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Autore: Nonna Minerva    02/03/2007    10 recensioni
Dove si ripercorrono alcuni istanti degli ultimi due anni di Remus e Dora, e più avanti daremo anche una sbirciatina alla loro vita dopo queste vacanze di Natale che loro non dimenticheranno mai.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ll be home for Christmas

E con questo siamo al penultimo capitolo...

E’ probabile che l’ultimo non arrivi proprio venerdì prossimo. Visto che l’ultimo capitolo mi servirà come collegamento con il seguito, è probabile che mi prenda qualche giorno in più per lavorarci sopra ( e va bene, lo ammetto, lo devo ancora iniziare...), e per essere sicura che sia, come dire, adeguato.

 

Nel frattempo però continuerò a portare avanti le traduzioni...

 

Buon fine settimana.

 

I’ll be home for Christmas

(Missing Moments)

 

 

8. Qualcosa di blu.

 

Distesa supina sul suo letto di ragazza, le braccia piegate dietro la testa, fissava il soffitto, incapace di chiudere occhio.

Era strano, tornare in quella casa, dormire nella sua vecchia stanza, con i suoi genitori a portata d’orecchio, fra lei e loro solo una semplice parete.

 

Anche se da mesi ormai lei e Remus vivevano insieme e dividevano lo stesso letto, entrambi erano d’accordo sul fatto di rispettare la tradizione e dormire separati la notte prima del loro matrimonio.

Un brivido di eccitazione la fece fremere tutta al pensiero di quello che la aspettava il giorno seguente.

Dopo la loro riconciliazione, Remus era sempre rimasto con loro, deciso a recuperare tutto il tempo perso in quei tre anni in cui erano rimasti separati.

All’inizio erano impacciati, cauti, tante erano le cose da riparare e da imparare ed entrambi avevano paura di fare qualche passo falso.

Un po’ alla volta avevano superato l’imbarazzo e le cose avevano iniziato ad andare veramente bene, e tutti e tre avevano trovato finalmente un po’ di serenità e felicità.

Fino a quella primavera, quando Remus le aveva chiesto di sposarla.

Non se lo aspettava così presto, ma del resto quel gesto per loro diventava una semplice formalità, già vivevano e dormivano insieme.

Ormai erano una coppia a tutti gli effetti, ma da domani l’avrebbero dichiarato davanti a tutti, sarebbe stato ufficiale, definitivo.

Per fare le cose come si deve, si erano divisi, a Remus era rimasto a disposizione il loro appartamento, mentre Ninfadora e Selene sarebbero andate dai Tonks.

Ecco quindi cosa ci faceva a casa dei suoi genitori in quella caldissima notte estiva, ancora sveglia alle due e mezza del mattino.

 

Guardò il suo vestito da sposa, appeso ordinatamente ad un’anta dell’armadio.

Era agosto, e aveva scelto un abito semplice, senza maniche, con le spalline sottili ed il corpetto non eccessivamente elaborato.

Sua madre ci aveva poi messo sopra ogni tipo di incantesimo antimacchia conosciuto, prima che lei ne combinasse una delle sue, rovinandolo.

Aveva anche prestato particolare attenzione alla gonna, corredandola di un ulteriore incantesimo, per evitare che inciampasse nelle balze dell’abito mentre camminava verso l’altare.

 

Era terrorizzata dall’idea che qualcosa potesse andare storto e, anche se da giorni tutte le persone che le erano accanto, soprattutto Remus, cercavano di tranquillizzarla, lei non riusciva a scacciare l’incalzante e ricorrente sensazione di essersi dimenticata qualcosa.

Ripercorse mentalmente per qualcosa come la milionesima volta nelle ultime ventiquattrore l’elenco di cose da fare, dalle persone che avevano invitato, alla cerimonia, dal cibo alle decorazioni, i fiori, gli abiti, gli anelli...

Tutto era sistemato, ogni cosa era al suo posto, eppure...

 

Era assolutamente normale, pensò girandosi su un fianco e coprendosi un po’ di più col lenzuolo, essere nervosi la notte prima di un evento importante, sarebbe stato strano se fosse stato il contrario!

Chiuse gli occhi, nella speranza di farsi almeno un paio d’ore di sonno.

 

Passarono sì e no dieci minuti, quando all’improvviso spalancò gli occhi e si mise a sedere di scatto, un’espressione allarmata in viso.

“Oh, no!” gemette. “Cavolocavolocavolocavolo! Lo sapevo che mi ero dimenticata qualcosa, lo sapevo!”

 

Scalciando il lenzuolo lontano accese la luce ed iniziò ad aprire freneticamente un cassetto dopo l’altro, cercando di rimediare in qualche modo a quella terribile dimenticanza.

 

***

 

L’aria fresca della notte entrava dalla finestra aperta.

Remus si mise seduto sul letto ed infilò le ciabatte, andando in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

La casa gli sembrava silenziosa e vuota.

 

Prima, quando era andato a dormire aveva allungato la mano nel letto cercando il corpo di Dora, restando per un attimo perplesso quando non l’aveva trovata, prima di ricordare che quella notte non c’era e perché.

 

Non riusciva a dormire.

Era nervoso, inquieto.

Quella del giorno dopo sarebbe stata solo una formalità, eppure temeva che Tonks gli avesse trasmesso un po’ della sua preoccupazione, ed ora si trovava a chiedersi se avessero davvero fatto tutto.

 

Il vestito che avrebbe dovuto indossare era appoggiato sulla sedia, insieme alla camicia e le scarpe ben allineate ai piedi del letto.

Sulla scrivania la lista delle cose da fare che avevano controllato e ricontrollato decine di volte, ed accanto la scatolina di velluto rosso che conteneva gli anelli.

Si disse di darsi una calmata, ed appoggiò il bicchiere sul comodino, aprendo il libro che stava leggendo, sperando che gli conciliasse il sonno.

 

Dopo meno di una decina di righe, alzò lo sguardo dal libro e si batté una mano sulla fronte.

Forse qualcosa che avevano dimenticato c’era davvero.

Fissò pensieroso il soffitto per alcuni minuti, fino a quando un’espressione trionfante non gli si dipinse in volto.

Si alzò dal letto ed aprì il primo cassetto della scrivania, estraendone un pezzo di pergamena e una penna.

 

***

Quando Andromeda si affacciò alla porta della vecchia stanza di Tonks per scoprire la fonte del rumore che l’aveva svegliata, trovò la figlia che saltellava su un piede solo, tenendosi l’altro fra le mani, il volto contratto in una smorfia di dolore.

 

Cosa ci fai ancora sveglia?” le chiese, facendola sedere sul letto e sedendosi accanto a lei. “Dovresti dormire, domani sarà una giornata lunga.

La ragazza però si rialzò subito iniziando a camminare avanti e indietro.

“Io lo sapevo! Lo dicevo che mi ero dimenticata qualcosa, e adesso è troppo tardi, non riesco a trovare niente che vada bene!”

“Che vada bene con cosa, Ninfadora?” chiese la madre perplessa

“Qualcosa di blu!” sbottò la ragazza esasperata, abbassando la voce quando Selene si mosse nel suo lettino in un angolo della stanza. “La tradizione vuole che io porti qualcosa di blu, ed io non ho niente!”

Andromeda sorrise, credendo che fosse successo chissà cosa.

“Tutto qui? È solo una sciocca tradizione.” disse.

“Tutto qui?” si alterò la ragazza. “Mamma, tanto valeva che io me restassi a casa con Remus e venissi direttamente con lui domani mattina, allora! Abbiamo deciso di rispettare le tradizioni, e non possiamo fare le cose a metà!”

“Va bene, va bene,” si arrese la donna, realizzando che non si sarebbe potuto tornare a letto fino a che il problema non fosse stato risolto.

 

Si massaggiò la fronte, cercando di pensare a qualcosa di adatto.

La prima cosa che le venne in mente furono i capelli.

Sarebbe stato alquanto inusuale presentarsi davanti al sacerdote con una complicata acconciatura blu elettrico, ma tanto Ninfadora aveva già programmato di presentarsi in rosa, quindi il passaggio da rosa a blu non faceva poi tanta differenza.

Che ne dici di cambiare i capelli?” suggerì, indicando i riccioli rosa acceso della figlia, risultato di diversi tentativi fatti la sera prima per trovare la giusta tonalità.

“Non se ne parla neanche!” si impuntò la ragazza. Il rosa era il colore preferito di Remus e non lo avrebbe cambiato per nessuna ragione al mondo.

Andromeda annuì.

“Biancheria intima?” tentò.

Tonks scosse la testa.

“Il vestito è troppo leggero, si vedrebbe tutto.

“E naturalmente, con i capelli rosa, qualsiasi tipo di accessorio blu stonerebbe terribilmente.”

Tonks le lanciò uno sguardo molto esplicito, che diceva chiaramente: visto? Te l’avevo detto io che era una tragedia.

 

Andromeda sospirò, rendendosi conto che forse aveva sottovalutato il problema.

 

***

 

Remus guardò il gufetto bruno allontanarsi nella notte e poi, con un largo sorriso sulle labbra, tornò a letto, addormentandosi poco dopo.

 

***

 

L’alba venne senza che avessero trovato un’adeguata soluzione al problema, o perlomeno una soluzione che soddisfacesse Tonks.

La ragazza crollò addormentata sul divano in salotto, sconfitta, rassegnandosi al fatto che i suoi capelli sarebbero stati blu, e non rosa.

Quando si era trovata a dover scegliere, alla fine si era piagata davanti alla tradizione.

Avrebbe sfoggiato le tonalità che Remus amava tanto in un’altra occasione.

 

Fu svegliata dal campanello di casa che suonava insistentemente e da Sely che le si era seduta sulla pancia chiedendole di giocare.

Suo padre andò ad aprire e poco dopo la chiamò, urlando che erano arrivati i fiori.

Il fioraio doveva aver portato il suo bouquet e i fiori per la sua acconciatura.

“Un momento, aspetti! Non era così che doveva essere, il mazzo!” replicò Ted.

Sentì il fioraio scusarsi dicendo che lui aveva solo fatto quello che gli era stato richiesto.

Tonks fece scendere Selene e barcollò assonnata fino alla porta per andare a vedere cosa stesse succedendo.

 

Quando vide qual era il problema che aveva infastidito il padre, un sorriso le increspò le labbra.

In mezzo alle rose bianche che, come da programma, dovevano costituire il suo bouquet, era annidata una piccola rosellina blu.

Prese il mazzo e ringraziò il fioraio, chiudendo la porta mentre Ted la guardava perplesso.

Non sapeva chi avesse avuto l’idea, ma di certo aveva avuto un tempismo perfetto.

Quando lesse il bigliettino che era attaccato allo stelo di una delle rose, sorrise ancora di più.

 

 Forse avevi soltanto dimenticato di includerlo nella tua magica lista, ma vista la tua ossessione di non ricordare qualcosa, non avendolo visto scritto là, ho pensato che te lo fossi effettivamente scordato.

Se la mia è soltanto paranoia, toglila, se invece l’avevi davvero dimenticato, sono felice che mi sia venuto in mente in tempo.

Come vuole la tradizione: qualcosa di blu.

 

Ti amo. Remus

 

 

Non sapeva come, ma sembrava che Remus sapesse sempre di cosa lei avesse bisogno e quando. Arricciò una ciocca di capelli rosa attorno al dito.

Non avrebbe potuto trovare un uomo più perfetto nemmeno se avesse cercato per tutta la vita.

 

  
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