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Autore: SiriusBlack91    18/08/2012    2 recensioni
Una nuova isola. . .nuovi segreti. . .nuovi orrori!
La trama tratta di una spedizione della Ingen su una terza isola dove effettuano esperimenti sui dinosauri; cronologicamente mi baso sulla storia dei libri di Chricton, quindi avviene dopo l'incidente al Jurassic Park del primo libro e prima dell'avventura di Malcolm e gli altri su Isla Sorna del secondo libro. Spero vi piacerà la storia, la quale premetto che sarà piena di sorprese, intrighi e ovviamente dinosauri! Buona lettura a tutti :)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 7 – Segreti e ricordi
Nella notte echeggiò un urlo terribile, colmo di potenza e ferocia primordiale, un urlo che terrorizzò tutti all’interno del rifugio. Ray stava ancora tremando febbrilmente mentre continuava a dire “Ci ha trovati! Moriremo! Moriremo!”.
Gabriel gli mise con violenza una mano alla bocca per zittirlo mentre l’agitazione aumentava tra i soldati, i quali si erano ormai buttati a terra senza il minimo interesse nel guardare quella creatura che infuriava la fuori. Tutti ormai avevano capito che quel grosso predatore non se ne sarebbe andato facilmente da li, che era alla chiara ricerca di cibo.
“Capitano, ordini?” chiese un soldato alla sinistra di Gabriel
Riconobbe dalla voce che era il medico, Johnson, e disse “Tu resta al riparo e non discutere.”
Il soldato lo guardò torvo. Il fatto che il medico fosse di vitale importanza per la squadra non lo rendeva necessario per le azioni di attacco, ma Johnson era sempre stato contrario a questo e più volte si era buttato con la squadra durante azioni pericolose, facendo infuriare il capitano Krauser.
Gabriel si guardò intorno, la squadra era irrigidita dalla paura e quell’animale la fuori lo stava facendo innervosire. Decise tutto in pochi secondi, come suo solito in momenti come quello agì improvvisamente senza dare ordini alla sua squadra. Per lui ogni secondo è prezioso e non bisognava aspettare troppo per agire.
“Dmitri, passami quella cassa!” urlò il capitano al soldato più vicino a lui
Quest’ultimo afferrò con forza la pesante cassa delle munizione e la fece scivolare a terra verso il suo capitano con un calcio. Gabriel la aprì e ne estrasse un cilindro di piccole dimensioni, tenendo il dito indice premuto su un gancio alla sommità dell’oggetto.
“Aprite la porta!” urlò alzandosi rapidamente da terra.
Ramirez, che fino ad allora era rimasta pietrificata a terra, sentendo la voce del capitano prese coraggio e scattò in piedi, andando ad aprire la porta.
La fredda aria notturna si infilò con un leggero vento nel rifugio, insieme ad un odore pungente e disgustoso. Un odore di marcio, di putrefazione, di morte. L’animale sibilò nuovamente e puntò gli occhi luccicanti verso la figura che ergeva dall’entrata del rifugio.
Furono attimi, lunghi secondi in cui i due cacciatori si fronteggiarono faccia a faccia. Gli sguardi si incrociarono, carichi d’odio gli uni verso gli altri. Chi spinto da una furia primitiva, chi da una perenne ostilità verso quegli abomini creati dalla stupidità umana.
La creatura si preparò all’attacco, piegandosi leggermente sulle zampe posteriori per darsi lo slancio, con le fauci spalancate e gli arti anteriori protesi all’esterno come se fossero delle falci per mietere il grano.
Stava per saltare, quando qualcosa atterrò rotolando ai suoi piedi producendo un tintinnio metallico sulla nuda terra. Iniziò ad osservarla incuriosito, inclinando la testa di scatto ad ogni occhiata verso quel misterioso oggetto.
Il capitano, dall’altra parte della radura, ghignava facendo scivolare tra le dita la spoletta della granata che aveva appena lanciato contro la creatura.
La notte fu improvvisamente illuminata da una forte luce e nella foresta echeggiò un’esplosione. Poco lontano da loro uno stormo di uccelli si alzò in volo dagli alberi, spaventati dal forte rumore.
L’animale restò stordito da quello che accadde, i timpani gli dolevano al punto da sanguinare e i preziosi occhi erano talmente accecati da rendergli impossibile vedere intorno a se. Spaventato e sorpreso per quell’attacco improvviso, se ne andò via dalla radura sbattendo qua e la tra gli alberi per la temporanea mancanza della vista.
“Capitano, tutto bene?” chiese Ramirez affacciandosi timidamente dalla porta.
Dietro di lei anche gli altri soldati iniziarono a prendere coraggio e si sporsero dalle finestre guardando il buio della foresta, nel punto in cui la creatura era svanita pochi attimi prima.
“Maledizione! Nel buio credevo di aver preso una granata al fosforo, invece era solo una flash-bang.” Si lamento Gabriel, con un tono quasi divertito nella voce.
“Volevi farlo arrosto quel pollo?” chiese Hicks, apparso in quel momento alla sua sinistra.
Gabriel rise di gusto dando una forte pacca sulla spalla del soldato facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“E questo è niente” gli disse guardandolo negli occhi “Avresti dovuto vedere cosa ho combinato su Nublar.”
Il modo che aveva Gabriel di fissarti negli occhi con i suoi occhi grigio-verdi metteva sempre in soggezione tutti, e per Hicks non ci fu eccezione. Sembrava volerti comunicare qualcosa che pensava in quell’istante e chissà perché ogni volta sembra che stia pensando a qualcosa di orrendamente macarbo!
“Cosa pensa che fosse, signore?” chiese Dmitri
Hicks fu grato al soldato per aver richiamato l’attenzione del suo capitano, interrompendo quello sguardo che lo stava facendo sudare freddo.
“Era troppo buio, non sono riuscito a riconoscerlo. Comunque, nulla che abbiamo già visto sull’altra isola. In base alla lista che ci ha dato Ludlow, potrebbe essere un Carnotauro. Secondo la mappa termica siamo poco lontani dal loro territorio.” rispose Gabriel, controllando la mappa alla luce di una piccola torcia
“Impossibile!” disse improvvisamente Ray, la voce gli tremava come prima “Io so cos’era, l’abbiamo incontrato con gli altri nel laboratorio”
Tutti si girarono verso di lui, incuriositi da ciò che aveva appena detto.
“Forse è il momento che ci racconti cosa è successo laggiù” gli disse Hicks, posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
Ray si gettò a terra, il viso stanco e pallido gli davano l’aria di qualcuno che non stava per niente bene. Strappò dei fili d’erba e ci si mise a giocare, mentre con lo sguardo perso nel vuoto cercava di rimettere insieme i ricordi, frammenti di immagini orribili che gli attanagliavano la mente da giorni e che tentava di scacciare via come mosche fastidiose. Ricordi che ritornavano nei sogni, che lo tormentavano impedendogli di dormire tranquillo. Forse aveva ragione il compagno, era giunto il momento di raccogliere tutti i ricordi, per raccontare agli altri cosa era successo. Forse così avrebbero potuto aggiustare tutto.
Quando aprì la bocca per iniziare a raccontare, un suono meccanico ruppe il silenzio.
“Gabriel, cosa succede? Abbiamo sentito un’esplosione!” gracchiò la voce di Frank alla radio.
“Qualcosa ci ha attaccati. L’ho messo in fuga con una granata accecante. Stiamo tutti bene, tranquillo.” rispose Gabriel in tono piatto.
“Ascolta, ho trovato qualcosa nel pc, forse è meglio che lo leggi anche tu!” il suo tono di voce sembrava molto preoccupato.
“Aspetta solo un paio di minuti e mi collego” disse Gabriel, poi si rivolse agli altri “Torniamo dentro, turni di guardia come ho detto prima. Hicks e Ray avranno la mia stanza per stanotte, hanno bisogno di riposare più di me.”
I due lo ringraziarono con un cenno della testa ed entrarono insieme agli altri nel rifugio. Ramirez entrò per ultima e lanciò un’occhiata preoccupata verso la foresta, ancora scossa per la brutta esperienza di prima.
Gabriel si sedette alla scrivania e collegò subito il pc alla rete locale. L’attacco di prima aveva scosso l’intera squadra e il tono di voce di Frank non aveva di certo contribuito a tranquillizzarli.
“Eccomi” disse Gabriel al microfono “Cos’altro succede?”
“Ho cercato informazioni sul laboratorio dove sono andati quelli della Byosyn e pare che fosse una normale struttura di ricerca della Ingen.” spiegò Frank con tono piatto.
“Ma qualcosa deve averli terrorizzati la sotto.”
“Infatti, cercando tra i file protetti, ho trovato qualcosa di interessante.”
“Spiegati meglio.”
“Beh, a quanto pare non si limitavano a creare i dinosauri. Qui leggo di esperimenti particolari su incroci genetici e altra roba simile.”
“Figli di. . .”
“E proprio in quel laboratorio tenevano un progetto dal nome MRP, ma non sono riuscito a trovare altro al riguardo.”
“Quindi loro potrebbero aver trovato proprio quell’esperimento?”
“Oh andiamo, ormai sarà morto! Sono passati 2 anni dall’abbandono di quest’isola.”
“Non lo so, ma è meglio essere cauti se andiamo a controllare la dentro cos’è successo. Qualcosa ha trucidato quasi tutta la loro squadra e non credo che siano stati solo i raptor.”
“Tu vuoi davvero andarci?”
“Perché no? Dobbiamo comunque controllare quella struttura, è sull’elenco che ci ha dato Ludlow.”
“Va bene, domani mattina presto ci sposteremo alla vostra posizione e poi andremo tutti insieme. Chiudo.”
Gabriel restò a fissare lo schermo del pc per alcuni attimi. Cosa diavolo nascondeva la Ingen in quell’isola? Perché Ludlow non li aveva avvertiti che avrebbero potuto incontrare simili ostacoli? Forse, nemmeno lui ne era a conoscenza, nemmeno lui conosceva tutti i segreti del suo vecchio zio.
John Parker Hammond, pace all’anima sua. Ormai quel vecchio sognatore era morto e aveva lasciato ai posteri una bella gatta da pelare, anzi un cesto pieno.
Nella mente stanca del capitano si affollavano mille pensieri e ricordi su ciò che accadde su Nublar.
Ricordò che di lui trovarono solo un cadavere bruciacchiato dai bombardamenti, riconoscendolo perché stringeva tra le mani ancora il suo bastone da passeggio con sopra incastonata quella bolla d’ambra.
Provò a scacciarli via pensando ad altro, cercando di trovare altre informazioni su quel vecchio computer, perché sapeva che altri ricordi sarebbero riaffiorati. E lui non voleva!
Si sforzò di non pensarci, ma alla fine quel particolare ricordo gli piombò addosso con prepotenza. . . .e lui pianse.
Il viso nascosto tra le mani, rigato da lacrime silenziose, si piegò sulle ginocchia, abbandonandosi a quel ricordo che tanto lo attanagliava.
Se solo non avesse avuto quell’attimo di esitazione, Lei sarebbe ancora viva.
Gabriel infilò la mano nel taschino sinistro della mimetica, proprio sopra il cuore, e ne estrasse una piccola foto piegata in due. La aprì con dolcezza, raddrizzandola con le dita e restò a guardarla a lungo, accarezzandola ad ogni lacrima che scendeva.
La voce di lei gli risuonava chiara in mente, strappandogli un sorriso malinconico.
Poi quel ricordo ritornò con forza e la vide ancora una volta morire davanti ai suoi occhi. Era come se vedesse dalla prospettiva di qualcun altro e infatti vide anche se stesso, fermo di fronte a quella scena orribile, incapace di muoversi o di parlare.
Tornò al presente, ritrovandosi in ginocchio a terra, col respiro pesante e il battito accelerato. Non poteva abbandonarsi così ogni volta, doveva reagire e magari anche provare a dimenticare.
Si alzò appoggiandosi al tavolo per poi lasciarsi cadere sulla sedia. Prese la sua fiaschetta di metallo e bevve a lungo, quasi fino a svuotarla. La vodka calda era decisamente uno schifo, ma riusciva sempre a tirarlo su. Si era promesso di non bere in missione, ma quella era l’unica cosa che gli faceva dimenticare i suoi ricordi, almeno per qualche ora.
Sulla fiaschetta era incisa la frase “Fino alla morte”. Gabriel sorrise guardandola, era un regalo del diploma all’accademia militare e Frank ne aveva una identica.
Bevve un altro lungo sorso, prima di abbandonarsi alla stanchezza sulla sedia, lasciando che il sonno avesse la meglio su di lui.
A volte capita che i ricordi tornino alla mente anche sottoforma di sogni.
Quella notte Ray non fu il solo a dormire male tormentato dai ricordi.
Quella notte Gabriel fu costretto a rivivere un ricordo che lo stava distruggendo da due anni.
   
 
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