Underwater Light
By Maya
Tradotta da Luciana
Beta: Vale
Capitolo Cinque
Il Giovane Ordine della Fenice
“Gli anni dell’ascesa
al potere di Voldemort furono segnati dalle sparizioni.”
Silente, Harry Potter e il Calice di fuoco
Things
are gonna slide
Slide in all directions
Won't be nothing you can
measure anymore
The blizzard of the world
has crossed the threshold
And it's overturned the
order of the soul
And now the wheels of
heaven stop
You feel the devil's
riding crop
Get ready for the future
It is murder
[Le cose scivoleranno / Scivoleranno in
ogni direzione / Non ci sarà più niente che potrai misurare / La bufera del
mondo ha varcato la soglia / E sovvertito l’ordine dell’anima / E adesso le
ruote del cielo si fermano / Senti il frustino del diavolo / Preparati al
futuro / E’ omicidio]
Hermione
stava cercando Harry.
Si aggirava
per il corridoio oscuro, le braccia strette attorno al corpo.
Riuscì a
tenere la mente fredda e razionale nonostante le insistenti fitte di panico nel
petto.
Harry era stato visto l’ultima volta scendere le scale della
scuola con Draco Malfoy.
Nessuno
sapeva cosa fosse successo dopo… erano passate cinque
ore, e in così tanto tempo…
Hermione
strinse forte la bacchetta, benché sapesse bene che sarebbe stata inutile, come
per tutti gli altri. Si morse il labbro e si ordinò di smettere di pensarci.
Ron stava
cercando nei sotterranei dei Serpeverde, anche se Hermione pensava che l’unico
modo in cui avrebbero mai concesso a Harry di entrare
nel loro covo sarebbe stato a fettine.
Aveva
controllato il quarto piano e stava per cercare al quinto.
Ti prego, ti prego,
fa che stia bene. Ti prego, fa che sia…
“Malfoy, esci!”
… qui.
“Harry!”
esclamò Hermione, correndo ad abbracciarlo.
Harry
ricambiò, un po’ sorpresa. Aveva un aspetto decisamente
incasinato. I capelli erano sparati in ogni direzione, il viso sporco di fango,
i vestiti strappati e pieni di fili d’erba… inoltre sorrideva, e sembrava più a
suo agio del solito.
Era… strano.
Quasi disarmante.
“Harry… che
è successo?”
“Oh, ehm.” Harry guardò in alto. “Niente di che. Malfoy e io siamo andati a fare quattro passi nella Foresta Proibita.”
“Che cosa? Perché? Da dove viene tutto quel, ehm,
fango?”
“Allora,
c’era questo fosso.”
Hermione
resistette all’impulso di strapparsi i capelli con le mani.
“Harry. Che cosa è successo?”
Harry
sorrise di nuovo. “Ah. Per caso ho detto qualcosa sui ragni giganti, e qualcuno,” alzò
la voce, “ha perso il controllo quando ha sentito un rumore e mi ha trascinato
in un fosso.”
Una voce
querula e, pensò Hermione, decisamente sgradevole, gli
rispose. “Avrebbe potuto essere qualcosa di pericoloso.”
“Era un
cervo, Malfoy,” disse Harry alla porta. “Un piccolo,
indifeso, inerme cerbiatto, per l’esattezza. E ora
sono coperto di fango, ed è più di un’ora che monopolizzi il bagno. Esci.”
Hermione era
troppo… stanca per questo.
“Harry… non
potresti usare il bagno dei Grifondoro?” chiese.
“L’idiota
aveva detto che ci avrebbe messo un minuto!”
“Errore,
Potter,” giunse la voce fredda di Malfoy. “Ho detto che ci avrei messo quanto bastava per aggiustarmi i
capelli.”
“Sei lì
dentro da un’ora! E probabilmente avrai usato tutta la schiuma bianco-ghiaccio.”
“Sì, mi
piace, e con questo?”
“Lo sai che
c’è un fantasma nella scuola che ama spiare i prefetti dai rubinetti?”
“Cosa?”
Si sentì un
rapido spruzzo, come se qualcuno si fosse tuffato sotto strati protettivi di
schiuma.
Hermione
cominciava a sentirsi tagliata fuori dalla
conversazione. Era anche inorridita al pensiero che a pochi metri da lei ci fossero nudità targate Malfoy.
“Sembra che
tu sia a conoscenza di tutti i segreti sporchi della scuola, Potter,” osservò Malfoy col suo tono condiscendente. “Non è morale
per un Grifondoro.”
“E come definirebbe un Serpeverde ciò che è morale?”
Ci fu una
pausa.
“Allora,
cosa vuole Granger?”
Fu allora
che Hermione sentì svanire la preoccupazione e il sollievo, tornando col
pensiero alla sola triste ragione per cui era andata a
cercare Harry.
“Già,
Hermione, cosa…” Harry vide il suo viso e il sorriso lasciò le sue labbra.
“Hermione, cosa c’è?”
“Aspetta, se
è interessante voglio sentire anch’io,” annunciò
Malfoy. “Ora esco… ma se qualche fantasma mi spia ci saranno serie conseguenze.”
Hermione
stava per dirglielo, che il cretino fosse d’accordo o meno, ma con suo grande
stupore Harry alzò una mano. Non aveva proprio la forza per litigare.
Un attimo
dopo Draco Malfoy comparve sulla soglia, preceduto da un soffio di vapore
simile allo stendardo di un re demone in una pantomima.
Alquanto
appropriato, pensò Hermione.
Il profilo
magrolino del ragazzo divenne nitido qualche momento dopo, mentre si sfregava
vigorosamente i capelli con un asciugamano.
“Allora, Granger?” disse. “Cosa succede?”
Hermione
incrociò di nuovo le braccia, per proteggersi dallo sguardo strafottente di
Malfoy, da quello preoccupato di Harry… e dai brividi improvvisi.
“Justin Finch-Fletchey e Ernie Macmillan sono… spariti,”
disse lentamente. “Proprio come gli altri. Erano nella sala comune Tassorosso e… niente.”
Calò un
pesante silenzio.
Alla fine
Harry disse, “Non potrebbero essere… scappati?”
“Non dire
idiozie, Potter,” gli disse secco Malfoy. “Erano i
rappresentanti di Tassorosso nel Giovane Ordine. Sono
stati presi, fine del discorso.”
Hermione si
spinse i palmi delle mani sui fianchi, cercando di consolarsi, di far finta che
fosse Ron a stringerla e che fosse al sicuro. “Inoltre, il…” Deglutì. “Il
Marchio Nero è stato visto di nuovo. Su Hogwarts.”
Un altro
silenzio.
La gente
aveva gridato quelle parole fino a logorarle.
Come ci riesce?
Ma nessuno
le aveva mai pronunciate.
Se ne
stavano tutti fermi e zitti, tenuti insieme dalla desolazione, e, per quanto
Hermione disprezzasse Malfoy, sapeva che quel legame doveva rimanere. Ognuno di
loro restava a portare il peso di coloro che erano
stati presi. Ognuno di loro era la prossima potenziale vittima.
“Oh no,” disse Harry alla fine, con un tono reso mortuario
dall’atmosfera opprimente.
“Non c’è
altro da dire.”
A Hermione
parve di star osservando la scena dal di fuori, un
osservatore indifferente davanti alle azioni di tre bimbi spaventati.
Malfoy era
appoggiato alla porta mentre Harry e Hermione erano appoggiati alle pareti, pur
di non sopportare il peso di se stessi. Era un gesto familiare per Hermione,
com’era familiare ogni cosa di quella situazione.
Le ultime
sparizioni erano state più serie delle precedenti. Entrambi i
rappresentanti di Tassorosso… un quarto del Giovane
Ordine…
Siamo nel
mirino.
Hermione
resistette all’impulso di lasciarsi scivolare lungo il muro per mettersi le
braccia attorno alle ginocchia e attendere un po’ di conforto.
Invece
disse, con voce acuta per sembrare più calma, “Il professor Lupin
ha convocato una riunione del Giovane Ordine per domani. Probabilmente verrà chiesto al Giovane Consiglio di rimanere, dopo.”
Harry annuì
debolmente. Niente di più di quanto non si aspettasse.
Malfoy
rabbrividì improvvisamente. Hermione lo guardò e notò che era ancora bagnato.
La maglietta gli si era appiccicata alla pelle, i suoi capelli sembravano
lamine fradice, e il suo viso non tradiva altra causa di quel sussulto oltre al
freddo.
Quando
tornò a guardare Harry, vide la sua espressione cambiare dal disagio alla…
preoccupazione. Porca miseria. Preoccupazione per Malfoy? Quest’amicizia
si stava spingendo decisamente troppo oltre.
“Meglio che
torni dai miei,” disse Malfoy, col tono soffuso che
stavano usando tutti e tre. Hermione notò con una lieve punta
di disprezzo il disinvolto accento possessivo delle sue parole.
“Saranno in
pensiero.”
Non riusciva
proprio ad immaginare i Serpeverde in pensiero per qualcosa.
“Sì, certo,” replicò in fretta Harry. Ora suonava inequivocabilmente
preoccupato. “Sei sicuro di voler andare da solo laggiù…”
Sembrava
guardare il collo di Malfoy, dove un’altra gocciolina scivolava lungo la curva
pallida. Non era la prima volta per Hermione, ovviamente…
davanti alle tragedie si guarda ovunque tranne che negli occhi degli
altri.
Malfoy
storse le sopracciglia.
“Se il Signore Oscuro mi piomba addosso da dietro un angolo griderò
come una femminuccia, così potrai correre a salvarmi. Per favore, Potter!”
Harry rise
piano, quasi con riluttanza, e s’incamminò con Hermione, piuttosto addolorata.
Tutta quell’ansia era dovuta al fatto
che Harry era scomparso con una persona pericolosa come Malfoy, e di Malfoy non
ci si poteva fidare in situazioni di crisi…anzi, di lui non ci si poteva fidare
mai…
Avrebbe potuto succedergli qualcosa, ma era un’eventualità troppo terrificante da
contemplare. Erano sparite così tante persone… ma non Harry.
Ti prego, fa
che non succeda ad Harry.
Ron accolse
lei con un bacio e Harry con un abbraccio… e di solito non era così espansivo,
rifletté Hermione.
Lo strinse
forte e cercò di non pensare a cosa fosse successo, né
a ciò che avrebbe potuto succedere. Guardò oltre le sue spalle per agganciarsi
allo sguardo di Harry e condividere un conforto silenzioso.
Ma Harry
guardava altrove, chiaramente assorto in altri pensieri.
*
Ginny Weasley era seduta alla riunione del Giovane Ordine della
Fenice lasciando passare i minuti e cercando di non fissare Harry.
Passava la
maggior parte delle riunioni a far quello, cullata dalla consapevolezza che lui
o pendeva dalle labbra del professor Lupin oppure era
sovrappensiero.
Ovviamente
passava la maggior parte del tempo a fissarlo anche durante le partite di Quidditch, a tavola, camminando nei corridoi…
Sapeva di essere ridicola. Le cotte di solito non duravano sette
anni.
Le cotte non
duravano tutta una vita, e non cominciavano a quattro anni insieme a pane e
latte. Quale bambina avrebbe potuto ascoltare la favola del Principe Azzurro
senza desiderare di infilarsi le scarpette di cristallo di
Cenerentola?
Quale
bambina avrebbe potuto sentire di un eroe dai capelli scuri che aveva salvato
il mondo, che era stato imprigionato come una
principessa nella sua torre tra i Babbani, senza
desiderare di raggiungerlo?
Ginny era
convinta che ogni ragazza della sua età almeno una volta avesse fantasticato
sull’essere
Solo che non tutti i fratelli di quelle ragazze erano amici di Harry
Potter. Non tutte
le loro madri l’avevano praticamente adottato.
Non tutte le
ragazze erano state salvate da Harry Potter quando
erano ancora delle povere, tremanti allieve del primo anno. Non tutte si erano
accorte che era davvero come lo descriveva la propaganda: coraggioso, nobile e
sincero.
Un ragazzo
così s’incontrava solo una volta nella vita.
Ginny
aveva provato a smettere di fare
quelle figure. Aveva scambiato qualche primo bacio impacciato con Colin Canon. Era anche uscita per
un po’ con Dean Thomas, un
ragazzo artistico e introspettivo a cui aveva voluto bene, davvero bene, ma… non era durata.
Era giunta alla conclusione che, col tempo, la cotta era diventata
dura come il diamante, e nessuno sarebbe mai stato abbastanza degno da
fargliela passare.
Dopo averlo
venerato come un eroe, dopo gli sciocchi biglietti di San Valentino, quel
desiderio intenso resisteva caparbio, e lei aveva
deciso di aspettare serenamente.
Sarebbe
arrivata un’occasione, solo una. L’anno prima l’aveva baciata un paio di volte,
baci soffici e sperimentali che le avevano fatto battere il
cuore piena di speranza. Non si era spinto oltre, cosa che comprendeva,
certo che lo comprendeva, era stato ferito e
disprezzato per tutta la vita, come faceva a capire che lei lo amava?
Non c’erano
mai state voci su di lui con altre ragazze, e di questo Ginny
era profondamente grata. Il bacio a Cho Chang era stato un incidente isolato.
Un giorno,
forse, Harry avrebbe cercato Ginny di nuovo. E in quel caso lei l’avrebbe aspettato.
Ginny
sorvegliò Harry con timida felicità. Ultimamente aveva un
aspetto migliore, pensò, meno triste. Si vestiva con più cura e rideva
più spesso. Di certo il Torneo Tremaghi era stato un toccasana.
Persino quest’idea assurda dell’amicizia con Malfoy la faceva
sorridere con indulgenza. Era proprio da Harry cercare di recuperare le
persone, anche i Serpeverde odiosi come Malfoy. Se lui poteva
distrarre Harry, e soprattutto tenerlo occupato nel tempo in cui avrebbe potuto
cercarsi una ragazza, Ginny era decisamente a favore.
E comunque, presto Harry si sarebbe stufato di lui.
Forse
addirittura oggi. Prima o poi Malfoy avrebbe dato
fiato ai suoi disgustosi pregiudizi, come al solito.
Ginny guardò
storto Malfoy, la cui testa era china su un pezzo di
pergamena. Persino la mano che impugnava la piuma dall’aria costosa
sembrava costosa, tutta ossa sottili e pelle candida. Era una creatura così
viziata e detestabile.
Sentì quel brivido da ragazzina – Oh, Harry è meraviglioso! – al pensiero
dell’ultima incivile sparata di Malfoy sui Mezzosangue.
Harry, che
se ne stava seduto con quell’aria malinconica e
assente che le spezzava il cuore, aveva sollevato lo sguardo e il verde dei
suoi occhi si era infiammato.
Il suo eroe
impavido.
Ginny se
lo ricordava perfettamente.
“Dillo di
nuovo, Malfoy. Ti sfido,” aveva detto.
Malfoy, con
quel tono gelido e strascicato, l’aveva detto di nuovo.
Harry e
Malfoy si erano alzati e sporti sul tavolo, gettandosi parole di odio, arrivando praticamente a toccarsi coi nasi.
“Avanti,
Potter,” l’aveva provocato Malfoy. “E’ il momento
migliore per una lite, davanti a tutti i Weasley che
ti ammirano.”
Aveva
sorriso a Ginny, che si era sentita gelare.
Harry aveva
afferrato il davanti della veste di Malfoy, apparentemente ad un passo dal
saltare sul tavolo e fare una sciocchezza.
“Li devi
lasciar stare!”
Ginny
aveva brillato per l’adorazione.
Chissà cosa
sarebbe successo, se il professor Lupin non avesse
pacatamente sciolto la riunione.
Ginny notò
che anche Harry stava guardando Malfoy.
Bene.
Avrebbe tenuto d’occhio quel Serpeverde.
*
Harry si
chiedeva se si potesse diventare schizofrenici per qualcun altro.
Aveva la
netta impressione che ci fossero due Malfoy in giro
per Hogwarts, quando uno era già sufficiente per la
sanità mentale di chiunque.
I due Malfoy
erano alquanto somiglianti tra loro, ma solo un idiota li avrebbe
confusi. Entrambi facevano quel sorrisetto sarcastico, e dispensavano commenti acidi come se
stessero per passare di moda. Entrambi avevano una
dubbia morale.
Ma uno dei
Malfoy rideva molto più spensieratamente, e aveva idee che erano più divertenti
che crudeli. Uno dei Malfoy, a prescindere dalle sue opinioni sui Babbani, evitava di usare le temute parole con
Un Malfoy
era in grado di parlare senza malizia. Il vento soffiava costantemente tra le
sue ciocche d’argento, dandogli un aspetto leggermente più morbido dell’altro
Malfoy.
Il secondo
Malfoy gli era seduto davanti adesso, e prendeva strani appunti su un pezzo di
pergamena. I suoi capelli erano immacolati, alcune punte curate di seta bionda
dietro le orecchie, e non alzava lo sguardo dalla pergamena che quando Pansy o Blaise gli rivolgevano la
parola.
Harry stava
tentando di attirare la sua attenzione discretamente, per nessuna ragione in
particolare. Forse voleva solo una qualche conferma che si sarebbe comportato
bene.
Non aveva
intenzione di litigare con lui, quel giorno.
Alla fine
abbandonò la strada indiretta e rilasciò un suono che era metà colpo di tosse e
metà “Malfoy!”
Malfoy alzò
gli occhi, sorridendo leggermente.
“O Potter, genio della sottigliezza.”
E nonostante
gli sguardi assassini dei Serpeverde si volsero tutti
verso di lui, Harry si sentì un po’ rassicurato. Avrebbe detto altro, ma in
quel momento entrò il professor Lupin.
*
Era dal
terzo anno che a Harry piaceva il professor Lupin.
Adesso i
suoi sentimenti andavano oltre. Lo venerava.
All’inizio
del quinto anno, Hogwarts era in subbuglio. Durante
l’estate tutti avevano capito che Voldemort era davvero tornato. La gente aveva
iniziato a svanire.
L’intero
mondo magico era stato immerso all’improvviso nella guerra.
Ma i
bambini non potevano combattere in guerra. L’unica cosa che potevano fare era
andare a Hogwarts, e attendere impauriti la notizia
del Marchio avvistato sulle loro case, e l’orrore finale.
Lupin
aveva preso quei ragazzi terrorizzati e aveva formato il Giovane Ordine della
Fenice. Grifondoro, Tassorosso
e Corvonero si erano accalcati alle riunioni,
approfittando dell’occasione per discutere… per sentire di poter contribuire
alla causa e imparare qualcosa.
I Serpeverde
non si erano neanche avvicinati.
Fino a
quando Lucius Malfoy era morto, durante le vacanze di
Natale, e Draco Malfoy si era presentato alla riunione successiva con il viso
sbiancato e i suoi amici Serpeverde alle spalle.
Harry era
stato sopraffatto dal fastidio per quell’intrusione. Lupin li aveva accolti serenamente, e per gestire il numero
più elevato di membri aveva formato il Giovane Consiglio, con due
rappresentanti selezionati da ciascuna casa, per le emergenze.
Molti non
avevano preso il Giovane Ordine seriamente fino all’anno
successivo, quando i ragazzi che avevano finito il settimo anno avevano messo a
frutto ciò che Lupin aveva loro insegnato per
diventare soldati formidabili in guerra.
Ora tutti
sapevano che il Giovane Ordine era essenziale. Se si
era contro Voldemort, se si voleva avere una chance di sopravvivenza, si
dovevano imparare le tattiche e la realtà della guerra attorno al tavolo
capeggiato da Lupin.
Il professor
Lupin, sempre così modesto e tuttavia
indiscutibilmente autorevole. Più affidabile dell’impulsivo,
volubile Sirius, più disponibile dell’ultra-impegnato
Silente. Era diventato quasi un padre per coloro i cui parenti erano…
scomparsi. E la sua presenza serena aveva molto a che
fare, sospettava Harry, con il gran numero di ragazzi rimasti a Hogwarts. Quando anche Hogwarts aveva iniziato a soffrire delle perdite, c’era
stato panico generale.
Lupin era
rimasto calmo, li aveva fatti sentire al sicuro, aveva parlato con loro.
Si era
guadagnato l’affetto della maggior parte dei suoi allievi, e persino il
rispetto dei Serpeverde. Harry sapeva che quelli del settimo anno che erano sul
punto di lasciare Hogwarts sarebbero andati a
combattere portandosi dietro quegli occhi grigi risoluti, simbolo di speranza,
e si sarebbero affidati ai suoi insegnamenti.
Era tutto
merito suo, di quel professore brizzolato e malvestito che era stato un reietto
per la maggior parte della sua vita.
Harry
nutriva grande rispetto per lui. Vedeva l’adorazione
negli occhi di molti studenti quando ristabiliva l’ordine
durante le riunioni.
Ed era per
quel motivo che le sparate di Malfoy agli incontri del Giovane Ordine gli
avevano sempre dato tanto fastidio, e che adesso temeva ne arrivasse
un’altra.
Se Malfoy
avesse insultato Lupin…
Il professor
Lupin si schiarì la voce.
“Sappiamo
tutti che è avvenuta un’altra sparizione,” disse con
la sua voce quieta. “Non avrebbe senso dirvi di non avere paura o di non essere
tristi. Ma non lasciate che la paura e il dolore vi
sovrastino. Quelli che sono rimasti hanno ancora un incarico importante
da portare a termine. La casa dei Tassorosso ha la
mia più profonda compassione, nonché la mia
ammirazione per aver prontamente nominato Hannah Abbott e Susan Bones come
rappresentati per il Giovane Ordine.”
Tutti
applaudirono, e attorno al tavolo si levò un mormorio di approvazione.
Harry guardò
Malfoy applaudire in modo deciso, proprio come faceva quando
salutava i nuovi Serpeverde all’inizio di ogni anno.
Gli parve
strano conoscere il modo in cui Malfoy applaudiva. Ancora più strano era che
era il loro ultimo anno, e che non l’avrebbe mai più visto applaudire i nuovi
Serpeverde.
Lupin
stava ancora parlando.
“… sono
certo che gli altri Giovani Consiglieri faranno del loro meglio per aiutarle.
Passando ad altro, vorrei lodare il signor Malfoy e il signor Boot per il loro eccellente piano di attacco
a Casa Riddle. Penso che agendo come da loro
suggerito ci sarebbero state molte meno vittime,
l’anno scorso.
Terry Boot arrossì compiaciuto. Malfoy inclinò il capo,
accettando l’applauso educatamente.
Insopportabile idiota, pensò Harry con un sorriso. E così stava lavorando su qualcosa con un Corvonero. Saranno amici?
Guardò Terry rivolgere uno sguardo esitante a Malfoy dall’altra
parte del tavolo, ma non riuscì a capire se fosse amichevole o meno. Malfoy era
troppo impegnato a fare gli occhi dolci alla bella
Susan Bones.
Era risaputo
che Malfoy non aveva tempo da perdere con i Tassorosso,
e infatti stava completamente ignorando la timida Hannah. Ma Malfoy faceva sempre
eccezioni per la gente carina.
“Abbiamo due
mozioni da mettere ai voti, una pratica e l’altra teorica.”
Harry notò
che Malfoy quasi imitò il sorriso tranquillo di Lupin.
“Prima di tutto la questione della protezione, che include le
esercitazioni. Come sappiamo tutti, non c’è nessuna casa che non abbia sofferto una sparizione. Bisogna prendere delle misure
per proteggere gli studenti. Da adesso in poi, come previsto dall’eccellente
piano della signorina Granger, i professori
accompagneranno tutti gli studenti del primo e del secondo anno a lezione.”
Siamo troppo disperatamente a corto
di personale per vegliare sulle classi più grandi, come sapete bene.
Quella parte
del discorso restò taciuta.
“Agli altri
studenti verrà chiesto di non andare da nessuna parte
da soli. Inoltre, ogni venerdì dopo il Club dei Duellanti faremo delle
esercitazioni in caso di attacco su larga scala a Hogwarts. Voglio vedere quanto rapidamente i nostri Giovani
Consiglieri, assistiti dai prefetti, riescono a portare tutti gli studenti giù
nella Sala Grande e a porsi in posizione difensiva alle entrate.”
Ci furono
assensi solenni in tutta la stanza. L’Ordine votò a favore all’unanimità, anche
se Harry vide i Serpeverde guardare Malfoy prima di votare.
“E ora veniamo al voto teorico.”
Gli sguardi
si concentrarono su Lupin da ogni parte del tavolo.
Negli ultimi tempi i voti teorici erano presi molto seriamente, perché tutti
sapevano che, una volta usciti da scuola, quegli
argomenti sarebbero divenuti realtà.
“Siete o no
d’accordo con lo svelare segreti della Medimagia che potrebbero salvare la vita dei Babbani?”
“Assolutamente
no.”
Quella voce
limpida e fredda risuonò nella stanza.
“Mi rendo
conto di quanto sia diverso il tuo
punto di vista,” disse seccamente Hermione. “Non
t’importa se i Babbani sono vivi o morti.”
“Anche il
tuo punto di vista è diverso,” ribatté Draco.
“T’importa solo dei tuoi genitori babbani, sporca Mezzosangue.”
Un borbottio
arrabbiato si sollevò attorno al tavolo.
Malfoy aveva
usato quelle parole parecchie volte durante le riunioni, ma raramente
rivolgendosi ad uno dei presenti. Specialmente a Hermione Granger,
Il viso di
Ron diventò rosso fuoco e Hermione strinse i pugni. I richiami di Lupin si persero tra le voci sempre più alte.
Harry sentì
il proprio petto appesantirsi, mentre l’indignazione e la delusione si unirono
in un’unica emozione che gli bruciava tra le costole e gli annebbiava la vista.
Vide Malfoy
sfocato, il viso pallido fiero e assolutamente privo
di rimorso. Il suo sguardo incrociò gelidamente quello di Harry, come se
fossero estranei.
“Malfoy.”
Harry udì quasi con sorpresa la propria voce insinuarsi come una lama tra le
emozioni annebbiate. “Fuori. Adesso.”
Malfoy
storse le labbra.
“Perché
diavolo dovrei uscire, Potter? Hai in mente una
piccola rissa lontano dal professore?”
“Harry,
siediti,” disse Lupin con
calma, ma ormai non gli interessava più.
“Ho in mente
di farti uscire così che non siano tutti costretti a
sentire i tuoi commenti nauseanti. E ho in mente di parlare di quella tua
boccaccia sporca.”
Malfoy
incrociò le braccia sul petto. Fu solo allora, quando notò di star guardando
Malfoy dall’alto, che Harry si rese conto di essersi alzato in piedi.
“Quel genere
di discorso potrebbe portare alle mani,” lo informò
Malfoy con quel suo tono lento e derisorio.
“Non m’importa,” disse Harry. “Esci e parliamo. Poi, se vuoi, possiamo
venire alle mani.”
Malfoy
sorrise all’improvviso, quel sorriso pigro e sdegnoso, e si alzò per guardare
Harry dritto negli occhi.
“Bene,
Potter,” strascicò, “per te è sempre il giorno giusto
per finire a terra.”
Harry corse
verso la porta, conscio del proprio viso infuriato.
“Vieni
fuori. Così vediamo chi finisce a terra.”
Ginny Weasley era appoggiata al tavolo, gli occhi spalancati.
Harry sperò che la poverina non si fosse spaventata troppo.
Malfoy non
si mosse. Sembrava stesse riflettendo.
Harry
incrociò quello sguardo freddo di nuovo, con chiaro intento di sfida.
Malfoy uscì,
oltrepassando Harry e lasciandolo a chiudere la porta davanti agli sguardi
increduli del Giovane Ordine.
Mentre lo
fece, sentì Hermione dire:
“Non
dovremmo fermarli, professore?”
“Hermione,” disse il professor Lupin, “se
dovessimo sospendere le riunioni ad ogni litigata tra Harry e Draco Malfoy, non
ne finiremmo mai una.”
Harry chiuse
la porta, e si voltò per affrontare Malfoy.
Era
appoggiato al muro, la testa inclinata all’indietro per donare a Harry il
beneficio di un’analisi approfondita e agghiacciante.
“Allora,
Potter? Non vedo l’ora di sapere cos’hai da dire… prima ti muovi, prima potrò
darti quello che chiedi da anni.”
*
“Voglio
sapere cosa diavolo pensavi di fare là dentro! Non ti
rendi conto dell’immagine di te che dai agli altri? Non t’importa cosa penso io?”
“Quando
vorrò la tua opinione, Potter, ti darò prima la mia,”
disse piano Malfoy.
Harry lo
sbatté contro il muro.
“Toglimi le
mani di dosso!” ordinò Malfoy, con gli occhi che mandavano fulmini.
“No!” disse
Harry, soffocato dall’ira.
Malfoy alzò
il mento, assumendo l’esatto aspetto dell’aristocratico furioso.
“Posso dire
tutto ciò che penso.”
“Sì, ma tu
sei intelligente.” Harry non si era accorto di pensarlo finché non l’aveva
detto. “Non puoi credere sul serio a tutta quella merda
razzista.”
“Di certo
non credo nella mozione bigotta di Lupin.”
La voce di
Malfoy era come ghiaccio. Il suo tono arrogante non
faceva che alimentare l’ira di Harry.
Era così
arrabbiato che non riusciva a scandire le parole. “Non… non credi che sarebbe
bello aiutare la gente a sopravvivere?”
“Preferirei
sopravvivere io. Non capisci che rivelare a medici e pazienti i segreti della
magia sarebbe l’ennesimo modo per far sapere ai Babbani dell’esistenza del mondo magico? Smetti per un
attimo di essere lo studente modello di Lupin e
pensa!”
“E’ di vite
umane che stiamo parlando!”
“Sì.” La
voce di Malfoy era piatta. “O noi o loro. Proprio come
sempre. Credi davvero a tutte quelle storie sull’Epoca dei Roghi? Quegli
aneddoti simpatici su Guendalina
La sua voce
si era fatta pian piano più appassionata. Ora gli brillavano gli occhi, e
avanzò di un passo verso Harry.
Harry fece
un passo indietro, spaventato dalla forza delle sue parole.
“Non c’era
bisogno di dire quella cazzata sui Mezzosangue,” rispose a voce bassa.
Malfoy tornò ad appoggiarsi al muro, la sua voce di nuovo fredda.
“Non mi fido
di quel tipo di persona,” rispose. “Ognuna di loro
aumenta le possibilità che i Babbani sappiano di noi e ci attacchino. Non sai quanto odio può far
scaturire una persona con poteri magici in una famiglia?”
Io ero l’unica che la vedeva per ciò
che era… un mostro!
Le parole di
Petunia Dursley gli esplosero in un angolo della
mente.
“Prendi Tu-Sai-Chi,” disse Malfoy. “Suo
padre era un Babbano. Mio padre mi ha detto che quelle persone sono instabili… beh, che altra
prova ti serve? La magia fa incazzare i Babbani. Dovremmo tenerci alla larga da loro.”
“Allora
perché non rifiuti di lavorare con Hermione?”
“Sono contro
Tu-Sai-Chi. Lei si è già
integrata nel mondo magico. Abbiamo bisogno di ogni
alleato… ma questo non significa che la cosa mi debba piacere.”
“Noi
combattiamo una guerra contro l’intolleranza!”
“Io no.”
“Allora…
perché?”
Malfoy
chiuse gli occhi, una mossa che spinse Harry a fissarlo. Sembrava stranamente
vulnerabile.
“Non mi
piacciono i Babbani,” disse.
“Non vuol dire che voglia vederli sterminati. Ma la
ragione principale per cui sono in questa guerra è… la
vendetta.” Un timido sorriso aleggiò sulle sua labbra.
“E’ così sbagliato?”
Harry non si
sarebbe nemmeno sognato di poter restare senza parole.
Aveva
previsto cattiveria, non le argomentazioni ragionate di chi aveva
pensato a lungo alla questione. Di certo non aveva previsto una
giustificazione, per quanto piccola, delle ragioni di Malfoy.
Il
suggerimento di Lupin era sembrato così buono e
ragionevole. Harry non aveva pensato affatto alle
conseguenze.
Ma adesso…
Ripensò alle parole di Hagrid, quando aveva undici
anni.
Nah. E’ meglio che non ci immischiamo.
L’immagine
delle ossa dei maghi che venivano spezzate… l’amarezza
dietro le parole di Malfoy e la comprensione della paura nascosta dietro l’odio
delle famiglie purosangue, quella storia oscura tramandata per generazioni.
Harry non
condivideva, ma gli sarebbe stato molto difficile
replicare.
Si accorse
che… rispettava il punto di vista di Malfoy, il che forse era la cosa più
inaspettata di tutte.
Si aggrappò
all’unica certezza che gli restava.
“E’ una
brava ragazza,” insisté. “Non hai il diritto di
lanciarle queste offese da stronzo.”
“E’ stata
lei a cominciare,” si giustificò Malfoy.
Harry si
appoggiò al muro accanto a Malfoy, toccandogli le spalle.
Improvvisamente
era del tutto privo di rancore.
“Non fingere
che sia la prima volta.”
“Ha
cominciato lei anche la prima volta,” disse cupo
Malfoy. “Dicendo che la mia entrata in squadra era
stata comprata.”
“E non era
vero?” chiese Harry, più con curiosità che in tono di accusa.
“No,
assolutamente no, Potter! Ho partecipato ad un normalissimo provino con Terence Higgs. Una
volta ottenuto il posto, mio padre ha comprato le scope. Lui non dava ricompense prima che si fosse dimostrato di meritarle.”
“Senti…”
Harry decise di sorvolare completamente sulla questione Lucius
Malfoy. “Sai cosa significa quella parola per tutti quelli che sono lì dentro.
E’ il modo in cui parlano i Mangiamorte, ed è una parole disgustosa da usare con persone che sono davvero
civili e gentili. Non è giusto usarla solo per farla incazzare.
E’ meschino, infantile e crudele.”
“La crudeltà
è sottovalutata, sai.”
Harry lo
guardò alzare le spalle e sorridere. Il fiero scatto di
rabbia che gli aveva fatto sbattere Malfoy contro il muro e gridare era
scomparso.
Era così
bizzarro che Malfoy potesse farlo incazzare e al
contempo riuscisse a calmarlo in così poco tempo.
“Dai,
Malfoy.”
Malfoy alzò
le spalle goffamente e guardò altrove.
“Supponiamo
che ammettessi che hai ragione. Tu faresti
lo stesso?” chiese infine.
“Che vuoi dire?”
Harry era
incuriosito. Una sensazione ormai neanche più strana
quando stava con Malfoy.
“Voglio
dire… che penserò a quello che hai detto. E tu dovresti pensare a ciò che ho
detto io.”
“Solo
pensarci?”
“Certo.
Mercanteggiare è una cosa indegna per l’onore dei Malfoy.”
Sorrise all’improvviso, quel sorrisetto
birichino ma meno malizioso de solito, e a cui Harry si stava abituando.
“La corruzione, invece, è tutt’altra cosa.”
Harry meditò
e infine ricambiò il sorriso.
“Va bene,
allora. E’ un… patto.”
Mentre
tornavano in silenzio ma di comune accordo nella
stanza della riunione, Harry aggiunse:
“Lo sai,
vero, che ti picchio se chiami ancora così Hermione.”
Malfoy alzò
un sopracciglio. “Non vedo l’ora di metterti al tappeto.”
Il Giovane
Ordine rimase stupefatto quando Malfoy e Harry tornarono, entrambi
apparentemente illesi e di buon umore.
Hermione
dette una gomitata sospettosa a Harry, evidentemente per controllare che non ci
fossero danni interni.
Harry sorrise guardando Pansy Parkinson fare la stessa cosa dall’altra parte del tavolo.
Malfoy lo
guardò, e si scambiarono un sorrisino malinconico.
Ginny Weasley guardò storto Malfoy, quasi convinta che avesse usato
una rapida Maledizione Imperius.
“Possiamo
votare adesso?” chiese il professor Lupin in tono
secco, scegliendo di chiudere un occhio sull’intera faccenda.
Harry ci
pensò su. Malfoy in effetti aveva delle ragioni valide
circa la mozione…
Votò contro.
Ora quasi
tutti nella stanza sembravano essere convinti che Malfoy avesse usato un rapido
Imperius.
“La mozione
non passa per un voto,” osservò Lupin
in tono neutrale.
“Fortuna
sfacciata,” disse Malfoy a Hermione gongolando… e
l’intera stanza sussultò per l’apprensione appena aprì le labbra per aggiungere
un’altra parola.
Ciò che
disse, guardingo, fu “Granger.”
A quel punto
tutti assunsero espressioni sconcertate. Molti tirarono un sospiro di sollievo quando Lupin dichiarò sciolta
la riunione, e mentre il Giovane Ordine si defilava le voci già iniziavano a
levarsi dietro la porta.
*
Il Giovane
Consiglio restò per sentire le ultime parole di Lupin.
“Giovani
Consiglieri,” disse, con voce più seria ora che gli
ultimi membri dell’Ordine erano usciti, “Sappiamo tutti quanto siano oscuri
questi tempi. In un certo senso voi siete responsabili per i vostri amici
studenti, senza però aver modo di proteggerli completamente. Questo non è il
momento di lasciarsi dividere dalla rivalità tra case o dai dissapori
personali. Assegno a voi tutti l’incarico delle
esercitazioni pratiche. Voglio vedervi lavorare con amichevole cooperazione.”
Harry guardò
attorno al tavolo mentre Lupin
parlava.
Gli occhi
scuri e intelligenti di Hermione brillavano accanto a lui. Il viso tondo e
impaurito di Hannah Abbott
e la bocca tremante di Susan cercavano di prendere coraggio. Terry Boot e Padma
Patil sembravano ansiosi. Il viso scuro e sveglio di
Blaise Zabini, per una volta, era serio.
Tutti erano
uniti da una sensazione di impellente gravità. Tutti,
in quel momento, sembravano degni di fiducia.
Malfoy aveva
fatto indietro la propria sedia e sorrideva in modo dissoluto e distintamente
beffardo. Aveva un aspetto brillante, disinvolto e stranamente maligno.
Harry
condivise quel sorriso, solo un po’, come una promessa segreta.
Penserò a ciò che hai detto. E tu dovresti pensare a ciò che ho detto io.
Ok. Harry
ci stava pensando.
“Cercate
solo di essere amici,” li sollecitò Lupin.
“Ci proverò,” disse all’improvviso una voce allegra. Harry fu sorpreso
dal realizzare che si trattava della sua.
Malfoy
sbadigliò e si stiracchiò. “Oh, perché no?”