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Autore: Naive_    20/08/2012    2 recensioni
Ambientazione incerta per sentimenti confusi, parole non dette e ingenuitą lasciata sospesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*



Sempre meno convinta di quello che stava facendo, ritrovatasi davanti alla porta, ingoiò l'ansia e suonò il campanello.
Sfortunatamente la porta non si aprì subito, il che le diede il tempo di essere assalita di nuovo dai dubbi: perché l'aveva voluta vedere così d'urgenza appena tornato dalla vacanza con Claudia? Cos'era successo in soli tre giorni che non era mai successo in tutti quei mesi? Aveva fatto lei qualcosa di sbagliato?
Quando era scappata via dopo quella brutta discussione l'aveva già perdonato alla fine della prima rampa di scale ma aveva deciso di aspettare le sue scuse che erano arrivate poche ore dopo e
da quel giorno in poi le sembrava fosse tornato tutto alla normalità.
Date le circostanze direi proprio di no, imbecille!
Quella sua consuetudine di prendersela con sé stessa per qualunque cosa le strappò un sorriso: la rassicurava ritrovare sé stessa pur sommersa da tutte quelle ansie.
Effettivamente però, le circostanze non facevano presagire nulla di buono: perché mai avrebbe dovuto chiamarla quella mattina ed esigere che passasse da lui prima di andare a scuola? Cosa poteva essere così importante da essere discusso alle 7 del mattino ma di così breve da non farle perdere le lezioni?
Le sue previsioni apocalittiche presero forma quando un secco "entra" la spinse ad aprire la porta
e venne accolta dalla figura di lui di spalle che la salutò con un cenno senza nemmeno voltarsi.

* * *


Aveva passato tutta la notte a tormentarsi, scrivere e cestinare sms, comporre il suo numero e restare a fissarlo per minuti lunghi un'eternità chiedendosi cosa volesse fare.
Sarebbe potuto andare avanti così per giorni interi se, quando già albeggiava, non si fosse finalmente abbandonato al torpore del suo corpo provato da una notte insonne e poi ad un sonno agitato.
La pace che sperava di trovare tra le braccia di Morfeo fu solo un miraggio temporaneo: fu tormentato da visioni delle due donne che si univano in un inquietante ibrido con l'aspetto della giovane amante e la voce della fidanzata e si separavano in un vortice di angoscia e desiderio. Svegliatosi di soprassalto turbato e tremante compose il numero della ragazza e con un sospiro fece partire la chiamata.
È il momento, pensò, non posso aspettare oltre, rischio di impazzire così.
"Pronto?" gli rispose una voce assonnata.
"Ehi" cominciò titubante "senti.. Ho bisogno di parlarti, è abbastanza urgente."
All'altro capo del telefono avvertì un sospiro più scocciato che stanco.
"Mmh.. Ti faccio sapere in settimana ok? Sono impegnata con la scuola, ho le ultime verifiche sai.."
Non capiva. Insistette sull'importanza di ciò che doveva dirle finché non ottenne di vederla quella mattina stessa, prima dell'inizio delle lezioni.
"Ma cosa sta succedendo? Devo preoccuparmi?"
"Allora ti aspetto qui, a tra poco!"
rispose eludendo entrambe le domande con il solo risultato di innervosirla ancora di più e prima che potesse ricominciare a chiedere terminò la chiamata.

* * *


Il suono del campanello gli gelò il sangue nelle vene.
Se l'aspettava, era pronto e lo sapeva, ma in quel momento tutta la sua sicurezza venne meno all'idea di dover fingere durezza e indifferenza e infliggere tanto dolore ad una delle persone che gli volevano più bene al mondo.
Gli ci volle un attimo per ingoiare il senso di colpa e il dolore, deglutì trattenendo il respiro come se stesse mandando giù la medicina più amara. Sputò un "entra" che di duro o indifferente non aveva davvero niente e rimase ad ascoltare il rumore dei suoi passi timorosi che si introducevano nell'appartamento.
"Ehm.. Ciao?"
Le fece un cenno, non riusciva a trovare il coraggio per voltarsi a guardarla.
"Scusa ti spiace?!" disse lei sbattendo la borsa con i libri per terra più rumorosamente possibile "mi hai fatta precipitare qui per parlare con la tua schiena o cosa?"
Non voleva che lui si rendesse conto della paura opprimente che le stringeva lo stomaco in una morsa, le accorciava il respiro e i battiti tanto da farle dolere il petto e ogni battito diventava più doloroso del precedente.
Le parve di vederlo irrigidirsi per una frazione di secondo, come se stesse cercando di non cedere alla rabbia o non riuscisse a reggere il peso del corpo, un attimo prima di voltarsi a guardarla. Non cercò di evitare il suo sguardo, si immerse nei suoi occhi come aveva sempre fatto e li indagò a fondo, scavò nelle profondità di quello sguardo cercando una risposta, un'emozione, il più piccolo segnale che le dicesse cosa stava per accadere.
Come se avesse capito il suo intento lui abbassò lo sguardo e in tutta risposta sentì la ragazza sbuffare.
"Beh?"
Cristo sei un adulto ormai, pensò, deciditi a parlare e falla finita.
"Allora... Senti tu non sai quanto è stato difficile per me prendere questa decisione ma... Lo sai, era qualcosa che avrei dovuto fare prima o poi e..."
Lei lo interruppe: "C'è una minima possibilità che non sia quello che penso?"
Lo sguardo che le rivolse fu più supplicante di quanto dovesse essere.
La pregava, la implorava di capire quello che stava facendo e di perdonarlo, se mai avesse potuto. "Ah bene. Si beh tanto lo sapevo no? Cos'è ti scopa meglio di me? Oppure non è 'eticamente corretto' tutto questo?"
"Smettila, semplicemente non si poteva andare avanti così per sempre. Era solo una questione di tempo, te l'ho ripetuto non so quante volte. Io.. Io ho fatto una scelta e ho scelto lei."
Si aspettava che lo pregasse, che scoppiasse a piangere magari, una qualunque cosa più di quello che vide.
La ragazza semplicemente incassò il colpo quasi come se fosse fisico: si irrigidì incurvandosi un poco su sé stessa per poi raddrizzarsi poco dopo sbattendo le palpebre un paio di volte per assicurarsi di non piangere davanti a lui.
Sospirò passandosi una mano sul viso, raccolse la borsa da terra e si diresse verso la porta di casa bloccandosi con la mano sulla maniglia, come se non sapesse se dire qualcosa o semplicemente sparire.
Gli fece male vederla così, era spaesata e sembrava non sapere dove fosse o cosa ci facesse lì, dovette frenare a forza l'istinto di raggiungerla, stringerla e ricomporre i cocci in cui l'aveva ridotta. Quando lei si voltò a guardarlo l'ultima volta poté vedere che era riuscita a ricomporsi, lo osservò con le labbra tanto serrate da essere indistinguibili dal pallore del resto del viso finché non gli
disse con una smorfia: "Beh, è stato un piacere. A mai più presumo."
Uscì chiudendosi la porta alle spalle e l'ultima cosa che lui poté vedere fu la sua mano scossa da tremiti che indugiava sulla maniglia prima che la porta si chiudesse.



*
 

I'm sorry I was late, ma qui, fra fuso orario e tentazioni di comprendere
lo slang ho molto poco tempo... ditemi che ne pensate e tanti baci da qui,
Huntersville, NC

 

  
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