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Autore: Zwart Bloed    22/08/2012    2 recensioni
Dal prologo:
" Aredhel, contrariata, cercò di scendere dalle sue spalle e continuare il duello.
-Vai! Tieni a mente la nostra promessa e vattene!- urlò il ragazzino, fermandola.
-Ma...
-Niente ma! Scappa, corri via di qui!
E detto questo la spinse oltre lo squarcio. [...]
Spaventati e sconvolti di trovarsi una ragazzina simile nel giardino, comparsa dopo una luce cremisi accecante, nessuno dei due sposi riuscì a parlare.
Fu Sanne a rompere il silenzio creatosi. Si avvicinò alla bambina che li guardava smarrita e confusa, si chinò sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza e le mise la mani sulle spalle.
-C-chi sei tu, piccolina? Cosa ci fai qui?- domandò tra un balbettio e l'altro. La piccola ragazzina la guardò negli occhi per molto e, quando decise di potersi fidare, socchiuse le sottili labbra per parlare.
-Io non lo so- rispose mentre una lacrima di sangue le rigava il volto."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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4. No choice

Nessuna scelta

 

 

 

Un silenzio attonito scese nella sala.

Aredhel aveva gli occhi sbarrati e stentava a credere a quello che aveva appena sentito. Ma le smorfie di terrore e incredulità che la fissavano le facevano credere il contrario.

U.. Uccidere Eridor? – balbettò confusa. – Non posso farlo, non posso ammazzare un Drago Guardiano!

L'Oracolo era appena tornata in sé quando parlò.

Dovrai. Le Dee questo hanno ordinato.

Tutti, persino il Generale Altomare, non erano d'accordo con lei, non questa volta almeno. Perché tutti sapevano che uccidere Eridor sarebbe equivalso ad un sacrilegio.

I-io.. non posso farlo.. – mormorò ancora scioccata. Ma l'Oracolo la guardava serissima, uno sguardo che non ammetteva repliche.

Tu sosterrai questa prova. Altrimenti sarai bandita da questo Regno e non potrai più incontrare nessuno che ci abiti – decretò prima di ritirarsi.

Non aveva scelta. Doveva farlo.

Ma non poteva, sarebbe significato compromettere il Cerchio dei Guardiani!

Il Cerchio dei Guardiani era un gruppo di Draghi. Ma non semplici Draghi. Si trattava infatti di Draghi Guardiani, vale a dire prescelti per salvaguardare l'ecosistema e il ritmo regolare della natura, evitando che esso sia compromesso dal Male.

In ogni Regno di Helmi c'era un Drago Guardiano, compreso il Regno della Notte.

Nel Regno della Luce c'era il Drago Eridor. Vale a dire quello che doveva uccidere.

La Regina Merion le si avvicinò e, sebbene fosse sconvolta quasi quanto lei, cercò di consolarla.

Figlia mia, sono.. scioccata, ma devi farlo. Se vuoi tornare tra noi con la tua vera identità dovrai farlo. – detto questo uno dopo l'altro uscirono dalla stanza lasciandola sola con i suoi pensieri.

Non ho scelta, si disse mettendosi in pace il cuore. Quando si tranquillizzò, si sentì invasa da un nuovo e insensato coraggio.

Tornò nelle sue stanze e si preparò per il viaggio che avrebbe affrontato il giorno dopo.

Preparò le bisacce con le provviste, indosso abiti da caccia, legò Isilrà alla coscia sinistra e si coricò presto.

La mattina dopo lasciò un biglietto alla madre per spiegarle dove stava andando e scappò dalla finestra. Percorse miglia e miglia prima di giungere in vista della foresta.

La riconobbe subito: la Foresta d'Ombra. Ci era cresciuta da quando aveva tre anni, dato che in quell'età aveva cominciato ad allenarsi con Adrian e suo nonno.

A proposito.. Sua madre non le aveva detto dov'era finito il suo migliore amico.

Non sapeva niente di lui da quando era andata via. Si chiedeva che fine avesse fatto.

Quando l'aveva chiesto a Merion, la donna si era irrigidita d'improvviso e aveva cominciato a balbettare confondendola.

Alla fine poi era arrivato l'Oracolo e non aveva potuto più rispondere.

Chissà cosa doveva dirle.

Forza, si riparte! – disse tra sé e sé.

 

Verso il crepuscolo arrivò nei pressi di una radura. Decise di accamparsi lì.

Accese un fuoco e cenò con un pezzo di pane con del formaggio presi dalle cucine del Castello. Aveva molto di più nelle bisacce, ma stranamente non aveva fame.

Sarà perché il giorno seguente avrebbe dovuto uccidere un Drago, anzi, il Drago, e portare il suo cuore in città, al tempio delle Tre Dee dove l'attendeva l'Oracolo.

Sarà perché il pensiero di Adrian scomparso non aveva mai smesso di ronzarle in testa.

Si caricò quando la luna era ormai alta in cielo. Secondo essa, doveva essere più o meno le undici di sera.

Non riuscì ad addormentarsi per molto, ma quando lo fece un ruggito iroso la fece sobbalzare violentemente nel piccolo giaciglio che si era preparata con le bisacce e il mantello.

È sveglio” pensò in un attacco di panico. Il ruggito veniva dalla radura accanto alla quale si era momentaneamente stabilita.

È qua” pensò ancora con terrore. In fretta e furia si risistemò ed raggiunse la radura.

Arrivata tra gli ultimi due alberi, si accinse ad osservare quello spazio circolare che si apriva davanti a lei. Era gigantesco.

Circondato da alberi maestosi come querce e faggi centenari, non aveva un singolo arbusto oltre quel confine naturale. Ma dal lato opposto al suo non c'era solo la foresta: da quella parte iniziavano i Monti del Drago, chiamati così perché, appunto, ci viveva un Drago.

Ai piedi dei monti si aprivano una grotta e, a distanza di un miglio, la cascata del fiume Cristallo, dalle acque così chiare da sembrare di cristallo.

Lentamente si avvicinò ad essi.

L'emissario doveva essere sotterraneo, perché la cascata si buttava in un laghetto dalle acque limpide e gelide.

La corrente sembrava molto forte.

Dopo qualche minuto di lento cammino, scorse delle sagome stagliarsi al limitare della radura. La luce lunare li illuminava, così poté scorgere fauni, centauri, folletti, fatine del bosco, driadi, naiadi e persino ninfe di fiume.

Aredhel si chiese il motivo della loro presenza, ma un nuovo ruggito la riscosse. Questa volta sembrava più un lamento straziante di dolore, ed era più debole del precedente.

Si arrestò per qualche minuto, incerta se continuare. Alla fine, si calò il cappuccio del mantello sul volto ed estrasse Isilrà dal fodero. Meglio prevenire eventuali scontri.

E quindi riprese a camminare.

Mentre si avvicinava, passo per passo, il Drago ruggì ancora in tono lamentoso.

Si chiese cos'avesse.

Arrivò a circa tre miglia dalla grotta e dalla cascata. Era proprio in mezzo alle due.

Si domandò dove sarebbe dovuta andare, se al laghetto della cascata, o all'interno della grotta.

Optò per la grotta, seguendo l'istinto. Mentre le si avvicinava un strano senso di Déjà-vu la pervase. Quando fu a distanza di tre metri da essa, vide una scritta d'oro sopra l'entrata, illuminata dalla luna. Diceva:

 

In hoc loco Draco Custos vivit

 

Sembrava latino. Aredhel non conosceva questa antica lingua, ma poté intuire il significato della frase: Qui vive il Drago Custode, vale a dire Eridor.

Una voce roca e profonda, con un tono sofferente e irritato, la fece sobbalzare d'improvviso, appena finito di meditare su quel pensiero.

Chi sei tu? – sussurrò la voce. Aredhel pensò che dovesse appartenere al Drago Eridor, colui che abitava in quel luogo. Non rispose, ma si fermò.

Da dietro le sue spalle sentì nascere un mormorio proveniente dal limitare della radura. Dovevano essere le creature del bosco che l'osservavano. Non ci badò più di tanto, il centro della sua attenzione era davanti a lei.

Elfa, ti ho chiesto chi sei – ripeté la voce. Veniva dalla cascata.

Non ti serve la mia identità – rispose lei con voce piatta. Non voleva fargli capire quant'era grande la paura che le faceva battere il cuore in modo frenetico.

Il Drago emise un ringhio soffocato, che Aredhel riuscì a stento a percepire a causa del rumore della cascata.

Cosa sei venuta a fare in questo luogo? – domandò ancora Eridor, col tono di chi pretende assolutamente una risposta.

Non posso dirtelo – disse Aredhel in risposta cercando di controllare il tremito della voce. Aspettò.

Dato che il Drago non accennava a rispondere, ricominciò a camminare verso la caverna.

Non ti avvicinare! – ruggì ancora la creatura. Il cuore di Aredhel perse vari battiti.

Aspettò ancora.

Sei venuta ad uccidermi – disse il Drago. Ma non era una domanda.

La ragazza aveva la gola secca, perciò inghiottì varie volte prima di aprire la bocca per provare a parlare.

Sì – disse soltanto con una vena di terrore nella voce, non avendo nient'altro in mente.

Un rumore gutturale le giunse alle orecchie. Doveva essere una risata lugubre, pensò Aredhel, e probabilmente sarcastica.

Così, tu sei venuta ad uccidere me.. – disse. Ma nella sua voce c'era un nota strana.. Tristezza? Malinconia, forse? Poteva essere così?

Sentì un tonfo sordo, e un altro lamento. Poi udì un rumore di pietre smosse e lo spostamento d'aria.

Non fece in tempo ad allontanarsi che una fiammata enorme esplose dalla grotta.

Aredhel si riparò con le mani, ma lo spostamento d'aria bollente le aveva fatto perdere l'equilibrio, cosicché cadde sull'erba e il cappuccio le scivolò dal viso mentre perse la presa sul pugnale. Fortunatamente non era stata ferita dal fuoco.

Alzò lo sguardo sull'entrata della caverna e quando sentì dei piccoli tonfi chiuse gli occhi di scatto, aspettando che Eridor uscisse e la uccidesse.

Ma il Drago appena la vide in faccia s'immobilizzò. Qualcosa in lei l'aveva fermato.

Aredhel, sentendo ancora il proprio cuore battere freneticamente, realizzò di essere viva e decise di aprire gli occhi.

Eridor vide i suoi occhi rossi, e seppe che non avrebbe mai potuto attaccarla.

Aredhel vide il drago dorato, e seppe che non avrebbe mai potuto ucciderlo.

 

Qualche ora dopo, la ragazza e il drago erano dentro la caverna, seduti su di un enorme giaciglio di paglia.

Lei era intenta a raccontare al drago cos'era successo di lì a cinque anni fa.

.. E così l'Oracolo, in contatto con le tre Dee, ha deciso la mia prova – disse. Il drago la squadrò con i suoi grandi occhi verdi.

È per questo che sei venuta qui. Devi uccidermi. Devi sostenere la tua prova – comprese allora.

Lei annuì.

Non avrei mai pensato di dover uccidere te– ribatté. – Non sapevo che tu fossi Eridor.

Perché, se io fossi stato un altro Drago qualunque, mi avresti ucciso? – domandò con asprezza la creatura. Aredhel sgranò gli occhi.

Io.. Io.. no.. non avrei potuto.. – ma oltre a questi balbettii confusi, non diede una vera risposta. Eridor scoprì le zanne.

Mi chiedo perché le Dee vogliano il mio cuore – disse tra sé e sé alzandosi sulla zampe anteriori.

La ragazza sospirò.

Perché prima mi hai attaccato?

La creatura enorme la squadrò nuovamente.

Pensavo fossi uno dei soliti cacciatori di Draghi. Ultimamente ne ho uccisi molti – rispose abbassando la voce di un'ottava. La ragazza rimase a bocca aperta, assolutamente senza parole.

Tu.. Tu hai ucciso degli uomini?!– esclamò sbalordita la ragazza. Il Drago sbuffò e annuì.

Per molti minuti ci fu solo silenzio.

Cosa hai intenzione di fare, quindi?– proruppe Eridor alla fine, facendola sussultare. Lo guardò intontita per un secondo, poi si riscosse e si decise a rispondere.

Sinceramente non lo so. Non sapevo già dall'inizio cosa fare, salvo affrontare un Drago; speravo che mi avesse uccisa durante lo scontro, perché avrei preferito di gran lunga la morte al dolore dei miei genitori nel credere che io non sono loro figlia– disse con voce atona, come se le emozioni di confusione e tormento presenti nelle sue parole non le appartenessero.

La creatura davanti a lei, in un attimo di riflessione, contrasse i muscoli delle potenti spalle e indurì lo sguardo. Infine si alzò completamente dal giaciglio di paglia e si incamminò verso la parte interna del laghetto della cascata alle spalle di essa.

Si sedette al bordo roccioso e guardò giù nell'acqua limpida che illuminava una piccola parte delle mure con un flebile luce azzurrina.

Restò in quella posizione per quelle che parvero ore. Aredhel non osava parlare, o fare il minimo rumore.

Approfittò dello stato d'animo della creatura per dare un'occhiata più a fondo allo spazio circostante. Era una grotta enorme, che si estendeva per quasi tutta la montagna, la quale era gigantesca. Ogni circa tredici metri c'erano delle colonne naturali, circondate da stalagmiti, che sorreggevano la volta della grotta per evitare che crollasse tutto; era alta circa trenta metri ed era impossibile dire quanto fosse larga.

Nonostante la semplicità del luogo, Aredhel percepì comunque qualcosa di magico.

Era talmente distratta che quando vide di nuovo la gigantesca sagoma di fronte a lei sussultò vistosamente. Notò passare negli occhi di Eridor un scintilla di quello che sembrava divertimento, e poi vide che erano più accesi e in fondo ad essi vi leggeva la soddisfazione.

Allora una piccola speranza le illuminò il volto.

E....? – attese con un velo di impazienza nella voce.

Ho trovato un modo per superare la prova senza che io venga ucciso, o tu bandita.–

sorrise il Drago Eridor con ferocia.

Ben presto le Tre dee - Nefer, Vita e Morte – avrebbero avuto ciò che desideravano.

 

 

Sono passati tre giorni da quando se n'è andata!– urlò furiosa e molto preoccupata la Regina Merion. Era nelle sue stanze, quelle che condivideva col marito - Re Orion - e stava urlando a squarciagola da una buona mezzora.

I capelli rossi in disordine, gli occhi verdi spalancati, era praticamente stressata.

Merion, cerca di calmarti!– implorò l'uomo passandosi una mano tra i capelli castani. La donna si fermò, e al re sembrò che il peggio fosse passato.

Ma si sbagliava di grosso: Merion digrignò i denti minacciosamente e ricominciò ad urlare.

È tutta colpa tua!– ululò puntando un dito sul petto di lui. –Da quando è arrivata qui che non fai altro che dubitare della sua esistenza!

Ma..

Lei è ed è sempre stata nostra figlia! Ma tu, no! Tu e quell'imbecille del tuo Generale– (era presente anche lui nella stanza, assistendo allo sfogo della sua Regina senza emettendo una singola sillaba) –non avete fatto altro che ripetere che lei poteva essere un'impostora!! E se adesso non c'è più? E se adesso, in questo momento, la nostra Aredhel è morta?!

Il discorso si era trasformato da furia cieca e frustrazione a pianto e disperazione. Merion cadde in ginocchio, le mani sul viso ornato da calde lacrima amare.

Il Generale distolse lo sguardo per rispetto verso la Regina.

Orion si chinò ad abbracciarla.

Tornerà.– disse soltanto.


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Ciao Ragazzi! Ebbene, ecco il quarto capitolo! 
Non avendo niente da fare qui in Albania (dove sono in vacanza) ho trovato molto tempo per scrivere nuovi capitoli!
Spero che gradirete questo qua, nonostante non l'abbia ricontrollato (avevo la correzione automatica... xD)
Aspetto vostre recensioni, a presto!!
Aredhel

P.S. tra pochi minuti pubblico il quinto :asd:

   
 
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