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Autore: Chiamatemi Nessuno    21/08/2012    2 recensioni
Il primo giorno di neve porta freddo e candore, ma a volte anche avvenimenti più rigidi della temperatura, avvenimenti che distruggono equilibri.
Finirà mai l'inverno nel cuore di Dave?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Un semplice clack segnò la chiusura della porta, mettendo fine ad un possibile collegamento con ciò che era situato all'infuori di quella stanza, e per George anche con il mondo.
Sentiva già un urlo salire per la gola ed un pianto appannargli gli occhi, ma si trattenne dal manifestare qualsiasi reazione.
Non era più stato solo con suo padre dall'ultima volta, per merito di sua madre. Diane si era sempre opposta, immischiandosi in qualsiasi attività, finché anche Al non si era rassegnato a tentare di passare del tempo solo con il figlio.
Ma George non aveva più avuto paura di suo padre, fino a quel giorno. Al gli rivolgeva un sorriso che a lui appariva inquietante. Come avrebbe voluto che sua madre fosse lì...
Una lacrima rigò la sua guancia, e repentino abbassò la testa per non farlo notare. Ma Al avanzò lo stesso verso di lui.
« Oh no Georgie caro, non devi temere nulla » esordì, rompendo quel silenzio carico di tensione.
Avanzò lentamente verso di lui, e posò una mano sul suo capo. « Devo essere stato troppo duro con te, riproviamo Georgie ». "Georgie", odiava quando iniziava a chiamarlo così.
Il suo campo visivo venne violato da un oggetto, un libro.
« Riproviamo » lo esortò una voce che cominciava già a non riconoscere più, « ora sarà più semplice ».
George alzò la testa ed osservò suo padre. Continuava a sorridergli, il che era preoccupante, Al non sorrideva mai, o almeno non così.
George aprì il libro e titubante riprese a leggere da dove aveva lasciato poco prima, mentre Al gli imponeva la sua presenza.
la tensione impediva una corretta lettura, i balbettii e pause erano sempre più frequenti, inoltre George aveva iniziato a singhiozzare. Le mani del padre avevano iniziato ad insinuarsi sotto la stoffa, per accarezzare la nuda schiena del figlio.
La gola iniziava a bloccarsi e gli occhi ad appannarsi impedendo la lettura e la fuoriuscita di qualsiasi vocabolo, il panico che si stava insinuando in George non lasciava spazio a nient'altro.
« Oh no Georgie, l'esercizio d'evessere portato avanti » tuonò Al, per poi tornare a sorridere ambiguamente.
Il piccolo non riuscì comunque a continuare, la sua gola era chiusa, non riusciva ad emettere suoni.
« Ebbene Georgie, questa volta la medicina dovrà essere amara ». Si alzò e tolse la cinghia dei pantaloni e con essa legò la mani di suo figlio dietro lo schienale della sedia.
Fu allora che finalmente George trovò il coraggio di emettere un suono, richiamò a sé tutta la voce che poté, aprì la bocca e tentò d'urlare, senza successo.
« Bel tentativo, Georgie » ghignò Al, bloccando l'urlo di suo figlio con un panno trovato nell'area circostante.
Gli occhi di George si spalancarano, non era riuscito a salvarsi. Ora sì che era nei guai, era praticamente morto. Al lo guardava divertito, girò intorno alla sedia e si avvicinò al suo volto. Gli occhi del padre ormai preso dalla follia si incontrarono con quelli pieni di terrore del figlio.
La sue mani iniziarono a violare la purezza di George, che ormai era invaso dal panico ed in carenza di ossigeno.
« Guarda cosa fa il tuo papino, Georgie... » ghignò ancora Al, che da accavocciato ritornò ad imporsi in tutta la sua statura davanti agli occhi del figlio. Fu allora che George ebbe una reazione inaspettata.
Al sentì un dolore lancinante, abbassò lo sguardo fino ad incontrare il punto d'incontro tra il piede di suo figlio ed il suo basso ventre. Basito, guardò gli occhi di quel moccioso impertinente che aveva osato arrivare a tanto, accovacciandosi poco più in là per il dolore.
Gli occhi di George sembravano voler uscire dalle orbite, ed il cuore dal suo petto. La respirazione gli era ormai impossibile, l'ansia pervadeva il suo corpo inondandolo di terrore, tutto ciò che riusciva a fare era dimenarsi e tentare di respirare, con tentavi vani continuava a tentare a vuoto. Si sbilanciò fino a cadere, ancora legato alla sedia. Gli era impossibile muoversi ormai, la sua vista era appannata, il corpo non reagiva a nessun impulso, era immobilizzato.
Al vide il petto di suo figlio fare dei movimenti velocemente, diventando fin troppo ampio, per poi scemare in un tremolio. La foga con cui George tentava di respirare si stava affievolendo, stava soffocando, ed Al se ne rese conto.
Il terrore lo aveva immobilizzato a terra, non riusciva a far nulla che non fosse osservare suo figlio annaspare per vivere. Sembrava quasi possibile vedere la vita uscire da quel corpo e gli occhi sembravano voler esplodere.
Solo quando vide il petto fermarsi e gli occhi del piccolo senza più espressione, Al liberò si liberò del terrore nella stanza in un urlo disumano.
  
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