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Autore: Gelidha Oleron    23/08/2012    9 recensioni
Sorrise "Potrei aver mentito" scrollò le spalle come se niente fosse.
"Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto, ma non l'hai fatto"
Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?"
Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Maledetto" sibilai "L'hai fatto ancora..." sentivo la sua risata, risata che avrei voluto far sparire dalla faccia della terra "Mi hai sedata..." una fiala sporca di liquido arancione spiccava sul tavolino.

"Sei stata tu a costringermi a farlo. A quanto pare, quelle come te non tacciono facilmente"

"Sei proprio..." sussurrai flebilmente, ma fui interrotta da un invito che avevo già sentito "Apri gli occhi"

Dio, come riusciva ad essere così maledettamente convincente anche dopo che avevamo discusso?

Disarmata, senza riserve, feci come aveva detto. Riconobbi la stanza beige e i vassoi pieni di cibo. Il tutto era illuminato dalle prime luci dell'alba.

Law era in piedi accanto al letto e mi scrutava dall'alto "Siediti" ordinò.

Anche stavolta, lo stetti ad ascoltare immediatamente, come ipnotizzata dalla sua voce.

"Girati verso di me" comandò ancora.

Si accorse che i miei occhi erano diventati quelli di una sua vittima, perchè abbassò lo sguardo e pose lo stetoscopio sul mio petto simulando indifferenza.

Era così vicino che riuscivo a distinguere le sue ciglia una ad una e, anche se aveva lo sguardo abbassato e concentrato nel vuoto, potevo guardare i suoi occhi grigi come il mare in burrasca e perdermici dentro.

Improvvisamente, le mie labbra, come guidate da una misteriosa forza di volontà, andarono a baciargli le palpebre, che si chiusero facendolo sospirare lievemente.

Vittoria femminile: la mia tenacia nel dimostrargli che anch'io potevo farlo morire di piacere, se ne avevo voglia.

Le sue labbra si premettero leggermente sulle mie e, ansiosa come sempre, gli presi la mano e gliela posai sul mio seno sinistro. Lo accarezzò lentamente da sopra il lenzuolo, ma poco dopo non ci fu più nessun ostacolo a separare le sue dita dal mio capezzolo.

M'impegnai per non svenire sul colpo. Ma fu davvero dura quando mi morse l'orecchio. Era come se le sue labbra avessero un effetto benefico su di me, riuscivano a cancellare i miei pensieri e a farmi reclinare la testa all'indietro.

Con tutte le forze del mondo, mi sforzai per aprire impercettibilmente gli occhi e notai che aveva ancora lo stetoscopio nelle orecchie: gliele liberai sfiorandogli piano i lobi, affamata, mentre le sue labbra scivolavano sul mio collo e la sua barba mi solleticava la pelle con un tremendo su e giù.

Santo cielo, era davvero estenuante...

Ancora una volta, mi comportai precipitosamente: gli sbottonai i pantaloni e affondai la mano in paradiso. Una sensazione di benessere generale m'invase, come se il mio stesso organismo mi fosse riconoscente per quello che stavo facendo.

Ma non ne avevo abbastanza: volevo partecipare all'immensità del paradiso, volevo baciare il paradiso, volevo mangiare con gli occhi visioni celestiali che solo mani come quelle potevano darmi, volevo che il paradiso fosse soltanto MIO.

"Nami..." sussurrò improvvisamente, in cielo anche lui.

Sorrisi, dopo avergli sentito ansimare il mio nome. Esitò, ma poi sorrise anche lui, pensando probabilmente di aver appena fatto una cazzata.

Un momento di debolezza che andò a mio favore: infatti gli cinsi la vita con le gambe e lo spinsi più vicino a me. Il gesto sembrò coglierlo di sorpresa, ma anche eccitarlo. I movimenti convulsi dei miei piedi fecero sì che i suoi jeans si abbassassero ancora di più.

Le sue mani sfiorarono calde le mie cosce assopite e fui io a gemitare, ma di un gemito continuo, concitato, che fa perdere la ragione. In quel momento sentii che era mio, che potevo averlo tutto, che non dovevo fare altro che prendermelo.

Sollevai la sua felpa pesante e lasciai che la mia lingua esplorasse il suo petto. Aveva un buon odore, un odore di cui mi ubriacai.

La sua mano sinistra andò a finire tra i miei capelli e avvertii anche le sue labbra posarsi lì, con un'inaspettata dolcezza. Le mie mani andarono di nuovo ad accarezzare le sue parti intime, adesso palesemente scoperte. La sua lingua assaggiava le mie labbra...

Ci trovavamo in questa posizione, quando la bambina operata qualche ora prima entrò nella stanza con un ingenuo vassoio carico di biscotti tra le mani.

Fu un istante interminabile e imbarazzante: io sciolgo le mie gambe intrecciate e mi copro col lenzuolo, Law si stacca dalle mie labbra e si alza i pantaloni in fretta e furia, la bimba lascia cadere a terra la colazione e ci fissa inorridita.

Probabilmente, non mi ero mai trovata in una situazione del genere in tutta la mia vita.

Dall'esterno, corse Bepo allarmato "Cos'è stato? Oh, la colazione! Anita, perchè l'hai fatta cadere?"

"Bepo, ti avevo detto di farli restare a riposo..." dallo sguardo freddo del chirurgo, si percepiva una furia disumana.

"Oh, mi dispiace, capitano!" si scusò immediatamente l'orso, mentre la ragazzina continuava a fissarmi inquietata "E' che Anita voleva dare il buongiorno alla signorina Nami, che ieri l'ha aiutata..."

"Se si riaprono le sue ferite, gliele ricuci tu" lo minacciò il capitano con nonchalance.

"Ciao, piccola!" cercai di mostrarmi amichevole "E così ti chiami Anita, eh?"

Non rispose. Law e Bepo avevano cominciato a parlare delle condizioni di salute dell'uomo e la piccola Anita aveva gli occhi sgranati su di me.

Non sapevo cosa dire "Beh...io sono Nami, piacere di conoscerti"

Ancora silenzio.

"Non fa niente per la colazione" minimizzai, cercando disperatamente di farla parlare "A Bepo non dispiace pulire, è un orsacchiotto molto volenteroso"

Quando i due Heart andarono a visitare l'uomo, finalmente Anita aprì bocca "Perchè sei senza vestiti?"

Merda.

"Oh, io non sono senza vestiti" farfugliai "I miei sono in lavanderia, è per questo che indosso quest'abitino bianco provvisorio"

Mi scrutò da capo a piedi "Quello è un lenzuolo"

"Tu dici?" il mio sorriso era tremendamente finto. Perchè a me?

"Quanti anni hai?" cercai di portare la conversazione altrove.

"Nove. Ma sono molto intelligente per la mia età"

"Davvero?" feci una risatina nervosa.

"Cosa ti stava facendo prima, il dottore?" sembrava curiosa.

"Visitando. Mi stava visitando"

"Il mio dottore non mi hai mai visitata così"

"Trafalgar Law è un medico un po' fuori dagli schemi..."

Divenne pensierosa per un istante, poi si aprì in un largo sorriso "Ho capito"

Tirai un sospiro di sollievo "Bene"

Chi l'aveva mandata, questa qui, a bordo del sottomarino? Cosa voleva da me? Sperai che almeno avesse dei soldi.

Le avrei spiegato come nascono i bambini, se mi avesse pagata fior di quattrini!

 

 

"Allora, sei stanca di indossare quel lenzuolo?" Trafalgar Law scoppiò a ridere.

Era il tramonto ormai e ci trovavamo all'aria aperta sul sottomarino emerso. Io ero affacciata alla ringhiera a godermi il vento fresco e lui era appoggiato con la schiena al muro.

Gli rivolsi uno sguardo carico di rabbia.

"Siamo in prossimità di un'isola, sai?" incalzò "Magari potresti scendere e comprarti qualche mutandina nuova"

Alzai gli occhi al cielo e tornai ad osservare il sole. Ma ci provava così tanto gusto a prendermi per il culo?

"Posso sapere perchè non ero stata informata di quest'emersione?" domandai con un filo di delusione nella voce.

"Dimenticanza" la buttò lì senza preoccuparsi ulteriormente.

Si avvicinò a me e si affacciò anche lui alla ringhiera. Poi mi guardò "Devo confessarti che mi hai sorpreso" disse ad un tratto, spiazzandomi completamente "Ieri notte, in sala operatoria, non hai gridato nemmeno una volta. Credevo che saresti scappata a gambe levate da un momento all'altro, con tutto quel sangue..." continuavo a fissare il tramonto, ma sentire il suo sguardo addosso mi riempiva di agitazione "...non è stata una passeggiata d'intervento. Ma tu hai resistito fino all'ultimo"

Esitai, ma poi confessai "Avevo già assistito ad un'operazione del genere, una volta. Il nostro medico di bordo, Chopper, operò diversi uomini in una vecchia fortezza* e...c'ero anch'io"

"Ah...adesso capisco"

Mi sentii avvampare, percepivo la tensione crescere dentro di me "Law..." feci ad un tratto, forse più velocemente di quanto avessi voluto.

"Sì?"

Mi voltai verso di lui, non accorgendomi che fosse così vicino e, ancora una volta, rischiai di essere risucchiata nell'abisso dei suoi occhi.

"Quello che fai..." cercai di mantenere la lucidità, nonostante il sole calante diffondesse una luce sul suo viso che lo faceva sembrare un dio greco "...quello che fai è molto bello" riuscii finalmente a dire.

Mi rivolse uno sguardo interrogativo e infantile, ricordandomi terribilmente del bambino che avevo visto nelle vecchie fotografie della biblioteca "Salvare vite..." cercai di spiegarmi meglio "...mettere te stesso in ogni intervento...curare le persone con maestria e apprensione..."

La mia voce era un sibilo, eppure sembrò alterarlo parecchio. In una manciata di secondi, il dolce bambino era sparito ed era tornato l'uomo freddo e scostante.

Si voltò dall'altra parte "Non so di che parli" e fece per andarsene, ma le mie parole lo inchiodarono "Perchè l'hai fatto?"

Si fermò. Era di spalle, incapace di proseguire "Fatto cosa?" stava cercando di nascondere la tensione, ma la percepivo nel suo finto tono neutrale.

Sapevo che aveva capivo benissimo a cosa mi riferivo "Avresti potuto lasciarli morire. Perchè li hai salvati?"

Esitò, sembrava in difficoltà. Per la prima volta, il temuto chirurgo della morte non sapeva cosa dire. Lui che era sempre pronto a mettere tutti K.O. col suo sarcasmo, lui che ne sapeva sempre una più del diavolo.

"L'ho fatto e basta. Non ti devo alcuna spiegazione" il suo tono era sulla difensiva, pronto ad attaccare con architettate argomentazioni.

Feci qualche passo avanti "Si dicono tante cose di te...si dice che tu sia perfido, ti chiamano 'Il chirurgo della morte' e temono la tua crudeltà..." esitai "...ma non è vero" riuscii a sentire chiaramente che aveva appena deglutito, ma continuai impavida "Tutte queste persone non ti conoscono. Non sanno che è una menzogna. Gli fa comodo credere semplicemente alla tua reputazione...alla maschera che tu stesso hai creato"

Strinse i pugni, ma non mi arresi "Non ho mai conosciuto nessuno come te...di solito le persone cercano di apparire buone per nascondere le proprie azioni deplorevoli..." il tempo si fermò, facendo rimbombare la frase successiva nell'aria "...perchè, invece, tu vuoi a tutti i costi far credere agli altri di essere il cattivo...QUANDO HAI UN GRAN CUORE?"

Coltelli, le mie parole. Lame affilate che sembrarono tagliare il vento e far scappare via il sole. Era rimasta soltanto una leggera brezza adesso, e nuvole rosa che preannunciavano l'inizio della sera.

Non potevo guardarlo in faccia, ma sapevo che Trafalgar Law aveva sgranato gli occhi "Tu non sai niente del mio cuore" sibilò tra i denti. La sua voce era roca, rabbiosa, risentita, aveva perso buona parte della sua solita spavalderia "Perciò, fammi un favore e non ti impicciare. La cosa non ti riguarda"

Mi morsi un labbro, delusa. Forse l'avevo ferito.

Tante erano le cose che ancora avrei voluto dirgli, ma non ebbi il coraggio di fermarlo una seconda volta, quando cercò di evitarmi entrando nel sottomarino. ©

 

 

 

 

*Nami si sta riferendo alla fortezza Navarone.

 

Eccoci qui: devo dire che questo capitolo mi piace particolarmente, c’è una scena fortemente Lime (dove, ancora una volta, spero di non aver esagerato!) e finalmente Law viene messo alle strette dalla bella navigatrice, che ha inquadrato perfettamente la sua personalità :) non credete anche voi?

 

Ah, ho un nuovo portachiavi con la miniatura di Trafalgar Law e volevo renderlo (stupidamente) noto! xD

E’ bellissimo *-*

 

E poi stanotte ho sognato di baciare Franky ò__ò

Non è stato tanto male xD

 

Detto questo…alla prossima! ;)

 

 

 

 

 

  
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