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Autore: shelovesdraco    21/08/2012    4 recensioni
«Come ti chiami, bellezza?»
«America, tu?»
«Harry»
"Non feci neppure colazione, avevo solamente voglia di uscire da quelle quattro mura, respirare l’aria fresca e pungente del mattino e cercarla. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Come ti chiami, bellezza?»
«America, tu?»
«Harry»
 
Quello era l’unico ricordo che mi era rimasto di lei, insieme all’immagine dei suoi occhi di ghiaccio che scorreva continuamente fra i miei pensieri.
Quella notte, quella festa, la mia festa, lei.
Era un’infiltrata alla mia festa di compleanno.
L’avevo conosciuta solo un paio d’ore prima, ma ero sicuro che quella sera avevamo fatto l’amore. Niente sesso. 
Niente gesti violenti, ne troppo spinti. 
Solo io e lei, e l’amore.
Mi svegliai sul mio letto, consapevole di ciò che era accaduto la notte prima. Ricordai ogni particolare della notte appena trascorsa e mi girai, cercando il corpo esile di America al mio fianco. Rimasi deluso, non ritrovai i suoi riccioli biondi sul cuscino accanto al mio, ne i suoi occhi ghiaccio a guardare i miei, ne le sue labbra a bramare un contatto con le mie, ne la sua morbidissima pelle a sfiorare la mia. 
Avvicinai il cuscino con la federa bianca al mio viso e lo odorai, sapeva di lei. 
Lavanda.
Non avrei lavato quelle lenzuola finchè il suo odore sarebbe scomparso del tutto.
Mi alzai svogliatamente dal letto, e cercai disperatamente per casa qualche bigliettino, magari, lasciatomi da lei. Ma nulla. Non feci neppure colazione, avevo solamente voglia di uscire da quelle quattro mura, respirare l’aria fresca e pungente del mattino e cercarla. 
Passarono secondi, minuti, ore e giorni e non era cambiato niente.
America. America. America. America. America.
Quello era il pensiero che mi torturava a tutte le ore. E non America il continente, America lei. L’unica ragazza capace di fare innamorare in poche ore uno come me.
Ma una cosa era certa, non avrei mai smesso di cercarla.
La cercavo in ogni ragazza, cercavo i suoi occhi, le sue labbra, la sua pelle e i suoi capelli ma nessuna era paragonabile a lei.
I suoi tratti semplici la rendevano unica. 
Non sapevo neppure il suo cognome, non avrei potuto trovarla in alcun modo, ma non mi sarei arreso. 
Il mio sguardo vuoto fece intuire al mio migliore amico, Louis, che qualcosa non andava. Non sapevo se parlargli di America, magari sarebbe scoppiato a ridermi in faccia, ripetendomi la frase che gli avevo detto qualche tempo prima: “Harry Styles non si innamora”, ma portavo un peso troppo grande da sopportare e dovevo assolutamente liberarmene e lui era certamente la persona giusta per farlo. Non persi tempo e digitai il suo numero, rispose dopo un paio di squilli, capii solo dalla mia voce che avevo bisogno di parlargli. Gli bastò un semplice “Ehi, Lou” per farlo precipitare a casa mia in meno di 15 minuti.
Lo feci accomodare sul divano in pelle e cominciai a parlargli seriamente di quella notte, facendogli capire che per me America non era stata la troia di turno, ma era stata e continuava ad essere la ragazza dagli occhi blu che mi aveva fatto innamorare. Annuiva semplicemente, interrompendomi solo per farmi qualche domanda e nulla di più, mi stava ascoltando. Quando gli dissi che avevo bisogno di ritrovarla, sorrise e mi disse «Harry, amico. Come puoi trovare una ragazza, di cui sai solo il nome, in una città come Londra? È come cercare un ago in un pagliaio. Semplicemente assurdo», «Lo so Louis, ma non capisci ciò che provo. Aspetto da giorni di rincontrare i suoi occhi. E, credimi amico mio, non parlo del suo culo ma solo dei suoi occhi di ghiaccio. Saranno stati quelli a farmi cadere in trappola. Perché sì, sono in trappola» dissi abbassando lo sguardo, lui rimase in silenzio, non trovando parole di consolazione adatte.
 
 
Passò un intero anno, e non l’avevo trovata. Chiunque avrebbe scommesso che un paio di mesi dopo me ne sarei dimenticato, come lei che probabilmente lo aveva già fatto ma i suoi occhi rimanevano una tortura per me. Mi avevano incantato; il colore del mare, o forse quello del cielo. 
 
Mi svegliai sul mio letto, e, come ogni mattina dopo quel giorno, mi girai dal lato destro del mio letto a due piazze, non trovando nessuno. Al posto del vuoto totale, trovai un bigliettino e sorrisi notando la grafia disordinata del mio migliore amico.
-Sono passato a farti gli auguri prima di andare a lavoro ma dormivi. Tanti auguri amico mio! Ci sentiamo dopo per metterci d’accordo per stasera!-.
Lo chiamai immediatamente, «Ehi amico, grazie per avermi ricordato che oggi è il mio ventesimo compleanno!» dissi un po’ assonnacchiato, strofinandomi gli occhi, «Oh, ho una sorpresa per te, bello!» disse quasi urlando, «Non urlare, cazzo. Sto ancora dormendo, Louis!» urlai, «Stai urlando anche tu, idiota» rispose ridacchiando, sbuffai. «Passo a prenderti alle sette» disse, «Oh, amore. È un appuntamento?» scherzai, «Certo tesoro mio!» rispose prima di chiudere.
Avevo iniziato a fantasticare su quale potesse essere le sorpresa di Louis, forse aveva trovato America, dopo che gli avevo mostrato l’unica foto che ritraeva lei e i suoi amici, alla festa. Sarebbe stato un sogno stringerla per un’altra volta tra le mie braccia.
Louis passò a prendermi con la sua Mini, stranamente, puntuale. 
Arrivai al locale, e dopo aver salutato e ringraziato un centinaio di persone, cercai con gli occhi America, tra gli invitati. Nulla.
Louis ad un certo punto della serata, fece tacere tutta la sala annunciando al microfono che era arrivato il momento della sorpresa.
Aspettavo con ansia di vedere se la sorpresa fosse quella meraviglia di America, ma non fu così, erano quattro spogliarelliste, poco vestite. 
Nel giro di qualche secondo avevano cominciato a strusciarsi su di me ma non avevo ceduto, e non mi provocavano quasi nulla. 
Dopo quasi mezz’ora di sopportazione attorno a quelle ragazze, riuscii ad allontanarmi e ad infilarmi il bagno. Senza farci troppo caso entrai da una porta, e sentii qualcuno tossicchiare, capendo immediatamente che quello era il bagno delle ragazze. Prima di tornare al chiasso della festa, notai che c’era una piccola terrazza da cui si poteva benissimo osservare il cielo, uscii fuori immediatamente e respirai l’aria fredda della notte. Notai una ragazza vicino il muro, appoggiata alla ringhiera in ferro, fumava. Non riuscivo a distinguere il suo colore di capelli, mi avvicinai a lei, curioso. Si girò e mi squadrò da testa a piedi, e le si illuminarono gli occhi. Quegli occhi. 
L’avevo trovata. Sì, l’avevo trovata.
E lei sembrava parecchio sconvolta, forse non si ricordava di me e si stava chiedendo per quale assurdo motivo la stessi fissando. Istintivamente allungai un braccio per sfiorarle la guancia, provai una scarica d’adrenalina a toccare la sua morbida pelle. 
Senza pensarci due volte, mi avvicinai ulteriormente e senza proferir parola, poggiai le labbra sulle sue, perfette, al sapore di tabacco. 
Mi aspettavo di essere respinto, con uno schiaffo in pieno viso, invece nulla.
Il contatto delle nostre labbra mi parve infinito. Schiuse la bocca e le nostre lingue si sfiorarono, e cominciarono a giocare fra loro. 
Le poggiai una mano sulla guancia e una sul fianco. Dopo qualche minuto stavamo tremando tutti e due, sia per il freddo che per ogni singola emozione che stavamo provando, ci staccammo e la presi per mano, portandola dentro. La musica e il calore della sala ci investirono e desiderai ardentemente di essere sul mio letto morbido con la mia bellissima America accanto.
La portai semplicemente in bagno, nel bagno dei disabili, dove non entrava mai nessuno. Chiusi la porta a chiave, contento che quell’ambiente non puzzasse. 
Non persi tempo, il desiderio mi stava uccidendo, la spinsi non violentemente al muro e cominciai a baciarla di nuovo. 
Le labbra, il collo e le spalle che iniziavo a svestire. 
La presi in braccio e la poggiai sul lavandino bianco e freddo.
Lei mi tolse velocemente la camicia e io la liberai dalla maglietta che portava, la baciai anche all’altezza del seno e lei accarezzava il mio petto.
Qualche minuto dopo, ci liberammo del resto dei vestiti e –pronti ormai da un po’-, ci lasciammo andare alla passione e all’amore che ci aveva travolti. 
Ancora una volta non ci fu violenza, ne pressione, ma solo attimi di puro piacere e amore. Eravamo stanchi, avevamo bisogno di stenderci, e io sentivo il bisogno di rimanere incollato a lei per il resto della mia vita.
La abbracciai, volevo sentire di nuovo la sua dolce voce, le chiesi semplicemente «Perché sei sparita così, America?», lei rimase in silenzio per qualche secondo, «Noi non possiamo stare insieme Harry. Mi sono innamorata di te sin da subito, ma noi non possiamo stare insieme» disse liberandosi dalla mia presa e raccogliendo i suoi vestiti e infilandoseli di nuovo, la imitai. «Perché no, tesoro mio? Ti ho cercata per un anno intero e adesso che ti ho trovata non voglio lasciarti scappare di nuovo» dissi sfiorandole una guancia, notai una lacrima scendere silenziosa sul suo viso. 
Le finì di sistemarsi, scosse la testa con le lacrime che scivolavano sul suo viso arrossato, mi lasciò un bacio sulle labbra e corse fuori dal bagno.
Le andai dietro, ma in meno di due secondi era scomparsa dalla circolazione. Uscii fuori dal locale cercandola con gli occhi, ma nulla.
Ripensai agli attimi passati poco prima con lei e odiai me stesso per non averla fermata immediatamente.
Probabilmente non avrei mai più rivisto la donna della mia vita.
 
 
 
 
 
O forse si.







 
#Writer corner
Hola babeeeees. Sono tornata con un'altra OS che probabilmente fa schifo, dato che nemmeno l'ho riletta. Non ne avevo voglia.
Devo scappare, vado a letto prima che mi uccidano, dato che è superipertardissimissimo(?).
Inutile che vi chiedo di lasciare una recensione per farmi sapere che ne pensate perchè non lo fate, non è così? Si çwç
Bhè, io ando. Un bacione, bellezze.
  
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