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Autore: Callie_Stephanides    17/08/2012    7 recensioni
Quando si incontrano per la prima volta, in occasione della finale della Coppa del Mondo di Quidditch, Draco Malfoy e Hermione Granger devono ancora compiere quindici anni.
E' un rapido sguardo, il loro; la curiosità di un momento.
Qualche settimana più tardi, tuttavia, quando l'unico figlio di Lucius Malfoy arriva a Hogwarts con la legazione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, il Destino stringe il nodo di cui saranno gli estremi.
Puoi innamorarti della ragazza che ha rubato il cuore dello Czar di Durmstrang?
Se è tanto forte da sciogliere la prigione di ghiaccio in cui ti sei nascosto, forse sì.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Dum spiro, spero'
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“Sapete a cosa andate incontro?”
“Siete stato molto esauriente, signore.”
“Non come avrei dovuto. Non come si conviene a…”
“Avevate ragione voi ed io torto. Non sapevo che avrei accolto una condanna per la vita, ma ho accettato di soffrire il rischio.”
“Siete giovane. La bilancia dell’errore pesa sempre due volte, ma avete diritto all’indulgenza.”
“E voi? Voi ne avete ottenuta?”
“Si. Ne ho avuta più di quel che il mio crimine meritava.”
“Datemi una ragione per credervi.”
“La mia vita, Florian. Una vita che non valeva il disturbo di nessuno.”
“Così dite, eppure è stata salvata.”
“Ora tocca a voi.”
“No. A me tocca l’Opera.”
“Oh, no… No...”
“Siete stato voi a suggerirmelo. L’unico modo per mondarsi è trasmutare.”
“Florian…”
“Vi tradirò per tradirli, signore. Sarò il crogiolo che avvelenerà Voldemort.”
“E se fallirete?”
“Avrò restituito il sangue che ho rubato e l’equilibrio che la mia nascita ha turbato.”
“Aprirete un nuovo vuoto, invece, perché il tempo non si dilata, ma la vita ha braccia infinite.”
“Ho rifiutato quella stretta tanto tempo fa, signore, poiché sono stato avventato e stupido, proprio come avete detto.”
“E solo, Florian, ma lo comprendo adesso.”
“Siamo tutti soli, professor Piton, quando chi amiamo smette di guardarci…”
“…”
“Sarò al fianco di Draco, finché la trama di Karkaroff non mi sarà chiara sino all’ultimo filo dell’ordito. È possibile che debba ricorrere ancora alla pozione Polisucco, perciò lamentatevi dei furti più che potete.”
“Sospettano di voi.”
“Il sospetto non vi ha mai impedito di combattere.”
“Voi non siete me, Florian. Non pensate…”
“Nemmeno voi mi conoscete come immaginate, professor Piton. Attendete il Rubedo.”
“È proprio quello che temo.”


Anch’io ho paura: paura di un rosso che è sangue e morte.
Paura di una fine senza più principio.
Paura di quel che potrei diventare, con un mostro nel cuore e una maledizione che lo rende ogni giorno più forte.

Florian stringe i denti e inghiotte il sapore ferroso di una consapevolezza orribile: non gli resta molto da vivere. I silenzi di Piton hanno sempre suggerito più delle parole: sa che qualcuno teme per lui e che quella preoccupazione è genuina, ma non basta. È il figlio di Leanor Wittgenstein e da sua madre ha imparato a morire per amore.
È un atto d’amore anche il suo: per Draco, per Astoria e per chi resterà.
Un mondo governato da incubi non somiglia a quello per cui ha pregato mille volte – e studiato sino a perdere la ragione.

Si muove circospetto, seguito da sguardi ora curiosi, ora diffidenti. Durmstrang è un organismo semplice, ma spietato e vorace: si caccia in branco o si è cacciati.
Florian Von Kessel, però, all’ebbrezza del predatore si è sempre consegnato solo.
Draco occupa il tavolo più estremo della biblioteca. Il sole è tramontato, inghiottito da un sudario di nubi filamentose, e a guidare i suoi passi sono le grasse candele che ravvivano l’ambiente. L’odore penetrante del sego gli ferisce l’olfatto, mentre i dettagli sfumano in ombra. Draco, tuttavia, è sempre presente al suo sguardo: un’asola dorata nelle tenebre.
Un ossimoro, per l’oscurità che gli dorme nel cuore.

“Sono qui,” dice. “Sono tornato.”
Draco finge di non aver sentito. Florian fissa tomi di pergamena arricciata, la lacrima nera che il calamo ha lasciato su una superficie tarlata dai secoli.
“Posso aiutarti.”
Draco solleva il viso. I suoi occhi sono gelidi e morti.
“Sei fuori.”
“No, se non sono io a deciderlo.”

Deve ricordare com’era Florian Von Kessel prima di Hogwarts, degli incubi, del Marchio.
Deve risalire da salmone il fiume della vita e ricostruire la maschera che il tempo ha sbriciolato.
I Von Kessel sono fiere: le fiere non sorridono né piangono.
Malfoy, tuttavia, è la crudeltà del ragazzo nel sangue di un politico, mercuriale e inafferrabile come i suoi occhi pallidi.

“Chi vuoi prendere in giro? Nessuno può fidarsi di te.”
Florian gli siede davanti e lo fissa. Se Severus Piton ha detto il vero – e non ha ragione di dubitarne – i suoi pensieri sono ora un buco nero che inghiotte anche l’indiscrezione del miglior legilimens di Durmstrang.
“Era tutto previsto,” mormora, e afferra un pesante codice in marocchino rosso. “Per chi è il veleno?”
Draco stringe i denti.
“Non capisci? Se puoi agire indisturbato, è perché li ho distratti! È vero, abbiamo avuto alcuni problemi, ma…”
“Patetico…”
Florian deglutisce a fatica. “Pensa quello che vuoi, ma è di me che si fida Piton. Se vuoi distillare una miscela che abbia effetto, dubito che potrai accedere alle sue scorte. Non come il suo nuovo protetto.”
Si è aperta un’impercettibile crepa: riesce a vederla. È dalla crepa che muove la frana e la montagna si sgretola.
“Karkaroff vuole la testa di Silente ed io devo portargliela.”
Florian schiude le labbra.
“… O Barty prenderà la mia.”
Le ultime parole di Malfoy muoiono in un singhiozzo: trema tutto, Draco.
Trema perché non è pazzo. Perché non ha voglia di morire.
“Non succederà,” articola a fatica. “Preparerò io la pozione. Tu nega di avermi parlato… Qualunque cosa dicano, Draco, sono dalla tua parte.”

È anche l’unico confine che gli resta, in un orizzonte pennellato di grigio.

***

“Me è molto dispiaciuto.”
Fianco a fianco, lungo l’erta che digrada sino al lago, Hermione e Viktor contano nubi e silenzio. È uno strano modo di stare insieme, il loro; un’amicizia che sussurra al cuore senza bisogno di gridare.
Hermione guarda le bende che ancora le avvolgono le mani e si stringe nelle spalle.
“Chiunque avrebbe il diritto di pensare che me la sia cercata.”
“No.”
“Sì e tu dovresti essere il primo: di tutti i ragazzi che ho incontrato, sei senz’altro quello cui ho offerto il peggio di me.”
Viktor sospira, poi le stringe le dita con insospettabile delicatezza. Le bacia, soprattutto, con il cuore su labbra sottili, da guerriero senza vanità.
“Non hai colpa, se ho immaginato.”
È un soffiato leggero, venato di malinconia. Se non avesse l’anima asciutta, Hermione piangerebbe di gioia e di sollievo, perché queste sono le parole dell’amore che ha sempre sognato, eppure mai avuto.

Non è colpa mia, se non sono quello che tutti vedono.
Io sono come sono.
Un castoro triste.

“Se te lo chiedo, Viktor, prometti che risponderai senza barare? Che mi dirai la verità, anche se dovesse ferirmi?”

Krum annuisce con fermezza, il profilo affilato sferzato dal vento del pomeriggio.

“Tu sai cosa provava Draco per me?”

Viktor aggrotta le sopracciglia e sceglie con cura le parole da offrire. Hermione teme, eppure, a vincere, è ancora l’onestà, forse persino il sollievo della liberazione, perché non dovrà più nutrirsi d’ombre.
“Desiderio,” dice Viktor, “ma senza il coraggio di volere davvero.”
“È quello che ho sempre pensato per prima.”
“Io no.”
“Cosa?”
“Io non ho paura,” mormora Krum, e cerca la sua bocca come l’ha già avuta Draco: solitaria e generosa.
È un brivido che cola a fondo, ma non dura, perché è la prima a spezzare il contatto.
“Non così, Viktor, non adesso. Non è rimasto abbastanza di me da valere il disturbo.”
“Allora aspetterò.”
“Viktor…”
Un sorriso asimmetrico – e bello, sì, perché pieno di coraggio.
“Dì a Harry Potter che sarò io a vincere. Il trofeo, però, resterà a Hogwarts.”
Hermione distoglie lo sguardo. “Allora… Diglielo tu…”

***

“Dunque è deciso…”
Lo sguardo di Barty si perde oltre la cinta dei monti che preserva il millenario mistero di Hogwars. “Belladonna per Silente e quel che resta…”
“A noi,” mormora Karkaroff, profilo da rapace e appetiti insaziabili.
“Al Signore Oscuro, vorrai dire…” lo contraddice, per il gusto di strappargli un brivido. Il preside di Durmstrang gli concede un sorriso untuoso.
“Come già stabilito, mi pare ovvio.”
“Sai che quell’incapace del figlio di Lucius è pericoloso quanto uno gnomo da giardino?”
“Non temo il suo fallimento, non potrebbe danneggiarci in alcun caso. Un capro espiatorio ha sempre la sua utilità, se ti sfugge la prima mano.”
Barty stira le labbra: una ferita livida e feroce. “Attento a come parli.”
Karkaroff, tuttavia, pare ignorare l’allusiva ostilità della sua replica: sbatte le palpebre, poi l’onda del panico ne deforma i lineamenti in una maschera grottesca.
“Cos’hai visto?”
“Qualcuno che non dovrebbe camminare tra i vivi.”
Barty si sporge dalla merlatura. Un riso sordo, simile al ringhio di una bestia, gli invade la gola ed espugna il cielo.
“Hai ragione… Se un giorno cammineranno i morti, non sarà questo…”

***

Se ne occuperà Florian.
Dovrebbe sentire i morsi della vergogna, ma quel che prova è piuttosto sollievo: sollievo perché non è più solo e sollievo perché ha avuto senza domandare. Non ha macchiato l’invincibilità di un nome.
Il ritorno di Florian, soprattutto, ha acuito la nostalgia per quel che erano e non saranno mai più: bambini entusiasti di un gioco spregevole e pericoloso.
Un gioco che ora lo spaventa a morte.

È a questo che pensa, quando un artiglio lo stringe al collo e lo trascina nel cuore dell’incubo.

“Dove credi di andare, cocco di casa? È arrivato il momento della prova generale.”
Draco boccheggia in un’aria velenosa.
“C’è sempre un numero uno nella carriera di un assassino. Non sei contento di aver appena trovato il tuo?”

Barty Crouch Senior gesticola come una marionetta disarticolata. Harry Potter nasconde a stento l’imbarazzo del testimone che mai avrebbe scelto una simile parte.

“Ma quello…”
Barty sogghigna – ed è il solito ruggito sguaiato. “Non avrai davvero creduto alla mia generosità? Tu dovrai solo aspettare il momento propizio per togliere di mezzo testimoni scomodi. Il vecchio è mio… Me lo sono guadagnato…”

Aspettando nel buio. Come gli scorpioni.

   
 
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