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Autore: winterbreeze    22/08/2012    1 recensioni
Isabelle è una studendessa che frequenta il quarto anno di liceo. La sua più grande passione è la scrittura.
Ha un fratello maggiore di nome Christian che decide di trasferirsi e andare finalmente a vivere da solo.. ma la sorella per solitudine cerca ogni modo possibile di fargli cambiare idea.
Appena inizia la scuola, Isabelle, comincia a ricevere delle lettere da uno/a sconosciuto/a che inizialmente si sigla con delle semplici iniziali W.N. che poi si scoprono essere soltanto le iniziali di "Worst Nightmare" vale a dire "Il tuo incubo peggiore".
Questo psicopatico comincia ad avere una certa ossessione per Isabelle e le comincia a spedire regali e lettere di continuo.
Nessuno riesce però a scoprire chi sia a mandarle le lettere così decide di rivolgersi alla polizia.
Infine si scopre che tutti i membri della polizia che lavoravano al caso vengono massacrati dal psicopatico killer.
Solo alla fine della saga si verrà a scoprire che l'autore di tutte quelle lettere è ...
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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E’ mattina. Riesco a capirlo dalla forte luce che penetra nella mia stanza, passando oltre le tende color lavanda. Sono sempre state le mie preferite, non so’ per quale motivo ma mi ricordano lei, mia madre.       
E’ come se fosse qui, ogni momento che passo immagino sempre che lei ci sia al mio fianco, ad aiutarmi e a consigliarmi come ogni adolescente vorrebbe, e invece ci non è così, non è possibile e non lo sarà mai. Certi adolescenti si lamentano di tutto ciò, loro hanno la possibilità di passare il tempo con i loro famigliari, perché i loro genitori sono persone davvero fantastiche, che tengono ai figli e farebbero di tutto per vederli felici, ma c’è chi se ne rende conto troppo tardi, chi mai. 
Io purtroppo in questo caso non sono stata tanto fortunata, ma cerco di non pensarci, in fondo ho sofferto tutta la vita e non posso continuare ad essere la ragazza triste, ed a commiserarmi tutto il tempo.
E’ una nuova giornata, e questa volta me lo sento.. che andrà meglio, ieri era ieri, e oggi è oggi. 
Cominciai a ridere come una stupida finché non udii la maniglia della mia porta aprirsi.
 
« E buongiorno anche a te! ». 
 
Esclamai sorridendo allegramente a mio fratello che se ne stava lì sulla soglia a fissarmi.
 
« Hai intenzione di andare a scuola oggi? ».
 
« E perché mai non dovrei? ». 
 
Chiesi con aria sorpresa.
 
« Non hai sentito cos’è successo nella tua scuola? Una ragazza è morta». 
 
Mi rispose freddamente voltandomi le spalle. 
A quanto pare non era molto contento di quello che era successo, d’altronde chi poteva biasimarlo.
Ci sarebbe stata sicuramente una bella rivolta, ci sarebbe stato sicuramente da divertirsi, pensai fra me e me. 
“Assassinata una ragazza nella tranquilla città di Sunrise Town” sarebbe stato sicuramente l’articolo più letto nei giorni seguenti, ma io non volevo più pensarci, era troppo, ne avevo abbastanza di morti e cose strane.
Soltanto poche ore fa avevo ricevuto quel messaggio e quella strana lettera, non volevo più averne a che fare. 
Sospirai alzando gli occhi al cielo. Mi alzai dal letto per poi finalmente dirigermi in bagno e prepararmi.
 
“Non mi interessa quello che pensano gli altri” pensai guardandomi allo specchio, mentre spazzolavo per l’ennesima volta i miei denti con lo spazzolino.
Il dentifricio mi era andato su tutta la maglietta. Ero la solita sbadata, non cambiavo proprio mai, nonostante il tempo passasse eccome.
Mi infilai un’altra maglietta a maniche corte e un paio di shorts abbinati a una cravatta che legavo in vita.
Avevo uno stile decisamente tutto mio, però alla gente piaceva ma soprattutto piaceva molto a me, e questo era l’importante. Non quello che la gente diceva o pensava di me.
 
“Basta cattivi pensieri Isabelle, basta” continuavo a ripetere nella mia testa, tentando di scacciare i brutti pensieri che riaffioravano dopo la notte precedente.
Dovevo voltare pagina, dimenticare tutto. Magari era stato semplicemente uno stupido scherzo di qualcuno che si diverte alle spalle degli altri, si magari era proprio quello. Cercai di tranquillizzarmi.
 
Arrivai a scuola in anticipo come sempre.
E menomale che gli altri mi dicevano che ero una ritardataria, si vede proprio che non mi conoscevano, sogghignai.
Il vento era abbastanza freddo, nonostante fossero solamente i primi di settembre, e in confronto agli altri anni il clima era cambiato.
 
“A quanto pare non sono l’unica a cambiare” pensai fra me e me, sorridendo finché non vidi arrivare una bionda alle mie spalle, Alison.
 
« Ma buongiorno mattiniera! ». 
Disse Alison con quel suo solito atteggiamento allegro, lei sì che non sarebbe mai e poi mai cambiata, ma la cosa non mi dispiaceva affatto.
Io le volevo bene così com’era, nonostante a volte esagerasse un po’.
Era parecchio superficiale come ragazza, ma la nostra amicizia non era cominciata al liceo, bensì molto prima. Forse era per questo motivo che la capivo.
Prima elementare. Era il primo giorno di scuola ed io ero – come dire – una di quelle bambine piccole, timide e con il terrore del primo giorno.
Non conoscevo nessuno, non avevo avuto l’occasione di conoscere gli altri bambini alla scuola materna, perché mio padre non mi ci aveva mai mandato.
Pensava che tenendomi a casa sarebbe stato meglio, infondo in che cosa poteva aiutarmi la scuola materna? Andiamo a nulla, o almeno così ripeteva sempre lui.
Mi sembravano tutti così uniti nonostante fossero tutti così piccoli, io invece mi sentivo di troppo.
Sentivo di non appartenere a quel gruppo e pensavo che sarei stata solamente d’intralcio, ed era questo il motivo per cui non riuscivo ad ambientarmi.
Me ne stavo sempre da sola in disparte, sedevo all’ultimo banco in un angoletto vicino alla porta e non parlavo con nessuno.
Se fossi rimasta così per sempre, non oso immaginare a come sarei potuta diventare ed è per questo che ringrazio Alison.
Esatto, fu proprio lei a farmi cambiare, e mi ricordo tutto come se fosse soltanto ieri.
Era ottobre, e la scuola era ormai cominciata da più di un mese.
I ragazzi della mia classe mi sembravano sempre più uniti, ogni giorno sempre di più, ogni minuto che passava, ogni attimo trascorso insieme e io stavo ancora lì, nel mio angoletto isolata dal mondo intero.
Alison Brown era la bambina più popolare dell’intero istituto.
Già alle elementari era conosciuta da tutti, e questo proprio non sono mai riuscita a spiegarmelo, cioè avanti, com’era possibile? Una bambina di sette anni bella , ricca e popolare? Se era così non avevo minimamente intenzione di pensare a come sarebbe diventata un giorno, e la verità è questa, è solo diventata la mia migliore amica.
Era ricreazione e lei mi si avvicinò con il suo cestino del pranzo.
Era adorabile me lo ricordo perfettamente, i suoi colori erano azzurro, rosa e bianco, ed aveva una cornice argentata con dei coniglietti rosa ai lati, era tutto così bello e il cibo così buono.
Sandwich con tavolette di cioccolato al latte, una squisitezza per i bambini.
Ne aveva due, l’aveva forse preparati apposta? E subito dopo il mio pensiero, me ne porse uno perfettamente incartato.
 
« Tieni questo è per te! ». 
 
Mi disse con quella vocina assolutamente deliziosa, di una bambina di sette anni ben educata.
Io ovviamente ero rimasta senza parole, non mi sarei mai e poi mai aspettata un gesto del genere da Alison Brown, eppure eccola qui davanti a me.
 
« Ti ringrazio.. ». 
 
Cominciai a balbettare tutta tremolante in preda all’agitazione.
Si sedette accanto a me e cominciammo a chiacchierare e le ore passarono, perfino i giorni, e lei continuava a sedersi lì, all’ultimo banco accanto a me.
Fu da lì che cominciammo a diventare amiche, lei mi aiutò, se vogliamo metterla così.
Prima ero timida e stavo sempre da sola, piangevo sempre, e la maggior parte del tempo la trascorrevo in camera mia nel letto a piangere, e quando stavo a scuola in quell’angoletto buio in fondo alla classe.
Lei mi fece inserire nel gruppo, e in men  che non si dica tutti cominciarono ad apprezzarmi e a volermi veramente bene.
Alle medie fu lo stesso. 
Continuavamo ad essere amiche per la pelle, inseparabili e popolari nell’intera scuola.
Ovunque andavamo tutti ci conoscevano, tutti volevano inserirsi nel nostro cosiddetto “gruppetto” ma la cerchia era ristretta, molto ristretta.
Infatti al momento le uniche a farne parte eravamo io e lei, e nessun altro.
Finché non arrivammo in seconda media.
A prima vista eravamo sempre uguali, le ragazzine di una volta o almeno Alison lo era, io pian piano cominciavo a cambiare ma pochi si accorgevano di questo cambiamento, perché non volevano accettarlo, e s’immaginavano semplicemente che nulla di tutto ciò stava accadendo.
Nessuno sembrava notarlo, tranne una ragazza.
Lei era nuova, ed era diversa da tutte le altre ragazza dell’istituto.
Aveva una carnagione più scura della mia, grandi occhi da cerbiatta e un sorriso che toglieva il fiato.
L’avevo conosciuta al corso di chimica, che ovviamente Alison non frequentava, altrimenti sarei stata costretta a mettermi in coppia con lei, e così ne approfittai per conoscere la ragazza, si chiamava Kendra.
 
« Posso? ». 
 
Le domandai gentilmente indicando il posto libero accanto a lei, con la mano.
 
« Certo fai pure. A quanto pare è l’unico posto libero al momento! ». 
 
Annui ridacchiando guardandosi intorno, per vedere se c’erano altri posti liberi.
A quanto pare nonostante fosse nuova mi conosceva, e sapeva che ero amica di Alison.
E chi non ci conosceva, le ragazze più popolari della Sunrise High, pensai ricordando i bei momenti passati in sua compagnia.
Mi rendevo a malapena conto di quante cose fossero cambiate in quegli anni. Io, lei, la mia famiglia, la scuola, gli amici, la popolarità soprattutto.
Kendra invece non mi sembrava niente male.
Per niente snob, una ragazza normale come tante altre, anzi era anche abbastanza stravagante, con l’aria sbarazzina ma mi sembrava apposto.
L’unico difetto che sembrava avere era la sua timidezza e il timore nei miei confronti, anche se io non conoscevo lei e ovviamente lei non conosceva me, quindi non c’era alcun motivo di comportarsi in quel modo.
 
« Okay, che cosa c’è? ». 
 
Domandai seccata sbattendo i miei libri contro il tavolo.
Era passata una settimana da quanto frequentavamo quel corso insieme, eppure mi sembrava come se fosse sempre la prima volta.
Mi sembrava di ripetere la stessa scena più e più volte.
“Ciao”, “piacere”, “come va” e tutte le altre domande che si fanno due persone che si sono appena conosciute riaffioravano nella mia mente, e mi sembrava come se si ripetessero ogni volta.
 Ma nulla cambiava, assolutamente nulla.
E quel suo timore nei miei confronti non se ne andava.
Poco a poco cominciò a vuotare il sacco, era semplicemente una ragazza timida, in una nuova città, in una nuova scuola, che non conosce nessuno e si sente estranea al mondo.
Stranamente la situazione mi sembrava famigliare, così ne parlai con Alison cercando di convincerla a farla entrare nella “cerchia”, ma lei non voleva saperne.
 
« No, no, no e poi no.  L’ho già detto “no”!?». 
 
Continuava a ripetermi agitata Alison per ciò che le avevo appena domandato.
 
« Avanti su, che ti costa provare. Ti ho già detto tutto su di lei ed è molto simpatica, dovresti conoscerla! ». 
 
« E così hai trovato qualcuno per rimpiazzarmi? ». 
 
« Cosa? No. Sai che non lo farei mai.  ». 
 
Risposi di fretta e furia per ciò che mi aveva appena detto. Anni e anni di amicizia per cosa? Per farmi questa domanda, bella fiducia questa.
Ma lei continuava a non ascoltare le mie parole. E io insistevo.
 
« Qual è il problema? ». 
 
« Nessuno. Quale problema vuoi che ci sia!? ». 
 
« Alison, pensaci. Sbaglio o sei stata proprio tu un tempo.. ad aiutare una ragazza nelle sue stesse condizioni..  ». 
 
« Questo non centra niente. È stato molto tempo fa.. e.. e adesso cosa centra? ». 
 
Cominciò a balbettare in preda all’esasperazione.
 
« Ti chiedo  solo di provarci.. ». 
 
« E va bene! ». 
 
Disse alla fine. Finalmente dopo anni avevo battuto Alison Brown, questo sì che era un vero e proprio scoop.
E adesso eccoci qui, al liceo tutte unite piu’ che mai.
In passato c’era voluto tempo per convincere le due a far amicizia, ma col tempo si sono rivelate piu’ che amiche, anzi, a volte sembra che si preferiscano a vicenda a me. Spesso mi escludono dai loro discorsi, perché mi ritengono troppo seria, ma infondo sono contenta.
 
La giornata era voltata in fretta, ormai tutte le giornate volavano in fretta.
Così tornai a casa per fare la cena come facevo al mio solito.
Appena rientrata notai che la casa era deserta, erano le sette e un quarto, mio padre sarebbe dovuto rientrare una mezz’ora dopo, ma non sapevo che fine aveva fatto mio fratello.
Non era da lui sparire così all’improvviso, quindi decisi di chiamarlo.
Niente, irraggiungibile, per quante volte cercassi di chiamarlo il suo telefono squillava ma niente, non rispondeva.
“Che cosa gli è successo” pensai fra me e me.
Quindi tentai ancora di chiamarlo disperatamente, ma niente anche questa volta, anzi rispose la segreteria, quindi aveva spendo il telefono.
“Bene, mi evita adesso. Come vuole lui, il massimo che posso fare è lasciarli un messaggio!” dissi.
 
 « Caro fratellone, hai idea di che ore siano? Okay, adesso ovviamente non starò qui a farti la predica, sei maggiorenne e puoi fare quello che ti pare, ma la prossima volta ti prego, abbi il coraggio di rispondere e affrontarmi, inventandoti una scusa decente per il fatto di avermi lasciata da sola a fare la cena.  A-v-v-e-r-t-i  hai capito il concetto? Torna presto.». 
 
 Attaccai e poco dopo venni distratta da un improvviso rumore provenire dall’ingresso.
Per fortuna era solo mio padre, che mi consegnò una busta con sopra scritto il mio nome.
 
« Tieni tesoro, questa era davanti alla porta! ». 
 
« Grazie papà. La cena sarà pronta a breve. ». 
 
Gli sorrisi dolcemente, e poi aprii la lettera per vedere che cosa ci fosse dentro, un nuovo messaggio.
 
❝Isabelle cara,
sono sempre io tranquilla, hai visto per caso il tuo adorato fratellino? Oh, no scusa ho sbagliato domanda, lui è qui con me adesso, e si sta facendo un beato pisolino.
Non avvertire nessuno, specialmente tuo padre, o potrebbe accadergli qualcosa di veramente brutto.
Hai visto, io non sono sbadato come lui, sono molto piu’ responsabile, ti avverto!
Presto ti dirò che cosa devi fare. 
Buon appetito W.N. ❞
   
 
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