21/08/2012
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Desiderava qualcuno al suo fianco che l’abbracciasse
e che le dicesse che andava tutto bene.
Era sola e ormai ci aveva fatto l’abitudine, ma proprio quel
giorno avrebbe voluto qualcuno con lei.
I fratelli le avevano mandato un telegramma di auguri ed
era stata felice che almeno loro si fossero ricordati che
quel giorno compiva diciannove anni.
Fissò il tavolo coperto da un mazzo di margherite prese
dai vasi che aveva sulla finestra di camera sua.
Tese una mano verso una corolla e cominciò a staccare
lentamente i petali bianchi con fare malinconico, come
facevano le ragazze innamorate non corrisposte.
Non capiva.
Lei non era innamorata di nessuno, nessun ragazzo era
nella sua mente e tantomeno si sentiva triste per lui.
Tirò l’ultimo petalo e sentì un grande vuoto dentro,
come se fosse priva di ogni cosa, come se quello che
facesse per sé e per gli altri non fosse mai abbastanza.
Eppure lei aveva sempre dato il meglio, a volte
era troppo severa con se stessa e con gli altri, lo doveva ammettere,
ma non per questo pensava di essere antipatica o scorbutica.
Ecco, bel risultato. Non avrebbe mai pensato che un inutile
compleanno la portasse ad una crisi esistenziale pari a quella
di una tredicenne.
La notte aveva preso il sopravvento su quel cielo azzurro, ora
a regnare c’erano la luna e le stelle che brillavano tutte insieme
di lievi e candidi bagliori.
Volse lo sguardo verso la porta e vide lui appoggiato alla porta,
con le mani dietro la nuca intento a concludere uno sbadiglio.
Senza accorgersene una lacrima cadde sulla sua guancia, lenta,
lasciando una delicata scia.
Era la prima volta che la vedeva piangere e forse, negli angoli
più bui del suo cuore, non avrebbe mai voluto che lei piangesse.
Si avvicinò con cautela per timore che potesse fuggire via, come
quando si cerca di vedere una farfalla da vicino e quella,
paurosa, vola lontano, al sicuro.
Non gli importava, lei poteva pure correre via ma lui l’avrebbe
seguita, perché non sopportava di vedere quelle fottute lacrime
marcare il suo viso.
Un improvviso tepore le coprì le spalle, un brivido le percorse
la schiena, una mano spazzò via le lacrime dal suo viso, un
abbraccio intenso l’avvolse.
-Non voglio sapere la ragione per cui piangi perché sono
fatti tuoi, ma non farlo davanti a me. -
Fissò quegli occhi neri, profondi come la notte più buia al mondo,
svogliati e stanchi, che la guardavano calmi senza provare tenerezza
o pietà verso di lei.
-Io non stavo piangendo, qui il crybaby sei tu. - replicò con
orgoglio.
- Ah no? Seccatura io ci vedo ancora bene, la mia maglietta è
bagnata proprio dove tu hai posato la faccia ed io non sudo
tanto facilmente, quindi rassegnati.-
Gonfiò le guancie, aveva perso.
-Non fare il pesce palla che non mi incanti.- continuò passandole
una mano tra i capelli biondi.
-Che sei venuto a fare qua? I pigri come te a quest’ora dormono o
sbaglio?- lo stava sfottendo, amava prenderlo in giro.
Le sue labbra calde incontrarono le sue fondendosi in un caldo
bacio, quell’abbraccio divenne ancora più stretto, il suo cuore
accellerò i battiti e la passione prese il controllo dei loro corpi.
La margherita, i petali bianchi, quelle lacrime, la solitudine,
le stelle.
Ora capiva, dannato cuore.
Possibile che solo lei non comprendeva i messaggi che le mandava?
Kami, bruciava così tanto quell’improvviso incontro di sentimenti,
che quella notte aveva tenuto in serbo per loro due.
Happy Birthday Troublesome Woman.
G/E
Scritta a suon di canzoni dei Linkin Park ed Evanescence.
Che dire, mi piace, e poi è per il compleanno di Temari quindi mi
deve piacere per forza.
Ringrazio Giulia che mi ha corretto qualche cosa (<3).
Mosce Nere, invadiamo Efp!