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Autore: AleH96    24/08/2012    5 recensioni
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
“No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
Che cosa volevamo di più dalla vita?“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
Che cosa volevamo di più dalla vita?“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
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