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Autore: phoenix_esmeralda    23/08/2012    1 recensioni
“ - “Bella mascherata” – mi dice lui, ricambiando la mia occhiata con un’altra occhiata ironica rivolta al mio aspetto. Il suo sorriso sarcastico sembra sottolineare la sobrietà del mio abbigliamento e la severità della crocchia in cui ho racchiuso i miei riccioli dorati. – “Suppongo che la tua padrona si sia fatta trarre in inganno!”
Stringo le palpebre e mi mordo un labbro per trattenere la rabbia. Mi sta insultando come se non fosse lui quello colto in fallo e incatenato a un muro.
- “Ti consiglio di moderare la lingua Terence! Io e te abbiamo un conto in sospeso!”
Quarta classificata al contest "Un giorno lo incontrerai" di Medusa Noir.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3

 

 

- Un Alych – sibilo, avvicinandomi a lui ancora un po’ – E ti eri ben guardato dal dirmelo!

I suoi occhi azzurri non mollano i miei neppure un attimo, tranquilli e irriverenti.

- Dove si nascondono i tuoi compagni? – chiedo, mettendo in mostra il bastone d’ametista.

Lui scuote la testa, indifferente.

- Non te ne ho parlato quando mi fidavo di te. Pensi davvero che lo farei ora?

- Non credere che avrò scrupoli a farti del male!

Lui sorride.

- Non lo credo signora. Se non puoi scoparmi, devi pur divertirti in qualche altro modo!

Che bastardo!

Accosto l’ametista al suo fianco e immediatamente il respiro gli si spezza. I muscoli del torace gli si contraggono, mentre tutto il suo corpo cerca inutilmente di richiudersi su se stesso per proteggersi dal dolore.

- Non fare lo sbruffone Terence, abbiamo un’intera notte da trascorrere insieme!

- Meglio questo... che riaverti... nel mio letto – ansima, mentre il suo corpo inizia a tremare sotto lo sforzo di sopportare il dolore.

Stacco il bastone e lascio che riprenda fiato. Il suo respiro è spezzettato, ostacolato dai brividi di sofferenza.

- Sei uno stronzo! – dico, cercando di non mostrare quanto mi abbia ferita – Sai perfettamente quanto me che ti era piaciuto!

Non mi risponde, il suo sguardo azzurro mi sfida canzonatorio.

Riaccosto il bastone al suo torace e lo sento guizzare sotto a quel nuovo attacco.

Mentre il dolore lo distrae, mi appoggio al suo torace e accosto le labbra alle sue. Lo bacio per punirlo di ciò che mi ha detto, lo bacio per costringerlo ad avere ancora a che fare con il mio corpo, lo bacio per umiliarlo.  Così mi dico, mentre gli apro a forza le labbra con la lingua e mi insinuo nella sua bocca sofferente.

Ma ritrovarlo dopo tanto tempo mi stupisce e mi stravolge. Risento il suo sapore come se lo avessi provato solo ieri e non solo una volta nella mia vita. Lotto con quelle labbra che cercano di respingermi e il bastone d’ametista cade a terra con un tonfo attutito.

Non mi rendo immediatamente conto che il dolore è cessato e che nonostante tutto Terence non mi sta più rifiutando. La sua bocca e la mia si cercano e si trovano a vicenda.

Maledizione!

Mi stacco da lui e gli soffio nell’orecchio – Non mi desideri, proprio come non mi desideravi tre anni fa.

Lui resta in silenzio, come se la sua stessa reazione l’avesse lasciato disorientato.

- E ora dimmi dove posso trovare la tua gente!

Terence continua a non parlare. Il suo sguardo si solleva sopra di me impenetrabile.

- Puoi continuare a torturarmi e baciarmi tutta notte, per quel che mi riguarda – dice alla fine.

- Puoi scommetterci! – alzo il bastone e lo appoggio alla sua spalla, ma la sua reazione istintiva al dolore è talmente irruente che l’arma mi scivola di mano e la punta di ametista cade sul mio braccio.

Getto un urlo involontario, mentre sulla parte di pelle venuta a contatto con la pietra inizia a delinearsi immediatamente una netta striscia rossastra.

La osservo furente, rendendomi conto che gli occhi di Terence hanno seguito ciò che è accaduto. Li sento alzarsi su di me stupefatti.

- L’ametista ti ferisce... – bisbiglia incredulo – Tu sei... tu... sei un Alych come me!

- Sorpreso? – dico, sfumando la mia frustrazione in arroganza – Credevi di essere l’unico in grado di nasconderti fra la gente comune?

Rimane in silenzio e mi accorgo che sta riflettendo. Vedo i pensieri associarsi in nuove forme dentro alla sua testa, fra pochi istanti avrà capito tutto.

Infatti poco dopo mi pianta addosso occhi scandalizzati.

- Eri tu a trafugare i rubini! – capisce all’improvviso – E sei stata tu a incastrarmi, lasciando quell’anello vicino alla stalla!

Sollevo le spalle con indifferenza.

- La padrona si fida di me, mi raccontava nel dettaglio cosa veniva preso ad ogni furto. Stavano scomparendo più rubini di quanti io ne avessi rubati e ho capito subito che doveva esserci un altro Alych nella villa. Ammetto di aver giocato d’azzardo puntando su di te. In realtà avevo solo voglia di metterti nei guai, non ero affatto sicura che fossi tu. È stata una sorpresa scoprire di aver centrato il bersaglio!

- Perché allora? – chiede costernato – Perché vuoi rivelare ai padroni dove si trova la nostra gente?

- Non voglio rivelarglielo! – rispondo stizzita – Voglio trovarli per unirmi a loro! Sono stanca di questa vita, sono stanca di nascondermi, di scappare, di rubare, di avere paura in ogni istante di essere scoperta e uccisa! Ho bisogno di pace, ho bisogno di fidarmi di qualcuno!

E spero che la mia faccia gli spieghi con chiarezza che non è più lui la persona di cui mi fido.

- Come faccio a crederti?

Ecco, certamente la sua di faccia è esplicita nel dirmi che non sono io la persona di cui lui si fida.

- Non è importante che tu mi creda – rispondo, fingendo noncuranza – Non devi rispondermi sulla fiducia sai? Ti ricordo che ti stavo estorcendo la verità in altro modo!

Così dicendo mi chino ad afferrare nuovamente il bastone, giusto per rinfrescargli la memoria sulle nostre reciproche posizioni.

È stupido esserci ridotti a questo modo, lo so. Siamo due Alych infiltrati tra la gente comune, abbiamo vissuto assieme per un certo periodo, siamo arrivati a fare l’amore desiderandoci l’un l’altra. Desiderandoci non solo con il corpo.

Deglutisco e chiudo gli occhi un istante.

Non voglio più pensarci.  Non voglio ricordare quello che mi ha detto quella notte, solo qualche ora prima di tradirmi.

Non voglio.

 

Ma voi avete mai provato a dirvi “Non voglio pensare a xyz?”

Pensare di non voler pensare a qualcosa, è già pensarci. Che fregatura!

 

-Non vuoi fare l’amore con me vero? – gli sussurrai, mentre mi spogliava lentamente, un pezzo alla volta.

Lui sorrise, sapendo di aver perso ogni credibilità.

- No, non voglio farlo – mi disse, gli occhi azzurri divertiti sul mio corpo ormai nudo – Non mi interessi. Non mi piaci affatto.

Le sue mani corsero su di  me con desiderio e delicatezza. Come possono stare insieme desiderio e delicatezza?

- Anch’io non voglio, sai? – dissi, scendendo con la bocca dalle sue spalle giù lungo il petto e il torace. – Non ti desidero affatto.

- Non ci sarà mai nulla fra di noi –  assicurò lui, mentre entrava dentro di me.

E quando finì,  mi rimase sdraiato accanto solleticandomi il viso con i capelli.

- Non è successo niente – gli bisbigliai.

- Nulla. Non ho fatto l’amore con te.

- No, e comunque a  me non è piaciuto.

- Non è piaciuto neanche a me. Proprio per niente sai?

Mi stavo addormentando, calma e rilassata accanto a lui. La sua voce mi arrivava ormai come un sospiro.

Come un sospiro anche le sue ultime parole.

- Non provo nulla. Non mi sono innamorato di te.

 

  
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