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Autore: boll11    01/03/2007    1 recensioni
Severus, Sirius e Remus si risvegliano al mattino scoprendo invece di essere piombati in un incubo. Cosa è successo? E soprattutto, perché?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
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Una forzata vacanza

2.

Sirius sbatté gli occhi infastidito da una lama di sole e da un peso sconosciuto sul suo petto.
Quando finalmente uscì dal dormiveglia rimase a fissare una massa boccoluta di capelli biondi, palesemente tinti - dato il colore fosforescente che abbaglia - che si spargevano sul suo petto nudo, senza riuscire a capire se ancora sognava e fosse caduto in un incubo.
Da quella posizione immobile, le braccia stese dietro di sé a toccare le sbarre di ottone della testiera, volse lo sguardo intorno per quanto possibile.
Il soffitto era tinto di un arancione acceso e nel centro troneggiava un lampadario talmente arzigogolato che a seguirne le linee veniva mal di testa.
Con la coda dell’occhio riuscì a scorgere il resto dell’arredamento, che era talmente kitch da dargli il capogiro.
Le pareti erano verde muschio.
Mobili spaiati la occupavano in lungo e in largo, di legno, di ottone, di qualcosa simile a paglia.
Vestiti erano sparsi su sedie imbottite, sul pavimento ricolmo di tappeti dozzinali, sui ripiani lucidi dei mobili, sulle ante aperte dell’armadio, in mucchi eterogenei, maschili e femminili.
Stava ancora cercando di venire a capo di quella situazione, la fronte leggermente aggrottata, quando il suono penetrante di una sveglia lo fece sussultare spaventato.
La testa tinta si animò e si sollevò con uno scatto repentino dal suo petto, dandogli la prima piacevole sensazione da che si era svegliato.
Poi, quando il viso proprietario di quella testa si volse verso di lui, occhi cisposi e abbottati, ogni ottimistico pensiero si sciolse come neve al sole.
“Buongiorno cucciolo!” bisbigliò una voce roca, da labbra carnose.
Cucciolo?
“Buongiorno?” rispose titubante lui, sempre immobile, le mani a stritolare le lucide barre di ottone. Quella si alzò veloce dal letto, scostando lenzuola di raso verde e mostrando un corpo semivestito da una corta sottana bianca.
“Abbiamo fatto tardi ieri tesoruccio” continuò quella raccattando da terra alcune manciate di vestiti “Dovremo dormire più di due ore per notte, non credi?”.
Sirius non trovò nulla da obbiettare.
Si sentiva uno straccio, e quando il sottointeso di quelle parole fece breccia nella sua comprensione, ebbe un capogiro da mozzare il fiato.
-Non è possibile che io abbia potuto anche solo sfiorare una donna come questa!- pensò, mentre l’orrore di certi pensieri si trasformava in vivide immagini.
“Avanti cocco, sbrigati ad alzarti, se non vuoi che torni alla carica!” rise quella, continuando a recuperare vestiti stazzonati. “Ho ancora voglia, lo sai tenerone? La mattina mi prende sempre così.”
La vide smettere di chinarsi, mostrando il suo sedere privo di ogni rivestimento, e di questo fu grato, ma si volse verso di lui ammiccante, la massa di abiti stretta al petto voluminoso.
“Ti va un po’ di sbattipancia, coccoloso?” chiese, la voce roca che le doveva sembrare particolarmente sexy.
Sirius ebbe un moto inconsulto di spavento.
Come un lattante si coprì fino alla bocca con le lenzuola sgualcite, a mostrare solo gli occhi sgranati. “E’ davvero tardi, coccolosa.” Biascicò lui da quella misera protezione.
La sentì sospirare e dirigersi alla porta.
“Ok, bambolo. Ti preparo il caffè. Sbrigati a tirarti fuori dal letto.”
E detto questo, uscì.

Dove diamine sono?
Dove dannato Merlino sono?
Scostò le lenzuola e scese cauto dal letto.
Rimase fermo in mezzo alla stanza cercando di far chiarezza nei ricordi della sera precedente.
Era insieme a Severus.
Stavano bevendo del vino.
Ed ora?
Come diavolo era arrivato lì?

Con lo sguardo cercò intorno qualcosa che gli rammentasse che era un mago, diamine, ma della bacchetta, della sua toga blu, dei suoi abiti sobri non vide traccia.
Solo una profusione di colori.
A dispetto del panico gli venne da ridere ad immaginare Severus nella sua situazione.
Sarebbe morto sul colpo, ci avrebbe giurato.
-Cosa faccio, ora?- si chiese distratto, raccogliendo da terra quelli che gli parvero jeans da uomo –Prima di tutto ci vuole un caffè! Non credo di essermi mai svegliato a quest’ora in vita mia e i miei pensieri non possono avere un filo logico.-
Si diresse, pantaloni sotto braccio, verso una cassettiera sbilenca fatta di un materiale simile al vimini e aprì il primo cassetto.
Con un sorriso si congratulò con se stesso per aver azzeccato al primo colpo.
Era la sua biancheria.
Per la prima volta lo sguardo scese sui suoi boxer e lì si fermò.
Se si fosse visto allo specchio, in quell’esatto istante, avrebbe riso di se stesso.
Aveva un’espressione imbambolatissima.
Sopra il taglio verticale dei boxer era stampato a caratteri maiuscoli:
La bestia.
Aveva mai visto qualcosa di così idiota, nella vita?
Probabilmente sì, e vi aveva anche riso, ma indossato, mai!
Chi caspita era diventato?
Frugò nel cassetto alla ricerca di mutande normali, ma non ne trovò.
Su ogni dannato paio erano riportate delle scritte dal significato più o meno esplicito: Ogni giorno è buono, La forza sia con te, Cucù, Ucci ucci ucci… e via dicendo.
Si stava deprimendo veramente ora.
Prese un paio di boxer a caso dal mucchio disordinato del cassetto e si dispose a cercare una camicia che, a quanto notava da quelle sparpagliate in terra, non fosse a scacchettoni stile tovaglia o a rigoni da carcerato.
Aveva già dato, grazie.
Mentre pescava nei cassetti con foga maniacale, entrò di nuovo la donna, completamente vestita ora:
“Puccio, non scordarti di indossare la canottiera, mi raccomando!” gli disse, tendendogli un orrido indumento di un bianco indecente.
Una di quelle canottiere che aveva visto, a volte, indosso al padre di Remus. Costretto dalla madre, ovvio.
-Sarà una fissazione delle donne babbane, questa?- Si chiese, tendendo la mano ad arraffare quell’indumento e rimanendo interdetto a guardarlo.
“Ma mi sta questa?” chiese più a sé stesso che alla donna, osservando la larghezza risicata della maglia solcata da piccole righe in rilievo.
“Che scioccolone che sei, tesoruccio! L’hai messa tante di quelle volte! Su, fai il bravino e sbrigati.
Appena hai finito di vestirti fammi un fischio che ti acconcio quella massa di capelli spettinati, leoncino mio!” tubò la donna e ancheggiando in stretti pantaloni di pelle marrone, scomparve nuovamente dalla stanza.

A Sirius tutto quel miele aveva cominciato a dare ai nervi.
Come non mai sentì il bisogno di una di quelle frasi deliziosamente pungenti col quale lo salutava la mattina Severus.
Tipo:
“Ti sei appena destato dal sonno dei morti?” o il sempreverde, “Non ti avvicinare che hai l’alito che uccide un cadavere.”
Sospirando pescò una camicia a caso, sorvolando sul fatto che, proprio sul davanti, aveva un disegno complicatissimo di draghi intrecciati a liane rampicanti in una caterva di colori che nessun occhio umano poteva sopportare per più di due secondi senza cadere stecchito a terra privo della vista.

Prima di uscire dalla stanza, diede un’ultima occhiata disperata al panorama, sondando frenetico con l’occhio alla ricerca, hai visto mai, della sua bacchetta.
Nulla.
E va bene!
Con un ultimo moto di fastidio, raccolse le scarpe (un orrido intreccio di lacci e stringhe a formare un sandalo dall’aspetto imponente) e schiuse la porta.
L’odore del caffé fu l’unica cosa positiva di quell’inizio mattinata.
Aspirò a pieni polmoni e a piedi scalzi si diresse verso quella che poteva essere la porta del bagno. Facile, visto che era spalancata a mostrare un disordine di acqua e asciugamani.
La chiuse dietro di lui e sospirò.

Merlino! che orrendo risveglio!

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Ebbene sì, Ana, ho cominciato a scrivere questa storia comica da parecchio ed è rimasta nel cassetto per troppo tempo, tormentandimi stile tarlo con tavola di legno.
Per questo la pubblico, sebbene non sia ancora totalmente finita.
Gli aggiornamenti non saranno regolari, ma prometto che non saranno neanche troppo distanti.
Io è questa storia abbiamo un conto in sospeso.
Ho promesso che l'avrei avuta vinta e ci sto pian piano riuscendo.
Quindi, Summers non preoccuparti. La continuo sicuro. ^_- e grazie.

  
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