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Autore: tiger lady    20/08/2012    1 recensioni
E se non fossero stati solo Stefan ed Elena ad avere l' abitudine di scrivere i propri pensieri e vicende sui diari? Se anche il nostro terzo protagonista Damon avesse riempito pagine e pagine dei suoi pensieri e delle sue avventure più oscure? E se sempre Damon avesse abbandonato il suo primo diario post trasformazione in una casa famosa per essere infestata da presenze oscure? Che cosa succederebbe? Succederebbe che una ragazza in cerca di notizie per il suo articolo lo leggerebbe e comincerebbe a credere in cose a cui non aveva mai creduto prima.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 17:30 Claudia era appena tornata a Londra dopo un viaggio di tre ore, la cosa che avrebbe davvero voluto fare in quel momento era prendere la strada verso casa, un appartamento in Kensington High Street, farsi una doccia e dormire,dormire, dormire. Purtroppo però aveva dimenticato il suo portatile a lavoro e ne aveva bisogno subito per le sue ricerche. Arrivata nel suo piccolo ufficio o meglio "buco d'ufficio" come lo chiamava lei, prese il portatile dal cassetto della scrivania. Quell'ufficio per quanto piccolo era stata la sua "promozione", era infatti riuscita ad intervistare una donna che diceva di essere una medium ma non aveva mai voluto giornalisti, solo qualche dichiarazione per i giornali più rinomati. Ma la donna che era un'appassionata di moda e soprattutto una lettrice accanita della rivista per cui lavorava Claudia era una sua ammiratrice e per questo le concesse un'intervista di quindici minuti senza alcun problema. Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì bussare alla porta. Era Simon. " Ehi Claudia è stato fruttuoso il tuo viaggio?" " Altro che! Ho informazioni molto importanti sto già per scrivere l'articolo quindi sono venuta a prendere il portatile" disse lei rivolgendogli un sorriso a trentadue denti. Simon era davvero un ragazzo attraente, fisico snello, fluenti capelli castani e occhi scuri e penetranti, somigliava un pò al suo ultimo fidanzato un modello di Dolce e Gabbana che aveva conosciuto ad una sfilata. "Ma ti farò vedere tutto a lavoro concluso" aggiunse dopo qualche secondo, non voleva parlargli del diario, a Simon non piaceva quando i suoi giornalisti si prendevano la libertà di cambiare le consegne che gli erano state date, ma Claudia sapeva benissimo che quando gli avesse mostrato l'articolo concluso e gli avesse fatto poi vedere il diario ne sarebbe rimasto entusiasta. "Ok" disse lui " ci vediamo domani" , "ehi Simon", "si?" " per curiosità come si chiama lo scrittore che ha vissuto in quella casa?" " mmmh... aspetta un attimo" disse grattandosi la testa " credo fosse... Edward Salvatore." " Salvatore?!", " Si, Salvatore, era americano ma probabilmente la famiglia era di origini italiane , ehi Claudia tutto bene?" Si alla grande grazie a domani".
Claudia era comodamente seduta sul divano sorseggiando un bicchiere di Bourbon ghiacciato e intanto sfogliava le pagine del diario. Lo scrittore aveva dato al protagonista della storia il suo stesso cognome, allora aveva ragione era stato lui ad averla scritta , eppure perché la storia continuava a renderla nervosa come se ci fosse qualcosa di strano… Ma i suoi pensieri vennero bloccati da ciò che stava leggendo.
"Mio padre voleva che fossi forte, molto forte, si sarebbe stupito vedendomi adesso con la mia super velocità e le braccia tanto potenti da poter sradicare un albero senza difficoltà. Da bambino invece ero molto gracile, lui non lo sopportava, ogni giorno mi faceva allenare all'aperto, mi faceva correre intorno la nostra tenuta costringendomi a portare sulle spalle una lunga asta di legno che reggeva alle estremità due secchi stracolmi d'acqua. " Non ce la faccio, ripetevo esausto " Si invece devi mettere un po’ di carne su quelle ossa, correrai finche’ non te lo dirò io! Ero riuscito a resistere solo per altri dieci minuti credo, poi ero caduto a terra rovesciando entrambi i secchi. Alzai lo sguardo verso mio padre ma lo abbassai velocemente, i suoi occhi emanavano puro disprezzo. "vuoi stare per terra? Perfetto!" gridò, mi prese per i colletto della camicia mi trascinò verso uno dei campi non ancora coltivati e mi spinse tenendomi la testa ferma nel terreno, non mi aveva neanche dato il tempo di urlare, la mia bocca si era aperta ma non ne era uscito alcun suono, sentivo la sua mano che mi bloccava la testa il terreno umido mi entrava in bocca sempre più dentro fino alla gola l'avrei ingoiato se non fosse stato per i conati di vomito che lo respingevano. Sentivo il sapore di quel terreno, l'odore fetido dello sterco con cui già era stato concimato. La terra mi riempiva le narici. Non riuscivo a respirare! Mio padre mi alzò per il colletto e poi mi lascio andare, mi piegai in ginocchio e vomitai quell'insulsa poltiglia e probabilmente tutto ciò che avevo mangiato a colazione. Rimasi per circa due ore nella vasca da bagno quel giorno non so per quanto tempo tenni la bocca aperta nell'acqua e avevo ancora lo stomaco sottosopra e i conati di vomito. Non mangiai per due giorni, finche’ mio padre non mi legò alla sedia e mi infilò in bocca alcune cucchiaiate di minestra. Vomitai di nuovo sporcando il mio gilet di velluto nuovo. Ricominciai a mangiare normalmente solo dopo una settimana sotto le suppliche della mia giovane governante. " Ti fai del male così lo capisci piccolo? Mangia ti prego. Lo feci più per lei che per me, le ero affezionato avevo paura che se non fosse riuscita a farmi mangiare mio padre l'avrebbe mandata via. La notte piangevo e mio fratello Stefan ancora molto piccolo mi abbracciava anche se non capiva, nessuno mi capiva a parte lei Beth la mia governante. Scoprii solo successivamente quando avevo sedici anni che Beth e mio padre avevano una relazione, ero passato per la stanza di Beth per darle un libro che mi aveva chiesto, la porte era socchiusa, la aprii lentamente stavo per chiamarla ma mi fermai di scatto, nella stanza con lei c’era mio padre erano entrambi stesi sul letto lui stava sopra di lei e la premeva al materasso tenendole le mani ferme vicino alla teste, lei aveva la lunga camicia da notte di lino bianca alzata fino alla pancia, mio padre era ancora vestito, ma aveva i pantaloni abbassati alle ginocchia, erano entrambi sudati, lui si muoveva lentamente col respiro spezzato, Beth teneva la bocca aperta ma da lì non ne usciva alcun suono, fino a che mio padre non prese un ritmo sempre più veloce formulando dei grugniti selvaggi e lei cominciò ad ansimare e a gemere quando cominciò ad urlare mio padre le infilò le dita in bocca come per zittirla e lei le morse leggermente. Scappai via ferito io mi è innamorato di Beth la mia governante di dieci più grande di me e mio padre ci andava a letto, vedere quella scena mi aveva disgustato, come avevo potuto non accorgermene? Da quanto tempo andava avanti quella storia? Passò una settimana prima che le parlassi di nuovo, non la degnavo neanche più di uno sguardo e lei non capiva perché, un giorno finalmente mentre ero seduto in giardino mi venne accanto ed accarezzandomi i capelli mi disse:”Insomma posso sapere cosa ho fatto? La tua indifferenza mi uccide lo sai. Parlami, ti prego”. “Ti amo” le risposi così, come se fosse l’unica cosa da dire in quel momento “ dimmi che non provi niente per lui”. Me lo disse perché era la verità fu così che cominciò la nostra storia che durò quasi un anno e fu la prima volta nella mia vita in cui mi sentii veramente desiderato. Ma le cose cominciarono a complicarsi, dopo aver saputo che prima di lei avevo avuto una breve relazione con una cameriera divenne gelosa, irrazionale tanto che alla fine mio padre ci scoprì e la cacciò via senza dirmi nulla. Qualche ora dopo la sua partenza andai nella sua stanza e trovai un biglietto: “Mi dispiace, per tutto”. Corsi da mio padre e lo sbattei al muro: “perché lo hai fatto? Sei geloso vero? Lei non ti vuole, non ti ha mai voluto, quando veniva da te immaginava sempre di essere con me, lei ha sempre amato me" “ Calma ragazzino" disse mio padre "L'ho fatto solo perchè era giusto così da oggi cambia tutto niente più distrazioni” “oh si hai ragione da oggi cambia davvero tutto, perché questa è l’ultima volta che mi fai del male!”, mollai la presa e andai via, nessuno mi avrebbe più messo i piedi in testa ora, mai più!
Claudia era stravolta quelle parole l'avevano davvero rattristata e affascinata allo stesso tempo, sembravano scritte da una persona che avesse davvero provato tutte quelle cose. Chiuse il diario e accese il computer e quando le comparse davanti la schermata di google digitò la parola chiave della sua ricerca: Damon Salvatore. Non trovò nulla inizialmente allora ridigitò il nome aggiungendoci Mystic Falls, la cittadina in cui Damon viveva e di cui la famiglia insieme ad altre era la fondatrice . Trovò in un sito la storia di Giuseppe Salvatore e dei suoi figli che morirono durante la guerra civile: Stefan e Damon, oddio allora esistevano davvero, c’era una foto in bianco e nero della loro tenuta e in più c’era il ritratto di Giuseppe, di Stefan e di… Damon . Claudia rimase estasiata fino ad allora non aveva mai provato ad immaginare che aspetto avesse Damon, ma sicuramente anche se ci avesse provato non sarebbe mai riuscita ad immaginarselo così dannatamente bello, con i capelli corvini, la pelle d’alabastro e gli occhi di ghiaccio, era una visione meravigliosa. Affascinata salvò l’articolo in una cartella, poi continuò le ricerche. Era all’ultima pagina di navigazione e non aveva trovato niente che già non sapesse, senza pensare al perché entrò nel sito del giornale di Mystic Falls e cominciò a vedere i vari articoli arrivando anche a quelli più moderni di alcuni anni prima, veniva fatta un’intervista al sindaco Lockwood durante una festa di beneficenza, c’erano alcune foto, in una c’era il sindaco, una bella donna sulla quarantina che indossava un elegante vestito beige. Ma ciò che la stupì fino a farle cadere a terra il bicchiere di Bourbon che aveva ancora in mano, era ciò che vide alle spalle della donna: un uomo in smoking nero e papillon, ballava con una ragazza bruna che indossava un abito scuro. Quell’uomo era Damon, anche se era di profilo e fotografato da lontano, quell’uomo era lui non c’erano dubbi: Restò sgomenta senza fiato per alcuni secondi, riguardò il ritratto e poi la foto, era lui, era decisamente lui.

Spazio dell’autrice:
ecco il secondo capitolo, Claudia conosce meglio Damon e si avvicina sempre di più alla verità. Spero vi piaccia.

  
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