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Autore: Mistful    02/03/2007    5 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<center><b>Capitolo Cinque

Underwater Light

 

By Maya

 

 

 

Tradotta da Luciana

Beta: Vale

 

 

Capitolo Cinque

 

Il Giovane Ordine della Fenice

 

 

“Gli anni dell’ascesa al potere di Voldemort furono segnati dalle sparizioni.

Silente, Harry Potter e il Calice di fuoco

 

 

Things are gonna slide


Slide in all directions


Won't be nothing you can measure anymore


The blizzard of the world has crossed the threshold


And it's overturned the order of the soul


And now the wheels of heaven stop


You feel the devil's riding crop


Get ready for the future


It is murder

 

 

[Le cose scivoleranno / Scivoleranno in ogni direzione / Non ci sarà più niente che potrai misurare / La bufera del mondo ha varcato la soglia / E sovvertito l’ordine dell’anima / E adesso le ruote del cielo si fermano / Senti il frustino del diavolo / Preparati al futuro / E’ omicidio]

 

 

 

 

Hermione stava cercando Harry.

 

Si aggirava per il corridoio oscuro, le braccia strette attorno al corpo.

 

Riuscì a tenere la mente fredda e razionale nonostante le insistenti fitte di panico nel petto.

 

Harry era stato visto l’ultima volta scendere le scale della scuola con Draco Malfoy.

 

Nessuno sapeva cosa fosse successo dopo… erano passate cinque ore, e in così tanto tempo…

 

Hermione strinse forte la bacchetta, benché sapesse bene che sarebbe stata inutile, come per tutti gli altri. Si morse il labbro e si ordinò di smettere di pensarci.

 

Ron stava cercando nei sotterranei dei Serpeverde, anche se Hermione pensava che l’unico modo in cui avrebbero mai concesso a Harry di entrare nel loro covo sarebbe stato a fettine.

 

Aveva controllato il quarto piano e stava per cercare al quinto.

 

Ti prego, ti prego, fa che stia bene. Ti prego, fa che sia…

 

“Malfoy, esci!”

 

… qui.

 

“Harry!” esclamò Hermione, correndo ad abbracciarlo.

 

Harry ricambiò, un po’ sorpresa. Aveva un aspetto decisamente incasinato. I capelli erano sparati in ogni direzione, il viso sporco di fango, i vestiti strappati e pieni di fili d’erba… inoltre sorrideva, e sembrava più a suo agio del solito.

 

Era… strano. Quasi disarmante.

 

“Harry… che è successo?”

 

“Oh, ehm.” Harry guardò in alto. “Niente di che. Malfoy e io siamo andati a fare quattro passi nella Foresta Proibita.”

 

Che cosa? Perché? Da dove viene tutto quel, ehm, fango?”

 

“Allora, c’era questo fosso.”

 

Hermione resistette all’impulso di strapparsi i capelli con le mani.

 

“Harry. Che cosa è successo?”

 

Harry sorrise di nuovo. “Ah. Per caso ho detto qualcosa sui ragni giganti, e qualcuno,” alzò la voce, “ha perso il controllo quando ha sentito un rumore e mi ha trascinato in un fosso.”

 

Una voce querula e, pensò Hermione, decisamente sgradevole, gli rispose. “Avrebbe potuto essere qualcosa di pericoloso.

 

“Era un cervo, Malfoy,” disse Harry alla porta. “Un piccolo, indifeso, inerme cerbiatto, per l’esattezza. E ora sono coperto di fango, ed è più di un’ora che monopolizzi il bagno. Esci.”

 

Hermione era troppo… stanca per questo.

 

“Harry… non potresti usare il bagno dei Grifondoro?” chiese.

 

“L’idiota aveva detto che ci avrebbe messo un minuto!”

 

“Errore, Potter,” giunse la voce fredda di Malfoy. “Ho detto che ci avrei messo quanto bastava per aggiustarmi i capelli.”

 

“Sei lì dentro da un’ora! E probabilmente avrai usato tutta la schiuma bianco-ghiaccio.

 

“Sì, mi piace, e con questo?”

 

“Lo sai che c’è un fantasma nella scuola che ama spiare i prefetti dai rubinetti?”

 

Cosa?”

 

Si sentì un rapido spruzzo, come se qualcuno si fosse tuffato sotto strati protettivi di schiuma.

 

Hermione cominciava a sentirsi tagliata fuori dalla conversazione. Era anche inorridita al pensiero che a pochi metri da lei ci fossero nudità targate Malfoy.

 

“Sembra che tu sia a conoscenza di tutti i segreti sporchi della scuola, Potter,” osservò Malfoy col suo tono condiscendente. “Non è morale per un Grifondoro.”

 

E come definirebbe un Serpeverde ciò che è morale?”

 

Ci fu una pausa.

 

“Allora, cosa vuole Granger?”

 

Fu allora che Hermione sentì svanire la preoccupazione e il sollievo, tornando col pensiero alla sola triste ragione per cui era andata a cercare Harry.

 

“Già, Hermione, cosa…” Harry vide il suo viso e il sorriso lasciò le sue labbra. “Hermione, cosa c’è?”

 

“Aspetta, se è interessante voglio sentire anch’io,” annunciò Malfoy. “Ora esco… ma se qualche fantasma mi spia ci saranno serie conseguenze.

 

Hermione stava per dirglielo, che il cretino fosse d’accordo o meno, ma con suo grande stupore Harry alzò una mano. Non aveva proprio la forza per litigare.

 

Un attimo dopo Draco Malfoy comparve sulla soglia, preceduto da un soffio di vapore simile allo stendardo di un re demone in una pantomima.

 

Alquanto appropriato, pensò Hermione.

 

Il profilo magrolino del ragazzo divenne nitido qualche momento dopo, mentre si sfregava vigorosamente i capelli con un asciugamano.

 

“Allora, Granger?” disse. “Cosa succede?”

 

Hermione incrociò di nuovo le braccia, per proteggersi dallo sguardo strafottente di Malfoy, da quello preoccupato di Harry… e dai brividi improvvisi.

 

Justin Finch-Fletchey e Ernie Macmillan sono… spariti,” disse lentamente. “Proprio come gli altri. Erano nella sala comune Tassorosso e… niente.

 

Calò un pesante silenzio.

 

Alla fine Harry disse, “Non potrebbero essere… scappati?”

 

“Non dire idiozie, Potter,” gli disse secco Malfoy. “Erano i rappresentanti di Tassorosso nel Giovane Ordine. Sono stati presi, fine del discorso.

 

Hermione si spinse i palmi delle mani sui fianchi, cercando di consolarsi, di far finta che fosse Ron a stringerla e che fosse al sicuro. “Inoltre, il…” Deglutì. “Il Marchio Nero è stato visto di nuovo. Su Hogwarts.

 

Un altro silenzio.

 

La gente aveva gridato quelle parole fino a logorarle.

 

Come ci riesce?

 

Ma nessuno le aveva mai pronunciate.

 

Se ne stavano tutti fermi e zitti, tenuti insieme dalla desolazione, e, per quanto Hermione disprezzasse Malfoy, sapeva che quel legame doveva rimanere. Ognuno di loro restava a portare il peso di coloro che erano stati presi. Ognuno di loro era la prossima potenziale vittima.

 

“Oh no,” disse Harry alla fine, con un tono reso mortuario dall’atmosfera opprimente.

 

“Non c’è altro da dire.”

 

A Hermione parve di star osservando la scena dal di fuori, un osservatore indifferente davanti alle azioni di tre bimbi spaventati.

 

Malfoy era appoggiato alla porta mentre Harry e Hermione erano appoggiati alle pareti, pur di non sopportare il peso di se stessi. Era un gesto familiare per Hermione, com’era familiare ogni cosa di quella situazione.

 

Le ultime sparizioni erano state più serie delle precedenti. Entrambi i rappresentanti di Tassorosso… un quarto del Giovane Ordine…

 

Siamo nel mirino.

 

Hermione resistette all’impulso di lasciarsi scivolare lungo il muro per mettersi le braccia attorno alle ginocchia e attendere un po’ di conforto.

 

Invece disse, con voce acuta per sembrare più calma, “Il professor Lupin ha convocato una riunione del Giovane Ordine per domani. Probabilmente verrà chiesto al Giovane Consiglio di rimanere, dopo.”

 

Harry annuì debolmente. Niente di più di quanto non si aspettasse.

 

Malfoy rabbrividì improvvisamente. Hermione lo guardò e notò che era ancora bagnato. La maglietta gli si era appiccicata alla pelle, i suoi capelli sembravano lamine fradice, e il suo viso non tradiva altra causa di quel sussulto oltre al freddo.

 

Quando tornò a guardare Harry, vide la sua espressione cambiare dal disagio alla… preoccupazione. Porca miseria. Preoccupazione per Malfoy? Quest’amicizia si stava spingendo decisamente troppo oltre.

 

“Meglio che torni dai miei,” disse Malfoy, col tono soffuso che stavano usando tutti e tre. Hermione notò con una lieve punta di disprezzo il disinvolto accento possessivo delle sue parole.

“Saranno in pensiero.”

 

Non riusciva proprio ad immaginare i Serpeverde in pensiero per qualcosa.

 

“Sì, certo,” replicò in fretta Harry. Ora suonava inequivocabilmente preoccupato. “Sei sicuro di voler andare da solo laggiù…”

 

Sembrava guardare il collo di Malfoy, dove un’altra gocciolina scivolava lungo la curva pallida. Non era la prima volta per Hermione, ovviamente… davanti alle tragedie si guarda ovunque tranne che negli occhi degli altri.

 

Malfoy storse le sopracciglia.

 

“Se il Signore Oscuro mi piomba addosso da dietro un angolo griderò come una femminuccia, così potrai correre a salvarmi. Per favore, Potter!”

 

Harry rise piano, quasi con riluttanza, e s’incamminò con Hermione, piuttosto addolorata.

 

Tutta quell’ansia era dovuta al fatto che Harry era scomparso con una persona pericolosa come Malfoy, e di Malfoy non ci si poteva fidare in situazioni di crisi…anzi, di lui non ci si poteva fidare mai

 

Avrebbe potuto succedergli qualcosa, ma era un’eventualità troppo terrificante da contemplare. Erano sparite così tante persone… ma non Harry.

 

Ti prego, fa che non succeda ad Harry.

 

Ron accolse lei con un bacio e Harry con un abbraccio… e di solito non era così espansivo, rifletté Hermione.

 

Lo strinse forte e cercò di non pensare a cosa fosse successo, né a ciò che avrebbe potuto succedere. Guardò oltre le sue spalle per agganciarsi allo sguardo di Harry e condividere un conforto silenzioso.

 

Ma Harry guardava altrove, chiaramente assorto in altri pensieri.

 

*

 

Ginny Weasley era seduta alla riunione del Giovane Ordine della Fenice lasciando passare i minuti e cercando di non fissare Harry.

 

Passava la maggior parte delle riunioni a far quello, cullata dalla consapevolezza che lui o pendeva dalle labbra del professor Lupin oppure era sovrappensiero.

 

Ovviamente passava la maggior parte del tempo a fissarlo anche durante le partite di Quidditch, a tavola, camminando nei corridoi…

 

Sapeva di essere ridicola. Le cotte di solito non duravano sette anni.

 

Le cotte non duravano tutta una vita, e non cominciavano a quattro anni insieme a pane e latte. Quale bambina avrebbe potuto ascoltare la favola del Principe Azzurro senza desiderare di infilarsi le scarpette di cristallo di Cenerentola?

 

Quale bambina avrebbe potuto sentire di un eroe dai capelli scuri che aveva salvato il mondo, che era stato imprigionato come una principessa nella sua torre tra i Babbani, senza desiderare di raggiungerlo?

 

Ginny era convinta che ogni ragazza della sua età almeno una volta avesse fantasticato sull’essere la Ragazza Amata Dal Ragazzo Che Era Sopravvissuto.

 

Solo che non tutti i fratelli di quelle ragazze erano amici di Harry Potter. Non tutte le loro madri l’avevano praticamente adottato.

 

Non tutte le ragazze erano state salvate da Harry Potter quando erano ancora delle povere, tremanti allieve del primo anno. Non tutte si erano accorte che era davvero come lo descriveva la propaganda: coraggioso, nobile e sincero.

 

Un ragazzo così s’incontrava solo una volta nella vita.

 

Ginny aveva provato a smettere di fare quelle figure. Aveva scambiato qualche primo bacio impacciato con Colin Canon. Era anche uscita per un po’ con Dean Thomas, un ragazzo artistico e introspettivo a cui aveva voluto bene, davvero bene, ma… non era durata.

 

Era giunta alla conclusione che, col tempo, la cotta era diventata dura come il diamante, e nessuno sarebbe mai stato abbastanza degno da fargliela passare.

 

Dopo averlo venerato come un eroe, dopo gli sciocchi biglietti di San Valentino, quel desiderio intenso resisteva caparbio, e lei aveva deciso di aspettare serenamente.

 

Sarebbe arrivata un’occasione, solo una. L’anno prima l’aveva baciata un paio di volte, baci soffici e sperimentali che le avevano fatto battere il cuore piena di speranza. Non si era spinto oltre, cosa che comprendeva, certo che lo comprendeva, era stato ferito e disprezzato per tutta la vita, come faceva a capire che lei lo amava?

 

Non c’erano mai state voci su di lui con altre ragazze, e di questo Ginny era profondamente grata. Il bacio a Cho Chang era stato un incidente isolato.

 

Un giorno, forse, Harry avrebbe cercato Ginny di nuovo. E in quel caso lei l’avrebbe aspettato.

 

Ginny sorvegliò Harry con timida felicità. Ultimamente aveva un aspetto migliore, pensò, meno triste. Si vestiva con più cura e rideva più spesso. Di certo il Torneo Tremaghi era stato un toccasana.

 

Persino quest’idea assurda dell’amicizia con Malfoy la faceva sorridere con indulgenza. Era proprio da Harry cercare di recuperare le persone, anche i Serpeverde odiosi come Malfoy. Se lui poteva distrarre Harry, e soprattutto tenerlo occupato nel tempo in cui avrebbe potuto cercarsi una ragazza, Ginny era decisamente a favore.

 

E comunque, presto Harry si sarebbe stufato di lui.

 

Forse addirittura oggi. Prima o poi Malfoy avrebbe dato fiato ai suoi disgustosi pregiudizi, come al solito.

 

Ginny guardò storto Malfoy, la cui testa era china su un pezzo di pergamena. Persino la mano che impugnava la piuma dall’aria costosa sembrava costosa, tutta ossa sottili e pelle candida. Era una creatura così viziata e detestabile.

 

Sentì quel brivido da ragazzina – Oh, Harry è meraviglioso! – al pensiero dell’ultima incivile sparata di Malfoy sui Mezzosangue.

 

Harry, che se ne stava seduto con quell’aria malinconica e assente che le spezzava il cuore, aveva sollevato lo sguardo e il verde dei suoi occhi si era infiammato.

 

Il suo eroe impavido.

 

Ginny se lo ricordava perfettamente.

 

“Dillo di nuovo, Malfoy. Ti sfido,” aveva detto.

 

Malfoy, con quel tono gelido e strascicato, l’aveva detto di nuovo.

 

Harry e Malfoy si erano alzati e sporti sul tavolo, gettandosi parole di odio, arrivando praticamente a toccarsi coi nasi.

 

“Avanti, Potter,” l’aveva provocato Malfoy. “E’ il momento migliore per una lite, davanti a tutti i Weasley che ti ammirano.

 

Aveva sorriso a Ginny, che si era sentita gelare.

 

Harry aveva afferrato il davanti della veste di Malfoy, apparentemente ad un passo dal saltare sul tavolo e fare una sciocchezza.

 

“Li devi lasciar stare!”

 

Ginny aveva brillato per l’adorazione.

 

Chissà cosa sarebbe successo, se il professor Lupin non avesse pacatamente sciolto la riunione.

 

Ginny notò che anche Harry stava guardando Malfoy.

 

Bene. Avrebbe tenuto d’occhio quel Serpeverde.

 

*

 

Harry si chiedeva se si potesse diventare schizofrenici per qualcun altro.

 

Aveva la netta impressione che ci fossero due Malfoy in giro per Hogwarts, quando uno era già sufficiente per la sanità mentale di chiunque.

 

I due Malfoy erano alquanto somiglianti tra loro, ma solo un idiota li avrebbe confusi. Entrambi facevano quel sorrisetto sarcastico, e dispensavano commenti acidi come se stessero per passare di moda. Entrambi avevano una dubbia morale.

 

Ma uno dei Malfoy rideva molto più spensieratamente, e aveva idee che erano più divertenti che crudeli. Uno dei Malfoy, a prescindere dalle sue opinioni sui Babbani, evitava di usare le temute parole con la S e con la M. All’altro Malfoy non importava un cazzo di ciò che diceva.

 

Un Malfoy era in grado di parlare senza malizia. Il vento soffiava costantemente tra le sue ciocche d’argento, dandogli un aspetto leggermente più morbido dell’altro Malfoy.

 

Il secondo Malfoy gli era seduto davanti adesso, e prendeva strani appunti su un pezzo di pergamena. I suoi capelli erano immacolati, alcune punte curate di seta bionda dietro le orecchie, e non alzava lo sguardo dalla pergamena che quando Pansy o Blaise gli rivolgevano la parola.

 

Harry stava tentando di attirare la sua attenzione discretamente, per nessuna ragione in particolare. Forse voleva solo una qualche conferma che si sarebbe comportato bene.

Non aveva intenzione di litigare con lui, quel giorno.

 

Alla fine abbandonò la strada indiretta e rilasciò un suono che era metà colpo di tosse e metà “Malfoy!”

 

Malfoy alzò gli occhi, sorridendo leggermente.

 

O Potter, genio della sottigliezza.”

 

E nonostante gli sguardi assassini dei Serpeverde si volsero tutti verso di lui, Harry si sentì un po’ rassicurato. Avrebbe detto altro, ma in quel momento entrò il professor Lupin.

 

*

 

Era dal terzo anno che a Harry piaceva il professor Lupin.

 

Adesso i suoi sentimenti andavano oltre. Lo venerava.

 

All’inizio del quinto anno, Hogwarts era in subbuglio. Durante l’estate tutti avevano capito che Voldemort era davvero tornato. La gente aveva iniziato a svanire.

 

L’intero mondo magico era stato immerso all’improvviso nella guerra.

 

Ma i bambini non potevano combattere in guerra. L’unica cosa che potevano fare era andare a Hogwarts, e attendere impauriti la notizia del Marchio avvistato sulle loro case, e l’orrore finale.

Lupin aveva preso quei ragazzi terrorizzati e aveva formato il Giovane Ordine della Fenice. Grifondoro, Tassorosso e Corvonero si erano accalcati alle riunioni, approfittando dell’occasione per discutere… per sentire di poter contribuire alla causa e imparare qualcosa.

 

I Serpeverde non si erano neanche avvicinati.

 

Fino a quando Lucius Malfoy era morto, durante le vacanze di Natale, e Draco Malfoy si era presentato alla riunione successiva con il viso sbiancato e i suoi amici Serpeverde alle spalle.

Harry era stato sopraffatto dal fastidio per quell’intrusione. Lupin li aveva accolti serenamente, e per gestire il numero più elevato di membri aveva formato il Giovane Consiglio, con due rappresentanti selezionati da ciascuna casa, per le emergenze.

 

Molti non avevano preso il Giovane Ordine seriamente fino all’anno successivo, quando i ragazzi che avevano finito il settimo anno avevano messo a frutto ciò che Lupin aveva loro insegnato per diventare soldati formidabili in guerra.

 

Ora tutti sapevano che il Giovane Ordine era essenziale. Se si era contro Voldemort, se si voleva avere una chance di sopravvivenza, si dovevano imparare le tattiche e la realtà della guerra attorno al tavolo capeggiato da Lupin.

 

Il professor Lupin, sempre così modesto e tuttavia indiscutibilmente autorevole. Più affidabile dell’impulsivo, volubile Sirius, più disponibile dell’ultra-impegnato Silente. Era diventato quasi un padre per coloro i cui parenti erano… scomparsi. E la sua presenza serena aveva molto a che fare, sospettava Harry, con il gran numero di ragazzi rimasti a Hogwarts. Quando anche Hogwarts aveva iniziato a soffrire delle perdite, c’era stato panico generale.

 

Lupin era rimasto calmo, li aveva fatti sentire al sicuro, aveva parlato con loro.

 

Si era guadagnato l’affetto della maggior parte dei suoi allievi, e persino il rispetto dei Serpeverde. Harry sapeva che quelli del settimo anno che erano sul punto di lasciare Hogwarts sarebbero andati a combattere portandosi dietro quegli occhi grigi risoluti, simbolo di speranza, e si sarebbero affidati ai suoi insegnamenti.

 

Era tutto merito suo, di quel professore brizzolato e malvestito che era stato un reietto per la maggior parte della sua vita.

 

Harry nutriva grande rispetto per lui. Vedeva l’adorazione negli occhi di molti studenti quando ristabiliva l’ordine durante le riunioni.

 

Ed era per quel motivo che le sparate di Malfoy agli incontri del Giovane Ordine gli avevano sempre dato tanto fastidio, e che adesso temeva ne arrivasse un’altra.

 

Se Malfoy avesse insultato Lupin

 

Il professor Lupin si schiarì la voce.

 

“Sappiamo tutti che è avvenuta un’altra sparizione,” disse con la sua voce quieta. “Non avrebbe senso dirvi di non avere paura o di non essere tristi. Ma non lasciate che la paura e il dolore vi sovrastino. Quelli che sono rimasti hanno ancora un incarico importante da portare a termine. La casa dei Tassorosso ha la mia più profonda compassione, nonché la mia ammirazione per aver prontamente nominato Hannah Abbott e Susan Bones come rappresentati per il Giovane Ordine.”

 

Tutti applaudirono, e attorno al tavolo si levò un mormorio di approvazione.

 

Harry guardò Malfoy applaudire in modo deciso, proprio come faceva quando salutava i nuovi Serpeverde all’inizio di ogni anno.

 

Gli parve strano conoscere il modo in cui Malfoy applaudiva. Ancora più strano era che era il loro ultimo anno, e che non l’avrebbe mai più visto applaudire i nuovi Serpeverde.

 

Lupin stava ancora parlando.

 

“… sono certo che gli altri Giovani Consiglieri faranno del loro meglio per aiutarle. Passando ad altro, vorrei lodare il signor Malfoy e il signor Boot per il loro eccellente piano di attacco a Casa Riddle. Penso che agendo come da loro suggerito ci sarebbero state molte meno vittime, l’anno scorso.

 

Terry Boot arrossì compiaciuto. Malfoy inclinò il capo, accettando l’applauso educatamente.

 

Insopportabile idiota, pensò Harry con un sorriso. E così stava lavorando su qualcosa con un Corvonero. Saranno amici?

 

Guardò Terry rivolgere uno sguardo esitante a Malfoy dall’altra parte del tavolo, ma non riuscì a capire se fosse amichevole o meno. Malfoy era troppo impegnato a fare gli occhi dolci alla bella Susan Bones.

 

Era risaputo che Malfoy non aveva tempo da perdere con i Tassorosso, e infatti stava completamente ignorando la timida Hannah. Ma Malfoy faceva sempre eccezioni per la gente carina.

“Abbiamo due mozioni da mettere ai voti, una pratica e l’altra teorica.

 

Harry notò che Malfoy quasi imitò il sorriso tranquillo di Lupin.

 

“Prima di tutto la questione della protezione, che include le esercitazioni. Come sappiamo tutti, non c’è nessuna casa che non abbia sofferto una sparizione. Bisogna prendere delle misure per proteggere gli studenti. Da adesso in poi, come previsto dall’eccellente piano della signorina Granger, i professori accompagneranno tutti gli studenti del primo e del secondo anno a lezione.

 

Siamo troppo disperatamente a corto di personale per vegliare sulle classi più grandi, come sapete bene.

 

Quella parte del discorso restò taciuta.

 

“Agli altri studenti verrà chiesto di non andare da nessuna parte da soli. Inoltre, ogni venerdì dopo il Club dei Duellanti faremo delle esercitazioni in caso di attacco su larga scala a Hogwarts. Voglio vedere quanto rapidamente i nostri Giovani Consiglieri, assistiti dai prefetti, riescono a portare tutti gli studenti giù nella Sala Grande e a porsi in posizione difensiva alle entrate.

Ci furono assensi solenni in tutta la stanza. L’Ordine votò a favore all’unanimità, anche se Harry vide i Serpeverde guardare Malfoy prima di votare.

 

E ora veniamo al voto teorico.”

 

Gli sguardi si concentrarono su Lupin da ogni parte del tavolo. Negli ultimi tempi i voti teorici erano presi molto seriamente, perché tutti sapevano che, una volta usciti da scuola, quegli argomenti sarebbero divenuti realtà.

 

“Siete o no d’accordo con lo svelare segreti della Medimagia che potrebbero salvare la vita dei Babbani?”

 

“Assolutamente no.”

 

Quella voce limpida e fredda risuonò nella stanza.

 

“Mi rendo conto di quanto sia diverso il tuo punto di vista,” disse seccamente Hermione. “Non t’importa se i Babbani sono vivi o morti.

 

“Anche il tuo punto di vista è diverso,” ribatté Draco. “T’importa solo dei tuoi genitori babbani, sporca Mezzosangue.

 

Un borbottio arrabbiato si sollevò attorno al tavolo.

 

Malfoy aveva usato quelle parole parecchie volte durante le riunioni, ma raramente rivolgendosi ad uno dei presenti. Specialmente a Hermione Granger, la Consigliera più rispettata.

 

Il viso di Ron diventò rosso fuoco e Hermione strinse i pugni. I richiami di Lupin si persero tra le voci sempre più alte.

 

Harry sentì il proprio petto appesantirsi, mentre l’indignazione e la delusione si unirono in un’unica emozione che gli bruciava tra le costole e gli annebbiava la vista.

 

Vide Malfoy sfocato, il viso pallido fiero e assolutamente privo di rimorso. Il suo sguardo incrociò gelidamente quello di Harry, come se fossero estranei.

 

“Malfoy.” Harry udì quasi con sorpresa la propria voce insinuarsi come una lama tra le emozioni annebbiate. “Fuori. Adesso.”

 

Malfoy storse le labbra.

 

“Perché diavolo dovrei uscire, Potter? Hai in mente una piccola rissa lontano dal professore?”

 

“Harry, siediti,” disse Lupin con calma, ma ormai non gli interessava più.

 

“Ho in mente di farti uscire così che non siano tutti costretti a sentire i tuoi commenti nauseanti. E ho in mente di parlare di quella tua boccaccia sporca.

 

Malfoy incrociò le braccia sul petto. Fu solo allora, quando notò di star guardando Malfoy dall’alto, che Harry si rese conto di essersi alzato in piedi.

 

“Quel genere di discorso potrebbe portare alle mani,” lo informò Malfoy con quel suo tono lento e derisorio.

 

“Non m’importa,” disse Harry. “Esci e parliamo. Poi, se vuoi, possiamo venire alle mani.

 

Malfoy sorrise all’improvviso, quel sorriso pigro e sdegnoso, e si alzò per guardare Harry dritto negli occhi.

 

“Bene, Potter,” strascicò, “per te è sempre il giorno giusto per finire a terra.”

 

Harry corse verso la porta, conscio del proprio viso infuriato.

 

“Vieni fuori. Così vediamo chi finisce a terra.

 

Ginny Weasley era appoggiata al tavolo, gli occhi spalancati. Harry sperò che la poverina non si fosse spaventata troppo.

 

Malfoy non si mosse. Sembrava stesse riflettendo.

 

Harry incrociò quello sguardo freddo di nuovo, con chiaro intento di sfida.

 

Malfoy uscì, oltrepassando Harry e lasciandolo a chiudere la porta davanti agli sguardi increduli del Giovane Ordine.

 

Mentre lo fece, sentì Hermione dire:

 

“Non dovremmo fermarli, professore?”

 

“Hermione,” disse il professor Lupin, “se dovessimo sospendere le riunioni ad ogni litigata tra Harry e Draco Malfoy, non ne finiremmo mai una.”

 

Harry chiuse la porta, e si voltò per affrontare Malfoy.

 

Era appoggiato al muro, la testa inclinata all’indietro per donare a Harry il beneficio di un’analisi approfondita e agghiacciante.

 

“Allora, Potter? Non vedo l’ora di sapere cos’hai da dire… prima ti muovi, prima potrò darti quello che chiedi da anni.

 

*

 

“Voglio sapere cosa diavolo pensavi di fare là dentro! Non ti rendi conto dell’immagine di te che dai agli altri? Non t’importa cosa penso io?”

 

“Quando vorrò la tua opinione, Potter, ti darò prima la mia,” disse piano Malfoy.

 

Harry lo sbatté contro il muro.

 

“Toglimi le mani di dosso!” ordinò Malfoy, con gli occhi che mandavano fulmini.

 

“No!” disse Harry, soffocato dall’ira.

 

Malfoy alzò il mento, assumendo l’esatto aspetto dell’aristocratico furioso.

 

“Posso dire tutto ciò che penso.”

 

“Sì, ma tu sei intelligente.” Harry non si era accorto di pensarlo finché non l’aveva detto. “Non puoi credere sul serio a tutta quella merda razzista.

 

“Di certo non credo nella mozione bigotta di Lupin.

 

La voce di Malfoy era come ghiaccio. Il suo tono arrogante non faceva che alimentare l’ira di Harry.

 

Era così arrabbiato che non riusciva a scandire le parole. “Non… non credi che sarebbe bello aiutare la gente a sopravvivere?”

 

“Preferirei sopravvivere io. Non capisci che rivelare a medici e pazienti i segreti della magia sarebbe l’ennesimo modo per far sapere ai Babbani dell’esistenza del mondo magico? Smetti per un attimo di essere lo studente modello di Lupin e pensa!”

 

“E’ di vite umane che stiamo parlando!”

 

“Sì.” La voce di Malfoy era piatta. “O noi o loro. Proprio come sempre. Credi davvero a tutte quelle storie sull’Epoca dei Roghi? Quegli aneddoti simpatici su Guendalina la Guercia a cui le fiamme facevano il solletico? Credi sia tutto lì? Quelli furono tempi di terrore. I Babbani impararono in fretta che davanti ad un mago l’unica cosa da fare era prendergli la bacchetta. Una volta presa quella potevano bruciarti, affogarti o spezzarti tutte le ossa del corpo e gettare il tuo corpo tra i raggi di una ruota. Era questo che facevano, ed è questo che farebbero oggi. Siamo in guerra, è il momento di aprire gli occhi, e non m’importa se le redini sono nelle mani dei filo-Babbani, non è prudente rivelare i nostri segreti!”

 

La sua voce si era fatta pian piano più appassionata. Ora gli brillavano gli occhi, e avanzò di un passo verso Harry.

 

Harry fece un passo indietro, spaventato dalla forza delle sue parole.

 

“Non c’era bisogno di dire quella cazzata sui Mezzosangue,” rispose a voce bassa.

 

Malfoy tornò ad appoggiarsi al muro, la sua voce di nuovo fredda.

 

“Non mi fido di quel tipo di persona,” rispose. “Ognuna di loro aumenta le possibilità che i Babbani sappiano di noi e ci attacchino. Non sai quanto odio può far scaturire una persona con poteri magici in una famiglia?”

 

Io ero l’unica che la vedeva per ciò che era… un mostro!

 

Le parole di Petunia Dursley gli esplosero in un angolo della mente.

 

“Prendi Tu-Sai-Chi,” disse Malfoy. “Suo padre era un Babbano. Mio padre mi ha detto che quelle persone sono instabili… beh, che altra prova ti serve? La magia fa incazzare i Babbani. Dovremmo tenerci alla larga da loro.

 

“Allora perché non rifiuti di lavorare con Hermione?”

 

“Sono contro Tu-Sai-Chi. Lei si è già integrata nel mondo magico. Abbiamo bisogno di ogni alleato… ma questo non significa che la cosa mi debba piacere.”

 

“Noi combattiamo una guerra contro l’intolleranza!”

 

“Io no.”

 

“Allora… perché?”

 

Malfoy chiuse gli occhi, una mossa che spinse Harry a fissarlo. Sembrava stranamente vulnerabile.

 

“Non mi piacciono i Babbani,” disse. “Non vuol dire che voglia vederli sterminati. Ma la ragione principale per cui sono in questa guerra è… la vendetta.” Un timido sorriso aleggiò sulle sua labbra. “E’ così sbagliato?”

 

Harry non si sarebbe nemmeno sognato di poter restare senza parole.

 

Aveva previsto cattiveria, non le argomentazioni ragionate di chi aveva pensato a lungo alla questione. Di certo non aveva previsto una giustificazione, per quanto piccola, delle ragioni di Malfoy.

 

Il suggerimento di Lupin era sembrato così buono e ragionevole. Harry non aveva pensato affatto alle conseguenze.

 

Ma adesso… Ripensò alle parole di Hagrid, quando aveva undici anni.

 

Nah. E’ meglio che non ci immischiamo.

 

L’immagine delle ossa dei maghi che venivano spezzate… l’amarezza dietro le parole di Malfoy e la comprensione della paura nascosta dietro l’odio delle famiglie purosangue, quella storia oscura tramandata per generazioni.

 

Harry non condivideva, ma gli sarebbe stato molto difficile replicare.

 

Si accorse che… rispettava il punto di vista di Malfoy, il che forse era la cosa più inaspettata di tutte.

 

Si aggrappò all’unica certezza che gli restava.

 

“E’ una brava ragazza,” insisté. “Non hai il diritto di lanciarle queste offese da stronzo.

 

“E’ stata lei a cominciare,” si giustificò Malfoy.

 

Harry si appoggiò al muro accanto a Malfoy, toccandogli le spalle.

 

Improvvisamente era del tutto privo di rancore.

 

“Non fingere che sia la prima volta.”

 

“Ha cominciato lei anche la prima volta,” disse cupo Malfoy. “Dicendo che la mia entrata in squadra era stata comprata.”

 

“E non era vero?” chiese Harry, più con curiosità che in tono di accusa.

 

“No, assolutamente no, Potter! Ho partecipato ad un normalissimo provino con Terence Higgs. Una volta ottenuto il posto, mio padre ha comprato le scope. Lui non dava ricompense prima che si fosse dimostrato di meritarle.”

 

“Senti…” Harry decise di sorvolare completamente sulla questione Lucius Malfoy. “Sai cosa significa quella parola per tutti quelli che sono lì dentro. E’ il modo in cui parlano i Mangiamorte, ed è una parole disgustosa da usare con persone che sono davvero civili e gentili. Non è giusto usarla solo per farla incazzare. E’ meschino, infantile e crudele.

 

“La crudeltà è sottovalutata, sai.”

 

Harry lo guardò alzare le spalle e sorridere. Il fiero scatto di rabbia che gli aveva fatto sbattere Malfoy contro il muro e gridare era scomparso.

 

Era così bizzarro che Malfoy potesse farlo incazzare e al contempo riuscisse a calmarlo in così poco tempo.

 

“Dai, Malfoy.”

 

Malfoy alzò le spalle goffamente e guardò altrove.

 

“Supponiamo che ammettessi che hai ragione. Tu faresti lo stesso?” chiese infine.

 

Che vuoi dire?”

 

Harry era incuriosito. Una sensazione ormai neanche più strana quando stava con Malfoy.

 

“Voglio dire… che penserò a quello che hai detto. E tu dovresti pensare a ciò che ho detto io.

 

“Solo pensarci?”

 

“Certo. Mercanteggiare è una cosa indegna per l’onore dei Malfoy. Sorrise all’improvviso, quel sorrisetto birichino ma meno malizioso de solito, e a cui Harry si stava abituando. “La corruzione, invece, è tutt’altra cosa.

 

Harry meditò e infine ricambiò il sorriso.

 

“Va bene, allora. E’ un… patto.”

 

Mentre tornavano in silenzio ma di comune accordo nella stanza della riunione, Harry aggiunse:

 

“Lo sai, vero, che ti picchio se chiami ancora così Hermione.

 

Malfoy alzò un sopracciglio. “Non vedo l’ora di metterti al tappeto.

 

Il Giovane Ordine rimase stupefatto quando Malfoy e Harry tornarono, entrambi apparentemente illesi e di buon umore.

 

Hermione dette una gomitata sospettosa a Harry, evidentemente per controllare che non ci fossero danni interni.

 

Harry sorrise guardando Pansy Parkinson fare la stessa cosa dall’altra parte del tavolo.

 

Malfoy lo guardò, e si scambiarono un sorrisino malinconico.

 

Ginny Weasley guardò storto Malfoy, quasi convinta che avesse usato una rapida Maledizione Imperius.

 

“Possiamo votare adesso?” chiese il professor Lupin in tono secco, scegliendo di chiudere un occhio sull’intera faccenda.

 

Harry ci pensò su. Malfoy in effetti aveva delle ragioni valide circa la mozione…

 

Votò contro.

 

Ora quasi tutti nella stanza sembravano essere convinti che Malfoy avesse usato un rapido Imperius.

 

“La mozione non passa per un voto,” osservò Lupin in tono neutrale.

 

“Fortuna sfacciata,” disse Malfoy a Hermione gongolando… e l’intera stanza sussultò per l’apprensione appena aprì le labbra per aggiungere un’altra parola.

 

Ciò che disse, guardingo, fu “Granger.”

 

A quel punto tutti assunsero espressioni sconcertate. Molti tirarono un sospiro di sollievo quando Lupin dichiarò sciolta la riunione, e mentre il Giovane Ordine si defilava le voci già iniziavano a levarsi dietro la porta.

 

*

 

Il Giovane Consiglio restò per sentire le ultime parole di Lupin.

 

“Giovani Consiglieri,” disse, con voce più seria ora che gli ultimi membri dell’Ordine erano usciti, “Sappiamo tutti quanto siano oscuri questi tempi. In un certo senso voi siete responsabili per i vostri amici studenti, senza però aver modo di proteggerli completamente. Questo non è il momento di lasciarsi dividere dalla rivalità tra case o dai dissapori personali. Assegno a voi tutti l’incarico delle esercitazioni pratiche. Voglio vedervi lavorare con amichevole cooperazione.

 

Harry guardò attorno al tavolo mentre Lupin parlava.

 

Gli occhi scuri e intelligenti di Hermione brillavano accanto a lui. Il viso tondo e impaurito di Hannah Abbott e la bocca tremante di Susan cercavano di prendere coraggio. Terry Boot e Padma Patil sembravano ansiosi. Il viso scuro e sveglio di Blaise Zabini, per una volta, era serio.

 

Tutti erano uniti da una sensazione di impellente gravità. Tutti, in quel momento, sembravano degni di fiducia.

 

Malfoy aveva fatto indietro la propria sedia e sorrideva in modo dissoluto e distintamente beffardo. Aveva un aspetto brillante, disinvolto e stranamente maligno.

 

Harry condivise quel sorriso, solo un po’, come una promessa segreta.

 

Penserò a ciò che hai detto. E tu dovresti pensare a ciò che ho detto io.

 

Ok. Harry ci stava pensando.

 

“Cercate solo di essere amici,” li sollecitò Lupin.

 

“Ci proverò,” disse all’improvviso una voce allegra. Harry fu sorpreso dal realizzare che si trattava della sua.

 

Malfoy sbadigliò e si stiracchiò. “Oh, perché no?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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