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Autore: TheCristopher94    20/08/2012    7 recensioni
Ispirato dal gioco Prototype, ma segue un trama leggermente diversa e riadattata:
"La città era completamente in rovina, macchine distrutte sparpagliate da tutte le parti, cadaveri dappertutto, ma non solo. Anche un innaturale silenzio, in quella che una volta era la città che non dormiva mai.
Un ragazzo con dei jeans e una felpa con cappuccio, che celava il suo viso, si trovava su un grattacielo, mentre vedeva passare sotto di sé molte persone armate, che altro non facevano che cercare lui. Ma non l’avrebbero trovato mai! Lui era troppo furbo per loro."
Per scoprire come andrà a finire cominciate a leggerla. . .
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Naruto Uzumaki, Orochimaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Prototype Special Naruto -La serie-'
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La nuova missione

La Taka era arrivata alla base, dove avevano portato il sergente Choji nel reparto medico, dove, oltre alle quattro ragazze di prima, c’era anche Tsunade e la sua assistente, non che insegnanti delle ragazze, che dopo un lunga operazione di ben quattro ore riuscirono a terminarla con successo. 
Intanto, nella sala d’aspetto, il sergente Shikamaru faceva avanti e indietro, confortato dagli altri.
-Shikamaru, posso capire che tieni a Choji, ma torturati cosi non ha sens. . .- non ebbe tempo di finire che la luce della sala operatoria si spense e uscirono le ragazze insieme a un Choji in barella, alquanto frastornato, ma comunque in ottima salute.
-Ehi, Choji, vedo che stai bene!- disse Shikamaru, molto sollevato nel vedere l’amico che si era ripreso. L’altro fece un sorriso e annuì. –Riprenditi presto, amico!- disse dopo, per dargli la mano e ricambiare il saluto.
-Contaci!- 
Con un pensiero in meno, i ragazzi si diressero al dormitorio, dove raccontarono tutto agli amici.
-Allora, com’è andata la missione?- chiese un ragazzo con i capelli argentei e dei riflessi blu.
-Piuttosto bene! Choji è stato ferito ma si riprenderà presto- rispose Shikamaru.
-La prossima volta ci vengo anche io- rispose un ragazzo appena entrato, il quale aveva due strani segni in faccia. Era accompagnato da una ragazza con gli stessi segni.
- Kiba, Hana, com’è andata la vostra missione?- chiese Itachi. 
-Bene, e da quel che ho sentito anche la vostra. Mi spiace per Choji spero si riprenda presto!- a parlare era stata la sorella di Kiba.
-Non vi preoccupate! Choji ha la pellaccia dura, sopravvivrà!- rispose Shikamaru. 

Intanto, nella sala centrale, il generale Jiraiya aveva riunito tutti i suoi marescialli: Kakashi, Anko, Asuma, Kurenai, Gai, Tsunade, Killer Bee e Shizune, tutti molto pensierosi, dato che era raro che il generale li scomodasse tutti. Il che voleva dire che erano stati convocati per una questione alquanto seria, ma aspettavano che fosse il generale all’illuminarli sul fatto, senza arrivare a conclusioni affrettate. 
Jiraiya iniziò a guardare serio tutti i suoi sottoposti. Il silenzio che c’era nella stanza era insopportabile e innaturale, tante che Tsunade decise di spezzarlo.
-Allora, Jiraiya, perché ci hai convocati?- chiese autoritaria la donna, che essendo una vecchia amica, nonché ex-fiamma dell’uomo, era l’unica che potesse dargli del tu. Comunque, sentendo come Tsunade si fosse rivolto a lui, decise che era l’ora di iniziare.
-Come voi ben sapete, ben quattro anni fa a New York si è sparso un letale virus che ha reso tutta la città una specie di covo di zombie! Le forze di contenimento della società di Orochimaru-sama non riescono più a contenere il virus e hanno chiesto al governo un supporto da parte nostra!- disse serio l’uomo, per poi diventare triste, come del resto lo diventarono tutti. 
Tutti si ricordavano che ben sette anni prima un loro più giovane ex-maresciallo aveva abbandonato il campo per fare degli studi di biochimica con un famoso scienziato, e da quando il caos era scoppiato a New York di lui si erano perse tutte le tracce. Tutti con la paura del cuore, temevano di andare lì per scoprire che il giovane fosse morto, comunque dovevano andare avanti e Jiraiya continuò il suo discorso dicendo: –Comunque, la situazione a New York, da ciò che ho saputo, è molto critica, per questo hanno chiesto l’intervento di tutta la Taka al completo, ma non solo. Ci sarò anche io! Voglio esserci in prima persona e condurrò le squadre!- Ciò scatenò lo stupore generale, era da tempo che Jiraiya non scendeva in prima persona per una missione, la questione doveva essere davvero molto grave allora. Così lo lasciarono continuare: -La situazione è molto delicata e non possiamo permetterci di fare errori! Adesso ho finito, potete andare! Avvisate tutti i membri e andate a preparare tutto il necessario!- ordinò serio, e così gli otto marescialli fecero come ordinato, ma uno di loro prima di uscire gli chiese: -Jiraiya, pensi che lì troveremo Naruto?- chiese Tsunade. 
L’uomo sospirò, ripensando al suo nipotino e alla scelta che aveva fatto.
-Non lo so, Tsunade! Lo spero con tutto il cuore, però!- disse con una nota di malinconia.

Intanto a New York, in un vecchio palazzo disastrato, un ragazzo dormiva in un vecchio letto malandato che aveva trovato, e in quel momento era nel pieno di un sogno.

New York 6 anni prima

Era da un anno che lavorava con Orochimaru-sama, a quel progetto che avrebbe rivoluzionato la medicina per sempre, e i progressi fatti in quell’arco di tempo erano stati veramente enormi. Naruto era riuscito a combinare quella sostanza biochimica con le nano macchine. Non appena avesse trovato il modo per controllarle avrebbero potuto dire di avere finito. 
Naruto stava lavorando al computer per riuscire a trovare una chiave di sequenza che gli potesse permettere di potere controllare le nano macchine, ma niente, per quante ore ci avesse potuto lavorare sopra, non riusciva a trovare una connessione tra le nano macchine e il cervello umano, quando il giovane venne chiamato da un ragazzo un po’ più grande.
-Uzumaki-san, il professore Orochimaru-sama vuole parlarle!- disse serio il ragazzo dai capelli argentei di nome Kabuto.
-Certo Kabuto-san, un attimo che concludo l’ultima prova. . . e sono subito da voi!- dicendo questo avviò il computer, per vedere come reagivano le nano macchine, mentre Kabuto stava per ribattere, ma venne interrotto dal biondo che sbattendo il pugno sul tavolo imprecò: -Dannazione! C’ero così vicino! La sequenza era quasi corretta!- disse arrabbiato con se stesso per il fallimento. Ma dopo aver scritto qualcosa sul suo taccuino, si apprestò a seguire il collega, che lo portò dal professore che stava controllando il lavoro di Naruto, che era fatto in maniera precisa e impeccabile. Non aveva nulla da rimproverargli, il suo lavoro era stato fatto in una maniera che persino per lui era difficile capire, infatti voleva alcune delucidazioni per potere capire tutto il concetto, che gli era chiaro ma non del tutto.
-Orochimaru-sama, mi avete fatto chiamare? Ha bisogno di qualcosa?- chiese il giovane, un po’ titubante, temeva di avere commesso anche egli degli errori che il professore adesso gli avrebbe fatto notare.
-Oh Naruto, finalmente sei arrivato!- disse la serpe che, notando il ragazzo e il suo stato di agitazione, decise di calmarlo. Non voleva che la più brillante mente che gli fosse capitata si agitasse e rovinasse tutto. –No, tranquillo! Ti ho chiamato per chiederti alcuni chiarimenti, come ad esempio, vorrei chiederti perché hai preso il nostro lavoro e lo hai incubato in un ovulo femminile- chiese, dubbioso di ciò. 
Naruto subito prese il suo computer portatile personale e iniziò a prendere degli appunti scritti che aveva nelle tasche, iniziando a mostrare da come gli era nata l’idea e perché adoperarla nel loro esperimento.
-Allora, la sostanza da voi creata inizialmente aveva dei problemi. Si ricorda, giusto?- L’uomo annuì. –Più che comportarsi da medicina, era più simile a un virus o parassita, perciò, dopo varie analisi ed esperimenti, io ho trovato il modo di renderlo meno nocivo e più controllabile!- 
-Sì, ma ancora non hai spiegato la presenza dell’ovulo in tutto questo- disse Kabuto, un po’ geloso di tutte le attenzioni che Naruto riceveva da Orochimaru.
-Se mi facessi finire!- disse retorico, fulminandolo con lo sguardo, per poi riprendere subito dopo: – mi è venuta l’idea di fare simpatizzare il composto con un parte dell’essere umano, in modo che cresca e che faccia in modo di adattarsi alla struttura genetica umana!- 
Orochimaru capì cosa avesse intenzione di fare, ma corresse il giovane. -Sì, ma l’ovulo è un organo femminile. Così, più che adattarsi alla genetica umana, si adatterebbe alla genetica femminile umana!- fece notare l’uomo.
-Non si preoccupi, ho pensato pure a questo! Dentro l’ovulo c’è uno spermatozoo, con varie sostanze di genetica maschile, che rendono in sé l’esperimento una cosa universale per entrambi sessi!- 
-Mi vorresti dire che tu hai messo un ovario fecondato in incubazione con il siero? Ciò porterà alla morte di quella creatura, lo sai?- disse Kabuto, con tono di rimprovero. 
Ma ancora una volta Naruto smontò Kabuto dicendogli: -Pensi che io sia un mostro? So che per il bene della scienza si devono fare sacrifici, ma mai e poi mai mi permetterei di uccidere un bambino! Oltre a questo, ho messo dei ritardanti per impedire la fecondazione!- e per l’ennesima volta il ragazzo fece una pessima figura, mentre Orochimaru continuava a essere soddisfatto.
-Senti Naruto! E' da un anno che lavori senza mai riposarti, quindi ho deciso che per oggi tu sei libero per il resto della giornata, vai con i ragazzi della sicurezza a divertirti!- 
Il ragazzo ringraziò il professore, ma stava per ribattere, quando notò che ciò che l’uomo gli avesse detto non era un consiglio, ma un ordine. Uscì dall’ufficio e si diede per la prima volta un po’ di pausa, uscendo con gli uomini della sicurezza che lo portarono in un Night Club.
Così, insieme a Hidan, Kakuzu, Sasori e Deidara si trovavano lì a bere un drink, mentre molte donne lo fissavano con certo interesse, e ciò non sfuggì a Hidan.
-Ehi, professorino!- disse al ragazzo, che si girò vero l’argenteo. –Vedo che ha fatto colpo! Perché non ci prova? Sono sicuro che gliela daranno senza problemi!- 
-Non sono il mio tipo!- rispose tranquillo. 
L’uomo aveva gli occhi che gli uscivano dalle orbite. -Come scusa? Quelle ragazze lì non sono il tuo tipo!- chiese come se avesse davanti a sé un bestemmiatore della peggiore specie. –Ma guardale?- disse Hidan. – Quella mora ha un fisico niente male! E poi non parliamo di quella rossa, quella a un culo che non si può descrivere! Ma devo ammettere che la più bella di tutte è la bionda! Guardala, un seno mostruoso e un culo da favola! Tutte e tre stanno sbavando per te e tu mi dici che non sono il tuo tipo?- “Ma questo è un fottuto gay” pensò l’argento. 
A quel punto intervenne Deidara. -Lascialo in pace, masochista bastardo! Ha detto che non solo il loro tipo, perché può darsi che il professorino abbia già una spasimante!- disse ridendo e dando dei colpi leggeri al fianco. 
Il biondo, con un ghigno che andava tra il felice e il triste, abbassò lo sguardo e rispose: -Sì, avevo una donna prima!- rispose non nascondendo un tono di nostalgia.
-Avevi? Che è successo?- Hidan era curioso di sapere. 
Naruto prese un medaglione che aveva a forma di cuore, da cui non si separava mai, e lo aprì, mostrando la foto di lei.
-Questa è la mia Ex-ragazza!- 
Hidan fu il primo ad analizzare la foto della ragazza. -Che bel pezzo di figa!- disse, non trattenendo come al solito il suo linguaggio scurrile. –Cos'è successo? Perché ti ha lasciato? E soprattutto come si chiama?- chiese con tono interessato. 
Naruto, un po’ perché frastornato dall’alcol, un po’ perché aveva voglia di sfogarsi, rispose dicendogli: -Veramente l'ho lasciata io! E il motivo era perché non voleva che venissi qui a New York.- 
-Ma allora sei coglione! Con un pezzo di passera del genere al tuo fianco, hai preferito venire a lavora qui, piuttosto che rimanere con lei a trombare? Lasciatelo dire, sei un coglione!- Ma a quel punto arrivò un triplo pugno, uno dato da Kakuzu, uno da Deidara e l’altro da Sasori.
-Come puoi essere così bastardo, Hidan? Tu sei un animale, sappilo!- disse Deidara.
-E tu sei una checca!- gli rispose di rimando, facendolo arrabbiare.
-Sei un selvaggio, ecco casa sei!- rispose Deidara.
-O mio Dio, sai mi hai offeso a morte! Adesso non ti rivolgerò più la parola- disse con tono sarcastico, –Bello, è così che sono nato e niente e nessuno mi cambierà! Forse se i miei genitori fossero stati più autoritari, avrebbero potuto fermarmi da piccolo, ma ora non è più possibile!- facendo la linguaccia, manco fosse un bambino di otto anni. Naruto dalle parole di Hidan rimase folgorato.
-Hidan, sei un genio!- rispose alzandosi di scatto. 
In quel momento i tre si girarono a guardare Naruto e chiesero anche al barista quanti Free Drink avesse bevuto, ma la risposta che arrivò fu che aveva bevuto due soli Free Drink, anche non molto pesanti.
-Ha bevuto solo due vodka Red Bull!- 
I tre chiesero spiegazioni al biondo, che però iniziò a correre verso il laboratorio, mentre Hidan gli urlava dietro.
-Aspetta, ancora non mi hai detto come si chiamava la tua ex!- ma niente, Naruto tornò subito in laboratorio, dove vide Orochimaru e Kabuto parlare, ma non gli diede peso. Intanto i due videro il biondo entrare e iniziare a lavorare con il computer.
-Naruto, oggi ti avevo dato la giornata liberà, che ci fai ancora qui?- chiese Orochimaru. 
Dopo poco arrivarono gli altri. -Orochimaru-sama, Naruto-san è impazzito ha dato del genio a Hidan!- 
Preoccupato di ciò, l’uomo chiese al ragazzo spiegazioni, e lui iniziò a dare delle delucidazioni. -Hidan non è un genio, ma ha detto una cosa che è davvero geniale, e che mi permetterà di concludere questo esperimento!- disse tutto trafelato, mentre continuava a lavorare al computer. –Ecco, ci sono!- continuando a lavorare. 
Orochimaru, stufo, chiese: -Ragazzo, vorresti illuminarci tutti, invece di lavorare da solo? La cosa di rimanere all’oscuro mi irrita!- 
Naruto, accorgendosi di ciò, prima si scusò e poi iniziò il suo discorso. -Allora, vi ricordate cosa ha detto Hidan?- chiese ai tre, che risposero all’unisono: - Che bel pezzo di figa!- 
Naruto li fulminò e disse: -No quello! Quello che ha detto dopo aver litigato con Deidara! Ma lasciamo perdere, lo farò io!- disse il biondo, dopo aver preso un po’ d’aria. –Lui ha detto che è nato così e che niente e nessuno lo avrebbe mai cambiato! E voi sapete perché?- chiese il biondo, ma li arrivò la risposta di Orochimaru.
-Ma vedi cosa me ne può fregare a me perché quello lì è così!- disse alterato.
-Le rispondo io! Non è stato educato, esattamente come il nostro siero! Anzi, il nostro siero lo è stato, ma non riusciamo a controllarlo solo perché questi è solo una copia dell’originale! Ecco perché se noi combineremo il siero che noi abbiamo con quello originale, otterremo il nostro composto! Ma non ci sarei mai potuto arrivare se non fosse stato per Hidan!- disse poi riposandosi. –E i miei calcoli mi danno ragione, controlli!- disse mostrando il computer, con una prova test fatta artificialmente. Orochimaru guardò stupito! Quel ragazzo si era dimostrato veramente un genio.
-E dimmi quanto tempo ci vuole per poter fare ciò?- chiese curioso. 
Naruto iniziò a calcolare un sacco di cose, come una nuova incubazione nella ovulo e molte altre cose, per poi rispondere: -Purtroppo il procedimento richiederà tre anni, due se non perdiamo tempo e iniziamo da subito senza interruzioni!- 
-Bene! Kabuto, tu dovrai essere a completa disposizione di Naruto! Non perdere tempo e fai ciò che ti ordina, portagli tutto il necessario! Questo progetto è andato avanti ormai per troppo tempo, perciò dobbiamo sbrigarci a portarlo a termine!- così l’argenteo, pur non sopportando il biondo, dovette fare come ordinato, lavorando a stretto contatto.
Prima di uscire, Hidan chiese: -A proposito, ancora non mi hai detto il nome della tua ex-ragazza.- 
Il biondo aveva mal di testa, ed era anche molto indaffarato, perciò decise di rispondere. -Il suo nome è. . . –

Proprio in quell’istante si risvegliò. 
Quel sogno, che gli sembrava più che altro un ricordo, era stato nitido e bello! Aveva rivisto quella ragazza, che da un po’ aveva iniziato a comparire nella sua mente, finché non pensò: “Questi devono essere i ricordi di quel tale?” di cui ogni volta non ricordava il nome. “Mi spiace di averlo ucciso, ma se non l’avessi assorbito non avrei potuto mai recuperare la memoria!” poi si avvicinò al lavandino e aveva riempito d’acqua per potersi specchiare e allo stesso tempo chiedersi -Chi sono io?- 
Si girò per vedere una piccola figura che era accanto a lui sul letto. Era il piccolo Konohamaru, che dormiva quieto sul letto. Quel piccolo aveva sofferto parecchio, e mettendosi accanto a lui iniziò ad accarezzarlo, ma ciò causò un effetto indesiderato: Konohamaru si era svegliato spaventato.
-Shhh. . .- cercò di calmarlo, –Ehi! Piccolo, non ti preoccupare sono io!- disse mostrandogli un sorriso. 
Il bambino vide quel sorriso, anche se non riusciva mai a vedere la faccia del ragazzo che lo aveva salvato e che ora aveva deciso di occuparsi di lui.
-Allora piccolo, cosa vuoi da mangiare?- chiese il ragazzo, –Immagino che tu abbia fame?- 
Il bambino annuì e rispose: -Vorrei un hamburger!- 
Il ragazzo incappucciato si avvicinò alla finestra e emanò un enorme ruggito. Subito tre grossi mutanti molto grossi messi a quattro zampe come i cani arrivarono all’improvviso, subito questi non perse tempo e disse ai tre: -Voi avete l’ordine di tenerlo d’occhio e di proteggerlo! Sappiate che se gli succede qualcosa vi ammazzo!- 
I tre si misero a fianco al piccolo, che era leggermente terrorizzato, finché non fu sempre il ragazzo incappucciato a incoraggiarlo e a tranquillizzarlo: –Non temere! Loro sono il mio branco, non ti faranno niente, se io non glielo ordino, perciò stai tranquillo! Io vado a procurami i tuoi Hamburger e torno!- detto ciò si lanciò dal palazzo, finendo in quello opposto e iniziando, contro ogni sorta di legge fisica, a salire il palazzo correndo come se stesse per strada, e si diresse nella zona verde di New York, dove non c’erano attacchi da parte dei mutanti ormai da tempo e le attività, anche se sempre caotiche, erano riprese.

Intanto tutta la Taka era stata informata sulla missione, tutti erano in uno stato molto strano, una persona più di tutti in particolare, era triste e felice allo stesso tempo. Felice perché tra poco avrebbe rivisto la persona amata e triste perché temeva che fosse morta, ma in ogni caso aveva una missione, non appena l’avrebbe conclusa ci avrebbe pensato.

   
 
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