-Allora,
che ne pensi
della mia barca?- domandò Brittany accarezzando quasi
amorevolmente l’albero.
-E’
tua?-
Annuì
–Fra un mese parto
per la regata in solitaria-
Era
lei la ragazza di cui
parlava Puck.
-Vuoi
salire a bordo?-
chiese poi sorridendomi.
-Certo-
afferrai la mano
che Brittany mi porgeva e salii con un mezzo saltello.
Mi
diedi un’occhiata
attorno; non mi ero sbagliata, quella barca era bellissima.
-Quindi
andavamo al liceo
assieme eh?- dissi qualche istante dopo per spezzare il silenzio
-Già-
confermò –Ma io ero
un anno indietro a voi, forse è per questo che non ti
ricordi di me-
Annuii
distrattamente,
non ero più molto abituata a conversare.
-Ieri
ti ho rivisto per
la prima volta dal liceo, mi hai fatto uno strano effetto- disse
all’improvviso.
La
guardai interrogativa.
-Eri
incredibile al
liceo, quando veleggiavi nessuno poteva tenere testa; mi ha stupito
sapere che
hai rinunciato a una borsa di studio per fare la custode del cimitero-
spiegò.
-Si
bè, le cose non sono
andate esattamente come speravo sei anni fa- sospirai sedendomi in una
delle
due panchine del pozzetto.
-Mi
è dispiaciuto molto
per Quinn- rispose lei
capendo a cosa mi
riferivo –Non la conoscevo bene ma è sempre stata
gentile con me-
Sorrisi
–Lei è gentile
con tutti-
Se
aveva notato il mio
uso del presente non lo diede a vedere.
-Non
hai mai voglia di
riprendere con la vela?- chiese.
Scossi
la testa –Il…il
mio lavoro mi tiene molto impegnata- mentii.
“Troppi ricordi”
-Non
capisco, cosa ti
tiene ancorata a questo posto? Potresti andartene quando vuoi-
insisté
“Quinn” risposi
mentalmente.
-Devo
andare, si sta
facendo tardi- mi alzai di scatto.
-Aspetta!-
si alzò anche
lei –Mi dispiace, non volevo essere invadente-
cercò di fermarmi.
-Non
è per quello,
tranquilla- mentii ancora –E’ che domattina mi devo
svegliare presto, è stato
bello rivederti Brittany-
Mi
affrettai ad andarmene
prima che potesse dirmi qualcos’altro.
“E’
in arrivo un fronte
temporalesco da nord, consigliamo a tutti i marinai di restare in porto
e…”
Spensi
la radio ingoiando
l’ultimo boccone della mia colazione.
Diedi
un ultimo rapido
sguardo agli orari del tramonto uscii di casa.
-Puckerman!-
esclamai
meravigliata vedendo il mio amico chino su un’aiuola
–Già al lavoro?
Addirittura in orario?-
Lui
sollevò la testa
facendo una smorfia –Mi sentivo un po’ in colpa per
ieri sera- ammise poi
-Lascia
perdere, non è
colpa tua se i tuoi amici sono dei completi idioti-
Lui
annuì poco convinto -Ah,
il funerale di oggi è spostato dalle due alle tre-
Annuii
distrattamente
preparandomi ad affrontare un’altra giornata di lavoro.
Dalla
cima della
collinetta potevo vedere tutta la funzione.
Dopo
tanti anni non mi
faceva quasi più effetto vedere tutte quelle persone
piangere.
-I
funerali non sono mai
una bella cosa, eh?- domandò improvvisamente una voce alle
mie spalle.
-Immagino
di no- risposi
voltandomi verso l’uomo riccio che aveva appena parlato.
Lui
mi fissò per un
attimo, poi il suo viso si illuminò -Santana?-
esclamò -Santana Lopez?-
Focalizzai
meglio l’uomo ,
mi sembrava stranamente familiare.
-Sono
William Shuester
ricordi? Il paramedico-
Ah
già, lui era l’uomo a
cui dovevo la vita.
-Signor
Shuester- dissi
semplicemente
-Non
hai idea di quanto
sono felice di rivederti… cos’hai fatto in questi
anni? Sei sposata? Hai figli
magari?-
-Ehm…no,
veramente faccio
la custode qui- abbassai lo sguardo.
-Ah-
rispose lui
semplicemente
-Che
le è successo?-
dissi poi
all’improvviso, alludendo alla
bruciatura che gli attraversava metà viso.
-Fuga
di gas, non hai
idea di quando poco basti per scatenare un inferno-
-Mi
dispiace- che altro
si diceva in quei casi?
-Oh
no! Non essere
dispiaciuta, io non lo sono-
Lo
guardai interrogativa.
Perché non avrei dovuto essere dispiaciuta?
Perché lui non avrebbe dovuto
esserlo?
-Ho
avuto una
vita…intensa- spiegò –Non ho nessun
rimpianto e inoltre… ho assistito a un
miracolo- fissò gli occhi sul mio volto –Avevi
perso un’enorme quantità di
sangue, l’encefalogramma era piatto- continuò
senza nascondere un tono
stupefatto, come se non potesse ancora credere a cosa era accaduto
–Ti avevano
dato tutti per morta, eri morta e
poi…- fece una pausa ammiccando verso di me –Hai
aperto gli occhi
all’improvviso, il tuo cuore ha ricominciato a
battere…devi chiederti perché-
-Perché
cosa?- me lo
chiedevo sempre il perché: perché io e non lei?
Perché io ero viva e Quinn no?
-Perché
hai avuto una
seconda possibilità- disse invece l’uomo
-Perché sei viva e sei qui. Dio non si
scomoda senza motivo, di sicuro aveva grandi progetti per te se ti ha
permesso
di tornare-
-Grandi
progetti?-
sbuffai ironica –Quali?-
-Non
ne ho idea- rispose –Ma
di sicuro non li scoprirai restando a
lavorare in un cimitero per tutta la vita-
Alzai
di scatto lo
sguardo, perché pretendevano tutti di sapere cosa era meglio
per me?
Che
ne sapevano loro del
perché volevo restare a lavorare in un cimitero?
Mi
concentrai sul
funerale pochi metri più in basso: il parroco aveva finito
il discorso, era il
momento di calare la bara.
-Ora
devo andare signor
Shuester-
Lui
annuì comprensivo
–Sei giovane Santana- disse poi –Non buttare via la
tua vita-
-Non
lo farò- assicurai
per poi allontanarmi velocemente.
Feci
solo pochi passi
prima di voltarmi di nuovo verso di lui –Mi dispiace davvero
per lei- dissi –E
grazie…per tutto-
Will
sorrise di nuovo
prima di darmi le spalle.
L’alone
di luce che lo
circondava divenne
sempre più luminoso
fino ad avvolgerlo del tutto.
Quando
la luce sparì, lui
se ne era andato con lei.
Sospirai
un’ultima volta
prima di andare ad aiutare Puck a calare sotto terra la bara di William
Shuester.
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Il
vento che mi passava
tra i capelli era una delle sensazioni che preferivo del veleggiare, mi
sembrava di volare.
Di
sicuro sembrava un
bella giornata per un’uscita di prova.
-Brittany? Mi senti?- gracchiò
una voce nel walkie talkie
-Forte
e chiaro Finn-
risposi al mio istruttore di vela che mi avrebbe seguito via radio per
tutta la
regata.
-Bene. Ascolta, a Nord c’è una
tempesta piuttosto brutta quindi tieniti
a est e il più possibile sotto costa-
-Certo-
risposi
distrattamente –Ci risentiamo dopo Finn, passo e chiudo-
Riposi
il walkie talkie
nella retina sul fianco di una delle due panchine del pozzetto e
ripresi in
mano il timone.
Buttai
uno sguardo verso
Nord.
Un
paio di nuvole scure
troneggiavano nel cielo, per il momento non sembrava peggio di una
qualsiasi
altra tempesta.
Indugiai
un attimo ancora
sulle nuvole.
-Che
la faccio a fare una
regata in solitaria se non so nemmeno superare una comunissima
tempesta?-
chiesi tra me e me prima spostare leggermente il timone e lascare la
randa.
Virai
senza problemi
spostandomi dal lato opposto a quello in cui ero.
Ignorando
completamente
gli avvertimenti di Finn, la prua della mia barca si diresse
velocemente verso
Nord,
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Ok, lo so, la trama
è
uguale a quella del film…MA ancora per poco.