CAPITOLO 9: ………………
Elatan
era arrivato tardi.
Nessun
elfo rimaneva in piedi ad Eldalond.
L’ultimo
era caduto in quel momento.
L’aveva
fissato negli occhi con la consapevolezza che non avrebbe più rivisto l’Isola
Perduta.
In quegli
occhi solo l’incredulità e la rassegnazione. Quegli occhi che avevano atteso
costantemente per millenni e che per quell’attesa non erano stati ripagati. Ma
a lui, primo nato, era stato concesso di vivere fino alla fine. Sino a qualche
attimo prima quell’elfo era sicuro di intraprendere il viaggio verso
Valinor…..ora era sicuro di intraprendere il viaggio verso le aule di Mandos.
Erano le
speranze che tenevano in vita quelle anime; ma neppure la speranza può
resistere al crudele ferro.
Così solo
la nuda terra bruciata restava.
Quel coro
di speranze delle vittime di Eldalond stava lentamente tacendo e avrebbe presto
lasciato posto all’insistente silenzio che, con il suo manto ingannatore,
avrebbe coperto i corpi di quegli elfi rubandone la voce e rendendola sale che
si scioglie nell’acqua senza lasciare traccia.
Mai
dolore più grande lacerò il petto di Elatan e degli elfi al suo seguito.
……………
Ed ecco
giungere l’insistente silenzio, rapire completamente quelle ultime note di
speranza e lacerare lo spazio con il tutto e il niente.
Ecco che
viene a crearsi quel vuoto che risucchia ogni emozione, che ti lascia inerme
davanti alla distruzione del male, che ti toglie ogni possibilità di parlare,
pensare,……….gridare.
……………
Questa
era la pazzia terribile del suono del silenzio: si sarebbe parlato all’oscurità
come una vecchia amica con la quale confidarsi, narrarle di sogni nei quali la
gente raccontava senza parlare e sentiva senza ascoltare.
Quei
sogni che negli ultimi momenti di vita avevano attraversato le menti spossate
delle vitttime, annllandone la speranza e intaccando anche le menti dei
sopravvissuti. Quei sogni che turbavano gli animi erano delle schegge roventi
che si conficcavano nel cuore.
……………
Il capo
dell’isola spezzò quella coscienza che generava l’incoscienza dell’anima, con poche
parole cantate su una lieve e
malinconica melodia:
- Cadde
nell’alta marea
del lago dell’Ade,
mentre gemea
parole opache.
Nel dolore
di un antico timore,
che venne sopito
e ora riacquisito,
l’anima sprofonda,
cade giù,
sempre…
…più…
…giù. -
Chiuse
gli occhi in una preghiera silente mentre pronunciava lentamente le ultime
parole, come se pesassero più delle altre.
Gli elfi
accanto a lui stavano perdendo fiducia nel destino e nel futuro.
Ognuno
rifletteva con amarezza sul male che si era abbattuto su di loro.
Elatan
prese mano alla spada.
Aprendo
gli occhi, con uno sguardo di puro odio, pronunciò quella frase che venne
tramandata di aedo in aedo fino a me, vostra aedo, e che oggi riporto alla vita
scrivendola su questo foglio di pergamena………
- Oggi,
non perdono! -
………perché,
per quel giorno, Elatan scordò il significato della parola “pietà”.
CONTINUA…
Molto
riflessivo questo capitolo, vero?! E molto triste. A me viene da pensare a
quanto poco tempo a disposizione abbiamo per far avverare i nostri sogni o le
nostre mete. E come un solo attimo ti possa togliere tutto. Pensate a quegli
elfi che speravano di rivedere la loro isola e …Puff… niente, non possono,
muoiono. E mentre muoiono capiscono………è troppo triste e deprimente. Con questo
capitolo voglio, oltre a proseguire la storia naturalmente, denunciare la
guerra e tutto ciò che causa. Spero che molte persone lo leggano per questo
messaggio che voglio dare. Per cui a chi lo leggesse chiedo gentilmente di
farlo, a sua volta, leggere ad un suo amico, conoscente o chiunque d’altro.
GRAZIE,
spero che il messaggio arrivi a più persone possibile.
CIAO e
alla prossima.
Feade