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Autore: _joy    21/08/2012    2 recensioni
Mika è una strega, frequenta Hogwarts, è in Serpeverde, è una Black. Le parole che la definiscono potrebbero essere: stirpe, orgoglio, purezza di sangue, amicizia, lealtà. Una principessa del mondo magico che sa benissimo di esserlo. Almeno finché le sue certezze non subiscono una brusca scossa in un pomeriggio di sole, quando incontra un ragazzo bello e affascinante ma, ahinoi, babbano: Ben Barnes
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di magia e di babbani'
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«Signor Sheehan, si è mai soffermato a notare la bellezza di un paesaggio invernale e brullo?»
Robert guarda Silente con gli occhi sbarrati e mormora qualcosa di vago.
 
Camminiamo nella foschia mattutina, come quattro fantasmi.
Alzo il cappuccio per difendermi dal freddo pungente dell’alba.
E una mano si protende e sistema una ciocca dei miei capelli che è sfuggita alla treccia.
Le dita di Ben esitano dietro il mio orecchio e poi scendono lievi lungo la spalla, in una carezza impalpabile che dura un secondo, ma scatena in me un turbinio di immagini.
Lui a petto nudo. E io che tocco la sua pelle.
E lui che mi stringe la mano.
 
Mikayla Black, tu sei ufficialmente impazzita.
 
Rallento i miei passi e lui fa lo stesso, avvicinandosi un po’.
Sospiro pesantemente.
«A cosa pensi?» mi chiede lui, piano.
Sbircio Silente e Robert davanti a noi e scuoto la testa.
«Che siamo in un mare di guai, che non so cosa succederà adesso e che non ho capito niente di quello che è successo prima?»
E Ben, inaspettatamente, sorride.
«Oh, pensavo stessi immaginando i tuoi regali di Natale mentre io mi preoccupavo della salvezza di tutti noi»
Mi metto a ridere e Rob si gira di scatto. E Silente ammicca.
Mi copro la bocca con la mano.
Bene, c’è proprio da ridere in una situazione del genere.
Ma vedo il sorriso sulle labbra di Ben e non posso trattenere un sorriso in risposta.
Abbasso la voce.
«Non te ne sei andato» gli dico, di getto.
Lui annuisce.
«Perchè?»
«Volevi che me ne andassi?»
«Non ti hanno insegnato che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?»
Lui sorride.
«Perché Rob resta e quindi..»
Faccio passare un secondo e poi ribatto:
«E quindi?»
Lui non risponde subito.
«Ma Silente ha detto che tu potevi scegliere» lo incalzo.
«Potevo?» dice alla fine «Cioè, potevo lasciarlo qui? Non so. Mi sembrerebbe di abbandonarlo e, anche se non sono in grado di fare niente e quasi non sto in piedi preferisco essere qui che a casa, al caldo, a tormentarmi perché non so cosa gli succede»
Deglutisco.
«Ma odi essere qui» dico, piano.
Lui non ribatte.
Guardo malinconica le sagome dei tetti di Hogsmeade.
«No, io…non è vero. Non del tutto» lo sento bisbigliare poi.
Mi volto a guardarlo, sorpresa, ma lui guarda fisso davanti a sé e ha il viso nascosto dal cappuccio.
Camminiamo silenziosi per le strade e arriviamo velocemente alla Testa di Porco.
Silente bussa alla porta, tre volte.
Non succede nulla ma, proprio quando inizio a spazientirmi, si apre uno spiraglio e un naso adunco fa capolino dalla fessura.
Un occhio assonnato e cisposo ci guarda male.
«Salute, Aberforth» dice Silente, gioviale.
In risposta, ottiene soltanto un grugnito.
«Non è cortese lasciare degli ospiti fuori dalla porta, in questa fredda mattina. Soprattutto una bella signorina e un ragazzo che è stato poco bene»
La porta si apre, ma il benvenuto non è dei più calorosi.
«Che diavolo vuoi, Silente?»
Ecco. Io proprio non oserei parlare al preside con questo tono.
Silente lo gela con una sola occhiata.
«Voglio riservare una stanza per questi due ragazzi. Visto che questo è un pub, non penso di chiedere troppo»
L’altro ghigna maleducatamente.
«Una stanza, come no. Per i due babbani clandestini. Molto bene. Silente, certo che la fossa te la stai scavando da solo»
L’aura di potere che emana Silente sembra rafforzarsi improvvisamente, ma lui si limita a rispondere, secco:
«Quando vorrò la tua opinione te la chiederò, grazie. Per ora, ti prego di limitarti a darci una stanza e a servirci un thè, se non è troppo disturbo. Ah, se possibile…stanza senza pulci, grazie»
Pulci?
Io rabbrividisco e attiro su di me lo sguardo dell’oste.
«Oh, la signorina qui presente non sembra gradire la sistemazione. Del resto, ci sono dei Black che vivono in condizioni molto peggiori, mia cara, anche se probabilmente a casa tua, tra velluti e pizzi, ne sei ignara»
Non lo degno di una risposta, ma sento i suoi occhi su di me, che mi fissano cattivi.
E, all’improvviso, sento il braccio di Ben attorno alle spalle, come a volermi proteggere.
Il barista ci guarda e scoppia a ridere, provocatoriamente. Per tutta risposta, io mi avvicino di più a Ben e, alzando la testa con aria di sfida, gli circondo la vita con un braccio.
«Direi che Mikayla è impermeabile alla tua maleducazione. Ora, se ti degni di fare il tuo lavoro…»
L’occhiata di fuoco che Silente scambia con il barista accende un campanello nella mia mente.
Hanno gli stessi occhi azzurri.
Come fa questo tizio a sapere di Ben e Rob? E che io sono una Black?
Possibile che…?
Mi irrigidisco e sento Ben accentuare la stretta del braccio, attorno alle mie spalle.
Senza pensarci, con naturalezza, anche io lo stringo e mi appoggio al suo fianco.
Non diciamo una parola, ma mi godo la sensazione di calore e protezione che mi dà semplicemente la sua presenza, accanto a me.
Scende il silenzio e,  inspiegabilmente, sembra un silenzio rilassante.
Silente canticchia a bassa voce, fissando il camino spento. Robert sembra quasi addormentarsi in piedi.
Io e Ben restiamo abbracciati e, quando lo sento accarezzarmi piano la schiena, vorrei stringerlo forte, ma in qualche modo riesco a trattenermi.
Sarei semplicemente felice se quell’odioso barista non tornasse più e ci lasciasse qui, per sempre.
Ovviamente, appena formulo questo pensiero, lui torna e ci fa un brusco cenno per invitarci a seguirlo.
Ci arrampichiamo su per una scala scricchiolante e arriviamo in una stanzetta angusta e sporca, con due lettini gemelli, che puzza di muffa.
Silente arriccia il naso.
«Vorrei dire “bene”, ma sarebbe eccessivo. Ben, mi sembra il caso che tu ti metta a letto»
Ben scuote la testa, ma Silente insiste, e anche io.
Stiamo ancora discutendo, quando Robert praticamente sviene sul letto.
Mi spavento, finché non lo sento russare.
«Oh, per la fata Morgana» mormoro.
«Ehm» dice Ben «Scusate. È che lui ha…il sonno pesante…»
«Hum» commenta Silente «Mi sembra che l’unica persona con un sonno più pesante del suo sia la Professoressa Cooman quando eccede con le sue…libagioni»
Mi scappa una risatina e Silente mi strizza l’occhio.
«Certo, io non dovrei dirlo. A questo punto, cerchiamo di non disturbare il suo giusto sonno. Che ne dite di un thè?»
Silente ci fa strada per il corridoio, fino ad una porta che si rivela essere quella di un malconcio salottino. Il barista entra con un vassoio, che sbatte di malagrazia sul tavolo.
Un colpo di bacchetta di Silente e le tazze scintillano, il fuoco nel camino si accende e scoppietta allegro e la porta si chiude con un tonfo delicato.
«Bene, mia cara» Silente mi sorride «Fai tu gli onori di casa? Direi che possiamo scambiare due chiacchiere e poi tornare a scuola. Cos’hai alla prima ora?»
«Pozioni» rispondo.
«Bene, parlo io con Severus. Ma ci tengo a sottolineare che quella di oggi è un’eccezione»
Annuisco, ancora incredula per la piega che hanno preso gli eventi.
E sospettosa.
Perché mi ha portata qui?
Verso il thè e Silente occupa una poltrona muffita, mentre Ben si siede accanto a me su un divano scolorito.
Scivolo nella parte con tranquillità, come se fossi a casa mia e recitassi la parte della fanciulla beneducata che intrattiene gli ospiti.
Per qualche attimo, gli unici rumori sono il tintinnio delle tazze e dei cucchiaini e il vento che ulula all’esterno. Se questo posto non fosse un porcile, sarebbe una piacevole colazione.
Poi, Silente fa apparire dal nulla una bottiglia di Cognac.
Ben sgrana gli occhi, ma il Preside gli sorride benevolo.
«Sai, sono un gran sostenitore del thè corretto. A scopi medicinali, si intende»
Gli strizza l’occhio e ne versa un sorso nella sua tazza e in quella di lui.
«Mi perdonerai, mia cara, se non ne offro anche a te. Diciamo che è una faccenda tra uomini: un giovane influenzato e un vecchietto infreddolito»
Io gli sorrido: Silente, un vecchietto?
Certo, come no.
Ben scuote la testa e beve un sorso.
«Mi ero quasi abituato a vedervi pulire le stoviglie con la magia, ma…»
Silente ride, divertito.
«Oh, certo. Scusami. Salute» beve un sorso e poi mi chiede, disinvolto:
«Allora, mia cara: come procede il semestre?» 
«Prenderò un bel voto in Babbanologia, credo»
Silente ride ancora.
«Ben ti aiuta a studiare?»
Ben mi guarda.
«Ehm. Non che io amassi molto la scuola, ma…»
«Oh, ma penso che potresti esserle di gran supporto. Una guida migliore della stessa Professoressa Burbage, in un certo senso. Voglio convincermi che vi sto aiutando per il rendimento scolastico delle mie allieve…»
Ci pensa su e poi scuote la testa.
«Inutile: non convince neppure me. Va bene, lasciamo stare. Del resto, tu sei molto brava, Mikayla. E affronterai i G.U.F.O. con un programma ambizioso, mi pare»
Raddrizzo le spalle.
Sto parlando con Silente della mia carriera scolastica.
Ma prima che io possa dire qualcosa, Ben interviene:
«I..gufo?»
«Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari» gli spiega Silente «Ma direi che la signorina qui presente andrà ben oltre, fino al M.A.G.O.,  Magie Avanzate di Grado Ottimale»
Ben sembra stralunato.
Silente se ne accorge e con un sorriso cambia discorso.
«Dunque, mia cara. Veniamo a una questione seria di cui vorrei parlare con te»
Mi irrigidisco all’istante.
«Si tratta di una faccenda delicata e riservata» prosegue lui, fingendo di non averlo notato «Questa notte è successa una cosa e, dopo averci riflettuto su, ho deciso di venire a chiedere il tuo aiuto. Naturalmente, sentiti libera di dire di no, se pensi che sia una richiesta eccessiva»
Il mio aiuto? Silente?
«Una premessa: devo chiedere discrezione. Ad entrambi. Ben, ho motivo di credere di potermi fidare di te?»
Silente lo guarda negli occhi.
Ben sostiene il suo sguardo senza battere ciglio e poi chiede:
«Perché?»
«Prego?»
«Perché si fida di me e perché mi mette a parte delle sue confidenze?»
 
Ve l’avevo detto, che è intelligente.
 
Silente gli sorride.
«I miei complimenti. Mi toglierei il cappello, ma fa un freddo indiavolato, qua dentro. Ho scelto di fidarmi di te quando ho deciso di permettervi di restare e di non cancellarvi i ricordi. Come l’ho deciso?» scrolla la testa «Intuizione. Conoscenza della natura umana. Necessità»
Mi guarda.
«Le ragazze vi metterebbero a parte di quello che succede? Non lo so. Se dovessi seguire l’istinto, direi di sì. Preferisco allora scegliere io chi coinvolgere, e come»
«Non capisco..»
«Se chiedo una cosa a Mikayla, lei te ne parlerà? Tu vorrai aiutarla? Lei avrà bisogno di un consiglio?»
Credo di avere un’espressione incredula.
Silente ci guarda un attimo, entrambi, e poi sorride dolcemente a tutti e due.
«Hum. Capisco. Semplifichiamo. Siete consapevoli di aver passato una linea di non ritorno, entrambi? A giudicare dalle vostre espressioni in questo momento, direi di no. Bene, non tocca certo a me mettervi fretta. Ah, l’incredibile candore della giovinezza!»
Sorride, entusiasta.
Io ho la mente in subbuglio.
Non oso guardare Ben.
«Mikayla?»
Faccio un cenno con il capo.
Qualunque cosa pur di alleggerire l’imbarazzo di questo momento.
Vorrei poter dire di non aver capito cosa ha detto Silente, ma direi una bugia.
Ho capito perfettamente.
Solo che non so cosa dire. Cosa pensare.
Mi riconnetto con difficoltà a quello che Silente sta dicendo.
«…Spero che ti fiderai di me e non chiederai più di quello che posso dirti, ma hai la mia parola d’onore che Harry ha davvero visto un attacco a un uomo all’interno del Ministero della Magia»
Che…cosa?
Ministero della Magia?
«L’uomo è stato portato al San Mungo, è ferito molto gravemente. Ho cercato di giustificare la sua presenza questa notte al Ministero, ma purtroppo al momento godo di scarso credito presso Caramell. Mi chiedevo se tu potessi intercedere per lui. Non ti chiedo di addentrarti in spiegazioni o menzogne, speravo solo che potessi spendere una parola con il nostro Ministro a favore del padre di alcuni tuoi compagni»
Lo guardo, stralunata.
«Si tratta di Arthur Weasley, Mikayla»
Chiudo la bocca di scatto, perché mi accorgo che la mascella mi ha ceduto.
Il papà di Ginny. Di Ron, dei gemelli.
Ma cosa ci faceva al Ministero, di notte?
E poi…attaccato? Nel Ministero della Magia? E da chi?
Le domande mi bruciano sulla punta della lingua, ma mi trattengo.
Silente sembra capirlo.
«Capisco che è molto, chiederti di fidarti senza darti spiegazioni, ma…»
Io sospiro.
Non posso crederci.
Mai, mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione simile.
Sono tremendamente a disagio, anche più di prima.
Mi sta chiedendo di appoggiarlo con il Ministero.
Ma si rende conto della posizione in cui mi mette?
Esito e poi prendo una decisione repentina.
Alzo il mento e dico:
«Preside, sarò molto franca, e lo sarò perché questo esula dal rapporto scolastico che si suppone io e lei abbiamo »
Silente annuisce e io proseguo:
«È una richiesta che mi mette in una posizione difficile. Se io chiedo un favore a Caramell, automaticamente è la mia famiglia che glielo chiede. Per me è davvero difficile gestire questa responsabilità. E lei mi chiede di fare una cosa di cui io non conosco cause e motivazioni…non posso. La prego, non me lo chieda»
Silente mi guarda negli occhi e, piano piano, mi sento arrossire.
Non perché mi guardi con delusione, questo no.
Sembra sereno.
Ma sento di averlo deluso, in qualche modo.
E io stimo Silente.
Ma…
«Capisco» dice, infine «Ammiro la tua decisione, la tua onestà e la coerenza con i tuoi principi»
Il viso di Ginny Weasley passa davanti ai miei occhi e vengo immediatamente assalita dal rimorso.
«Il papà di Ginny…è davvero…?»
«Non lo so. È in condizioni molto gravi»
Segue un lungo silenzio.
«Bene» dice infine il preside «Ben, dovresti andare a letto, non vorrei che peggiorassi di nuovo. Anche se temo che dormire nella stessa stanza del signor Sheehan non sarà poi così riposante…»
Io vengo assalita dal panico, ma Silente si volta di nuovo verso di me.
«Naturalmente, la tua risposta non incide minimamente sulla decisione di Ben e Robert e sulla protezione che accordo loro»
Sono sollevata. E mi sento un verme.
All’improvviso, Ben rompe il silenzio:
«C’è qualcosa che io posso fare per lei, signore?»
Io lo guardo, esterrefatta, e così Silente.
«Lei è stato…gentile con noi. Davvero. Se c’è qualcosa che io posso fare..»
Silente gli sorride.
«Ti ringrazio, sei molto gentile. Non preoccuparti, davvero. Pensa a riposarti e a guarire»
Ecco, ora sì che mi sento un verme.
«Preside…» azzardo.
«Sì, mia cara?»
«Io…io non vorrei dirle di no, davvero. È solo che…mi spieghi. Mi permetta di prendere una decisione a ragion veduta, conoscendo tutto quello che è successo»
Silente mi guarda con quei suoi occhi penetranti.
«Attenta, Mikayla: metterti a parte di questa cosa significa che sarai coinvolta in qualcosa grande, di veramente grande»
Annuisco.
«Può fidarsi di me»
«Davvero?»
Ci scambiamo una lunga occhiata e poi io sorrido.
«Sì. Non le prometto adesione, ma equità sì. E poi, non mi dica che lei non è un Legilimens»
Anche il Preside sorride.
«In effetti, sono bravino»
Il mio sorriso si distende.
«Ma non ho bisogno di ricorrere alla Legilimanzia per fidarmi di te, Mikayla Black. Ma…ehm…ammetto che nel caso dei nostri ospiti potrei avere avuto dei dubbi»
Mi strizza l’occhio e poi inizia a parlare:
«Harry ha una particolare connessione con Voldemort, a causa della cicatrice che gli ha lasciato l’incantesimo che doveva ucciderlo. Non sto ad approfondire la cosa ora, visto che dobbiamo rientrare, ma ti prego di credermi sulla parola, su questo. A volte, quando Voldemort è in uno stato d’animo particolarmente forte o, al contrario, Harry è particolarmente rilassato (nel sonno, per esempio), questa connessione si intensifica fino a….proiettarlo nella mente di Voldemort»
Mi sento sbiancare.
Proiettarlo…cosa?
Silente mi osserva, ma io non dico nulla.
«Immagino che tu sappia che cos’è l’Ordine della Fenice»
Faccio un veloce cenno con il capo.
La società segreta fondata da Silente durante l’ultima guerra magica, per combattere il Signore Oscuro.
È di nuovo attiva?
Allora…
«Arthur Weasley fa parte dell’Ordine della Fenice. Stasera era in servizio ed è stato attaccato. Ma era al Ministero e il Ministro guarda con sospetto alla sua presenza lì. Non ti chiedo di prendere posizione, o di inventarti una storia sulla sua presenza, o di giurare sulla sua innocenza, ma solo di mettere una parola per il padre dei tuoi compagni di scuola. Informalmente, magari»
Esito.
Guardo Silente, ma non voglio guardare Ben.
Non voglio vedere il rimprovero nei suoi occhi, o sapere che pensa che sono ingiusta e affatto generosa.
Ma, all’improvviso, la sua mano copre la mia.
«Davvero non puoi aiutare quest’uomo?» mi chiede, piano «Non che io sappia di cosa state parlando, ma..se ha dei figli piccoli e…»
Sento un groppo in gola.
Non alzo gli occhi e fisso la sua mano che stringe la mia.
«Ben, le ho chiesto davvero un grosso favore, devo ammettere» mormora Silente.
«Se le dicessi che capisco, direi una bugia. Ma so che Mika è una persona generosa, perché me lo ha dimostrato» dice lui, semplicemente.
C’è un altro lungo silenzio, e poi io annuisco.
 
Accidenti a te, Ben Barnes.

   
 
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