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Autore: Rosmary    24/08/2012    9 recensioni
È la Vigilia di Natale del 1996. Voldemort è sempre più potente e l'Ordine della Fenice deve agire.
Tutti sono coinvolti in questa guerra, anche i più giovani, costretti a vivere immersi in paure, preoccupazioni e compiti gravosi. Eppure vi sarà sempre qualcuno pronto a sorridere e a vivere, e allo stesso tempo vi sarà anche qualcuno pronto a spegnere quei sorrisi e quella vitalità.
Indirizza lo sguardo su Hermione «Ti accompagno a casa?»
«No, papà. Lo faccio io» Tutti si voltano verso Fred.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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«Liberatemi, liberatemi subito»

«Zitta»

Delle urla echeggiano lungo il tetro corridoio. Una ragazza, legata da corde invisibili, continua a dimenarsi. Assieme alle urla, anche delle sguaiate risate echeggiano. Mani grosse, maschili e sporche cingono il corpo della vittima.

«Cosa volete farmi?» Ed alcune lacrime bagnano il viso della giovane e terrorizzata strega.

Riapre gli occhi, percependo come proprio il respiro affannoso udibile nella cella. La mano destra s’adagia al petto, alla ricerca del proprio battito cardiaco. Hermione è distesa sulla fredda pietra, avverte le gambe intorpidite ed un freddo pungente torturarle il corpo. Lo sguardo scuro osserva il soffitto, lentamente la mente della giovane riesce a ricomporre i vari pezzi del puzzle; il terrore l’assale alla consapevolezza che l’incubo appena avuto sia, in realtà, un crudele ricordo. Deglutisce quando avverte un altro respiro accanto al proprio. Terrorizzata, ruota il capo in direzione del respiro, scorgendo il corpo di Fred disteso sulla pietra.

«Fred…» Un sibilo arrochito: parlare è faticoso «Fred…» La destra di Hermione, scivolando via dal petto, sfiora la mano di Fred. È un contatto celere, un contatto che acuisce il terrore di Hermione «Fred… no…»

Le dita della strega ancora risentono del contatto con la pelle gelida del ragazzo. Deglutisce per l’ennesima volta Hermione, ed è deglutendo che tenta di tirarsi su: i gomiti sono costretti a sorreggerla, puntellando la pavimentazione malmessa, le gambe si piegano ed una fitta di dolore le attraversa; morde il labbro inferiore lei, costringendosi a non urlare, lo sguardo s’inumidisce, voglioso d’esternare quel dolore. Ansima, consapevole di dover pretendere altro ancora dal proprio corpo, ed è con l’ennesimo, rapido e violento strattone che riesce a mettersi seduta.

«Maledizione» Impreca sottovoce la strega.

Nel frattanto, il respiro di Fred è divenuto più regolare e la temperatura corporea è aumentata. Un accenno di colorito si dipinge sul volto pallido del mago e questi, come risvegliatosi da un lungo letargo, riapre lentamente gli occhi. Anche lui, come Hermione, si ritrova ad osservare il soffitto, percependo il proprio respiro irregolare ed i propri muscoli intorpiditi. Prova a muovere le dita, e seppure non riesca a percepire alcun movimento, lo sguardo di Hermione cattura nell’immediato l’indice ballerino del ragazzo.

«Sei vivo…» Un sussurro «Sei vivo!» Il tono aumenta e Fred riesce a voltarsi in direzione della ragazza, sorridendole.

«Siamo vivi» La voce del mago è arrochita ed affaticata, ma esprime gioia e sollievo.


 

****



 «Adesso basta» Una voce femminile s’impone. Il tono è autoritario e l’aria della donna è severa. Batte i palmi sul tavolo da cucina, facendo sobbalzare i tre interlocutori.

«Signora Granger, si calmi»

«Kingsley ha ragione, si dia una calmata!»

«Attento a come parla!» L’indice destro di Jean addita minaccioso ciò che resta del naso di Malocchio «Voglio sapere cosa succede. DOV’Ѐ mia figlia?»

«Jean, ti prego. Questi signori sono qui per spiegarci» Il braccio tremante del padre di Hermione cinge le spalle della moglie.

«Spiegarci?» Lo sguardo sgranato, la voce stridula. Jean sembra aver perso il senno «Spiegarci! Il piccolo Logan è al San Lungo…»

«…Mungo» Azzarda Kingsley.

«Non m’interessa! Quel povero ragazzo è in ospedale, i nostri più cari amici sono stati stregati e la MIA bambina è sparita!» Si distacca furente dal marito, osservandolo rabbiosa «Fa' qualcosa!»

«Tesoro, ti prego. Calmati…» Ma ottiene unicamente il silenzio da Jean, la quale torna ad osservare truce i due maghi, in attesa di spiegazioni.

Per qualche istante nessuno s’azzarda a prendere parola: sono tutti impegnati a studiare il modo migliore per improntare il discorso. È Malocchio il primo a parlare, dopo aver a lungo scrutato la madre di Hermione. L’occhio magico ruota in direzione dell’altro mago «Spiega tu»

Kingsley annuisce, sollevato dalla decisione presa da Alastor «Signori Granger, vi invito sin d’ora alla calma. La situazione è meno preoccupante di quanto possa apparire e nulla accadrà a vostra figlia»

«Vada avanti»

Su incitamento del Signor Granger, il mago prosegue «Hermione e Fred non hanno seguito le nostre indicazioni, sono stati fuori casa a lungo e si sono imbattuti in alcuni maghi poco affidabili»

«Mangiamorte» Sibila Jean «Non utilizzi mezzi termini, Signore» Termina sprezzante.

«Come preferisce, Signora» S’adegua il mago «Sono stati rapiti. Logan è stato colpito da una maledizione, fortunatamente non bene eseguita. Il Mangiamorte doveva aver fretta e poco interesse verso il Babbano. Abbiamo modificato la memoria ai vostri amici, trasferito il ragazzo in un reparto che possa offrirgli cure adeguate e siamo sulle tracce di Hermione» Termina così il discorso, il tono pacato e mai impressionato o scosso dalle imprecazioni dei Babbani o dalle espressioni afflitte.

«Non muovetevi di qui. Vi terremo aggiornati» Ordina Malocchio.


 

****



Alla Tana vi è un’atmosfera pesante e deprimente, come se stesse avendo luogo una veglia funebre. La Signora Weasley ha messo via la bacchetta, svuotato tutti i mobili  della cucina e lucidato ogni utensile; ha spolverato i mobili all’esterno ed all’interno, riponendo ogni utensile al proprio posto e poi, senza mai apparire stanca, ha nuovamente svuotato ognuno di quei contenitori in legno, ricominciando da capo. Il Signor Weasley è assente, non è affatto tornato a casa: tutto il giorno in giro, in cerca di notizie o d’una traccia. Harry e Ron sono entrambi sdraiati nei propri letti, in silenzio fissano il vuoto; entrambi infuriati e terrorizzati. Harry, ad un certo punto, ha dato le spalle a Ron, nascondendo uno strano e sconosciuto luccichio agli occhi. Ginny e Bill, invece, hanno digiunato all’esterno della camera di Fred e George, seduti in terra, dando ogni tanto colpetti alla porta, parlando alla porta, tentando di convincere George ad uscire di lì.

«George, per favore, esci» La voce supplichevole di Bill.

Scuote il capo Ginny, asciugando frettolosa una lacrima «Non uscirà mai. Se non torna Fred, non uscirà»

«Tranquilla, Ginny. Si aggiusterà tutto» Amorevole, Bill trae a sé la sorellina, cullandola in un abbraccio.

George, all’interno della stanza, è seduto a terra, ai piedi del letto di Fred. Le gambe incrociate ed il capo dritto. Lo sguardo appare perso nel nulla, in realtà sono ore, ormai, che la mente del mago rivive il terribile momento.

«Fred! FRED» Il braccio si tende in avanti, i muscoli paiono strapparsi, le dita tentano d’afferrare il gemello, ma è tutto vano. Lui è distante, lui è più veloce «FRED» Urla ancora George, tentando d’attirare, per un solo istante, l’attenzione di Fred. E l’ansia cresce, il terrore diviene palpabile. È freddo ovunque mentre quel fascio di luce colpisce Fred.

Scuote il capo. Porta le mani alla testa, facendo pressione, con la voglia di comprimere, scacciare, farsi del male «Fred» Lo chiama. Poi, ancora una volta, un bussare alla porta richiama l’attenzione di George, ma quest’ultimo mostra d’infischiarsene, ed il rumore diviene più insistente. George l’ignora ancora, ma il bussare questa volta è determinato.

«George, apri. Andiamo, non essere una cacca di Gnomo ed apri!» Afferma il qualcuno che bussa con determinazione.

Si stranisce George e, per la prima volta in quelle ore, presta attenzione alla porta.

«George! Ti faccio ingoiare dieci Caccabombe se non apri questa cavolo di porta!»

No, conclude la mente di George, quel qualcuno non è sicuramente Ginny, e non è neanche Bill. Si alza in piedi, scoprendosi in difficoltà. Ritrovato l’equilibrio s’avvicina alla porta. Un cenno della bacchetta e la serratura scatta. La porta si schiude immediatamente, rivelando Bill e Ginny trepidanti ed un ragazzo di colore alto quasi quanto George, dall’espressione fintamente serena. Suo malgrado, George riesce ad accennare un sorriso.

«Cosa ci fai qui?»

«Non so…» Si finge pensoso Lee e, infischiandosene delle buone maniere, s’addentra nella stanza dei gemelli «Alcuni strambi la chiamano amicizia! Pensa un po’!»

Ma George non riesce a ridere «Fred è stato rapito e io non ho fatto niente»

«Parliamone»


 

****



«Allora, Angus, cosa dobbiamo aspettare?»

La voce stridula e divertita di Bellatrix provoca un brivido nel vecchio Rosier. Ingobbito come sempre, tende la bacchetta in avanti, puntandola contro un uomo che fa fatica a respirare.

«Torturalo. Ora»

Le dita di Angus si serrano intorno al legno. Assottiglia lo sguardo, le rughe del viso paiono triplicarsi ed un filo di voce abbandona le labbra «C-Crucio» E nell’immediato un fiotto di luce rossa si scaglia contro l’uomo in affanno.

Remus è costretto a rannicchiarsi sul pavimento, a contorcersi dal dolore, seppure riesca a non urlare ed a non chinare il capo. Difatti lo sguardo, fiero e coraggioso, continua a sfidare Angus.

«Di più» Ordina Bellatrix, indurendo i tratti «Di più, sciocco. Devi volerlo di più!» Con foga incita il lupo mannaro al suo fianco.

«Crucio!» Più determinato questa volta, Angus ferisce con maggiore crudeltà il corpo della sua vittima. Remus si contorce ancora ed ancora, questa volta è costretto a mordersi le labbra, facendole sanguinare, per evitare d’urlare. I muscoli si tendono al punto che Lupin pare avvertire dei cruenti strappi. Le ossa iniziano a dolorare ed a scricchiolare, il braccio compie un movimento tanto innaturale da produrre uno schiocco che costringe Remus a cedere alle lusinghe delle urla.

«Continua» Sentenzia la Lestrange, soddisfatta.

In altra stanza, altre urla echeggiano. Ma non sono urla di dolore, bensì di rabbia. Antonin Dolohov fronteggia una Ninfadora ridotta in catene e non per questo meno spavalda.

«Sei fortunata, Ninfadora»

«IO? TU SEI FORTUNATO! FORTUNATO CHE IO NON ABBIA LA BACCHETTA E SIA LEGATA, BRUT…»

«Silencio» Esterna con disinvolta il Mangiamorte «Ora va meglio» Una risata priva d’allegria raggiunge l’udito di Tonks, ma lei continua ad imprecare, muovendo le labbra lentamente, facendo in modo che lui comprenda comunque.

Ai piedi di entrambi, svenuta in terra, vi è Hestia Jones: indosso solo una veste grigiastra, sporca, consunta e tanto somigliante alle vesti degli Elfi Domestici; il corpo straziato da lividi, bruciature e profonde ferite, talune infette e talune ancora sanguinanti; i capelli più radi del dovuto, ingrigiti alla radice, appaiono sudici ed appiccicati al volto ed al collo; le guancie non più rosee e piene, ma smagrite e pallide quanto il resto del corpo. Hestia è un cadavere che s’ostina a respirare. Dolohov si porta in avanti e, ghignando, sposta il corpo inerme con il piede.

«Non posso ammazzarti, Mezzosangue. L’onore spetta a tua zia» Ride di scherno, con disarmante leggerezza «Ma ucciderò lei, sempre che tu non abbia qualcosa d’interessante da dirmi» E con un colpo di bacchetta spazza via il Silencio.

«BASTARDO. TI AMMA…»

«Silencio» Aggrotta la fronte Dolohov, spazientito «CRUCIO» La maledizione, evitando Hestia, colpisce in pieno la povera Ninfadora, costretta ad afflosciarsi in terra.


 

****



«Riesci ad alzarti?»

«Sì, tu?»

«Sì»

Entrambi appaiono ancora affaticati. Sia Fred che Hermione sono costretti a sottoporre il corpo ad un vero e proprio sforzo nell’alzarsi da terra. Lamenti soffocati riempiono la sudicia cella, illuminata da un’unica candela. Hermione tasta il proprio corpo, avvedendosi di profonde ferite alle braccia ed al torace, provocate probabilmente dalla morsa infernale che l’ha resa prigioniera. Fred è invece tormentato da un forte dolore alla testa, un dolore poco spiegabile.

«Stai bene?» Ѐ Hermione a chiederlo, ma non gli giunge risposta poiché Fred, impadronitosi dell’equilibro, l’abbraccia. Lei, sorpresa, ignora le remore della logica e ricambia l’abbraccio, bisognosa di calore e, forse, di lui «Ahi!»

«Scusa» Mortificato, Fred allenta la presa, sino a scogliere l’abbraccio «Sei ferita?»

«Non è niente» Si guarda intorno, aguzzando lo sguardo «Che… che posto è?»

«Una cella, suppongo»

Hermione copre la bocca con le mani, impallidendo ancora di più «Logan! Fred, Logan! Cosa gli avranno fatto?»

«Non lo so» Ammette sottovoce il diciottenne. Hermione, dal canto suo, ha gli occhi sgranati e l’aria afflitta «Dai…» Si riavvicina Fred, carezzandole dolcemente il capo.

«Mi dispiace tanto» Sibila, scuotendo debolmente il capo «Ѐ tutta colpa mia»

«Non essere sciocca, Hermione. La colpa è di quei farabutti» L’afferma arrabbiato, risvegliando la propria aggressività.

«Ci uccideranno?»

«Sì» Ghigna, incrociando gli occhi spaventati della strega «Non ora, però»

«Come fai a dirlo?»

«Siamo ancora vivi. Significherà qualcosa» S’allontana da lei, iniziando a scrutare l’ambiente. La testa continua ad esser dolorante e ciò l’obbliga a strizzare gli occhi più volte.

«Cosa guardi?»

Non le risponde, preferisce avvicinarsi alle pareti della cella ed analizzarle «Sai per quale motivo esistono le celle?» Non dà tempo ad Hermione di rispondere ed, ignorando l’ennesima fitta alla testa, ghigna impertinente «Per evadere!»

«Ma non possiamo evadere»





Angolo Autrice:
Salve ragazze! In primis, chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo ho avuto un calo d'ispirazione (neanche sono soddisfatta di questo capitolo, spero che un po' vi piaccia. È cortino, lo so); ad ogni modo m'impegno a concludere la storia, non la lascio incompiuta!
Tengo a ringraziare LenadAvena, Black_Yumi, _Raspberry, Notteinfinita, Krisma, potters_continuos e maar_jkr97 per le stupende recensioni! Un grazie anche ai lettori silenziosi ed a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate! Alla prossima!




   
 
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