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Autore: MaryluckHazza90    18/08/2012    4 recensioni
La rosa, quale simbolo più esplicito per indicare l’amore?
Questo fiore immortale ricco di coinvolgimenti passionali, fedeli, teneri e unici.
Dai colori i petali vivaci brillano, da un ragno tessuti con leggiadra cautela e dal potente profumo
richiamo d’amore, dall’arguto segno del dolore di una morte e dall’immenso passo che ripercuote
l’addio.
Scendendo per il gambo dal verde color brillano pugnali affilati d’immenso dolor a ricordare sempre agli uomini l’enorme dolore della conseguenza dell’amore, un ciclo continuo come la notte il giorno, come la nascita e la morte ritorna vive le cose ancor più puntigliose.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Il linguaggio delle rose
…………………
2.   Rose rosa

 

E le rose, non si capisce il perché 
siano i soli fiori che colpiscono
tutti durante le feste
 
all’aperto; i soli fiori che tutti 
sono certi di conoscere.
Centinaia letteralmente
centinaia, sono sorti in una
sola notte; i cespugli verdi si
sono piegati come se fossero
 
stati visitati dagli arcangeli.
Katherine Mansfield

 

Nella folta nebbia che avvolgeva New York, tra le tante vetrine, tra i tanti negozi, tra le urla, gli schiamazzi e i mormorii della gente la nostra storia riprende da qui.
Dal particolare negozio di rose, con la sue vetrine ricche di fiori annebbiate dal continuo nevicare, dall’insegna scolorita che penzolava dal muro con le rose che troneggiavano in ogni lettera, dall’aria calda che opprimeva l’interno del locale, dal bancone pieno di fiori e dai prepotenti vasi che spuntavano da ogni lato, alla ricerca di accogliere un nuovo fiore.
È qui che il nostro racconto cerca di prendere appiglio; da un ragazzo appena entrato che si sfrega le mani per riscaldarle e crea nuvolette con il suo respiro corto e da una ragazza ancora incantata da quell’uomo appena entrato con ancora la rosa in mano e nell’altra le forbici da giardiniere.
Lo fissava intensamente scrutava ogni piccolo particolare, esaminava i capelli color rame uno ad uno con l’opprimente voglia di toccarli, fissava la pelle diafana del collo color porcellana, accarezzava con gli occhi quella figura alta ed equilibrata, scorgeva il viso, la bocca carnosa, il naso dritto, le guance arrossate per il troppo freddo e gli occhi …
Quegli occhi così belli, due pezzetti di smeraldo rubati ad un brigante e catturati dalle sue ciglia così lunghe e sottili; quei pezzetti di prato che fissavano intensamente le mani del loro padrone.
La ragazza continuava a fissarlo come catapultata in uno stato di shock emotivo, come se si fosse innamorata di quel ragazzo solo al primo sguardo. 
Innamorata.
Quanto odiava quelle dieci lettere, quanto odiava quelle cinque sillabe, quanto odiava quella parola. Come ogni ragazza che si rispetti anche lei, una volta, credeva nell’amore, nella felicità di un altro essere con cui costruire qualcosa ma il suo i castello era volato in aria.
Quelle carte che lo avevano costruito erano state spazzate via dal vento, come un bicchiere di cristallo dentro una vetrina aperta che viene trasportato via da un terremoto e si butta per terra creando mille schegge affilate, uccidendo se stesso.
Ma questo non era colpa di nessuno solo di uno stupido libro che l’aveva fatta ricredere sull’amore.
Ma lei credeva nei libri, credeva in essi perché erano la sua casa, la sua roccia, i suoi genitori, i suoi amici, erano tutto per lei.
A volte, quando era piccola e appoggiava i libri sotto il cuscino per nasconderli, sentiva sussurrarli, sentiva che le raccontavano la loro storia, che parlavano dolcemente per rassicurarle.
Per lei i libri erano la sua vita, la sua esistenza.
Sentiva in loro degli amici preziosi che non si lamentavano mai, che erano sempre disposti a far leggere tutto di loro, che non mentivano ma erano le persone più fidate, le donne più gentili e gli uomini più romantici, erano fonte di insegnamento e di saggezza.
Per lei i libri erano la vita, la morte, la nascita, la gioia, erano tutto, erano loro che non si lamentavano mai se li distruggevi, sciupavi o continuava a leggerli.
La sua passione così profonda per questi amici di carta la vedevi dal suo appartamento pieno di libri sciupati, intatti, appena comprati e dalle frasi che troneggiavano sui muri, le frasi che amava e aveva sottolineato, imparato a memoria.
Allo stesso tempo si notava la sua passione per le rose, che troneggiavano in ogni angolo del piccolo locale dove abitava, da quelle secche in ogni libro, dai colori e dalle informazioni che si trovavano anch’esse sui muri.

La ragazza era impressionata, ammaliata da quell’essere per lei così perfetto.
Dall’altra parte il ragazzo non si era accorto che una ragazza lo stava fissando troppo intento  a scaldarsi le mani con il pensiero rivolto a sua sorella gemella, Alice.
Oggi avrebbe dato inizio alla sua prima boutique di moda e oltre hai mille regali che già le aveva comprato voleva regalarle delle rose, suo fiore preferito dalle quali aveva preso il nome per la sua prima collezione.
Edward, questo era il suo nome, si svegliò dallo stato a cui era sottoposto solamente quando sentì il frusciare sconnesso delle tapparelle di legno che dividevano il locale con la zona di lavoro della a padrona.
Una donna dai capelli rossicci e  dagli occhi azzurri uscì da quella zona di composizione.
Appena vide Isabella in quello stato Maggie restò sorpresa non capendone il motivo e formulò la frase che era si trovava sulla punta della sua lingua senza neanche accorgersene:
“Bella chiudi la porta che qui si gela” esclamò la donna dai capelli rossicci con in mano il bouquet di rose rosse per un anniversario di matrimonio ancora da completare .
Maggie non si era ancora accorta del giovine che si trovava vicino all’entrata , troppo presa a fissare la ragazza preoccupata ma appena seguì il suo sguardo, lo vide.
Era intento a fissare ancora le mani, con i capelli rossicci spettinati dal forte vento che tirava fuori, gli occhi erano coperti dai capelli che cadevano dal suo viso leggermente abbassato, la pelle era bianca come la porcellana delle sue tazze antiche da collezione e il suo fisico era coperto dai jeans e dal pesante giubbotto.
Anche lei fece fatica a dissuadersi e mentre continuava a fissare il ragazzo, continuò l a sua arringa.
“Isabella lo sai che non si fanno aspettare i clienti” rimproverò bonariamente, facendole poi l’occhiolino.
Bella scosse la testa con fare disperato e, dopo aver poggiato la rosa insieme alle forbici da fioraio, raggiunse l’uscio chiudendolo.
Presi un respiro che durò un’eternità, assunse un sorriso brillante e si voltò.
“Mi scusi di averla fatta aspettare” disse rivolta al ragazzo che teneva ancora la testa bassa “Posso aiutarla?” chiese gentilmente.
Isabella mentre parlava dovette frenare le mani che avevano avuto l’insano impulso di voler toccare quella chioma rossiccia cos’ dannatamente irresistibile.
Il cliente alzò leggermente il viso mostrando, in tutta la loro bellezza, i suoi occhi smeraldo che lasciarono senza fiato la povera ragazza di paese.
D’altronde anche il virile cavaliere restò affascinato dalla semplicità di quella ragazza, soprattutto dai suoi occhi che gli ricordavano il sapore della cioccolata calda che sua madre gli preparava quando era bambino dopo una giornata gelida come questa.
Il ragazzo sorrise con il suo modo stropicciato, come lo chiamava sua sorella Alice, e cercò di fermare il suo cuore che batteva all’impazzata cosa che mai gli era successa prima.
Quel sorriso così strano colpì Isabella che per poco non rischiò un infarto; ma la ragazza si ricompose subito pensando che questo sorriso lo rivolgeva sicuramente a tutte le ragazze che gli andavano a presso ma naturalmente Bella non sapeva quanto si sbagliava.
Dopo alcuni sforzi inutili e vari minuti Edward riuscì ad assimilare alcune parole.

“No, no scusami tu sono io che mi sono soffermato sui miei pensieri senza chiederti nulla” disse il ragazzo per difenderla con la verità.
“Okay, non ti preoccupare ragazzo adesso Bella ti aiuterà. Vero Isa?” chiese la donna.
“Certo Maggie” rispose lei con fare tremante.
La padrona del negozio dopo un ultimo sorriso si diresse nuovamente all’interno del suo angolo di felicità.
“Allora mi dica cosa le serve?” chiese gentilmente.
“Innanzi tutto dammi del tu perché ho solo venti anni così mi fai sentire vecchio” e sorrise con quel sorriso sghembo, come lo aveva soprannominato Bella.
“ Allora mi servono delle rose per mia sorella che oggi inaugura il suo primo atelier di abiti di alta moda creati da lei, scelga lei le rose per me sono tutte uguali. Comunque piacere Edward”
Disse allungando la mano che la ragazza afferrò prontamente.
“Edward sai benissimo come mi chiamo Isabella ma chiamami Bella e dammi del tu” disse con tale semplicità e fortezza da non sembrarle vero di aver pronunciato quelle parole.
In vita sua non era mai riuscita ad essere sicura in se stessa.
“E comunque Edward le rose non sono tutte uguali, ogni una ha un significato diverso” disse con tono alterato.
I fiori non sono tutti uguali, non hanno lo stesso significato e valore, ogni uno di essi ha un’importanza diversa dall’altro e lei non sopportava chi parlava in quel modo della sua passione.
“Prendiamo ad esempio, questa rosa rossa” disse avvicinandosi al bancone dove riposa silenziosa ed elegante a rosa in questione.
“Tutti sanno che è la rosa dell’amore, no?” disse mentre il ragazzo talmente preso dalla voce melodiosa di Bella acconsentì soltanto con la testa.
“Beh ha anche altri significati, ossia è la messaggera di un amore passionale e travolgente. Il rosso rappresenta il colore dell'amore, della vita, del sangue e del fuoco. Era considerato anche il colore del Dio della Felicità, che dispensava la ricchezza agli uomini.” Disse con fare saputello.
“Per questo non può esserti utile per la sfilata di tua sorella” continuò Isabella.
Edward si avvicinò ad uno dei vasi di vetro e prese una delle rose gialle dal colore acceso e si avvicinò piano con quel piccolo fiore tra l’indice e il pollice.
Aveva delle mani lunghe e affusolate, molto curate.
-Strano a vedersi, forse perché la mia immagine quando penso a delle mani da uomo sono quelle di mio padre, così ruvide e grandi, con tanti piccoli tagliuzzi e punti.
Però sono quelle le mani che mi hanno sempre rassicurato quando ero piccola, che mi hanno accarezzato e mi hanno fatto il solletico.
Quelle mani che avevano un modo tutto loro di accarezzarmi i capelli all’attaccatura, che mi piaceva tanto; mi manca mio padre.-
Pensava Isabella.
Venne risvegliata dalla dolce, calda e sensualissima voce di Edward.
“Beh allora prenderò questa, è il suo colore preferito” disse il ragazzo.
“Per carità no!” aggiunse la ragazza, sfilandogliela delicatamente dalle mani.
Nel fare quel semplice gesto le loro mani si sfiorano e una scossa elettrica parte e si disperde in tutto il corpo di ogni uno.
Si guardano negli occhi per poi staccarsi violentemente come bruciati.
Bella inizia a parlare mentre si dirige verso il vaso delle rose gialle per posare quella che aveva in mano.
“La rosa gialla dal colore acceso indica la gelosia, mette in guardia gli sguardi invidiosi ed indica l’altezzosità, mi sembra che tu non sia il suo ragazzo no?” chiese.
“No e visto che Alice, mia sorella, conosce tutto delle rose è meglio non rischiare la sorte” disse con una faccia spaventata.
“Se posso permettermi” disse Isabella, avvicinandosi ad un vaso di rose rosa.
“Io ti consiglio una di queste, la rosa rosa è per eccellenza il fiore della felicità perfetta, della freschezza, della tenerezza, della gratitudine, dell’apprezzamento, della comprensione e dell’ammirazione, e da come parli di tua sorella riesco a leggere questo”
Il ragazzo sorrise, gli occhi un po’ lucidi.
“Hai perfettamente ragione” disse, prima di avvicinarsi alla ragazza e baciarle una guancia.
“Grazie Isabella” odiava il suo nome completo Bella ma suonò diverso dalle sue labbra che le fece cambiare idea il modo di giudicarlo.
“Non c’è di che” disse rossa in viso, avvicinandosi al bancone e iniziando a comporre il mazzo di rose.
Mentre Edward la fissava stupito, per la delicatezza che usava e l’amore con cui curava ogni singola rosa.
 
 



Angolo “autrice”:
Che ve ne pare?
Forse non è il capitolo che vi aspettavate e chiedo scusa se non vi è piaciuto!
Comunque grazie a chi ha letto, recensito e messo la storia tra le seguite o ricordate.
Scusate se ci sono degli errori, sono agitata perché non so cosa pensate di questa storia, visto che è la mia prima ff.
Vi ringrazio veramente per il vostro appoggio, spero di ricevere altre recensioni per sapere cosa ne pensate.
Grazie veramente.
A presto.
Maryluck90

 

p.s: scusate per il ritardo.
 
PER VOI!
 


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