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Autore: Princess_Klebitz    18/08/2012    2 recensioni
Ok, guarita dalla mia Bowie-Berlino mania, ho pensato di tornare in pista con le idee più sgombre.
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Questo movie.verse si svolge durante i fatti di Avengers; Loki ha perso qualcuno nella sua vita, grazie ai suoi inganni, e qualcuno ha perso Loki per i suoi inganni... Un inaspettato incontro li riporterà a confrontarsi, e vedere se secoli passati lontani hanno cambiato qualcosa, o forse no.
Ovviamente OOC, OC e talvolta IC (più per qualche botta in testa che per merito mio).
Ps: Loki è pazzo. Loco. Ma non è scemo. Per una volta
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEVER AGAIN
IS WHAT YOU SWORE
THE TIME BEFORE
(Depeche Mode; Policy of truth)
 
“Non hai ancora imparato niente…”, ripetè Loki, avvicinandosi ad un’incosciente Selene.
Finalmente battuta, sola, alla sua mercè.
Non era stato lui, ma non gliene importava più niente: era il Dio dell’Inganno, non della Giustizia, Onore, e altre ridondanti parole di cui si adornava Thor.
I Chitauri stavano distruggendo New York, ed il mondo avrebbe capito chi avrebbe dovuto acclamare come suo re.
Inginocchiarsi al suo cospetto, rimettersi al loro stato naturale; avevano un sacco da dire, vuoti proclami retorici, come quel vecchio uomo a Stoccarda, ma anche loro mettevano in campo dèi e uomini più eccezionali del normale per poterlo sconfiggere.
Dopo quella devastante battaglia, avrebbe mostrato loro come anche una dittatura, un trono conquistato con la forza, potesse essere benevola, governare per il loro bene.
Midgardiani; una razza creata solo per essere governata, lo dimostrava nelle sue frequenti guerre e sconvolgimenti; persino il loro pianeta non ne poteva più di loro.
Bastava vedere come, in pochi anni, anche una principessa reale come Selene, quasi regina di un mondo più avanzato, era cambiata.
Nettamente in peggio.
Era stata sconfitta in più modi proprio lei, che un tempo non si lasciava neppure sopravanzare a parole, e solo nei suoi sciocchi e testardi tentativi di tenergli testa, in un modo o nell’altro,  con i suoi nuovi amici, con la Guerriera, con il suo Compagno, riconosceva la tenacia e la freddezza della glaciale principessa di Veimgard che non era riuscito a conquistare, nonostante tutto.
Mai. Neanche ora.
Era stata un’altra cocente delusione, ripetutasi più volte.
Se lei non avesse imparato, lui aveva imparato, oh sì.
La sollevò, quasi cullandola dolcemente.
Il sole splendeva, e nonostante il suo appellativo oscuro, lui bramava la luce del sole.
Era perfetto.
Anzi…
Mancava un piccolo particolare per rendere tutto perfetto.
E, chiudendo gli occhi, con un leggero flusso di magia, iniziò a svegliare Selene.
Aveva giusto pochissimo tempo per godersi quei momenti.
Ma in fondo era ciò a cui era stato abituato, e che lo rendeva un abile stratega.
Non era legato da vincoli, se non da Thanos.
Non era MAI stato legato da vincoli od obblighi, e a lungo andare questa si era rivelata più una forza che una debolezza.
Si godeva il momento, appieno, non incatenava ciò che lo appagava dietro scuse o trincee di onore e fanfaronate simili.
Mentre Selene muoveva le labbra, e le sue palpebre tremolavano, Loki la portò ancora più al sole.
Vicino al bordo, sempre cullandola, dolcemente.
“Canta per me, Selene…”, sussurrò al suo orecchio, mentre questa si svegliava, e incredibilmente, con voce rotta, mentre sbatteva gli occhi viola nel sole, capaci di mandare riflessi ovunque, accennò una melodia, triste ma non funerea, come un automa rotto.
Words are very unnecessary
They could only do harms…
“Oh, hai ragione…”, sussurrò Loki, sentendosi ormai vicino alla fine  di quella stupida storia, sicuramente colpa ancora una volta di Odino e dei suoi stupidi piani.
“Le parole possono fare male… Ma non dire mai più che non sono necessarie…”
Selene non riusciva a tenersi in forze, figurarsi a camminare o che.
Loki mosse un altro paio di passi, nel sole.
Era quasi tutto perfetto.
Poi accostò le sue labbra all’orecchio della principessa, mentre questa ancora boccheggiava e tentava di guardarsi attorno, mandando bagliori viola ovunque, via via più animati, e li incrociò; verde smeraldo nel viola incredibile, mari di incredibile profondità come quelli di Veimgard.
Troppo svegli e soddisfatti gli uni, troppo ancora fuori fase, e con un sottofondo di… Paura?
No, senso di colpa.
Non aveva ancora imparato niente.
Eppure aveva giurato che non sarebbe più successo.
“L’avevo giurato, sai? Ti avrei dato la caccia per tutti i Nove mondi, e ti avrei…punita.”
“…non puoi…”
Loki rise, come se gli avesse detto una battuta spassosissima.
“Posso. Posso nel profondo del tuo cuore. Posso, ancora prima che tu sappia che ancora una volta il tuo mondo sarà distrutto. Di più. Sarà mio.”
E, sempre passeggiando, il tono divenne persino colloquiale.
“Ora ho capito che non saresti mai stata mia compagna su Asgard, seppure tutti lo volessero…”
“…oh no… non tu… Thor…”
Loki rise, di puro spasso.
“THOR!”,esclamò con disprezzo.
“Un guerriero con una principessa glaciale come te!”,e abbassò la voce, in un sibilo.
“Non ti sei mai chiesta perché ci avessero applaudito, alla fine di quel ballo?”
“..no…il tempo…”
“L’unica che non si era accorta che eravamo simili, eri tu. Forse Odino. Ma ci sperava. Forse voleva redimere le mie tremende discendenze con il tuo sangue… Ma questo non importa.”
“Loki…”
“NON.IMPORTA. Quello che voglio sapere è… Pensi davvero che avresti potuto fermarmi? Che avresti rinunciato alla tua volontà per salvare tutto? Pensi che avresti potuto fermare la mia follia, come la chiami tu?”
“No…n…. Non lo so…”
“Allora te lo dico io. Non avresti fermato niente e ci avrebbe rimesso solo la tua vita. Allora forse qualcosa hai imparato; ti sei goduta il tuo tempo col tuo compagno, su Midgard.”
E incredibilmente sorrise.
“Scommetto che non sei mai stata del tutto libera, ma di certo più che su Asgard o Veimgard… Hai imparato a volere bene, ad amare qualcuno…”
Selene lo fissava, ancora annebbiata, la faccia ed il corpo pieni di tagli e lividi; solo quegli occhi non sembravano mai spegnersi.
“Hai imparato a goderti il momento.”
 Il sorriso di Loki si amplificò, quasi a volergli passare da un orecchio all’altro, a tagliargli via la testa.
I suoi occhi, come l’armatura, sembravano risplendere al sole.
E per un attimo chiuse gli occhi, sentendo qualcosa alle sue spalle.
“Ora è il momento che io mi goda il mio.”,ed il sorriso si trasformò in ghigno.
“E’ tanto che lo aspetto.”
E si voltò bruscamente, con lei in braccio, tanto che per un attimo Selene non potè seguire i movimenti.
Lentamente, con lo scettro a terra, Billy era di fronte a loro.
Non si era fatto dare un passaggio da Stark, non ci pensava neppure a chiedere a nessuno di loro di trasportarlo lassù, sempre se fosse riuscito ad aggrapparsi, con una spalla malandata.
Aveva percorso la maggior parte dei piani in ascensore, ed i rimanenti, distrutti, a piedi, per delle scale esterne.
Era stremato, ferito, pronto ad uccidere, ma non era pronto a quello spettacolo.
Selene non era in condizioni migliori della sue, certamente, se non messa peggio, dallo sguardo annebbiato che le rivolgeva, e Loki, che sembrava gliela stesse porgendo, con un ampissimo sorriso…
Loki era decisamente andato.
“Vedete…”,sussurrò, in modo che entrambi sentissero.
“Questo è il mio momento. E me lo godrò.”
“Mettila giù.”,sibilò perentorio Billy, puntandogli addosso lo Scettro, illuminato come non mai.
“Non puoi farmi male, con lei in queste condizioni… Ricordati che lei è la fonte dell’energia. Non tu. Tu sei solo un suo tramite.”
“Non mi farai cambiare ancora idea, con questi discorsi da psicopatico. Mettila giù ti ho detto. Non mi importa se riesco a farti male o no. Se non ci riuscirò con lo scettro, ti riempirò il cervello di calibro 45!”
“Farmi male? Tu non hai idea di cosa stai parlando, ma hai del coraggio, lo ammetto… Io farei un patto, piuttosto.”,e Loki si avvicinò di nuovo al bordo del palazzo, al sole, lasciando che il calore e la luce lo investisse.
“Che patto?”
Billy l’aveva intuito fin da quando la situazione gli si era schiarita, nella testa, e le sue assurde gelosie erano sparite, ma nonostante tutto, stava tentando di prendere tempo e farlo parlare; quel megalomane andava gonfiato, e con un po’ di fortuna sarebbe scoppiato da solo. Intanto lo stava trattenendo sulla maledetta torre… anche se aveva in mano la cosa più preziosa della sua vita.
Il Capitano gli aveva chiesto solo questo, prima di scappare via, di tentare di trattenerlo, ma avrebbe voluto vedere lui, se ci fosse stata Nadjne…
Loki si girò, stupito e beffardo.
Umani… Sempre pronti a sperare!
“Avevo giurato di farla soffrire. In questo preciso istante potrei lasciarla…”,e portò le braccia verso il vuoto, con Selene che alzava a malapena la testa; si era rotta qualcosa, poco ma sicuro.
“…e lasciarla a morte certa. Una morte orribile. Oppure…”,e si girò fulmineamente, colpendolo al braccio dove teneva lo Scettro, costringendolo a lasciarlo, con un urlo rabbioso.
“Visto? Non puoi fare niente.”,e ghignò. Incredibilmente in quel ghigno, Billy riconobbe il suo nemico; il sorriso era una cosa troppo perversa da sopportare, sul suo viso.
“Oppure?”,chiese, impaziente il ragazzo, impaziente da sviare la mente contorta del suo avversario dal gesto di prima.
“Oppure… metto in atto ciò che ho giurato poco fa…”, e sussurrò solo per Selene, i cui occhi si ingigantirono per il terrore, la gola secca.
“Farò soffrire lui. Molto. Finchè non potrai più sopportarlo, e metterai in gioco la tua vita, la tua felicità, per lui.”
“NO!”,riuscì a urlare Selene, dopo due tentativi a vuoto, e tentò di artigliare debolmente la faccia di Loki.
“Non lo farai! Non lo toccherai!! Io te lo impedirò!!”
Loki aveva puntato il suo scettro su Billy, che aveva la sua dannatamente inopportuna 45 su di lui, non capendo il discorso….
“Cosa saresti disposta a fare, se lo lasciassi…vivo?”
“Che diavolo stai dicendo, psicopatico?!”
“Oh, un semplice patto con la tua fidanzata…vita per vita… felicità per felicità…”
E osservò la canna della calibro 45 vibrare, dal tremore che aveva scosso Billy, e gli occhi di Selene splendere sempre di più.
Lacrime.
Il suo cuore se ne abbeverava come se fossero state acqua fresca nel deserto, lo soddisfavano, da secoli.
“Anche se nel vostro caso…dubito che possa esistere qualcosa che funzioni come questo patto…”,e si finse dubbioso, per poi scrollare le spalle e simulare un grazioso sorriso, per lui.
“Meglio per me, direi…”
E stette in piedi, nel silenzio più silenzio, finchè Billy non gettò l’arma.
“Lasciala andare. E prenditela con me.”
“Oh, io lo farei volentieri… ma cosa sceglie la principessa? Tic-toc, tic-toc… il tempo scorre… ed il vostro sta finendo.”
Selene non parlò, e fissò solo Billy, senza dire niente.
Era certa che, col tempo, avrebbe capito; lei no.
Non avrebbe mai capito, non si sarebbe mai data pace, il suo cuore non avrebbe mai ceduto alle assurde richieste di Loki…
E così, gli sussurrò, a malapena udibile....
“Disfati di me. E’ quello che vuoi da una vita.”
“SELENE NO!!”,e Billy si lanciò avanti, intenzionato a strapparla dalle braccia di Loki, quando proprio Selene, la sua Selene, gli scaricò addosso un colpo di energia, atterandolo.
Loki non aveva mosso un muscolo, e si aprì in un ampio sorriso, mentre le lacrime della principessa iniziavano a scorrere, libere.
“Hai fatto in modo che io lo colpissi…”
“Oh sì… Così questa sarà l’ultima cosa che ricorderà di te…”, e si riavvicinò al bordo, lanciando uno sguardo indietro.
“A parte questo, ovvio…”
Billy era difatti anche lui annebbiato, sempre ferito, ma osservava la scena con terrore, incapace di muoversi.
Loki sparò la sua ultima bordata, prima di lasciarla cadere.
“Non pensare che si consolerà. Gli hai appena procurato il più grande dolore della sua vita…”
E in silenzio, lasciò Selene, che con i lunghissimi capelli a farle da sudario, cadde su New York.
“N…no!!”, urlò Billy, cercando di rimettersi in piedi, ma Loki lo atterrò con un colpo potente del suo scettro.
Sorrideva.
Si stava dannatamente godendo il suo momento.
Saltò su una navetta dei Chitauri e riprese a scorazzare, creando danni, con un piccolo tarlo all’altezza del cuore; un altro piccolo buco che lo inaridiva, ma ormai non vi faceva più caso.
*
Nadjne fu la prima ad accorgersene, ma a fare qualcosa veramente fu Thor, gettatosi immediatamente dall’edificio dove attirava i suoi fulmini, in una precipitosa corsa a prendere la principessa, ormai a troppi pochi metri dalla morte.
Ne rallentò di poco la caduta, ma le sfuggì, ormai ai primi piani!
Nadjne fece per compiere un balzo, ma qualcosa fu più veloce ad agile di lei, lasciandola a bocca aperta; Rogers saltò su uno scuolabus, e la prese, aiutato dal rallentamento dell’impatto imposto, anche se di poco, da Thor.
Assieme, atterrarono vari metri più indietro, e la depositò lievemente sulle macerie.
Thor atterrò appena dopo, con un viso disperato.
“Non… non è caduta da sola, vero…VERO, THOR?!”
“No… Loki l’ha mandata alla morte.”
“NON PARLARE DI MORTE!”,urlò Nadjne, spingendoli da parte e accasciandosi sul corpo della Principessa.
La sua Principessa, che aveva giurato di difendere, sempre, in qualsiasi posto e in qualsiasi quando.
Non respirava.
Il cuore non batteva.
Era piena di ferite.
 
Era morta.
E non avrebbe avuto neppure ciò che meritava, perché il loro mondo era morto… e lei con lui. L’aveva voluto tanto che l’aveva ottenuto.
Lanciò un urlo disumano, quando si alzo dal corpo, che tutti i Vendicatori sentirono, chiaro e forte come mai avevano sentito qualcosa in vita loro.
 A nulla servì Thor per calmarla, e solo Rogers, con la convinzione soldatesca di vendicarla e di rimandare il lutto, riuscì a farla ragionare.
Per un attimo.
Per la durata della battaglia.
Per colei che era morta, per quella battaglia.
Quella perla di squilibrio che le si era accesa negli occhi, non faceva presagire nulla di buono.
*
Billy rimase sulla Starktower, incapace di muoversi e di parlare, lo Scettro vicino a lui, ma come se non ci fosse.
Non si mosse neppure quando la Romanoff atterrò sulla terrazza, stupita nel rialzarsi.
“Cosa ci fai qui, tu!?”
Poi vide le sue condizioni, la posizione della StarkTower e capì tutto.
“Hai visto tutto?”
“Sì. Mi ha impedito di muovermi. Lei. Poi … più niente.”,disse, con voce atona, appoggiato al muro, le ferite sul viso e il braccio fuori uso.
“Billy…”
“Non sono impazzito. Non ancora.”,ma il suo sorriso diceva il contrario.
“Quel bastardo si era fatto bene i suoi conti. Non era un patto. E’ una vittoria assoluta.”
E con orrore della Romanoff, sollevò con il braccio destro la pistola, puntandola alla testa.
“Billy, quella è una sciocchezza enorme… Faresti solo il suo gioco.”
“Non è più la mia battaglia, agente Romanoff.”, e la sua mano era maledettamente ferma.
“La vendetta non mi darebbe niente. Ha fatto davvero bene i suoi calcoli.”,e chiuse gli occhi.
“No!”
La Romanoff si lanciò sopra di lui, fulminea, torcendogli il polso, lottando come contro una tigre in gabbia; Billy non era addestrato ed era ferito, ma era disperato, glielo leggeva negli occhi, un buio senza fine.
Ma non avrebbe permesso altre morti inutili per le parole e le vendette rancorose infantili di quel bastardo asgardiano!
Con una gomitata in faccia e un pericoloso crack al ginocchio, riuscì a stendere Billy e strappargli la pistola, col fiatone.
“Nadjne… vieni a riprendere il consorte. E stai attenta. Ha appena provato a farsi fuori.”
“Nadjne non può venire, Natasha…”, rispose Thor, con tono strano. Molto strano.
“Verrò io.”
“Cosa succede?”
“Non ha più contatti con noi. E’… è impazzita…”
La Romanoff chiuse il collegamento e per un attimo anche gli occhi.
In pochi minuti il conto di vittime di Loki si faceva più alto.
Lei non voleva più stare lì.
*
“Ma guarda chi c’è…”, sibilò Nadjne, che tra lance e mani nude, abbatteva Chitauri come fossero talpe del tirassegno, con una furia che non guardava in faccia a nessuno, tanto che una volta aveva quasi rischiato di colpire Iron man, che aveva avuto il buon senso di tacere.
Era seguita a difficoltà dal Capitano, che tentava invano di calmarla, senza voler ammettere a sé stesso che quella furia era dannatamente utile.
Finchè non vide Loki, e senza dire niente, con un salto poderoso, aiutata dall’asta di una bandiera, si trovò sullo stesso mezzo, e prima che se ne accorgesse,  lo aveva steso a cazzotti.
“Oh… anche io sono felice di vederti, Guerriera!”,rise.
E perché non avrebbe dovuto ridere?!?!
Lui aveva vinto tutto…
Lei aveva appena perso… non tutto… ma quasi.
“Scendi da qui o ti ci butto io?!”
“Sai che io atterrerei più morbidamente della tua Principessa…”,la stuzzicò Loki, e Nadjne decise di buttare all’aria le strategie.
L’avrebbe ucciso, punto e stop!
Si stava avventare su di lui, quando qualcosa la fece indietreggiare, ed anzi… saltare sul mezzo dietro al suo!
“Cos…”
E il sibilo in avvicinamento lo avvisò della freccia di Barton, che bloccò con fermezza e con un sorriso sadico,  accompagnato un grido di rabbia di Nadjne… -stupidi midgardiani pensano davvero di fermarmi con questi giochetti infantili…-
Salvo poi esplodere e finendo sulla Stark Tower, dove anche la Guerriera atterrò, con più grazia, e dove si avventarono entrambi sullo Scettro.
“Questa volta non vincerai , Guerriera!!”, sibilò Loki, scomposto, con tutte le sue riserve magiche in azione. Ma Nadjne non stava combattendo veramente; teneva d’occhio il resto.
Ed il…’resto’…. Non tardò ad arrivare sulla sua verticale, e per l’ennesima volta lasciò Loki, che a quella mossa si spaventò….
E a ragione.
Mentre Hulk gli stabiliva chi comandava, in quei particolari metri di cemento armato, incassandolo come in una tomba, Nadjne afferrò il suo scettro e si arrampicò, salntando agilmente, sulla sommità della torre.
L’avere sconfitto momentaneamente Loki non le procurava nessun sentimento, mentre scalava le macerie, saltando, con sprezzo della sua vita, da del cemento pericolante a dei fili sospesi.
Il canto funebre tipico di Veimgard, così simile ai caoineadh irlandesi terrestri, le risuonava sulle labbra, e in testa; il suo cervello non realizzava, era in guerra, in guerra, era sempre stata in guerra, non l’aveva mai cercata ma era stata abituata a non esentarsene.
Mormorava il suo canto, il suo giuramento, e le sue promesse, e un lampo attraversò la sua mente, senza che se ne accorgesse, eppure rimase immobile per meno di un secondo, nel suo mondo: non era mai successo che una Principessa o una Regina morisse prima di una Guerriera. Ma Veimgard era morto, come pensava fosse il suo cuore in quel momento, e tornò a saltare sull’orlo del precipizio urbano, mentre il pensiero precipitava nel suo precipizio interiore.
Sempre mormorando il suo canto, la guerriera arrivò sulla sommità della torre, senza sentire fatica, senza vedere, con la testa come in un rombo d’acqua, non badando allo strano consesso, per altro acciaccato, che vi trovò.
Thor, ancora sconvolto dal dolore, che tentava di tenere fermo Billy, il quale non sembrava più nemmeno umano, ricoperto di ferite esterne e specialmente interne, e la Romanoff, che teneva in mano lo Scettro dell’Anima, spento.
Incredibilmente, la spia aveva le lacrime agli occhi, ma Nadjne se ne fregava anche di lei, in quel momento, e bruscamente gli scettri cambiarono di mano.
“Chiudi quello maledetto varco.”
“….”
La Romanoff la guardò, tentando di scorgere umanità, la ragazza che le era diventata così simpatica in quelle ore, nonché compagna di battaglia, in quel volto di pietra.
La stessa Nadjne si sentiva diventata così; di pietra.
Dura e gelida come sarebbe dovuta essere, com’era la propria madre, e la madre di Selene.
Come Selene stessa stava diventando, tra le macerie là sotto, magari già sepolta da un altro mondo che non era riuscita a difendere.
La Romanoff esitò, e si voltò per non incrociare il suo sguardo di pietra.
“Posso…posso chiuderlo, ragazzi!Mi sentite?”
-No, lei non ti sente….-, pensò Nadjne, chiudendo gli occhi.
“CHIUDILO!”, rimbombò l’ordine perentorio del Capitano, interrotto da Stark, che fece corrugare la fronte della Guerriera, ancora ad occhi chiusi, che tentava, fino all’ASSURDA fine di quell’ASSURDA guerra, di non pensare a niente, solo a finirla.
“Un momento!”
“Stark, ne arrivano altri!”
Idioti. Capricciosi irresponsabili. Avevano passato il tempo a litigare e discutere, più che agire, e ne stavano pagando il prezzo, tutti loro.
Nessuno aveva insegnato a quegli stupidi come stare in una guerra, se non forse a Rogers…
Un altro tipo di guerra.
 Ciechi.
“Ho un missile che punta sulla città… e so anche dove metterlo.”
Nadjne si riscosse, non esattamente stupita, e non guardando nessuno.
Guardava per terra, piena di rabbia.
Non poteva guardare nessuno, era accecata.
La Romanoff, ancora ad ascoltare i consigli di quegli asini, incapace di compiere azioni senza ordini.
Thor, che con la sua bontà inopportuna aveva permesso a quel… quel… MOSTRO di fuggire e di fare quello che aveva fatto.
Billy, che aveva esitato così tanto da mandarli tutti all’altro mondo; e che ci stava finendo di testa anche lui, in un altro mondo, a giudicare.
Lei stessa; forse Loki si era sempre rivolto a lei, quando diceva a Selene di essere abbandonata.
Quante volte l’aveva abbandonata?
Su Veimgard era stata salvata da lei, che era stata protetta dalla Regina, e non dalla sua Guerriera; su Asgard, oh sì, ora se ne rendeva conto, l’aveva lasciata per una nuova vita, con i suoi amici, le danze, e se n’era resa conto quando ormai il filo del destino era stato tessuto da Loki; persino su Midgard, sia come sorella che come Guerriera,l ‘aveva lasciata sola, che facesse i conti con sé stessa, mentre lei c’era sempre, al risveglio dei suoi incubi, a chiederle spiegazioni…
Che rimanesse con lei.
Una lacrima le solcò il viso, come pioggia sulla pietra.
Aveva pensato che col proprio compagno sarebbe stata al sicuro; quanti erano morti, a differenza delle Guerriere? Il padre stesso, il compagno di Velma, era morto. SUO padre era morto nella secolare guerra che le aveva condotte prima ad Asgard e poi lì.
D’improvviso il rumore della battaglia scomparve, e il Capitano prese la decisione che andava presa da tempo.
“Chiudilo.”
Morti.
Ce n’erano sempre; ora era Stark, e l’avrebbero pianto.
Avrebbero pianto così Selene?
Il loro zio era morto.
TUTTI attorno a loro erano morti… o sull’orlo della follia.
Fisso Thor, anch’esso a capo chino, e Billy, tenuto in piedi a fatica dall’asgardiano, e raccolse lo Scettro dell’Anima, che in mano sua prese a brillare, con sorpresa di entrambi.
Ecco cosa succedeva quando la linea di successione si interrompeva; il potere era suo. E girò uno sguardo inespressivo su tutti, fissandosi su Thor.
“Portalo a rendere omaggio alla Principessa. Chiudete quel portale. Vi aspetto dove sapete.”
E con queste parole, Nadjne saltò giù, inghiottita dal proprio abisso proprio e dalla città.
 
Salve; il fandom sta rallentando, mi dicono. E’ tempo di vacanze, dicono. Fa caldo, mi dicono. Perché ho invece l’impressione che questa storia semplicemente non sia piaciuta?
Sia chiaro, non lo dico perché penso di dover vincere una medaglia, rileggendola mi metterei le mani nei capelli, se a inizio luglio non me li avessero tagliati corti, cosa che mi fa infuriare di più…
Desidererei dei lumi, visto è la fine, ormai.
Eh sì, è la fine.
E spiace specialmente a me (non per le recensioni mancate) ma perché, come ho detto a tante persone insicure a mia volta (ironia!), l’ho scritta per me, come penso tutte noi facciamo. Perché scrivere fa parte di noi, chissenefrega se bene male dettagliato o una one-shot destinata a passare nel tempo ma che ha lasciato un segno.
A me questa storia ha lasciato un segno, più dell’altra.
Vi ringrazio comunque per averla letta; non sempre i complimenti migliori sono i visibili.
(cala il sipario, mi faccio luce con la mia candela alla mela e cannella)
Non andate via; c’è l’epilogo.

 
   
 
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