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Autore: ChibyLilla    21/08/2012    3 recensioni
Continuo della fic "...What hurts the most..."
– Io lo sapevo che meditavi qualcosa! – Regulus, col fiatone e con la divisa sgualcita, si fermò a pochi passi da lui.
Sirius imprecò: non si era proprio reso conto di lui ed ancora una volta aveva fatto vedere a qualcuno qualcosa che non avrebbe dovuto vedere nessuno.
Quando dalla Stamberga iniziarono a provenire delle urla, pensò che sarebbe stata la fine: aveva la nausea; ingoiò saliva sperando che quella sensazione fastidiosa andasse via.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Vi sono mancata, vero??? 


Ecco finalmente il continuo di "...What hurts the most..."

Tutto riprende più o meno da dove ci eravamo lasciati...

Per le persone che avessero problemi di memoria a breve termine o per chi non ha letto "...What hurts the most..." ci eravamo lasciati con Remus e Regulus e Sirius e James finalmente insieme e felici.

Sono ufficialmente pronta a distruggere l'idillio che avevo creato.

Solo una cosa, se vi va, aggiungetemi su fb: [URL=http://www.facebook.com/profile.php?id=100004196563065]Chiby su FB[/URL]

cap.1

James, Sirius e Peter si trovavano in sala comune: James era seduto su un divano, con la testa reclinata sulla spalliera e sospirava annoiato; Sirius acciambellato accanto a lui, giocava agli scacchi dei maghi con Peter e disegnava con un dito strani ghirigori sul braccio del fidanzato.

– Jamie, che ore sono? – domandò Sirius rigirandosi alla ricerca di una posizione comoda – torre in E 3 – aggiunse disinteressato.

James lanciò uno sguardo distratto all’orologio e rispose in uno sbuffo: – le sette e mezzo –

Sirius si alzò iniziando a stiracchiarsi mentre Peter portava a termine la propria mossa: – scacco matto – mugugnò appena il povero Peter aveva finito, lasciandosi sfiorare il collo indolenzito da James, mentre Peter arrossiva per l’imbarazzo.

– Ragazzi, certe scene le eviterei volentieri – asserì pensieroso, seguendo su per le scale gli altri due.

Era passata una settimana e la loro vita era completamente cambiata.

Tanto per cominciare, James e Sirius avevano rinunciato alla propria riservatezza, abbracciandosi e baciandosi indifferentemente di fronte a professori e compagni. Chiunque aveva avuto da ridire o più semplicemente li aveva guardati con sorpresa e stupore, si era ritrovato a fare compagnia a Piton appeso a testa in giù con le mutandine in bella vista. Questo perché nessuno poteva permettersi di infastidire i due Malandrini!

Remus e Regulus invece avevano ancora qualche gatta da pelare: primo tra tutti il problema consisteva nell’appartenere a due case diverse; così avevano mantenuto segreta la loro relazione, grazie anche all’appoggio degli altri Malandrini.

Volentieri o meno, ormai tutti si erano abituati a trascorrere la maggior parte delle proprie sere in sala comune, lasciando ai due ragazzi la possibilità di stare un po’ da soli; Sirius aveva convinto James a lasciare che Regulus usasse il suo mantello per raggiungere la stanza di Remus, dicendogli che non poteva certo entrare nel loro dormitorio senza destare sospetti. Quando James si era rifiutato, Sirius lo aveva minacciato di restare in bianco per un mese e così il problema era stato risolto, con grande tristezza da parte di James che rimpiangeva i bei momenti in cui Sirius odiava il fratello.

 

Quella sera però tutti e tre i suoi amici avevano sconsigliato a Remus di incontrare Regulus e lui non aveva dato ascolto a nessuno, ficcandosi in un guaio da cui sperava che gli amici potessero tirarlo fuori.

Era stanco, mancava poco alla luna piena ed il suo corpo era già indolenzito; Regulus sembrava essersene accorto, per questo era rimasto accoccolato accanto a lui, un po’ preoccupato e un po’ a disagio.

Al di là della porta, per sicurezza James bussò, aspettando che qualcuno gli desse il via libera, poi entrò improvvisando.

– Vi dispiace? Noi saremmo un po’ stanchi – esordì gettandosi a peso morto sul letto.

Remus e Regulus erano sul letto del primo, abbracciati e non completamente vestiti, ma i ragazzi li ignorarono del tutto, facendo come se fossero in camera propria.

Ed effettivamente era proprio così.

– Già, sarebbe il caso di darci la buonanotte – concordò Sirius iniziando a sfilarsi la maglietta.

Remus tirò finalmente un sospiro di sollievo: sarebbe stato troppo sospetto se fosse stato lui a dire a Regulus di andar via; in una circostanza come questa, poteva pensare che James e Sirius volessero la camera per loro oppure che fossero arrabbiati.

Regulus infatti si limitò a guardare scettico i quattro amici: c’era ancora il sole! Perché volevano dormire? Considerando l’espressione preoccupata di Peter non impiegò molto a capire che qualcuno non lo volesse più lì; così li tolse d’impiccio e se ne andò un po’ urtato dal loro comportamento, agguantando il mantello dell’invisibilità e salutando con un bacetto casto Remus.

Sirius ebbe la prontezza di seguirlo: – questo mi serve! – confermò – ti accompagno e me lo riprendo – asserì, saltando giù dal letto.

Regulus a quel punto era certo che i ragazzi fossero arrabbiati e non capiva cosa potesse aver fatto; scrollò le spalle ed aprì la porta.

– Dove hai detto che vai? – anche James riemerse finalmente dalle coperte, guardando con un sopracciglio sollevato il fidanzato.

E Sirius ebbe davvero voglia di prenderlo a schiaffi.

Lo ignorò e seguì Regulus, nascondendosi sotto il mantello insieme a lui.

– Di’ un po’ – esordì ad un certo punto Regulus – dovete fare qualche scherzo ai Serpeverde? –

Gli parlò con una certa acidità, non tanto perché fosse davvero arrabbiato, ma piuttosto perché avevano ancora tante questioni irrisolte ed implicitamente entrambi avevano deciso di lasciarle com’erano, non sapendo neppure da dove cominciare per risolverle. Era più semplice fare finta che non fosse cambiato nulla e limitarsi ad essere civili quando erano presenti anche gli altri; fondamentalmente rimanevano due estranei.

– Non preoccuparti, non attenterei mai alla reputazione di Lucius Malfoy e Mocciosus Piton –

Regulus represse la voglia di replicare solo per buona educazione; Sirius con una certa urgenza sfilò il mantello dalle loro teste, dopo essersi assicurato che il corridoio fosse vuoto: – da qui puoi anche andare da solo. Non c’è nulla di strano se un prefetto gira per i corridoi –

Regulus gli impedì di tornare, trattenendolo con continue provocazioni, a cui Sirius faticò a non abboccare.

Alla fine fu costretto a ricorrere alle maniere forti.

– Tu mi stai nascondendo qualcosa – continuò spingendolo nell’aula di Trasfigurazione e chiudendo la stanza con un incantesimo.

– Si, hai ragione: voglio sperimentare un nuovo bagnoschiuma per il tuo amichetto unticcio. Mi lasci andare? – Sirius non poteva reagire più di tanto, o avrebbe alimentato i sospetti di Regulus.

Il Serpeverde gli impedì di uscire per un tempo che Sirius non fu in grado di quantificare. Se avesse avuto la bacchetta l’avrebbe schiantato senza pensarci un secondo, ma non poteva. E non poteva neppure scappare via o Regulus l’avrebbe seguito.

Imprecò, sedendosi sulla scrivania e sperando che anche senza di lui James se la stesse cavando bene.

 

Attese per ore con una certa impazienza, camminando avanti e indietro, salendo sui banchi, ingannando il tempo in tutti i modi possibili per non addormentarsi e sperando che fosse il fratello a farlo.

Regulus invece, sempre perfettamente vigile, lo osservò comportarsi come uno psicopatico per ore intere: non lo avrebbe lasciato andare finché non gli avesse svelato cosa aveva in mente.

Era diventata questione di principio.

 

Alla fine Sirius riuscì a svignarsela: era tardissimo! Ormai era calato il buio da ore, si poteva dire che fosse quasi l’alba e Sirius maledì in tutte le lingue il fratello.

Regulus non tornò nella propria stanza: iniziò a seguire i suoi passi a distanza ed esattamente come aveva previsto, neppure Sirius stava affatto tornando nel dormitorio, quindi non era poi tanto stanco.

Sirius, ancora senza la maglietta, si maledì appena entrò in contatto con l’aria gelida fuori da Hogwarts. Si domandò se per caso il mantello di James, oltre a rendere invisibile potesse anche riscaldare, ma non ebbe il tempo di fare la prova; gli serviva solo al ritorno, quando camminare per i corridoi con i vestiti ridotti a brandelli sarebbe stato troppo sospetto, così continuò a correre, col timore che il cuore gli salisse su per la gola e raggiunse la Stamberga Strillante, incespicando tra i rovi.

Aveva le lacrime agli occhi e non capì se fossero dovute al freddo, oppure alla paura, o magari allo sforzo che i suoi polmoni e la sua milza stavano compiendo.

Lanciò con una certa precisione una pietra in direzione di un punto sull’albero ed aspettò che i rovi si fermassero.

– Io lo sapevo che meditavi qualcosa! – Regulus, col fiatone e con la divisa sgualcita, si fermò a pochi passi da lui.

Sirius imprecò: non si era proprio reso conto di lui ed ancora una volta aveva fatto vedere a qualcuno qualcosa che non avrebbe dovuto vedere nessuno.

Quando dalla Stamberga iniziarono a provenire delle urla, pensò che sarebbe stata la fine: aveva la nausea; ingoiò saliva sperando che quella sensazione fastidiosa andasse via.

– Già, mi hai scoperto e me ne dispiaccio. Adesso, se mi vuoi scusare, avrei una certa fretta – ansimava ancora, leggermente piegato sulle ginocchia; pericolosamente vicino all’ingresso della tana, sperò che il fratello non si accorgesse dell’apertura.

– Cosa state confabulando tu e Potter? – quella frase fu come un disgustoso de ja vu e Sirius capì che ormai non aveva tempo.

Come a voler confermare quel che aveva appena detto, i rami dell’albero ricominciarono a muoversi e Sirius si trovò a terra, a qualche metro di distanza col fianco che pulsava dolorosamente.

Ridusse gli occhi a fessura: ma come si poteva essere così stupidi?!

– Ti sei fatto male? – lo sguardo di Regulus gli parve preoccupato, mentre si chinava accanto a lui per accertarsi che stesse bene.

Sirius si stupì del propri riflessi e di una trovata degna del miglior Auror della storia e si rialzò, lasciandosi scivolare addosso gli sguardi rimproveratori e le critiche di Regulus: – Ben ti sta! Così impari a cacciarti sempre nei guai – aggiunse infatti il fratello minore.

Sirius sbuffò: – Scusa, fratellino – mormorò, prima di schiantarlo con la bacchetta che gli aveva sfilato dalla tunica.

Era quasi l’alba.

Solo dopo essersi assicurato che Regulus fosse svenuto, si trasformò in Padfoot e scivolò giù per il condotto che portava alla Stamberga.

Remus e James avevano già finito quello che doveva essere stato un gran bel combattimento, mentre Peter, ormai più abituato a quella situazione, era rannicchiato su una mensola, pronto a fuggire in direzione dell’uscita se necessario.

 

Sirius entrò appena in tempo per vedere Remus che tornava normale e si fiondò su James per accertarsi che fosse tutto intero.

– Perché ci hai messo tanto? – gli domandò James, sfinito e allo stesso tempo abbastanza arrabbiato con lui.

– Ho fatto un guaio – confessò Sirius col cuore in gola, socchiudendo gli occhi, prima di rialzarsi e trascinare via James e Peter.

Quando uscirono ormai il sole stava per sorgere; alla luce dell’alba James distinse chiaramente una figura a terra, addormentata volle sperare.

– Di nuovo? – si pentì di quelle parole e dello sguardo che aveva rivolto a Sirius immediatamente. Era stato più forte di lui.

– Grazie della fiducia – rispose Sirius evidentemente demoralizzato.

Avrebbe preferito spiegare come erano andate veramente le cose, consapevole di essere innocente e di aver fatto tutto il possibile per mantenere intatti il segreto e la relazione di Remus, ma si rese conto che non avrebbe avuto senso.

– Ho fatto del mio meglio – ammise, sedendosi sfinito con le spalle contro un albero e lanciando a James il suo mantello, mentre ormai Regulus iniziava a riprendere conoscenza.

Madama Chips sarebbe arrivata da un momento all’altro.

capitolino cortino, ma è solo una introduzione!!!
A presto,

Chiby

  
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