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Autore: ashley_    18/08/2012    1 recensioni
Ero innamorata anche della pioggia che ormai non mi infastidiva neanche più. Ero innamorata di tutto lì, sembrava di essere in una fiaba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ogni passo mi sembrava pesantissimo. Avevo una voglia pazzesca di voltarmi, perché per quanto io possa essere testarda, strana e incomprensibile, avevo una voce nella mia testa che mi ripeteva “che cazzo stai facendo Taylor?”. E la prima cosa da fare, quando hai una vocina nella testa che non sta dalla parte tua, è accendere la musica. Mi rimisi le cuffie e partì, ovviamente, “More Than This”, la mia canzone preferita. Ma non la feci neanche cominciare che impostai la riproduzione casuale e cambiai. “Green Eyes” dei Coldplay. Ma dai, mi stava prendendo per il culo anche l’Ipod? Comunque amavo quella canzone e amavo il fatto che la stavo ascoltando per le strade di Londra.
Per qualche minuto smisi di pensare, la testa era completamente vuota. Mi guardavo intorno, guardavo le case, la forma era così diversa dalle nostre e quel cielo così grigio poi. Mi accorsi anche di non avere più così tanto freddo e subito mi slacciai la felpa. Avevo camminato parecchio ormai, forse troppo. Nello stacco tra una canzone e l’altra, infatti, sentii il cellulare squillare e subito lasciai cadere una cuffia, aprii la borsa e dopo un’ostinata ricerca trovai quell’aggeggio che mi sembrava assolutamente inutile lì. Nove chiamate perse, tre di mia madre e sei di Bea. Subito mi guardai attorno, questa volta però attentamente. Ma dov’ero finita? Si ok, mi ero persa. Richiamai Bea: “Oh Bea?” B: “Ma dove cazzo sei? ” Quanto avevo camminato? Io: “Non ne ho idea, stavo camminando con le cuffie e non lo so, avrò superato la casa, qui sono tutte uguali!” B: “Sei un caso perso Tay! Ora vengo!” Io: “Ok!” E staccammo. Poi alzai gli occhi al cielo e mi venne subito da ridere. La richiamai. B: ”Che vuoi?” Io: “Scusa la domanda eh, ma dove stai venendo?” B: “” Io: “Bea?” B: “Non c’avevo pensato!” E scoppiammo a ridere entrambe. Ma io ricomincia subito seriamente: “Adesso ti invio un messaggio con il nome della strada. Dovrebbe essere semplice, è diritta. L’unica cosa che non devi fare è andare per il Costa coffe, quindi a destra, perché mi sono persa tornando da lì e di sicuro, essendo in sovrappensiero, non ho prestato attenzione e ho superato casa nostra.” B: ”Ok, perfetto. Quindi vado a sinistra, tu inizia a tornare indietro.” Io: “Ok, ciao!” B: “Oh ma perché sei in sovrappensiero?” Lo urlò e io la sentii bene, ma staccai. Non era certo quello il momento di raccontarle.
 Dopo parecchio, intravidi una sagoma, finalmente era Bea. La raggiunsi e restammo sedute sul marciapiede a parlare. Le raccontai tutto e mi scappò anche qualche lacrima. Ma per il semplice fatto che avevo incontrato per due volte uno dei cantanti della mia band preferita e avevo rovinato tutto. Una delle poche cose che mi è sempre riuscita nella vita è proprio quella di rovinarmi i momenti migliori. Forse perché preferisco essere io stessa a rovinarli, probabilmente per paura che arrivi qualcun altro prima di me a farlo. Anche Bea capì che la cosa era seria e mi diede parecchi consigli, anche se nessuno di quelli sembrava fattibile, ma almeno ci provò e l’apprezzai. Tornammo a casa, ma per vestirci e uscire. L’Inghilterra è così famosa per i pub ed era il momento giusto per testarlo. Il solito taxi ci portò in centro e entrammo nel primo pub che trovammo. Era carino, ma soprattutto molto affollato. Tutti con dei bicchieroni di birra avanti. A me la birra non è mai piaciuta, ma a Bea si. E infatti ordinammo due panini, una coca cola per me e una birra per lei. Un atmosfera molto invernale, a Giugno.  Dopo mangiato restammo parecchio a parlare di cosa avremmo dovuto fare il giorno dopo e io ero disposta a tutto, ma per un pò volevo stare molto, ma molto lontana dal Costa coffee. Ammetto che una parte di me, sarebbe voluta stare lì ogni attimo, per incontrarlo ancora e parlarci ancora e fare ancora foto insieme e magari chissà, diventare amici. Ma un’altra parte, moriva dalla vergogna e aveva una gran paura di ricontrarlo. Decisi di dare ascolto alla seconda, almeno però un po’. Anche perché non era detto che avrei dovuto rincontrarlo. Alla fine decidemmo di farci un giro in centro e visitare qualcosa l’indomani, ma di non occupare tutta la giornata. E dopo aver dato buca ad alcuni ragazzi inglesi, Dio solo sa perché, chiamammo il taxi per tornare a casa.      Restammo parecchio a parlare io e Bea, il problema è che finivo solo per confondermi le idee perché secondo lei, sarei dovuta andare ancora al Costa coffee. E anche se apparivo abbastanza decisa a non farlo, la vocina dentro di me, mi diceva l’esatto contrario. Comunque me ne andai a letto e mi imposi di dormire, non era il caso di passare altre notti in bianco o il cervello mi sarebbe scoppiato.
Trascorsi i due giorni successivi sempre in giro in centro e ogni volta che il taxi passava a prenderci, guardavo fuori dal finestrino, aspettando di passare avanti al Costa coffee e puntualmente, quando succedeva, mi veniva una fitta allo stomaco.
Ne parlai molto meno e decisi di cogliere il lato positivo: avevo incontrato per ben due volte uno dei miei idoli. 
  
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