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Autore: _wizard_    18/08/2012    4 recensioni
Fin da piccola mi dicevano che il mio mondo era diviso a metà, che esistevano i magici e i non magici, che nessuno si poteva fidare di nessuno, e cosa più grave che nessuno era libero, ma io questo fino a poco tempo fa non lo capivo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confusa, arrabbiata, stanca. L’irrefrenabile impulso di rompere tutto ciò che mi circonda. Troppi misteri che non so come risolvere. Ho solo aggiunto domande alla già lunga lista, invece di depennarle. Inutile, è così che mi sento. Eppure so che tenere la testa fra le mani e starmene seduta nell’angolo del bagno della mia camera, non porterà a nulla. Lo so, ma non vedo altra soluzione.
Jennie mi ignora.

-Mi hai ferita! Mi sputò in faccia quel pomeriggio.
Non potevo darle torto. Ero sparita per un’intera notte, avevo parlato per l’intera mattinata con l’elfo e poi mi ero stesa in giardino ad auto commiserarmi per quello che mi era capitato.
Forse mi ero anche addormentata, il che suona quasi incredibile considerando che non ci si può addormentare con tutte quelle domande in testa.
Però ricordo di aver aperto gli occhi, e aver visto un’ ombra sopra di me. Sapevo a chi apparteneva. Non dissi nulla, non avevo niente da dire o forse ne avevo troppo. Aspettavo che iniziasse lei, ma non lo fece. Mi alzai in piedi. Per un attimo pensai di dirle tutto, togliermi quel peso, o meglio condividerlo con qualcuno. Sapevo che non c’era un “qualcuno” migliore di Jennie, ma non potevo dire nulla.
Avevo dato la mia parola a Ral, , nessuno avrebbe saputo.
Purtroppo, Jennie, faceva parte di quel nessuno.

Vagavo per il castello da due giorni. Evitavo di finire in stanze che non conoscevo, avevo solo visitato la biblioteca il giorno dopo la mia "discussione" con Jennie. La biblioteca è uno di quei posti, in cui puoi affermare di poterti perdere. Ad ogni modo io non mi persi, nemmeno mi addentrai in quel “labirinto”. Perché avrei dovuto? Gli scaffali erano vuoti. Nessun libro, solo polvere. Non sapevo se esserne sorpresa o delusa, probabilmente ero entrambe.

Visto che con Jennie non parlavo più e Ral non l’avevo più visto, decisi di trovarmi una nuova compagnia.
Si chiamava Grace, era un’ allegra donna sulla cinquantina, grassottella e alta poco meno di un metro e trenta. L’avevo conosciuta in giardino mentre stendeva il bucato, mi disse che lavorava al castello, ma che la sua casa si trovava appena all’inizio del paese.
Mi raccontò di suo marito, uno gnomo che di mestiere faceva il cocchiere e dei suoi figli, Arme e Cartur .
Mi trovavo bene in sua compagnia, ogni tanto mi portava dei biscotti al cioccolato fatti in casa e io li accettavo di buon grado.  
Quel pomeriggio mi stava raccontando di quando aveva invitato suo cugino centauro nella loro casetta. Avevano pranzato in giardino, visto che la casa era troppo piccola per una creatura del genere.
Raccontò che a fine pranzo tutte le forchette erano sparite. Sicuramente le aveva mangiate  il cugino ma fece finta di nulla. Il racconto mi fece sorridere e quasi involontariamente dissi:

-Deve aver mangiato anche i libri perché a quanto pare non ce n’è traccia.
Avevo detto il tutto con molta leggerezza ma Grace divenne cupa in volto. Attribuii quella sua reazione alla mia pessima battuta.

-Mi dispiace. Mi affrettai a dire.
-Non ti devi scusare. Devi essere cauta però, ci sono occhi e orecchie ovunque.
Non compresi cosa volesse dire con quella frase:
-Potresti aiutarmi a capire?
 -Io? No, non posso.
Rimasi un po’ delusa da quella risposta, pensavo che almeno lei avrebbe capito, che almeno lei mi avrebbe dato delle risposte. Arricciai il naso contrariata e seccata.

Grace si chinò per prendere un ortaggio che le era caduto dal cesto, e proprio in quel momento le scivolò qualcosa. Non sembrò accorgersene così lo presi io. Era una collana. Una moneta in rame, con un piccolo foro da cui passava un filo di spago. Sulla prima faccia erano incise le parole “non ci inchineremo a Voi”. Mentre nella seconda faccia era raffigurato un libro.

-Grace ti è caduto questo. Dissi facendo oscillare la collana.

Venne verso di me correndo più che poteva. Lanciò in aria il cesto con gli ortaggi e afferrò il ciondolo dalla mia mano, nascondendolo nel suo pugno. Si guardò attorno allarmata e poi lo riallacciò al collo. Lo coprì sotto la sciarpa e ci mise una mano sopra, quasi temesse potesse scappare.
La fissai perplessa, poi mi chinai e la aiutai a rimettere le carote sparse qua e là nella cesta. Si avvicinò a me e quasi impercettibilmente mi disse:

-La mia amica può aiutarti. Domani mattina alle quattro vieni vicino al cancello del giardino.

Non pranzai quel giorno, restai a camminare avanti e indietro nella mia camera. Jennie che era seduta sul letto a guardare fuori dalla finestra, ogni tanto mi lanciava occhiate curiose.

-Chi è quella con cui parli tutti i giorni?

-“Quella“ si chiama Grace, ed è la persona che si avvicina più di tutti alla parola “amica”. Dissi fiera.
Per un secondo, mi sembrò di vedere un velo di tristezza negli occhi di Jennie.

***


Mi presentai alle sette per la cena. Bollito di carne. Un sapore terribile, colloso, ci impiegavi ore per mandarlo giù e a quel punto dovevi prendere un sorso d’acqua per non soffocare.
Dopo la cena andammo tutti in salotto.

Dopo cena andammo tutti in salotto. Non volevo parlare con il re, l’avevo catalogato come “viscido”. Non avevo avuto molte occasioni di parlare con lui, ma in quelle poche, mi ero sembrato di parlare con una persona meschina, che si nascondeva dietro un bel sorriso. Perciò decisi che lui meno di tutti doveva sapere ciò che avevo scoperto.

-Come avete passato le vostre giornate? Ci chiese il re mostrando curiosità. Guardai con la coda dell’occhio Ral, che scuoteva la testa e sapevo il motivo di quel gesto.

-Siamo state in giardino e in camera. In realtà non abbiamo fatto molto. Risposi con disinvoltura.
-Se avete bisogno d’aiuto non esitate a chiedere. Domande … curiosità  magari?
Continuai a guardarlo negli occhi, fingendo un’aria innocente, ma lui sapeva. Ovviamente.

-Forse domani mattina potremmo visitare il paese insieme, e da un po’ che non mi faccio vedere in giro.

Cominciai a sudare, non avevo una scusa, questa volta non sapevo come cavarmela. Oltretutto ricordai che il re sapeva leggere nel pensiero. Ero nel panico, cantare una canzoncina  non mi avrebbe salvata. Al contrario avrebbe provato la mia colpevolezza. Colpevole di cosa poi?
Sorrisi, perché non sapevo che altro fare, ma evidentemente aspettava una risposta.

-Claire e io domani abbiamo già un impegno, sire. Ral verrà con noi. Magari una prossima volta, grazie per l’invito.
Disse Jennie con fare pratico, non lasciando possibilità di replica.
Detto ciò ci alzammo, e uscimmo dalla porta molto velocemente per giungere in camera.

-Immagino di doverti ringraziare. Dissi un po’ titubante.
-Non ci ha creduto, anzi ora sospetta di noi più di prima.
-Grazie lo stesso. Dissi sincera.

                                       ***

Alle quattro precise, mi trovavo nel luogo stabilito. Vidi avvicinarsi una figura incappucciata, data la bassa statura, potevo intuire chi fosse. Mi consegnò la sua collana e un foglietto di carta.
-Stai attenta.
L’unica cosa che mi disse. Annuii e la guardai allontanarsi.
Presi il foglietto tra le mani, era scritto con una calligrafia incerta, lessi:

"Fine del paese, via dell’Orco, casa verde, Marge, bussa alla porta."

Strinsi il foglio e la collana, con la sciarpa mi coprii il viso dall’aria pungente, e mi incamminai.

In paese non c’era nulla da vedere, negozi chiusi, nessuna bancarella, nessun rumore, ma a quell’ora non poteva essere altrimenti.
Camminai per svariati minuti prima di giungere alla fine del paese, mi guardai attorno in cerca di “Via dell’orco”.  
Finalmente vidi il cartello, mi incamminai per quella via, fortunatamente le case avevano tutte colori diversi e individuare quella verde fu piuttosto semplice.
 Mi fermai davanti alla porta, cercando il coraggio di bussare. Cosa avrebbero pensato di una ragazza che bussava a quest’ora del mattino? Alzai il braccio, ma dopo poco lo riabbassai. Qualcuno bussò al posto mio. Mi voltai allarmata. Jennie.

-Cosa ci fai qui? Sbraitai.
-Secondo te ti avrei fatto venire da sola?

Sbuffai sonoramente, e arrivai sul punto di scoppiare quando vidi chi altro accompagnava Jennie. Ral.
-Tu invece? Dissi a denti stretti.
-Ieri Jennie ha detto “Ral verrà con noi”  ora ovviamente devo essere qui. Altrimenti il re sospetterebbe più del dovuto.
Si fermò e prese un respiro profondo come se avesse avuto altro da dire ma non aggiunse nulla.

Troppa gente, sarei dovuta venire da sola. Inoltre non sapevo se potevo fidarmi di Ral. Ormai però era con noi e non si poteva tornare indietro.
Bussai di nuovo, con vigore, ormai troppo infastidita per stare calma.

-Un momento arrivo, arrivo. Disse una vocina dietro la porta. Uscì fuori una donnina anziana, con il volto scavato dalla rughe e gli occhi ridotti a due fessure.

-Lei è Marge?  chiesi. La donna annuì.
-Ci manda un’amica. Dissi mostrandole la collana.


Ciao a tutti :) Diciamo che questo è un capitolo di transizione :) Spero non vi risulti pesante e spero che vi piaccia :) ringrazio tutti coloro che leggono, recensiscono, seguono la mia storia :) 

  
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