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Autore: blonde and clear_    22/08/2012    8 recensioni
–“Senti Malik, falla finita oppur..”- non feci a tempo a finire la frase poiché mi ritrovai schiacciata alla superficie liscia e fredda del muro. –“Oppure?”- Cazzo. Il moro alzò le braccia, posando i palmi delle mani sulla parete, impedendomi così una possibile via di fuga. Cercai di non guardarlo troppo e tentai di spingerlo, pressando le mani sul suo petto. Oppose resistenza facendomi irritare ancora di più. Sbuffai spazientita. –“Ti da fastidio eh? Sai, oggi al servizio fotografico tremavi quando ho appoggiato le mani sui tuoi fianchi scendendo un po’ più giù. Sono certo che se adesso provassi a baciarti, moriresti tra le mie braccia. Scommettiamo?”- sussurrò poco castamente, avvicinando il suo viso al mio, facendo sfiorare i nostri nasi. –“Scordatelo”- sibilai fissandolo negli occhi, per poi rivolgere lo sguardo sulle sue labbra. –“Vuoi provare?”- continuò sogghignando. –“Ho detto scordatelo.”- “Zayn!”- la voce di Bridget giungeva ovattata dalle scale, segno che stava salendo al piano di sopra. Sia io che il moro ci voltammo istintivamente di lato, spalancando gli occhi. –“Vai! Vai da lei. La tua troietta di turno ti sta aspettando.”-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Good and bad meetings.



Il lunedì: il giorno che più odiavo della settimana. In sostanza , la vita vera la vedevo solamente nei weekend. I lunedì infatti li biasimavo perché erano lontani dalla fine. Ma adesso diamoci un taglio con questi monologhi interiori.
-“Fanny! Ma insomma, svegliati!”- ed eccola qui la tipica lavata di capo mattutina di mia madre. Oh emh, comunque Fanny sono io. Fanny Adams. Si lo so, è un nome alquanto stupido. –“Dai mamma ancora cinque minuti…”- mugugnai sotterrandomi nelle coperte. –“Ok! Ok, va bene. Neanche il primo giorno di scuola riesci ad alzarti in orario.”- disse mia mamma arrendendosi e uscendo dalla stanza. Esatto, quello sarebbe stato il mio primo giorno di scuola a Los Angeles. Ci eravamo appena trasferiti dall’Inghilterra, poiché mio padre doveva gestire da qui il più importante dei centri commerciali della sua larga catena. Potete ben immaginare che fosse un impegnato impresario in carriera. Mia madre invece, si beh… si dava alla bella vita. Mio padre guadagnava benissimo e di conseguenza lei sapeva bene come usare la carta di credito. ‘Sapeva bene’ si fa per dire, poichè tornava a casa con vestiti, scarpe e borse nuove tutti i santissimi giorni. Potete benissimo paragonarla alle classiche mamme nullafacenti dei film americani. Avendo fin troppo tempo libero, sapeva come rovinare il mio. –“Fanny! Insomma, ti vuoi alzare?”- ecco vedete? Ad esempio danneggiava il mio tranquillo risveglio con le sue urla che ti perforavano i timpani. –“Si si, ho capito… non c’è bisogno di ripeterlo mille volte!”- brontolai alzandomi strascicante dal letto. –“Sbrigati, hai mezzora di tempo a partire d’adesso per lavarti, vestirti e fare colazione.”- farfugliò scrutandomi con due mani ai fianchi. Beh certo, lei era praticamente perfetta dalle sei del mattino, mentre la sottoscritta doveva prepararsi in trenta minuti. Davvero confortevole se la mettiamo così! Vi prego di capire la mia ironia che di ironico non ha proprio nulla.
 
Mi diressi verso il bagno, ma quando afferrai la maniglia trovai la porta chiusa. –“Per l’amor del cielo Carina, apri la porta!”- strillai parecchio suscettibile. Okay, la giornata non era cominciata per niente bene. Dimenticavo: Carina era mia sorella. No, non era carina per niente, o almeno secondo me. Carina era il suo nome! Credo che i miei genitori si fossero messi in comitiva per darci dei nomi insulsi. –“Non vedi che è occupato?”- sentii dire dall’altro lato della porta. –“Ho detto apri! Sono in ritardo!”- protestai. –“E a me che importa? Peggio per te che ti sei svegliata tardi!”-. Ma guarda un po’ se dovevo farmi mettere i piedi in testa da una dodicenne montata. Perfetto, avrei prima optato per la colazione. Scesi al piano di sotto. Menomale che quando voleva mia madre serviva a qualcosa. La colazione era già pronta! Acciuffai una fetta di pane tostato con della marmellata di ciliegie sopra e la mangiai in fretta e in furia. Dopodiché agguantai il bicchiere di succo tropicale che bevetti tutto quanto in un solo sorso sotto lo sguardo sconvolto di mia madre. –“Dove sono finite le buone maniere tesorino?”- chiese scuotendo il capo. –“Credo nel letto, mammina cara!”- risposi facendole il verso. Salii nuovamente le scale, dirigendomi ancora una volta verso il bagno. Ancora la porta chiusa. –“Carina adesso basta, sto cominciando a perdere la pazienza e tu sai che quando io…”- la mia sorellina scalmanata apparve finalmente nello stipite della porta con un sorrisetto stampato in volto. –“Ehi non agitarti… ti vengono le rughe!”- enfatizzò dondolando la sua chioma bionda. –“Te l’ho già detto che ti odio?”- ribadii guardandola in modo riprovevole. –“Me lo dici tutte le mattine!”- replicò agitando una mano, infastidita.  Carina era l’esatto opposto di me. Aveva i capelli dorati? Bene, io di un castano molto scuro. Era una snobbetta presuntuosa? Io invece una alla mano, o almeno così pensavo di essere. Si, perché molto spesso la gente non faceva altro che ripetermi quanto fossi acida. L’unica cosa in comune con mia sorella erano gli occhi, di un verde scuro tendente al nocciola, ma che diventava piuttosto chiaro alla luce del sole. Non ero né bassa, né alta.. diciamo nella norma. Tornando a noi, mi feci una doccia veloce e quando finii, corsi in camera mia alla ricerca di qualcosa da mettermi. Aprii l’armadio, assai esitante. –“Questo no.. nemmeno questo.. questo l’ho usato da poco.. trovato!”- acciuffai un jeans chiaro, abbinandolo ad un maglioncino grigio, in tono con le mie Superga. Non ebbi nemmeno il tempo di dare una piastrata ai miei capelli super selvaggi, così scrollai la testa buttandoli poi all’indietro. Un filo di matita contornato da un po’ di mascara ed ero pronta in trenta minuti spaccati! Afferrai la borsa degnandomi di buttarci dentro un quadernino ed una penna e corsi giù salutando di sfuggita mio padre. –“Ehi papà!”- “In bocca al lupo tesoro e non fare troppe conquiste!”- gridò di tutta risposta. –“Si come no!”- figuriamoci, io tante conquiste. Non ne ero decisamente la tipa, anzi non volevo nemmeno esserlo. Ah, e soprattutto.. non credevo all’amore per nessuna ragione al mondo. Perché sapevo che alla fine si finiva per stare male. Non credevo nel ‘per sempre’ perché avevo avuto diverse situazioni dove chi me l’aveva promesso se n’era andato. Potevo solo credere in me stessa, più che altro era necessario nello sport che facevo.. il surf, tutta la mia vita da quando avevo quattro anni. E con questo ho detto tutto.
 
Salii in macchina con mia mamma al volante che partì al lampo. –“Mi raccomando Fanny. Comportati bene, segui tutte le regole, non mancare di rispetto ai profes..”- “Mamma basta! So come comportarmi. Ho quasi diciassette anni!”- schiamazzai innervosita, gesticolando. Mia madre si ammutolì all’istante. –“Scusami tesorino.. è che sono un po’ emozionata..”- mormorò quasi in un sussurro, seccata dalla mia reazione irrequieta. –“Stai tranquilla.. andrà tutto bene.”- la rassicurai, più che altro autoconvincendomi. Giacché dovevo ammetterlo. Molte volte nelle scuole precedenti ero finita in punizione a causa del mio comportamento problematico. Ero una ragazza complicata, si.. ma in un certo senso semplice. Non di quelle che ci impiegava tre ore per vestirsi, non di quelle che si truccavano ogni mezzo secondo, non di quelle che se non indossavi un vestito firmato ti snobbavano alla grande. Mi piaceva fare quello che volevo, senza essere comandata da nessuno. Avevo una personalità, contrariamente alla gran parte delle ragazze. Io volevo che chi mi vedesse, pensasse a qualcosa di diverso rispetto a ‘ma quanto è figa quella’ oppure ‘che culo da sballo che ha’. Io adoravo i complimenti semplici. Ero diversa. Nonostante non credessi nell’amore non ero una di quelle pessimiste timide e asociali  che si estraniavano da tutto e da tutti. Il contrario, semmai. Ero una ragazza senza peli sulla lingua, che non si faceva intimorire da nessuno. Ero una che diceva sempre ciò che pensava e che agiva sempre sulle proprie idee, rischiando il tutto per tutto, anche a costo di una delusione. Una di quelle estroverse e alla mano che riusciva a fare amicizia con tutti senza problemi e che in due minuti si integrava in un gruppo, ridendo come se fosse in compagnia di gente che conosceva da sempre. Una di quelle forti e determinate, a cui non tremava la voce quando doveva parlare in pubblico, e che non stava giorni e giorni a rimuginare su di una frase detta o qualcosa di fatto, che riusciva ad accettare il passato e che diceva ‘quel che è stato, è stato’, senza guardare più indietro al pensiero di qualcuno che le avesse girato le spalle. Non avevo rimpianti e avevo sempre lottato per ciò che desideravo. Si, io ero così. E se vi può interessare non diventavo nemmeno nervosa quando parlavo con un ragazzo che tutte quante consideravano figo. Alla fine le persone sono fatte tutte della stessa sostanza, no? Beh, prendere o lasciare, perché non ero mai cambiata per nessuno finora. Perché era più forte di me.
 
Finalmente dopo una decina di minuti arrivammo davanti alla scuola. –“Vuoi che ti accompagni dentro tesorino?”- chiesa mia madre elettrizzata. –“No grazie, ce la posso fare da sola mamma. Ci vediamo all’uscita.”- affermai  uscendo dall’auto e richiudendo la portiera  accennando un ‘ciao’ a mia mamma. Non ci mise molto ad andarsene, anzi dopo tre secondi sgattaiolò via. Sicuramente doveva svuotare qualche negozio. Mi voltai finalmente di fronte a quella massa di studenti in giardino. Long beach high school. Nome e scuola interessante. Voglio dire, nessun college in Inghilterra si sognava minimamente di avere il mare accanto, qui si. Feci cinque passi e già mi trovai in mezzo a tutta quella gente. Da come mi fissavano, sembrava fossi nuda in mezzo al parco. Non ne capivo il motivo. Si vedeva così tanto che ero nuova? –“Ma che razza di capelli ha?”- bisbigliò una ragazza all’amica. Mi voltai istantaneamente. –“Piuttosto guardati le  gambe, o meglio quelle specie di stecchini che hai”- ribattei in aria di sfida. La ragazza tacque. Sorrisi soddisfatta. L’ho già detto che ero una senza peli sulla lingua, no? Entrai all’interno dalla porta principale, da dove passavano tutti, rimanendo sbalordita. Ora conoscevo la differenza tra college britannico e scuola americana. Completamente differente. Insomma quelle pareti celesti e bianche, oppure quegli armadietti blu, quello striscione con scritto ‘the sharks’ .. un attimo. Chi cazzo erano i ‘the sharks’? Fissai incuriosita quello striscione enorme che pareva la parte rilevante di quella scuola. –“Lasciami, ti prego!”- sentii una voce provenire da dietro di me, ancora nel giardino della scuola. Uscii precipitosamente dalla porta maggiore  notando una folla di studenti ammassati in cerchio alla fontana. Mi feci largo tra tutte quelle persone spingendo. Quando sorpassai quella gente, trovai finalmente la fonte del problema. Un ragazzo moro e piuttosto alto, con un ciuffo chilometrico tenuto su da barattoli e barattoli di gel, torturava un ragazzo leggermente più basso di lui, che pareva essere il secchione di turno. –“A quanto pare non hai ancora capito chi comanda qui!” gridò quel prepotente togliendogli gli occhiali e buttandoglieli a terra, afferrandolo per il colletto della camicia. –“Lasciami!”- urlò il secchione, cercando di divincolarsi. Stai calma, Fanny. Fatti i cazzi tuoi, o qui finisce male. Non fare stronzate.-“Ehi, adesso basta!”- tentativo inutile di stare tranquilla, poiché mi avvicinai furiosa buttando la borsa violentemente. Il ragazzo dall’alto ciuffo si girò sorpreso e mi studiò. –“Scusami? Tu mi stai forse ordinando di piantarla?”- domandò con un sorriso strafottente disegnato sulle labbra. –“Cavolo, mi fa davvero piacere che oltre ad essere un presuntuoso con il ciuffo più lungo del suo cazzo tu sia un ragazzo perspicace!”- enfatizzai sorridendo ancora più malignamente di quanto avesse già fatto lui. Si sentì un clamore di gruppo. Quello accennò una risata, ponendosi davanti a me. –“Hai idea di chi io sia?”- mi disse piantando i suoi occhi nei miei, non smuovendomi di un solo millimetro. No, stavolta non starò a parlare di quanto fossero dannatamente belli i suoi occhi e idiozie varie. Anzi, negli occhi di quel ragazzo vedevo solamente un filo di presunzione, antipatia e arroganza. Nient’altro.. oh dimenticavo, oltre a queste caratteristiche c’era anche quella che fossero del mio stesso colore, ovvero di quel nocciola che diventa oro fuso al sole. Un colore come tutti gli altri.–“No, e non mi interessa saperlo.”- risposi fermamente con un aria di indifferenza. Il moro accennò un ghigno. –“Ne sei sicura?”- domandò mollando il secchione e portandosi le mani alle tasche. –“Assolutamente si.”- mormorai indifferente. –“Da come ti permetti di ribattere, posso facilmente dedurre che tu sia nuova. O sbaglio?”- chiese schernendomi malignamente. –“Non credo siano affari di un ragazzo qualunque che si crede Dio sceso in terra.”- sibilai stringendo i pugni. Altro clamore di gruppo.  –“Ah si? Beh, forse hai ragione. Non dovrei nemmeno rivolgere la parola a una ragazzina dozzinale come te.”- beffò  squadrandomi dalla testa ai piedi. –“Ehi, che sta succedendo qui?”- arrivò un uomo alto chilometri, dai capelli brizzolati e dall’aria piuttosto autoritaria. Improvvisamente si lanciarono dei brusii del tipo ‘cavoli, il preside’, oppure ‘forse è meglio filarsela’ e altre stupidaggini di quel genere. Che bel quadretto , la ragazza nuova, il presuntuoso della scuola che si credeva Dio sceso in terra, il secchione e infine il preside. Bel contesto già dal primo giorno di scuola Fanny, complimenti davvero! Mi voltai verso il preside con le mie migliori intenzioni. –“Questo ragazzo lo stava pestando.”- dichiarai indicando il moro e poi il secchione. Il ragazzo dal ciuffo interminabile si limitò a sogghignare per poi alzare le spalle. –“Giovinetto, sei desiderato subito in direzione! A quanto vedo non cambia mai. Ma stavolta mi occuperò personalmente di dargli una degna punizione!”- strillò il preside prendendolo per una manica. Il moro lo scostò repentinamente. –“Si levi dal cazzo! Conosco la strada.”- sbraitò aggiustandosi la giacca di pelle e lanciandomi un’occhiata che si potrebbe definire omicida seguita da un sorriso alquanto sleale. Non me ne curai un granché in quel momento. Dopotutto era solamente uno delle tante mezze cartucce con cui avevo già avuto a che fare in passato e che avevo rimesso al proprio posto.
 
Ormai mancavano solamente dieci minuti all’inizio delle lezioni, ed io non avevo ancora ritirato il foglio con la mia sezione e il numero del mio armadietto. Per cui mi diressi a passo di carica verso la segreteria ed entrai. –“Salve.”- mormorai con un mezzo sorriso. –“Buongiorno a lei. In cosa posso esserle utile?”- disse una signora bionda sulla mezza età, sommersa interamente dai documenti. –“Sono nuova e avrei bisogno di sapere qual è la mia classe e il mio armadietto.”- risposi senza troppi complimenti. –“Perfetto. Mi serve il suo nome.”- “Fanny Adams.”- ribadii. La segretaria diede uno sguardo al computer e stampò un foglio per poi porgermelo. –“Qui c’è tutto quello che ti serve.”- affermò cortesemente. –“Grazie mille, arrivederci.”- proferii per poi rivolgermi verso l’uscita. –“Oh, Adams?”- chiamò nuovamente la segretaria. –“Si?”- “Buona fortuna. Ne avrà bisogno per stare in quella classe.”- la guardai confusa non riuscendo a capire il perché di ciò che mi aveva appena detto. Mentre svoltavo l’angolo andai a sbattere contro qualcheduno. Alzai il capo per trovarmi dinanzi due ragazze, una dai capelli scuri e lunghi come i miei, l’altra dai capelli biondi e piuttosto bassina. –“Scusate.. è che sono di fretta”- mormorai sorridendo. –“No scusaci tu.. ehi aspetta ma tu sei quella che poco fa ha fatto il culo a Zayn Malik!”- accentuò la bruna. –“Chi?”- chiesi scompigliata. -“Lascia stare.. ti diciamo solo che ti sei appena scavata la fossa da sola. Comunque, io sono Sophie.”- si presentò la bionda. –“E io sono Adrianne.”- disse la mora. Sorrisi. –“Il piacere è mio, sono Fanny.”- replicai. –“Sei nuova vero?”- chiese Sophie. –“Si, vengo dall’Inghilterra.”- affermai sistemandomi il maglioncino. –“Cavoli, che bella l’Inghilterra.. Comunque in che classe sei?”- reclamò Adrianne. Diedi uno sguardo al foglio che mi aveva dato la segretaria. –“Emh.. 3°A”- affermai. –“Oh bene! Sei con noi allora!”- dichiarò la mora. La campanella suonò. –“Ok perfetto! Che ne dite di incamminarci in classe?”- dissi  ridendo. –“Ma certo, andiamo!”- esultò Sophie prendendo me ed Adrianne a braccetto.
 
Eravamo in aula già da dieci minuti. Di un professore o di una professoressa nemmeno l’ombra. Adrianne e Sophie erano sedute accanto. Credo mi fossi appena fatta due nuove amiche. –“Si, il coach mi ha detto che se continuo così ho ottime possibilità di vincere il campionato invernale.”- mi voltai al sentire quella frase pronunciata da una voce al quanto scurrile e insopportabile. Rilevai una ragazza bionda, vestita nelle tonalità del rosa e che si compiaceva dei suoi risultati a proposito di qualche sport. –“Ehi, quella chi è?”- chiesi sciatta ad Adrianne e Sophie. –“Oh dimenticavo.. quella è Bridget Jones, nonché ragazza più popolare della scuola e campionessa di surf nell’accademia per due anni. Quella affianco a lei è invece Cathy Evans, la sua amica del cuore. L’altra è la ragazza più tonta e banale che tu possa mai incontrare, Julie Wilson.  Ma il male per maestria è lei, Bridget. Può sembrare la classica stronza, puttana, troia, falsa.. ma fidati, è molto peggio. Non puoi lontanamente immaginare quanto possa diventare perfida pur di raggiungere i suoi scopi. Perciò ti avviso, non metterti contro di lei.”- concluse Adrianne gesticolando. –“Perché mai dovrei avere paura di una bambolina bionda e scialba? Ma per favore, ne ho conosciute a quintali di stronze come lei, ma con me hanno trovato tutte quante pane per i loro denti! Comunque, cos’è questa storia del surf?”-replicai. –“In questa scuola si pratica il surf, è un’attività pomeridiana che ti consente di partecipare a dei campionati stagionali contro le altre scuole. La squadra della Long Beach High School si chiama ‘The Sharks’, ed è composta da ragazzi e ragazze. Ovviamente si contendono la medaglia femmine contro femmine e maschi contro maschi.” –finì Sophie. –“Accidenti, dici sul serio?.. potrei iscrivermi! Il surf è la mia passione da quando avevo praticamente quattro anni e..” –“Darei tutto quello che ho per poter essere audace come te, ma ora per favore calmati!”- disse Sophie ridendo. Le sorrisi con un’alzata di spalle. Dopo nemmeno un secondo entrò in classe una professoressa sulla trentina, alta, dai capelli scuri e con un magnifico sorriso. Se non avesse avuto gli occhi castani sarebbe potuta essere la sosia di Megan Fox. –“Buongiorno ragazzi! Accomodatevi subito, cominciamo con una buona dose di algebra.”- okay, in quel momento seppi che si trattava dell’ insegnante di matematica, perciò appresi subito che l’avrei odiata a morte. Tutti si sedettero, e naturalmente io mi assestai sola soletta nel penultimo banco centrale guardandomi attorno. –“Allora.. ho ricevuto notizia dal preside che qui abbiamo una nuova studentessa.”- sostenette l’insegnante alzandosi dalla cattedra e aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –“Si, eccomi!”- dichiarai sollevandomi d’impeto dalla sedia e facendo un gran baccano. –“Oh.. tu devi essere..”- “Fanny Adams”- la precedetti sorridendo. –“Wow, che nome particolare Fanny..  e dicci un po’, da dove..”- la porta si spalancò improvvisamente, e da essa ne entrò un ragazzo. Forse è meglio che mi corregga, piuttosto facendo entrare quel ragazzo. Si esatto, vi ricordate del ragazzo che mi aveva provocato quella mattina? Se si, bene, perché in quel preciso momento irruppe nella classe con un sorriso sfrontato. Tutta la classe lo scrutò e ad un tratto si cominciarono a sentire delle chiacchiere bisbigliate, del tipo ‘che figo’, ‘mamma mia quant’è bello oggi’ e bla bla bla. –“Malik, finalmente ci ha degnato della sua presenza anche oggi”- disse la professoressa ironizzando. –“Ho avuto un altro divertente colloquio con il preside”- ghignò il moro portandosi una mano alla tasca. –“Mi fa piacere, stavamo giusto parlando della nuova studentessa.. prego, accomodati pure affianco ad Adams.”- proferì l’insegnante indicandomi. Il moro si voltò verso di me sbuffando, ma quando incrociò il mio sguardo e mi riconobbe sembrò  per un momento che si sforzasse di trattenere un sorrisetto malizioso. –“E’ un piacere.”- ribadì il ragazzo raggiungendo il banco dove sedeva la sottoscritta. Si levò lentamente la borsa dalla spalla per poi posarla con un botto e accomodarsi. Si girò un momento per salutare con malizia alla bionda di cui mi aveva parlato Adrianne poco prima.. Bridget mi pare si chiamasse.   –“Okay Fanny, stavamo dicendo..”- il moro si fece scappare una risata all’udire il mio nome. La professoressa lo guardò con fare autorevole per poi sospirare e scuotere il capo. –“Ma che razza di nome è Fanny? Sei forse un coniglio?”- beffò il moro con voce spezzata dalla risata, portando la testa all’indietro e coinvolgendo tutta la classe, tranne Adrianne e Sophie. –“O forse un cane, chissà!”- intervenne Bridget, ridendo con Cathy e Julie. –“Almeno io non sono una delle solite sciacquette bionde che portano minigonne che arrivano appena sotto al culo!”- sbraitai sorridendo compiaciuta, incrociando le braccia. –“Okay, forse è il caso di finirla ragazzi.. non volete duecento esercizi per domani vero?”- urlò la professoressa, agitando le mani in segno di minaccia. La classe calò in un rilevante silenzio, che dopo cinque secondi venne smorzato dal bussare alla porta di qualcuno. –“Avanti.”- mormorò l’insegnante distogliendo lo sguardo dalla lavagna per posarlo sulla porta che si aprì subito. –“Professoressa Baker, il preside manda questi due ragazzi, raccomandandomi di dirle di assegnarli una punizione per il loro continuo ritardo.”- disse quello che pareva essere un bidello. –“Molto bene, li lasci pure a me.. ci penso io.”- l’assicurò la Baker, facendo cenno di richiudere la porta. –“Allora.. Payne, Styles! Sempre i soliti a quanto vedo”- affermò la docente appoggiandosi di schiena alla cattedra. –“Avevamo da fare, prof.”- accentuò uno dei due ragazzi che era entrato. Aveva una folta chioma di capelli ricci, che stavano d’incanto con gli occhi grigio – verdi che portava assieme al suo atteggiamento da modello. –“Non capiterà più, glielo salvaguardo.”- ribatté l’altro ragazzo con voce calma e pacata. Quest’ultimo aveva dei capelli tra un misto del marrone e del biondo, combinati perfettamente ai suoi occhi color nocciola. –“Sarà meglio per voi, Payne. Sedetevi ora.. oh emh a proposito, vi presento la vostra nuova compagna.. Fanny Adams.”- enunciò la Baker designandomi. Il riccio mi venne incontro istantaneamente, salutando con una pacca sulla spalla il moro affianco a me e porgendomi poi la mano. –“Sono Harry, piacere”- “Fanny”- gli sorrisi gentilmente, per poi voltarmi verso il biondino. Portai in avanti la mano che lui decisamente afferrò. –“Liam.”- replicò abbozzando un sorriso.–“Bando alle presentazioni ragazzi, cominciamo con i compiti che c’erano per casa.”- concluse la Backer.
 

Zayn’s pov.
Quattro ore di matematica stavano passando velocemente, considerando il fatto che avevamo perso tre quarti di lezione tra presentazioni e chiacchere varie a proposito della nuova. Proprio quella che oggi si era permessa di sfottermi dinanzi a tutta la scuola. ‘Cavolo, mi fa davvero piacere che oltre ad essere un presuntuoso con il ciuffo più lungo del suo cazzo tu sia un ragazzo perspicace!’, ‘Non credo siano affari di un ragazzo qualunque che si crede Dio sceso in terra.’. Quelle frasi mi echeggiavano ancora nella testa, nonostante non la conoscessi ancora. Voglio dire, nessuno si era mai sognato di rispondermi in un modo così.. disinvolto. Proprio per quel motivo, quella Fanny aveva già cominciato a starmi sul cazzo e doveva essere eliminata. In fin dei conti io ero Zayn Malik, capitano della squadra di surf, nonché ragazzo più ambito dell’accademia.
La campanella finalmente suonò, lasciando spazio alla pausa pranzo. Tutti uscirono dalla classe, eccetto quella nuova, che stava finendo di radunare alcuni appunti. Ops dimenticavo, tutti eccetto me e lei. Non c’era opportunità più giusta di quel momento per mettere in chiaro le cose. Avevo detto a Bridget, la mia ragazza, di aspettarmi a mensa.-“ Ti serve una mano, Adams?”- domandai piazzandomi di fronte a lei, con il mio solito sorrisetto strafottente stampato sulle labbra. –“No grazie, non accetto l’aiuto di uno stronzetto arrogante con la voglia di sottomettere il primo che gli passa davanti.”- mormorò senza distogliere lo sguardo dagli appunti. –“Forse non ci siamo ancora capiti bene.”- sibilai afferrandole un braccio per farla girare e bloccarla subito dopo al banco. –“No, sei tu che non hai capito me. Non mi fai paura.”- dichiarò orgogliosamente. –“Ne sei sicura?”- chiesi stringendo la presa sul suo braccio. Finalmente parve irrigidirsi e lanciò un lamento di dolore. –“Lasciami. Subito.”- disse scandendo bene le parole una per una. –“E se non lo facessi? Sai, non mi è piaciuto per niente andare dal preside e beccarmi una punizione.”- “Senti..”- mi interruppe nervosamente.  –“No stammi a sentire tu. Mettiamo immediatamente in chiaro una cosa. Non mi farò di certo mettere i piedi in testa da una ragazza nuova che ha voglia di fare l’arrogante. Non ti conviene avermi contro, potresti pentirtene duramente.”- ribadii avvicinandomi un palmo dalle sue labbra. –“Non picchieresti mai una ragazza.”- affermò sicura di se stessa inchiodando il suo sguardo nel mio. –“Tranquilla, ho le mie maniere. Puoi domandare a diversi testimoni se non mi credi.”- ribattei mollando la presa dal suo braccio e incamminandomi verso la porta, per voltarmi un’ultima volta. –“Sorridi Adams, hai appena avuto l’onore di conoscere Zayn Malik!”- conclusi una volta per tutte sistemandomi lo zaino sulle spalle, indossando  lentamente i miei Ray Ban e ghignandole ancora una volta.
Beccati questo, ragazza nuova dei miei stivali. Zayn Malik ha fatto centro!  
 
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Ciao splendori! Sono tornata con una nuova fan fiction. E’ abbastanza promettente come inizio? Non preoccupatevi, presto entreranno in scena anche Niall e Louis. Stavolta avranno tutti quanti un ruolo molto attivo nella storia. Comunque, sapete già a chi mi sono ispirata per i personaggi no? Se volete chiedere qualcosa, beh.. fatelo! Voglio assolutamente un vostro parere su questo inizio. Perciò mi farebbe piacere leggere nuove recensioni!  Questa storia girerà molto attorno al surf, dove i personaggi svilupperanno rivalità, amicizie, ma soprattutto amori.
Non aggiungo altro. Un bacione e a presto! P.s: qui sotto ci sono i primi personaggi a cui mi sono ispirata.

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