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Autore: poison_pen    20/08/2012    6 recensioni
Dal primo capitolo: «Forse è giusto così, infondo.» disse ad un tratto il ragazzo verde, sorridendo tra sé. «Forse è meglio scoprirti pian piano.»
Sentì il bisogno di guardarla, mentre pronunciava quelle parole, come se volesse cogliere nuovamente quel lato umano che aveva visto settimane prima. Lei continuava inerme ad osservare l'acqua, ma il suo colorito aveva qualcosa di insolito: sembrava più roseo, all'altezza delle guance. Il suo sguardo glaciale, invece, ancora era lì.

Lei calma, riflessiva, schiva. Lui rumoroso, impulsivo, estroverso. Corvina e BB sembrano incompatibili come il ghiaccio e il fuoco, ma è davvero così?
Una storia per tutti coloro che avrebbero voluto vederli insieme. Tra litigi, incomprensioni e sguardi in cagnesco, ma anche tra tenerezze, piccole confessioni e carezze, i due Titans avranno la possibilità di scoprirsi l'un l'altro. Sapranno sfruttarla? Non sarà semplice, questo è certo.
NOTE: Ambientata durante la terza stagione; OOC inserito per prudenza; rating momentaneamente giallo, probabilmente diventerà arancione col procedere della storia.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beast Boy, Raven, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, so benissimo di avervi procurato un trauma con il prologo. L'immagine di BB morto non piace nemmeno a me. So che mi odierete ancora di più quando scoprirete che ho messo da parte quel povero ragazzo morente, per far spazio ad altro, ma... che posso farci? :D

*fugge terrorizzata*

 

Gli eventi narrati da qui in poi si riferiscono esclusivamente a prima di quanto narrato nel prologo. Ho deciso di dividere la trama in blocchi. Ogni blocco avrà un titolo a sé stante. Il primo l'ho intitolato “Gli artigli del corvo”, alludendo a quell'eterna maschera composta che Corvina indossa, per non esternare i suoi sentimenti.

 

Le frasi interamente in corsivo, in prima persona, sono i pensieri, mentre quelli in terza persona sono flashback.

 

@BeeMee: purtroppo questo capitolo non è di 15 pagine, mi spiace, ma di appena 7. Credo che la lunghezza da me citata nella recensione riuscirò a raggiungerla, ma non stavolta :(

 

Vi lascio alla lettura. Alla prossima,

poison_pen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~ Gli artigli del corvo #01 - Non disturbare ~

 

 

 

«Lo splendore dell'amicizia non è la mano tesa, né il

sorriso gentile, né la gioia della compagnia: è

l'aspirazione spirituale quando scopriamo che

qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi.»

R.W. Emerson

 

 

 

 

 

«Ragazzi, sentite questa! Due cassaforti si incontrano ed una fa...»

BB si affrettò a coprirsi la bocca, prima di cominciare a sghignazzare. Gli occhi verde scuro si riempirono di lacrime, senza rigargli il viso.

Cyborg, per una volta, si stava mostrando interessato a quella che, poco prima, era stata definita la battuta del secolo. Certo, non era la prima volta che una simile descrizione passasse per la bocca del ragazzo verde. Nemmeno la seconda.  Forse la ventesima. Ma, per qualche strano motivo, quella sera il robot aveva terminato in anticipo il suo solito giro in officina, pareva di buon umore e aveva voglia di ascoltare i suoi discorsi deliranti.

Stesso discorso per Robin. Il ragazzo dai capelli perennemente cosparsi di gel si era addirittura piazzato al centro del divanetto circolare della Main Ops Room, con un sorriso pacato, le braccia conserte e uno stivale sul tavolino. Al suo fianco, l'immancabile Stella, la dolce ragazza di Tamarian, che avrebbe tanto voluto far contento  il suo amico e ridere di gusto alle sue barzellette. Lo si capiva dai suoi sorrisi forzati, ogniqualvolta BB terminava una frase. Purtroppo non riusciva quasi mai a capirne il nesso. Evidentemente c'erano troppi riferimenti a modi di dire terrestri che lei non aveva mai sentito.

«Scusate, scusate.» riuscì a dire, tra un ghigno e l'altro. «Ma è troppo divertente.»

«Aw, andiamo.» mugugnò il robot. «Non puoi ridere prima ancora di aver finito.»

Il giovane fece appello a quel poco autocontrollo che gli era rimasto e si ricompose.

«Due cassaforti si incontrano ed una fa: toh, che combinazione.»

BB ricominciò a ridere, seguito a ruota da Stella. «Oh, sì, questa l'ho capita anche io! È divertente, perché i terrestri, quando si incontrano, dicono proprio quella frase!»

«Hn, grazie per la spiegazione, Stella Rubia.» replicò sarcastico Cyborg. «E questa sarebbe la battuta del secolo? L'avrai sicuramente copiata da un cabarettista da quattro soldi.»

Fece un sorriso beffardo e l'occhiataccia di BB non tardò ad arrivare.

«Andiamo, Cyborg.» lo rimproverò Robin, in tono rabbonito. «Copiata o no, era carina.»

«Carina? Quando sentirai la mia, allora, cadrai all'indietro con tutto il divano.»

Il robot fece per alzarsi, ma una delle mani piccole e ossute del ragazzo verde si frappose tra il sé e il salottino.

«Scusami? Amico, il tuo turno è passato.»

Lo guardò interdetto, grattandosi il capo. «Non stiamo ricominciando il giro?»

Scosse la testa. «Non è finito.»

Il ragazzo rivolse il capo verso l'immensa vetrata che affacciava su Jump City. Vide di striscio che gli altri fecero lo stesso. Era una splendida serata: la luna si levava alta sul mare, illuminando le onde che battevano ritmiche sulle coste della città. Le luci dei palazzi facevano compagnia alle stelle, senza offuscarle. Non c'era l'ombra di una nuvola, così come erano completamente assenti anche il rombo delle auto e il rumore dei clacson. Un bel panorama, esente da qualsiasi rumore molesto; un qualcosa di raro, oggigiorno. Erano i vantaggi di vivere sull'isola dove si protendeva l'imponente T-Tower. Vantaggi ai quali una certa ragazza dai capelli viola a caschetto non sembrava poter fare a meno.

Corvina fluttuava davanti alla finestra, rannicchiata nella sua consueta posizione per meditare.

Di spalle.

Non disturbare, sto meditando, sembrava suggerire. Anzi, voleva dire proprio quello.

Lei odiava essere interrotta e i suoi amici lo sapevano benissimo, perciò avevano sempre rispettato questa suo divieto.

«Ehi, Corvina!»

Quasi sempre, almeno.

BB avanzò di qualche passo, immaginando il viso arcigno dell'amica. «E' il tuo turno.» disse spazientito.

 

 

 

Cyborg, Robin e Stella lo osservarono in lontananza, ancora seduti sul divano.

«Dopo tutto questo tempo, ancora non l'ha accettato.» si stiracchiò il robot, intento a gustarsi quello che si preannunciava un inevitabile bisticcio.

«Ma perché insiste tanto, se sa che Corvina gli dirà di no?» chiese Stella.

«E' testardo come un mulo.» intervenne Robin. «BB, andiamo, lascia perdere.» aggiunse, alzando il tono di voce.

 

 

 

Ma il ragazzo aveva tutte le intenzioni di ignorare quel consiglio spassionato. Quando si portò completamente al fianco dell'Azarathiana, sporse timidamente il viso oltre il mantello blu notte. Si fece coraggio e provò a chiamarla ancora una volta.

«Dai, Corvina, ti stiamo aspettando.»

La ragazza aggrottò le sopracciglia, prima di aprire gli occhi.

Non disturbare, sto meditando.

Ovviamente, per il ragazzo verde, era la serata giusta per sgarrare quell'impegno.

«Passo.» scandì in tutta calma.

Richiuse gli occhi.

«Ehi, oggi toccava a me decidere cosa fare e ho decretato che fosse la serata delle barzellette.» le fece notare. «Non è un caso se la chiamano “serata tra amici”. Bisogna che partecipino tutti. Non potresti fare un'eccezione per me?»

Riaprì gli occhi.

«No.»

Li richiuse ancora.

«Oh, andiamo. Per favooooore. Se è un problema di barzellette, te le posso suggerire io. Ho un repertorio praticamente infinito.»

«Io non racconto barzellette.»

Stavolta gli occhi li tenne chiusi.

Non disturbare, sto meditando.

Non disturbare, sto meditando.

Non disturbare, sto meditando.

BB era determinato a infrangere quel muro tra serietà e divertimento che Corvina aveva eretto tanto abilmente.

«C'è sempre una prima volta. Ti pregooooooo.»

 

 

 

Ci provava. Ci provava davvero ad andare d'accordo con lui, ma con scarsissimi risultati. E dire che più volte le era sembrato di aver smussato sufficientemente i lati più spigolosi del suo carattere per andare incontro ad una convivenza pacifica. Ma non era mai bastato. Certo, nemmeno BB si era mai mostrato cooperante. Anzi. I primi giorni nella T-Tower, era invadente, curioso, rumoroso, all'occorrenza disgustoso, infantile e caparbio.

«Corvina, puoi meditare in un altro momento, ora è tempo di ridere.»

Non era cambiato di una virgola, come se lo appagasse cozzarsi con lei una volta sì e l'altra pure.

Le sopracciglia le pulsarono ossesse, quando riaprì nuovamente gli occhi e sfiorò con i suoi stivaletti il pavimento in linoleum. BB fece d'istinto due passi indietro. La ragazza avanzò verso di lui a pugni chiusi, visibilmente irrigidita. Gli si avvicinò al viso, con lo sguardo arcigno. BB rimase immobile, a bocca semiaperta.

«Ho detto di no.» sibilò. «E non insistere più.»

Si allontanò velocemente, per poi dirigersi alla porta a grandi falcate, sotto gli occhi esterrefatti di tutti i Titans, seduti e non.

 

 

 

Quando le ante a pressione del portone principale si chiusero, un silenzio tombale era già sceso tra quelli rimasti. Silenzio che, ovviamente, solo una persona in particolare aveva la capacità di spezzare.

«Ragazzi, ma è possibile? No, ora ditemi voi se questo» ed indicò l'ingresso. «è normale. Perché per me non lo è per niente.»

I tre sul divano rimasero impassibili a quelle parole. Ovviamente. Era una scena che, ormai, si ripeteva ogni mese e dare spiegazioni era diventato superfluo. Semplicemente Corvina e BB non potevano fare a meno di scontrarsi, ma ciò non significava che non si volessero bene.

Vi volete bene... certo, a modo vostro, aveva provato a spiegargli una volta Stella Rubia, in uno dei suoi goffi tentativi di consolarlo. Quella frase non l'aveva mai capita. A ripensarci, era una delle tante frasi che lo facevano sentire incredibilmente stupido. Ancora di più se, poi, ad affermarla era stata un'aliena che, quando avvertiva un languorino, si mangiava un barattolo intero di mostarda. Forse non le erano chiare alcune usanze terrestri, ma i sentimenti degli abitanti sì.

«Beh,» Stella fu la prima a rispondere. «tu sai che Corvina non ama questo genere di cose. Non avresti dovuto continuare a chiederglielo.»

«No?» BB sgranò leggermente gli occhi. «Invece continuerò a farlo. Glielo chiederò anche la volta successiva e quella successiva ancora. Lei non può, non può continuare ad isolarsi in quel modo. Insomma, ragazzi, lo fa tutte le volte che sono io a decidere cosa fare.»

«BB, non puoi farci niente. E' fatta così.» intervenne Cyborg.

«Lei è nostra amica.» aggiunse Robin. «E se non intende raccontare barzellette, è liberissima di farlo. E noi dobbiamo rispettare la sua scelta.»

«Invece no. Perché, quando lei decide di noleggiare un film di paura, che io detesto, io l'accontento e partecipo alla serata? Quello è rispettare una scelta.»

Il ragazzo verde sbuffò, ostentando afflizione.

«La verità è che, se dipendesse da lei, io sarei già fuori dalla squadra. Mi detesta.»

«No, non dire così.» Stella si alzò di scatto e corse ad abbracciare l'amico. «Ti vuole bene. Ti vuole bene, sicuramente, ma quello è il suo atteggiamento. Non possiamo cambiarlo.»

«Almeno lo dimostrasse di più.» disse imbronciato, appoggiando il mento sull'incavo della spalla della rossa.

«Non aspettarti che venga ad abbracciarti come Stella.» ridacchiò Cyborg, mettendosi in piedi. «Non lo farebbe mai e poi mai.»

Dici?

Invece lo aveva fatto(1).

La sua mente lo portò inevitabilmente a quel ricordo. Quell'abbraccio stretto, carico di frustrazione, di dubbi e, al contempo, di gratitudine.

Quell'abbraccio...

Il gesto più autentico e sincero che Corvina avesse mai compiuto. Almeno, in sua presenza.

Quell'abbraccio...

Per un momento, solo per un momento, quella maschera di compostezza che era solita indossare si era incrinata, mostrando tutta la sua fragilità.

Quell'abbraccio...

E quando BB si era staccato bruscamente da lei, si era reso subito conto che avrebbe voluto non farlo, ma era stato colto dall'urgenza di guardarla negli occhi. Di contemplarla nella sua versione umana.

Sapeva che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta mai più. E forse, in un certo senso, era meglio. Perché, infondo, era la sua rarità che la rendeva speciale.

«A me basterebbe anche un piccolo gesto. Ad esempio, tra due settimane sarà il mio compleanno. E lei non se lo ricorderà, se non grazie a voi.»

«Magari invece lo farà.» Robin incrociò le braccia. «Chi può dirlo?»

«Non ci giurerei.»

Proruppe un silenzio imbarazzante, quasi ineluttabile, in cui era evidente che nessuno sapesse esattamente cosa dire.

«Allora,» Cyborg si fece avanti, stizzito da quell'atmosfera deprimente. «era il mio turno, o sbaglio?»

 

 

 

Dopo quella breve discussione, la serata era proceduta senza altri intoppi. Nessuno aveva più chiesto il cambio, da dopo che Cyborg si era proposto per sfoggiare il suo registro di battute, perciò quella che si era annunciata una lunga serata all'insegna della risata, si era invece consumata subito. Gli sguardi dei ragazzi, infatti, presto persero quell'euforia iniziale, illanguiditi in parte dalla stanchezza. Era bastata la proposta del ragazzo-meraviglia di giocare alla console dei videogiochi, per far riaccendere l'entusiasmo della ragazza di Tamarian e del robot, ma non di un certo giovane che si trovava affianco a loro, ancora assorto nei suoi pensieri.

BB era rimasto a fissare distrattamente lo schermo per diversi minuti, prima di alzarsi dal divano e riferire che andava nella sua stanza. Dopodiché aveva varcato la soglia della Main Ops Room a testa bassa, con passi brevi e lenti.

Era stanco. Visibilmente stanco. Prima di dare il cambio a Cyborg, era stato un'oretta in piedi, a gesticolare peggio di un italiano, convinto che i gesti rendessero la battuta più divertente.

In più, a tediarlo, si erano aggiunti i sensi di colpa.

Sensi di colpa... per cosa? Aw, ragiona, BB. Non hai fatto proprio niente per sentirti in colpa.

Niente che implicasse cattivo odore o parolacce. Si era solo preoccupato di coinvolgere un'amica in una serata alternativa. Cosa c'era di sbagliato, infondo? Lei aveva esagerato, lei si era rivolta male e, di conseguenza, lei si doveva scusare.

Lei, non io. Non fare il debole, come al solito.

Quando intravide la porta con la scritta nera RAVEN – non poteva evitare di passarci(2) –, rallentò d'istinto, con un'unico fardello nella sua mente.

Scusarmi o non scusarmi?

Finì per arrestarsi completamente davanti ad essa.

Non cambierai mai, BB, pensò, lasciandosi sfuggire un sospiro.

Contemplò quella fredda porta di latta, poi tirò fuori dalla tasca il T-Communicator.

Le dieci e un quarto. Non poteva già dormire.

Allungò la mano per bussare e, nel mentre, catturò parte del labbro inferiore con i denti. Era agitato, come tutte le volte. Chiedere scusa, per il ragazzo verde, era già di per sé complicato, ma farlo con la persona più scontrosa che avesse mai conosciuto era anche peggio. L'avrebbe perdonato o no? Ogni volta era come la prima e ogni volta non se la sentiva di fare previsioni.

BB diede un paio di colpi secchi alla porta, mentre cercava di sfoggiare un sorriso amichevole. Il sorriso, nel bene e nel male, sarebbe stato sempre la sua miglior arma. Non avvertì alcun rumore, dietro quell'anta, nemmeno quando poggiò uno dei suoi lunghi orecchi a punta su quella superficie fredda. Più passava il tempo in quella posizione, più sentiva il sangue alla testa. Non era mai capitato che Corvina non gli aprisse. Forse aveva letto nel pensiero le sue intenzioni e non aveva voglia di vederlo. Evidentemente considerava le scuse futili, come chi gliele porgeva.

Non mi vuoi aprire, Corvina? Beh, leggi questo pensiero, allora: asociale complessata! Anzi, te lo ripeto a voce, così sono sicuro che senti.

«Sei solo un'asociale complessata!» urlò.

Girò i tacchi e si diresse verso l'ascensore, alla fine del corridoio. Premette il pulsante per chiamare la cabina più volte, per sfogare con i polpastrelli la sua collera. Quando le ante si schiusero e lui entrò dentro la cabina, i passi si fecero più pesanti. Il diaframma si alzava e si abbassava in modo evidente. Stava quasi per esplodere.

Così non va. Respira, BB, gli suggeriva una vocina sconosciuta. Forse la sua coscienza.

Il ragazzo verde pompò avidamente aria nei polmoni e la rigettò con degli sbuffi, più rumoroso di un bufalo. La luce dei vari piani gli illuminava di volta in volta il viso, contratto in una smorfia arcigna. Mentre respirava, tentò di concentrarsi sui numeri che scorrevano repentini al di sopra della porta. La mente, annebbiata da quel momento di sfogo, cominciò a schiarirsi, mostrando al giovane cosa fosse effettivamente successo, come frammenti di un'immagine.

Ho appena... insultato Corvina?

Si tastò d'istinto ogni centimetro del suo corpo. Era ancora tutto intero e si trovava alla T-Tower. Strano che ancora non fosse in un'altra dimensione. La porta si schiuse in quel mentre, mostrando le coste rocciose di Titans Island, e la figura di BB si scosse leggermente, emettendo un fremito. Uscì dalla cabina tentennante, incerto sul da farsi. Tornare su a scusarsi, rischiando sicuramente un viaggio di sola andata in una realtà sconosciuta, o restare lì, a rimuginare su quanto accaduto? A pensarci bene, era una buona occasione per far pronunciare a Corvina la parola scusa.

Ora si destreggiava tra le rocce scure di Titan Island con più sicurezza.

Sì, quella volta Corvina avrebbe ceduto. Non lui. Non il ragazzo verde. Non il tonto di turno.

Pensa che, solo perché faccio lo scemo, sia davvero scemo. È questa la verità.

Il mare era calmo, quella sera. Lo strascichio delle onde sembrava quasi una musica di accompagnamento, in una sinfonia di indecisioni e di rabbia repressa.

Quando raggiunse il limite della costa, BB si accucciò, senza sedersi. Le rocce, da vicino, parevano sassolini raggrumati. Iniziò a tastare la superficie ruvida, cercando un ciottolo che non facesse parte di quell'ammasso scuro e, dopo qualche istante, ne scovò uno. Era appiattito e spesso, l'ideale.

Si rimise in piedi e, con tutta la forza che aveva, lo scagliò in acqua. Dentro c'era tutto: Corvina, la scritta RAVEN, “Non disturbare, sto meditando”, “E' fatta così”... tutto.

Prima di affondare, il ciottolo fece sette salti. Il suo record era di sei.

Almeno da questa serata ne ho ricavato un nuovo record.

Sorrise tra sé, soddisfatto, quando un crepitio dietro di lui lo fece voltare fulmineamente.

«Oh.» disse sorpreso.

«Mi auguro che quel sasso non fossi io.»

Corvina si fece strada tra le rocce, a testa bassa, cercando di mantenere l'equilibrio con le braccia.

«E-Ehm... ecco...» si grattò la testa imbarazzato, poi rise nervosamente. «Qual buon vento?»

La ragazza alzò il capo e lo osservò un attimo. Poi, in un paio di salti, arrivò allo stesso suo punto.

«Io vengo quasi sempre qui, prima di andare a letto. Mi aiuta a concentrarmi.»

«Oh, se è così, ti lascio la tua postazione. Non volevo disturbarti di nuovo.» rispose, senza celare una punta di sarcasmo.

E litigare di nuovo.

«Resta pure. Non intendevo concentrarmi a meditare, ma a dormire.»

«Questa mi è nuova. Soffri di insonnia?»

Lei fece un sospiro sommesso e BB capì subito dove voleva andare a parare.

«Ok, ho capito, niente domande.» disse stizzito.

Entrambi si scrutarono. Lei inespressiva, come al solito. I suoi occhi bluastri non trasmettevano alcuna emozione precisa. Non sembrava arrabbiata per ciò che era successo. Nemmeno afflitta, tanto che BB si domandò se avesse sentito cosa le aveva detto, dietro la porta.

Corvina distolse lo sguardo e superò il giovane, sedendosi sulla scogliera. BB, invece, rimase in piedi, incerto se andarsene o restare.

«Capisco la tua curiosità.» disse ad un tratto la ragazza. «Ma credo che tu ormai abbia imparato quanto sia difficile cogliere tutti i miei» sospirò, prima di aggiungere parola. «complessi.»

Il senso di colpa tornò a farsi sentire. Il messaggio era stato ricevuto appieno. Forse chiamarla asociale complessata era stato un colpo troppo basso, specie se un mesetto prima l'aveva rassicurata sul fatto che poteva sempre contare su di lui e che non sarebbe mai stata sola.

BB sbuffò a sua volta e si sedette accanto a lei. «A volte sì, è difficile.» bofonchiò.

Lei annuì, ma la sua espressione non si scompose minimamente.

«Ma concorderai con me che più volte hai dimostrato di volerti aprire con noi.»

«Sì, hai ragione.» ammise, senza opporre resistenza.

«Io non sono uno psicologo, ma forse tu inconsciamente ancora non ti fidi.»

«Non mi fido di cosa?» il suo tono si fece più scettico.

«Di me.» replicò con fare sommesso. «Di noi.»

«Non è di voi che non mi fido, ma di me.»

Il sorriso di BB ricomparve e non riuscì a trattenere una debole risata. «Questa un giorno me la spiegherai.»

Lei lo fulminò con lo sguardo. «Spero di non dovertelo spiegare mai, invece.»

«Quindi mi stai dicendo che per vederti giocare di nuovo al gioco della palla puzzolente, dovrò aspettare che un altro mostro spunti da uno dei tuoi vecchi libri?»

Corvina si irrigidì visibilmente. «Quello è stato un momento di...» parve pensarci un attimo.

«Divertimento?» le venne in soccorso.

«No, di follia.» sibilò.

«Che c'è, ti da fastidio, per caso?»

Il BB infantile sembrava aver preso il posto di quello collerico. Del resto, non era nella sua natura serbare rancore troppo a lungo. Si stava comportando come se non fosse mai accaduto niente, ignorando tutto ciò che aveva detto o fatto quella sera.

«Sei insopportabile.» biascicò.

«Andiamo, non vedevi l'ora anche tu di spezzare questa eccessiva serietà.» la rimproverò.

«E rovinare uno dei nostri pochi bei momenti? Devo ammettere che hai un vero e proprio talento in questo.»

«Che posso dire?» BB si portò entrambe le mani alla nuca. «Non sopporto queste atmosfere troppo rigide, mi fanno venire l'ansia e non portano da nessuna parte, specie con te.»

Corvina abbassò gli occhi e fissò l'acqua schiumosa sotto di loro. BB fece lo stesso.

«Forse è giusto così, infondo.» disse ad un tratto il ragazzo verde, sorridendo tra sé. «Forse è meglio scoprirti pian piano.»

Sentì il bisogno di guardarla, mentre pronunciava quelle parole, come se volesse cogliere nuovamente quel lato umano che aveva visto settimane prima. Lei continuava inerme ad osservare l'acqua, ma il suo colorito aveva qualcosa di insolito: sembrava più roseo, all'altezza delle guance. Il suo sguardo glaciale, invece, ancora era lì.

BB sorrise ancora, soddisfatto di quanto aveva osservato.

«Beh, credo sia ora di andare.»

Senza aspettarsi una risposta, si alzò da terra e si diresse verso l'ascensore in tutta calma.

«Ci sono lati di me che è meglio non scoprire.» sentì dire alle spalle.

Spalancò leggermente gli occhi e si voltò confuso. Corvina aveva lo sguardo costernato. Lui serrò le labbra e aggrottò le sopracciglia.

«Io...» iniziò a dire, ma una luce vermiglia baluginò, colorando di rosso la pelle diafana di Corvina. Proveniva dal talismano incastonato nel suo mantello e significava solo una cosa: guai. Qualcosa stava minacciando Jump City e i Teen Titans dovevano intervenire tempestivamente. Corsero entrambi a rotta di collo, diretti nel medesimo luogo: la Main Ops Room.

 

 

 

Sei solo un'asociale complessata!

Lo aveva rigettato con disgusto, grattandolo via dai suoi intimi pensieri, sicuro che l'avrebbe sentita. E aveva ragione.

Il mantello fluido era l'unico mezzo che le impediva di ghiacciarsi la schiena contro quella porta di latta, mentre scivolava su di essa e si lasciava cadere a terra. Ginocchia piegate, schiena curva, mento nascosto dagli avambracci incrociati; con una sola frase era letteralmente crollata, smontata, al sicuro nelle quattro mura della sua stanza.

Patetico. La figlia di Trigon era stata sconfitta da cinque parole messe insieme in un momento d'ira. E non erano nemmeno parole di una formula magica. Era solo la verità; un'abbagliante verità.

Sei solo un'asociale complessata!

Gli occhi le si inumidirono all'istante, ma lei prontamente scosse la testa. No. Non lei. Non in quel momento. Non in quel modo.

Fece leva sulle ginocchia, per alzarsi. Il rumore delle onde, probabilmente, l'avrebbe calmata.

 

 

 

 

 

NOTE:

(1)L'episodio citato è “Spellbound”, ovvero “Magia Nera”. In un certo senso, capisco la povera Corvina. Sedotta e abbandonata. Caspita, se la capisco. Se non avete visto questo splendido episodio, vi invito a farlo. Basta andare su YT e scrivere il titolo in italiano. Intanto, eccovi il link con l'abbraccio. Come sono belli *___* 

(http://maybelletea.tumblr.com/post/22522728618) 

 

(2)Secondo la cartina della T-Tower, BB e Corvina hanno la stanza situata nella stessa ala della struttuta. Almeno credo. Non sono mai stata brava a leggere le cartine :D

  
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