle mura color pistacchio sbiadito, che probabilmente usufruivano per i bambini iperattivi.

Come se non bastasse era stata evidenziata come “segnale verde” a causa di Delia che, per non far sapere cosa realmente avevano combinato, aveva raccontato all’infermiera nell’ingresso che la paziente era semplicemente caduta dalle scale.

Così stavano aspettando da circa un’ora che avanzassero i “segnali rossi”, quelli più gravi.

«Farò finire il dottore in prigione!» strillò ansimando la riccia mentre la porta si apriva lasciando passare quell’ultimo.

«La scusi, dottore.» borbottò Delia lanciando un’occhiataccia all’amica.

«Oh, è un semplice flusso scombussolato di emozioni.» sorrise lui che dimostrava una ventina d’anni «Se ci aggiungiamo il dolore, possiamo essere davvero arrabbiati e fuori dal normale. Giusto, signorina... Dessi? Marina Dessi?» chiese il ragazzo guardando la scheda clinica.

Marina si limitava ad aggrottare la fronte e a non piangere dal dolore.

«Appena compiuto diciotto anni, disoccupata, nata a Salerno, vive a Latina e viene qui a Milano per cadere dalle scale.» continua il dottore.

«Per andare ad un concerto!» lo corresse Delia guardandolo incantata «S-siamo qui per un concerto...»

«Capisco...» annuì lui «Continuando: allergica allo iodio e ai gelsomini, mandata col segnale verde, non ha voluto far vedere la caviglia all’infermiera perché le faceva esageratamente male.»

«Okay, tutto questo è troppo. Non c’era scritto sulla mia scheda il fatto della caviglia, e per lo più non sono allergica ai gelsomini.» mormorò quella sul lettino mentre cercava di ributtare indietro tutte le lacrime.

«Piangi mai Marina?» chiese il dottore spostando lo sguardo dal suo camice bianco a Delia «Piange mai la sua amica?»

«Non riesco a capire.» fece la mora.

«Quando la rabbia e il pianto vengono repressi per dare spazio al dolore, spesso si può perdere....»

La riccia gemette e ruotò gli occhi, buttando la testa sul cuscino.

«...coscienza.» mormorò il dottore alzando le gambe di quella appena svenuta «come non detto.»

 

Dopo mezz’ora.

«Bene, la paziente dovrà portare il bastone per almeno... una decina di giorni.»

Marina alzò gli occhi al cielo e finse di svenire di nuovo.

«E non dimenticare di piangere, mi raccomando.»

Così si avviarono all’hotel e quando fecero segno di entrare, si accorsero che Clara era seduta ad aspettarle. Aspettava con le braccia incrociate, lo sguardo iniettato di sangue e le gambe distese.

«Non puoi impedirci di incontrare i nostri idoli.» mormorò Delia.

«Non vi preoccupate io starò solo a guardare.» rispose la rossa.

Le stava prendendo in giro?

Bella merda.

 

 

PLeAse Read in this diRection (Y) ->

 

 

Prima cosa: Scusatemi tanto per non aver aggiornato prima ç___ç

E’ inutile che mi scuso tanto nessuno caga la storia Xddd

Seconda cosa: GRAZIE MILLE PER TUTTE QUELLE TANTE VISITE <3

Mi farebbe piacere sapere il vostro parere con delle recensioni :3

CONTINUATE A LEGGERE E A SEGUIRLA! <3

 

  
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