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Autore: rememberdecember    20/08/2012    6 recensioni
Lui è innamorato, ma ancora non lo sa. Una storia piena di gelosia e colpi di scena.
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ATTENZIONE: bromance abbastanza spinta, se non vi piacciono le storie slash, non leggete
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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3.

Quella sera un delizioso odorino di pasta al sugo mi fece aprire gli occhi. Quando mi guardai intorno constatai di non essere in camera mia. Osservai meglio la stanza e allora capii che non ero nemmeno nella mia casa, ma in quella di Adelina, nella sua camera. Mi misi a sedere piano sul letto e mi grattai la testa che mi doleva ancora, ma non girava più. Decretandomi in grado di alzarmi lo feci lentamente e mi lasciai guidare dall'odore fino in cucina, dove trovai la cara Trisha, domestica di casa Prismour, intenta ai fornelli e poco ci mancò che rovesciasse l'intero sugo a terra quando si voltò e mi vide lì in piedi sulla soglia come una sentinella.
-Che mi venga un colpo Niall!- esclamò a voce alta portandosi una mano sul cuore. -Ti sei svegliato finalmente.- disse calmandosi un poco. 
Annuii poco convinto e buttai un occhio all'orologio: le otto e un quarto, l'ora di cena insomma. 
-Perché sono qui?- le domandai gentilmente. 
La donna sorrise facendo risaltare i suoi denti bianchi sulla sua pelle olivastra e sistemandosi meglio il grembiule azzurro, scuotendo un po' i lunghi capelli color mogano intrappolati in una coda di cavallo. 
-I signori Prismour e i tuoi genitori sono usciti...- spiegò Trisha gesticolando un po'. -E Ad ha insistito perché tu non rimanessi a casa da solo- 
-Mi sembrava di aver sentito la voce del mio amoruccio!- squittì una voce fin troppo acuta per la mia testa ancora un po' dolorante. Due mani ossute mi arpionarono le spalle e mi costrinsero a voltarmi. Non feci in tempo a dare le spalle a Trisha che due labbra sottili e lisce s'incollarono alle mie molto poco delicatamente. 
Rimasi immobile per qualche secondo senza rispondere al bacio e trattenni il respiro finché Adelina non si distaccò da me leggermente, senza però slacciare le braccia dal mio collo.
-Come ti senti?- chiese con fare molto preoccupato. 
-Molto meglio- mentii cercando di divincolarmi. -Grazie.- conclusi rassegnandomi dopo aver constatato che non accennava a staccarsi da me.
-Vuoi un po' di pasta?- fortunatamente Trisha interruppe quel momento imbarazzante e approfittai della domanda della donna per girarmi verso di lei senza che Ad si lamentasse. 
-Certo!- esclamai massaggiandomi la pancia. Infatti, sicuramente fu colpa della pallonata in testa, tutta la fame mi era tornata. 
La testa mi girava ancora ma pian piano, durante il lungo e imbarazzante silenzio della cena, il giramento sembrò scomparire del tutto.
 
-Tu non mi ami più- a un tratto, durante i dessert, Adelina prese inaspettatamente la parola, facendomi quasi andare di traverso un pezzo della fetta di torta che stavo trangugiando. 
-Cosa?- domandai inclinando la testa da un lato e assumendo un'espressione incuriosita, non ero sicuro di aver inteso bene le sue parole. 
-Non mentirmi Niall- disse lei con un filo di voce, alzò i suoi occhi chiari verso la mia persona e mi sentii tremendamente in imbarazzo. Il suo sguardo era raggelante e qualche volta mi faceva anche paura, ma avevo imparato a gestirla. -Sei così strano in questo periodo. Si vede che non tieni più a me.- continuò a parlare senza abbassare un momento le iridi. 
Io invece mi sentivo così osservato quasi studiato che non facevo altro che guardare la panna bianca della torta giacere tranquilla nel piattino sotto al mio mento. Non sapevo cosa dire, cosa sarebbe stato giusto? Confessarle i miei veri sentimenti e farla soffrire, oppure mentirle e soltanto rimandare le sofferenze?
-Io tengo a te Ad...- cominciai avvertendo una piccola fitta alla testa, segno che il dolore stava risbucando. 
-Non come prima!- esclamò lei con voce stridula, stava quasi per piangere e no, non avrei sopportato un'altra delle sue scenate isteriche, non quella sera.
-Ti stai vedendo con un'altra?- chiese, ma la ignorai. Ero esageratamente stanco e mi faceva troppo male la testa per reggere certe sue strane e imbarazzanti supposizioni. 
-Senti, so che sono stato un po' impegnato quest'ultimo periodo...- cominciai un'altra frase, ma venni interrotto una seconda volta.
-Strano.- precisò Adelina poggiando il gomito destro sul tavolo e alzando l'indice. 
Scossi la testa e cercai d'ignorare la sua precisazione. -Ma non è niente di quello che pensi.- le dissi cercando di mantenere un tono calmo e distaccato. 
-Ti ho chiesto di non mentirmi!- sbottò a un tratto alzandosi bruscamente dalla sedia facendola rumorosamente strusciare sul pavimento.
Strinsi gli occhi, quel rumore assordante mi aveva fatto aumentare le fitte alle tempie che ora non mi davano pace, quasi non riuscivo più nemmeno a respirare.
-Dimmelo Niall, c'è un'altra?!- strillò battendo violentemente il pugno sul tavolo. Non l'avevo mai vista così arrabbiata: i suoi capelli, solitamente così ordinati e composti, erano scompigliati e gli occhi color grigio chiaro fuori dalle orbite. 
-Forse!- urlai a mia volta, esasperato dalla mancanza di ossigeno in quella stanza che via via sembrava rimpicciolirsi. Le mura si stavano restringendo, me le sentivo addosso, così come sentivo il respiro di Ad farsi più vicino finché il suo sguardo non mi trapassò da parte a parte. Mentre io me ne stavo ancora seduto sulla sedia in legno della sala da pranzo, Adelina mi si era avvicinata e ora mi guardava dall'alto e due lacrimoni le solcavano le guance perlacee. 
Mi alzai, non sapendo più cosa fare. Cercai di avvicinarla, di accarezzarle uno zigomo, ma lei si allontanò di scatto e solo dopo trenta pesantissimi secondi di silenzio, mi voltò le spalle e scappò via dalla sala strillando un 'lo sapevo!' smorzato poi dal pianto isterico. 
Sospirai rumorosamente facendo per uscire dalla stanza anch'io. Avevo bisogno d'aria e di ragionare un po' per conto mio. Controllai le tasche dei pantaloni della tuta e mi accorsi che le chiavi di casa mia e il portafogli se n'erano sempre stati lì. Almeno sarei tornato a casa senza aspettare che tornassero i miei. Uscii da casa Prismour più in fretta che potei. 
In strada però, constatai tristemente che non riuscivo a calmarmi né a sentirmi leggermente meglio. Nemmeno il respiro sembrava aver ripreso regolarità, era sempre affannoso e pesante come se nell'aria fosse scomparso l'ossigeno. Forse era colpa di tutta quella situazione, del fatto che non fossi abituato a mentire così tanto, o del fatto che forse non avevo poi detto troppe bugie. 
No non c'era nessun'altra ragazza nella mia vita che non fosse Ad, però in quel momento era l'unica scusa plausibile che mi era venuta in mente. Non potevo dirle che non l'avevo mai amata e mai l'avrei fatto, che avevo solo finto di essere felice con lei per 'amore' dei miei genitori. 
Arrabbiato, frustrato e confuso tirai un calcio a un sasso che rumorosamente finì qualche metro più avanti, in una via poco illuminata e semideserta. Quella sera c'erano pochissime persone in giro. Solo un paio di signore col proprio cane, un uomo in compagnia di un bambino e un paio di ragazzi in piedi di fronte a una macchina dall'aspetto familiare, ma era troppo lontana perché potessi riconoscerla o riconoscere il proprietario. 
Guardai dall'altra parte della via, scorgendo un piccolo locale aperto. Controllai il portafogli: i soldi per una birra ce li avevo... forse anche due.
 
Nel piccolo locale aleggiava un odore acre di alcool misto a quello del sapone per le stoviglie. Mi guardai un po' intorno sentendomi un po' osservato da occhi indiscreti, ma cercai di non pensarci troppo e continuare la mia avanzata verso il bancone. Appena mi sedetti ordinai da bere e da lì, cominciai ad annegare i miei pensieri nell'alcool. Troppo alcool porta troppi guai, diceva sempre il nonno di Emma. 
Emma, chissà come stava la mia migliore amica, che stava facendo? E Louis, e Liam? Loro cosa stavano facendo? Perché non erano con me in quel momento? Gli amici non dovrebbero sempre esserci in certe occasioni? E allora perché io ero da solo, perché annegavo ogni preoccupazione nella birra mentre mi sarebbe bastato parlare con uno di loro, perché non li avevo chiamati e perché continuavo a bere senza nessun controllo? 
Dopo un certo lasso di tempo il mal di testa scomparve, dando però spazio a una sensazione irrquieta e a un attacco di ridarella acuta. L'omino che lavorara dietro al bancone mi guardava incuriosito, abbassando lo sguardo ogni volta che lo sorprendevo.
Io continuai a ridere per non so quanti minuti, (ma parve un'eternità) finché qualcuno non si sedette accanto a me.
-Non gliene dare più- mi rabbuiai appena riconobbi la voce della persona e mi voltai, sperando di essermi sbagliato, che l'alcool mi stesse giocando un bruttissimo scherzo.
Purtroppo però non mi ero sbagliato, e come avrei potuto? Quella voce, quella fottutissima voce sexy l'avrei riconosciuta fra mille, milioni! 
Puntai gli occhi verso il volto mulatto di Zayn che a sua volta mi guardò dritto negli occhi facendo fare al mio cuore un saltello. Il liquido intenso e marrone delle sue iridi e le ciglia lunghe gli davano quell'aria da cucciolo in netto contrasto con l'espressione dura che cercava sempre di mantenere. 
Sorrisi, involontariamente.
-Che hai da guardare?- mi domandò, sentire un'altra volta la sua voce quasi mi fece cadere dallo sgabello. Dovetti aggrapparmi al bancone per rimanere in equilibrio. 
-Perché gli hai detto di non darmene più?- chiesi a mia volta, sperando di apparire più minaccioso di quanto in realtà davano a vedere le mie guance infuocate e la mia espressione da ubriaco. 
-Semplicemente perché penso che sia ora che tu la finisca di bere- rispose tranquillo, come fosse la cosa più normale del mondo. Beh, in un certo senso era ovvio, ma...perché?
-Da quando ti preoccupi per me?- domandai ridendo, ero proprio ubriaco sì. Decisamente ubriaco fradicio. 
-Non mi preoccupo per te!- esclamò Zayn storcendo le labbra in  un'espressione schifata, prima di roteare gli occhi e portare lo sgaurdo altrove. 
-Sì, invece- lo punzecchiai, da dove prendevo tutto quel coraggio per rivolgermi così a Zayn Malik? Dall'alcool, certamente. Si pensa che da ubriaca, una persona dica sempre la verità.
La testa ricominciò a girarmi vorticosamente e per un soffio riuscii a respingere un conato di vomito, ma purtroppo non riuscii a mantenere l'equilibrio sullo sgabello e così caddi a terra rovinosamente. 
Chiusi gli occhi e rimasi steso al suolo finché due braccia muscolose mi tirarono su a forza, non mi tenevo in piedi così lasciai che il mio corpo venisse trascinanto con gran fatica fuori dal locale. Solo all'aria aperta mi decisi a riaprire gli occhi.
-Questa devo proprio raccontarla- biascicai appena intravidi il volto sfocato di Zayn, piegato in un'espressione scocciata e oserei dire preoccupata. 
-Zayn Malik che aiuta Niall Horan, è da ricordare- risi ormai troppo posseduto dall'alcool per trattenermi. 
Il pakistano scosse la testa, le labbra corrucciate, sopracciglia arcuate, sguardo penetrante, profondo, imbarazzante e...sexy, maledettamente sexy. 
Toccai il braccio scuro che mi sosteneva fino ad arrivare alla mano, al contatto con la pelle mulatta e calda rabbrividii, ma non dal freddo. 
-Dove stiamo andando?- domandai gracchiando per poi cercare di assumere una posizione dritta, ma invano.
-Ti porto a casa- rispose semplicemente quella voce sensuale che ormai non potevo fare a meno di ascoltare. Dovevo farlo parlare. 
-Non ho le chiavi- mentii, non so perché lo feci, ma quel giorno sembrava che sparare fesserie mi riuscisse molto bene.
Zayn grugnì pensieroso e una volta arrivati a quella che riconobbi (non so come) la sua macchina, mi buttò sul sedile posteriore facendomi sbattere poco eleganemente la testa.
-E' così che le tratti le tue ragazze?- chiesi ridendo come uno scemo, prima di chiudere gli occhi senza nemmeno aspettare una sua risposta. 
-Siamo arrivati- furono le parole che mi svegliarono di colpo insieme a un paio di braccia che mi presero di peso e mi trascinarono fuori dall'auto. 
-Questa non è casa mia- dissi cercando di camminare con le mie forze, invano anche sta volta.
Il pakistano sospirò e mi portò all'entrata di quella che immaginai fosse casa sua, aprendo lentamente la porta e scivolando dentro con me al seguito che pian piano riuscivo a fare dei piccoli passi.
-Ora stai qui.- mi disse brusco non appena mi buttò a peso morto su di un divano bianco, o almeno sembrava bianco, al buio non riuscivo a distinguere nulla. Non aveva acceso la luce, mi aveva tirato una coperta addosso e si era messo ad osservarmi dall'alto, come un gufo.
Allungai una mano verso la sua, per percepire nuovamente quella sensazione piacevole che la sua pelle mi provocava tutte le volte che entrava in contatto con la mia. 
Appena incontrai le sue dita però, le strattonai facendolo avvicinare di modo che potessi afferrargli il braccio e trascinarlo a pochi centimetri dal viso. 
Un odore stucchevole di fumo e...lavanda? Sì, mi penetrò dritto nelle narici appena il collo di Zayn mi fu più vicino. Il cuore mi prese a galoppare spedito nel petto mentre il pakistano cercava di rialzarsi dalla posizione scomoda in cui l'avevo fatto cadere.
-Che cazzo fai Horan?- sbottò a bassa voce, evidentemente per non svegliare nessuno in casa. 
-Tu che cazzo fai, Malik?- domandai a mia volta respirando profondamente sul suo collo. 
-Io non ho fatto assolutamente niente!- esclamò irritato.
-Mi hai portato qui.- puntualizzai con voce roca. Il respiro mi si faceva sempre più pesante, nel petto il cuore aveva perso il controllo così come la mia lingua, quella sera fin troppo agitata. 
-Perché sei ubriachissimo.- precisò Zayn issandosi sulle mani, cominciando a guardarmi torvo. Non accennava però a togliersi da quella posizione, visto da sotto appariva ancora più sexy e non aveva idea di cosa stava provocando in me. 
-Dai Zayn, non fare il duro!- mi lamentai prendendo, in un gesto totalmente fuori dalle mie intenzioni, il suo viso tra le mani portandomelo a vicinanza estrema dal mio. Feci per premere le mie labbra sulle sue, volevo assaggiarle, sentire cosa si provava a baciare le famose labbra di Zayn Jawaad Malik, capire perché il suo corpo fosse così ambito fra le ragazze della scuola. Ma soprattutto, avevo finalmente trovato una scappatoia a quel giorno orribile, a tutti i miei pensieri. Quel suo prufumo, quella sua voce, quei suoi occhi, tutto di lui mi attraeva facendomi dimenticare il resto del mondo intorno a me e non riuscivo a spiegarmi il perché. Non riuscivo a trovare un fottuto motivo per il quale in quel momento, quella sera, dopo quel brutto giorno mi trovavo in sua compagnia, nella sua casa, col suo viso a poca distanza dal mio. Colpa dell'alcool, pensai. Doveva per forza essere colpa di quella sostanza che stordiva, probabilmente il giorno dopo non avrei ricordato più nulla: Zayn mi avrebbe buttato fuori di casa prima che realizzassi la situazione, avrei continuato la mia solita vita più stordito e confuso di prima. Ma almeno per quella notte, volevo godermi quelle poche ore in cui potevo seriamente considerarmi vivo. 
Inaspettatamente Zayn annullò le distanze fra di noi e per pochissimo tempo le sue labbra furono sulle mie, lasciando un sapore stucchevole dolce e amaro allo stesso tempo. Si staccò improvvisamente da me e scappò da un'altra parte, non sapevo esattamente dove era andato, probabilmente in camera sua, fatto sta che lo vidi scomparire nel buio lascinandomi lì, sul divano.

Note dell'autrice.
AAAAAAAAAAAH FA PENA FA PENA FA PENAAA kjdfhk Lo so, scusatemi questo capitolo è qualcosa di ehm non so, cioè non era mia intenzione scriverlo così malconciamente, ma giuro che questa è la versione meno orripilante che ho scritto (vi lascio immaginare le altre o:). Il fatto è che la situazione era un po' complicata e io non sapevo come descriverla, ci ho provato però questo è il risultato! Spero solo che si capisca bene cosa è successo e cosa il piccolo e dolce Horan ha provato :S Detto questo, un grazie a tutte quelle persone che seguono questa soria. Non pensavo di avere un nemmeno un minimo di successo quando l'ho cominciata, sinceramente c: Beh vi lascio ai vostri commenti, siate clementi vi prego! 
Prometto che il prossimo capitolo sarà scritto molto meglio! :D 
un bacio,
Mandy.
  
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