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Autore: Msstellina001    21/08/2012    8 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa accadde ad Arizona Robbins durante i suoi primi mesi al Seattle Grace Hospital, tutto quello che le accadde sin dal suo primo giorno e che negli episodi televisivi non hanno fatto vedere, ma hanno solo accennato? Ho pensato un po' e mi sono fatta una mia idea!
Ammetto però, che è la prima volta che scrivo, quindi non aspettatevi chissà cosa!
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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L'arrivo

Eccomi qua, di fronte a questo grandissimo ospedale, uno dei migliori ospedali universitari degli Stati Uniti. Hanno voluto me. Per sostituire il chirurgo che è morto, hanno voluto me. Sinceramente ho un po' di paura. Insomma adesso dipende tutto da me, non c’è più il Dottor Mckay che mi segue da vicino assicurandosi che non uccida nessun piccolo umano! D’ora in poi avrò i miei piccoli umani da accudire, vai Arizona Robbins sei un medico fantastico, forza, varca questa soglia ed entra nel tuo nuovo mondo!
“Permesso, mi scusi permesso!”
“Dottor Hunt desiderato al pronto soccorso”
“Allora hai sentito del nuovo sistema Arfi per rilevare la fibrosi cistica del fegato?”
Un gran numero di voci si accavallavano, ma sembrava che grosse emergenze non ce ne fossero visto il grande via vai di medici ed infermieri, la maggior parte con il caffè in mano, e la sala d’attesa per i parenti praticamente vuota.
Vidi passare un gruppo di ragazze in camicie rosa:
“Scusate, sapreste indicarmi l’ufficio del capo? Sono Arizona Robbins, il nuovo chirurgo pediatrico!”
Chiesi, accompagnando il tutto con uno dei miei speciali sorrisi, che molte volte mi aveva aiutato ad avere informazioni molto più personali di queste!
“Se vuole l’accompagno io!”
 Una ragazza mora con i capelli lunghi, leggermente sfumati di rosso, si fece avanti, anche lei aveva un bel sorriso e un volto leggermente arrotondato e bè, come “comitato di benvenuto” devo dire non era niente male!
Accettai volentieri e durante il tragitto cominciai a farle qualche domanda sull’ospedale e i vari dottori, mi disse che era molto difficile trovare qualcuno non fidanzato in quell’ospedale, ma che erano tutti bravissimi dottori e soprattutto ottimi chirurghi.
“E dimmi” le chiesi maliziosamente “ci sono tante dottoresse avvenenti come te in questo posto?!”
Premette il pulsante dell’ascensore e si girò a fissarmi negli occhi sfoggiando il sorriso più malizioso che avessi mai visto.
“Bè avvenenti come me è difficile trovarne! Anzi devo dire che io sono uno dei pochi casi!”
Bene sta al gioco, pensai continuando a sorriderle mentre entravamo in ascensore.
“Vede è stata anche fortunata” continuò “perché stasera sono a sua disposizione se vuole, visto che sono libera!”
“Oh ma perché aspettare fino a questa sera?!”
Mi avvicinai a lei, approfittando anche dell’ascensore vuoto e la baciai con passione, come se da quel bacio avessi dovuto ricavare l’energia per tutta la giornata. Le mie mani scorrevano lungo i suoi fianchi, le sue erano tra i miei capelli ricci e corti, ci baciammo a lungo senza quasi riprendere fiato.
Un secondo prima che l’ascensore si aprisse ci staccammo e ci incamminammo lungo il corridoio fianco a fianco, le nostre mani si sfioravano, ma non avevo nessuna intenzione di prenderla per mano.
Avevo voglia di leggerezza. Ero stata fidanzata a lungo con Julia alla Hopkins e come ci eravamo lasciate mi aveva distrutto. La nostra era una storia fatta di alti e bassi, dopo 2 anni che stavamo insieme, l’amore stava scomparendo, sostituito dall’abitudine. Finché un giorno non mi arrivò l’incarico da questo grande ospedale, era l’occasione della mia vita. Un grande ospedale, un grande reparto, avrei lavorato con grandi chirurghi, c’era solo il problema che Julia non voleva che andassi via ed in più io non credo nelle storie a distanza. La lasciai, dopo una lunga e sfibrante discussione, decidendo di prendere questa occasione al volo e precipitandomi a Seattle con il primo volo utile.
Adesso sì, tutto quello che desideravo era lavorare, fare grandi interventi e avere storie leggere.
Mentre camminavamo, m’indicò qualche medico informandomi su di loro:
“Quello è Derek Shepherd, o dottor Stranamore, un neurochirurgo fantastico, è famoso per i suoi casi impossibili e per i suoi capelli sempre perfetti! Sta con una specializzanda del terzo anno.”
Un dottore alto e muscoloso ci passò accanto e ci sorrise:
“Dottor Bollore” disse la mia accompagnatrice con un tono quasi indignato “o meglio Mark Sloan, sta attenta a lui, ci prova con tutte, sicuramente ci proverà anche con te, anche se devo dire che in questi ultimi giorni si è calmato … oddio non incrociare il suo sguardo per carità!”
Disse abbassando alla svelta gli occhi e fissando il pavimento mentre una signora bassa di colore ci passava accanto.
“Quella è la nazista, Miranda Bailey, meno hai a che fare con lei, meglio starai, è lo specializzando più terribile di tutto l’ospedale, quella donna  mi fa paura! Anzi ho anche seri dubbi che sia una donna!”
“Dai è veramente così terribile?” chiesi scettica.
“Lo vedrai, eccome se lo vedrai!”
Infine arrivammo davanti alla porta del capo, mi diede un bacio veloce sulle labbra e disse:
“Bene ora torno al lavoro, ti passo a prendere io in pediatria a fine turno stasera, poi ti porto da Joe”
“Joe? Non mi serve un uomo mi basti tu!”
“E’ il proprietario del bar qui vicino, scema, la sera ci ritroviamo tutti lì … vedrai ti piacerà! Ah comunque io sono Meg e sto in dermatologia!”
E se ne andò. Rimasi lì a fissarla mentre si allontanava, il camice le aderiva perfettamente al corpo, no non avevo fatto una cattiva scelta!
Mi girai a fronteggiare la porta e bussai, una voce profonda m’invitò a entrare. Il capo era seduto alla scrivania con addosso il camice blu, segno che in caso d’emergenza era pronto ad intervenire, alzò la testa dal foglio che stava consultando e mi guardò.
“Buongiorno sono Arizona Robbins, il chirurgo pediatrico, oggi dovrei iniziare a lavorare qui!” Dissi io molto timidamente.
“Oh sì il sostituto del dottor Kelly, ben arrivata, prego si accomodi così sistemiamo gli ultimi documenti e poi l’accompagnerò agli spogliatoi così potrà cambiarsi e iniziare a lavorare, ha già fatto un giro?”
“No ancora no, sinceramente!”
“Non importa, se avrò tempo l’accompagnerò io stesso! Siamo molto contenti di avere un elemento come lei nella nostra squadra!”
Mi cambiai negli spogliatoi, una grande stanza molto raffinata con tanti armadietti di legno e i tavoli al centro ingombri di fogli, segno che molti colleghi facevano le loro ricerche mediche là dentro. All’uscita trovai ad aspettarmi il capo Webber, che mi portò a visitare i vari reparti, io gli camminavo affianco o meglio, gli pattinavo accanto, visto che dalla Hopkins mi ero portata 3 cose: i miei 2 animaletti da attaccare al camice e le mie scarpe con i pattini a rotelle! Non so se il capo rimase sorpreso dalle rotelle, perché non disse niente, e gliene fui molto grata, giacché un suo commento negativo avrebbe portato la mia autostima a un livello veramente basso; già perché per me sarebbe stato molto più semplice abbordare dieci ragazze insieme, piuttosto che fronteggiare un mio superiore!
Ci fermammo in mezzo al reparto di pediatria, dove mi disse indicando una signora seduta dietro il bancone:
“Vede quella? E’ la dottoressa Bailey, responsabile di un suo caso molto particolare, si studi la cartella e vada a parlare con lei quando ha fatto! Arrivederci dottoressa, buon lavoro e …. benvenuta al Seattle Grace!”
Aggiunse scaricando sulle mie mani venti cartelle di tutti i miei piccoli umani.
Decisi di chiudermi in una stanza a studiare i miei casi prima di affrontare la nazista e quando mi sentii assolutamente ferrata sui miei pazienti, cosa che non richiese più di quindici minuti, andai ad affrontare la specializzanda più terribile dell’intero ospedale.
“Dottoressa Bailey?! Arizona Robbins, ho preso in carico i pazienti del dottor Kelly!”
 Dicendo ciò le tesi la mano e le sorrisi, sperando di accattivarmela un po’, ma non funzionò molto visto che lei con una faccia molto sorpresa mi rispose quasi scettica:
"E’ lei il chirurgo pediatrico?!" Mi strinse la mano con una stretta sbrigativa, e la voce che vibrava di tutta l’indifferenza possibile.
"Sì, lei assiste Jackson Prescott?! Sa con tutto il rispetto per il dottor Kelly, era un medico fantastico, ma mi sorprende che abbia seguito questo tipo di terapia per tanto tempo visto che … non … funzionava!” Continuai io sorridendo.
"Ehm …
"Uh no non sto criticando lei, non è stata una sua decisione!"
"No ma ho appoggiato quella decisione, non c’è stata ancora la svolta, ma … Kelly era certo che se avessimo continuato come stavamo facendo …"
"Il caso di Jack è molto serio e in più …"
"JACKSON"
"Mi scusi?"
"Jackson è il suo nome e se lei sta insinuando che l’abbiamo torturato con interventi inutili …"
"Tanti chirurghi pediatri anziani ritengono che la stricturoplastica funzioni e a volte hanno ragione! Quindi oggi la faremo! Ma con la sua epatopatia dovremo cercare altre soluzioni! Devo scappare … il dottor Kelly aveva molti pazienti! Ci vediamo in sala operatoria!"
E me ne andai lasciandola basita correndo sui miei pattini a rotelle. Così in neanche tre ore dal mio arrivo mi ero appena fatta nemica la Nazista, avevo venti bambini in cura di cui dieci in fin di vita, cinque dei quali avevano avuto trattamenti sbagliati e tutti da rivedere.
Sì questa avventura al Seattle Grace si stava rivelando veramente molto difficile, ma se avevo tenuto testa agli specializzandi del mio corso in qualità di loro capo, non vedevo perché non avrei potuto riuscire a tener testa ad un reparto e … alla NAZISTA!
 
 
 
 
 
Per ora questo è il primo capitolo, spero vi sia piaciuta, magari se potreste commentare e farmi sapere cosa c’è che non va, cosicché io possa migliorare, ve ne sarei molto grata! Comunque la mia idea di Arizona sul lato sentimentale è paragonabile a Mark Sloan, solo al femminile, quindi non sorprendetevi se almeno all'inizio la troverete molto materiale e poco romantica.

  
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