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Autore: _cielo_    24/08/2012    4 recensioni
Voglio premettere che questa storia non è mia, ma di un’amica che ha deciso di cancellarsi da efp come Free_Mind e di crearsi un nuovo account. Mi ha dato il permesso di continuare la sua storia che lei non aveva intenzione di proseguire perché a me piaceva molto, quindi voglio riproporvi questo capitolo che ovviamente non ho toccato ne modificato. Enjoy it!
Dal Cap.2
Quando la ragazza riuscì a vedere in pieno il suo volto sussultò leggermente.
Cresta verde.
Piercing ovunque.
Collana da cani.
Sorriso malizioso e strafottente.
Poteva davvero fidarsi di un tipo così?.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era sconvolta.
Semplicemente sconvolta.
Non riusciva a pensare razionalmente, le uniche cose che le frullavano per la testa erano tutti i problemi che quella situazione le avrebbe procurato.
Come l’avrebbe detto ai suoi? Con quale faccia si sarebbe presentata da loro dicendogli che era incinta di un perfetto sconosciuto?
Non ci poteva credere. Un errore, era bastato un singolo fottutissimo errore per rovinarle la vita.
Per sedici anni era sempre stata attenta a non commettere stupidaggini, aveva sempre agito in modo razionale, non dando mia per scontato nulla e tenendo sempre tutto sotto controllo, ottenendo anche soprannomi come “Perfettina” o “Maniaca delle regole”.
E ora, per colpa di una stupida festa si ritrovava in quella situazione.
L’avevano fatta ubriacare, qualche idiota le avrà sicuramente messo qualcosa nel bicchiere per farle perdere la lucidità e approfittarsi di lei. Era impossibile che per qualche alcolico ( che per altro neanche ricordava di aver preso ) avesse quel vuoto in testa.
E la cosa che le faceva più rabbia, era che per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare.
Parlarne con i suoi? No, l’avrebbero segregata in camera per tutta la vita.
La cosa migliore da fare ora era sfogarsi con qualcuno.
E sapeva benissimo anche con chi.
Compose il numero con le mani che ancora le tremavano, una ancora col termometro con quel maledettissimo più che lampeggiava sul display.
-Pronto?- finalmente sentiva la voce dell’amica dall’altra parte del telefono.
-Bridgette, devo vederti, è urgente-
-Come, è successo qualcosa?-disse lei preoccupata.
-Si, ma ora non posso parlare, se i miei mi sentono sono finita, ci possiamo vedere oggi pomeriggio al solito posto?-
 
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Era arrivata al bar con mezz’ora di anticipo, del resto, stare da sola a casa l’avrebbe fatta sentire ancora più in ansia, specialmente con i genitori in giro.
Se avessero notato in lei quello strano turbamento, si sarebbero certamente insospettiti.
Era seduta fuori, in uno di quei tavolini con l’ombrellone sopra per dare ombra, con una limonata ghiacciata in mano. Quella era una giornata veramente calda. E ed era appena arrivato Marzo!
Fa in tempo a togliersi la giacca quando ecco che vede arrivare la bionda surfista, mentre da lontano la saluta con la mano.
Una volta arrivata vicino alla mora, si piega un attimo in due per riprendere fiato.
-Tu … Non puoi capire … La corsa … Che ho dovuto … Fare …- era rimasta completamente senza fiato.
-L’importante è che sei qui, ora siediti, bevi qualcosa e tieniti pronta perché potresti cadere giù dalla sedia-
 
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-Tu sei COSA ?! – urlò Bridgette alzandosi di scatto dalla sedia e attirando l’attenzione di molti clienti.
-Shhhh, abbassa la voce, non voglio che la gente cominci a sparlare!- la zittii io.
-M-ma Courtney, sei veramente sicura? Voglio dire, quei cosi che ti rifilano in farmacia non sempre ci azzeccano … -
Ecco, ora eravamo in due ad essere sconvolte. Del resto, che mi aspettavo, che mi dicesse “Tanti Auguri” e finisse li?
Portai una mano sulla fronte e le risposi seccata –Bridgette, sono dei termometri, non indovini, e poi ho fatto il test undici volte ed è sempre risultato positivo!-
-Ma almeno sai chi è il padre?-
-No! E’ questo il problema! – sbraitai –Se perlomeno sapessi il nome del disgraziato che mi ha messo incinta avrei risolto un terzo dei miei problemi!-
-Beh, qual è il problema? Non ci resta che fare una piccola indagine dei presenti alla festa e qualcosa salterà fuori, no?-
-Non sono in vena di giocare all’investigatore Bridgette … -
-Oh e andiamo, come cavolo avresti intenzione di trovare il padre di tuo figlio se no? E in fondo … - aggiunse sorridendo –Sarà divertente! –
Sbuffai. Sarà divertente …?
 
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-Ok, spiegami ancora cosa diavolo ci facciamo qui dentro!-
Le ragazze si trovavano sedute al bancone di un pub con una pessima fama, a detta della bionda il luogo ideale di cercare il possibile “padre” del bambino dell’amica. Non era molto spazioso, giusto lo spazio per quattro tavoli, un tavolo da biliardo e un piccolo bancone, e in più puzzava di fumo ed alcool da far venire il voltastomaco. Ed erano solo le cinque del pomeriggio.
-Te l’ho già spiegato almeno una quindicina di volte, se questo posto lo frequenta spesso tuo cugino, è probabile che ci siano anche i suoi amici! - spiegò  Bridgette che, al contrario dell’amica, era molto tranquilla nonostante si trovasse in quel genere di ambiente –E magari vedendoli lo riconoscerai!-
-Come, se non mi ricordo un’accidenti di niente?!-le urlò contro Courtney.
-E io che ne so, magari ad impatto visivo ti torna in mente qualcosa … -
La mora si batté una mano sulla faccia per nascondere la frustrazione e il nervosismo, ma non fece in tempo a controbattere che una voce ostile dietro di loro s’intromise nella conversazione.
-Ehi cos’è tutto questo casino, noi staremo provando a giocare a biliardo!-
Le ragazze si voltarono verso quella voce, cercando il ragazzo da cui era uscita. Davanti a loro si presentò un diciottenne vestito in modo molto sciatto, una canottiera bianca e un paio di jeans strappati, capelli rossi e occhi grigio pece.
-E noi staremo provando a parlare, se non ti spiace- rispose per le rime Courtney guardandolo dall’alto in basso com’era di suo solito fare.
-Cos’è che hai detto mocciosa?- continuò il rosso cominciando ad alterarsi.
-Ehm, io esco fuori a fare una chiamata … - sussurrò Bridgette all’amica facendo segno di non combinare più casini di quanto non avesse già fatto mentre lei cercava aiuto.
- Il messaggio era se ti potresti gentilmente levare dai piedi, mi consumi l’ossigeno – disse acida la mora a testa alta. Figurati se si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da un gradasso qualunque.
-Però, che bella lingua che ha la signorinella … Ehi, frena un secondo, ma io e te non ci siamo già visti da qualche parte?- esclamò il rosso avvicinandosi ad osservarla meglio.
-No, non credo proprio, e non starmi così vicino!-
-Ma si, mi ricordo del tuo davanzale! Tu eri alla festa di Daniel ieri sera, vero?-
Si era ricordato del suo davanzale …?
Stava per dirgliene di santa ragione quando all’improvviso le si accese una lampadina in testa. La festa di Daniel?
-Si ero alla festa, ma non mi ricordo di un pallone gonfiato come te –disse lei facendo finta di niente sperando di ricavare qualche informazione.
-Senti senti, vediamo se riesco a farti tornare la memoria in qualche modo …- disse lui avvicinandosi pericolosamente.
D’istinto, Courtney prese una mazza dal tavolo da biliardo e in un battito di ciglia glielo tirò lì dove non batte il sole prima che lui potesse fare un passo in più verso di lei.
-Tsk, ma con chi credi di aver a che fare, con una principessina incapace di difendersi?-  disse la ragazza altezzosa soddisfatta di vedere l’avversario inginocchiato a terra.
-Brutta p*****a, ti farò rimpiangere di aver messo piede in questo posto .. –
Courtney era pronta a difendersi e convinta di essere in vantaggio, ma sbiancò quando scoprì che il ragazzo era armato di coltellino. E non era da solo.
La mente lavorava veloce, l’unica cosa che le venne in mente era fuggire, ma le gambe erano paralizzate dalla paura e non riuscivano a muoversi.
All’improvviso venne afferrata per il braccio da un ragazzo dietro di lei, che annunciò al rosso e agli amici:
-Tranquillo Scott, a questa qui ci penso io –
Courtney cercò di dimenarsi furiosamente dalla stretta del ragazzo, mentre Scott e tutti gli altri cominciavano a sghignazzare.
Venne portata in un bagno stretto e sporco, e lì cominciò ad urlare.
-Pervertito che non sei altro, mollami immediatamente!-
-Shhhh, sta buona, ti prego sta buona, non ti voglio fare niente, te lo prometto …- le sussurrò.
Ma vedendo che la ragazza continuava a dimenarsi e ad urlare come una posseduta, fu costretto a tapparle letteralmente la bocca. La cosa parve funzionare, infatti Courtney si fermò di colpo. Non riusciva a vedere bene il volto del ragazzo di fronte a lei, essendo buio, ma parve scorgere due occhi color acquamarina che la fissavano attentamente.
-Ok, già va meglio, ora tolgo la mano, non urlare … -
Le tolse piano piano la mano dalla bocca. E per fortuna la ragazza fece come le era stato richiesto.
-Perfetto, ora ascoltami bene: io ora batterò forte dei pugni sulla porta e darò pure qualche calcio, voglio che tu al mio segnale urli come una pazza, chiaro?-
-E sentiamo, perché dovrei prendere ordini da te?-  chiese lei cercando di recuperare quel minimo di orgoglio che le era rimasto.
-Perché l’alternativa a farti  pestare di botte da me per finta è quella di farti stuprare da lui per davvero, a te la scelta –
Anche se non poteva vederlo bene in viso, poteva chiaramente scorgere il sorriso strafottente di lui. Ma purtroppo aveva ragione, e dovette ingoiare il suo orgoglio per uscire viva da quella situazione.
-E va bene, cerchiamo di fare in fretta –
Uscì fuori un bel teatrino, entrambi i ragazzi avevano messo su una scenata piuttosto convincente, al punto che Scott cominciò a preoccuparsi seriamente.
-Ehi amico, credo che così possa bastare … - bussò lui dall’altra parte della porta.
I due ragazzi dentro non poterono fare a meno di trattenere una risata, ma subito dopo il ragazzo le sussurrò –Ascolta, fuori di qui c’è una Volvo argentata, prendi le chiavi e nasconditi dentro, io mi libero di Scott e ti raggiungo subito –
-E come faccio a uscire?-
-Dalla finestra-
-Quale finestra??-
-Questa –disse lui aprendo le serrande di una piccola finestra sopra di loro, facendo entrare un po’ di luce.
Quando la ragazza riuscì a vedere in pieno il volto sussultò leggermente.
Cresta verde.
Piercing ovunque.
Collana da cani.
Sorriso malizioso e strafottente.
Poteva davvero fidarsi di un tipo così?.
Ormai era fatta, e, in fondo, se l’aveva salvata forse qualcosa di buono in lui c’era, giusto?
Non volle rispondere a quella domanda, poiché l’istinto le diceva di correre a gambe levate una volta uscita dal bagno.
E invece si rifugiò nella macchina di quello sconosciuto.
Chissà quale era il suo nome … Qualcosa le diceva che si chiamasse … Duncan.
 
 
 
 
 
Ecco a voi il secondo capitolo di “Piacere, sono un Po’ Incinta”!
Spero che vi sia piaciuto almeno quanto il primo, fatemi sapere cosa ne pensate!
  
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