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Autore: Wrong_And_Right    25/08/2012    2 recensioni
Questa è la storia di una Directioner.
Questa è la storia di una ragazza con una vita difficile.
Questa è la storia di un ragazzo che potrebbe riportarle il sorriso sul volto.
Questa è la storia di Eloise, conosciuta anche come Hope, che ha trovato il suo futuro grazie alle sue parole.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.

<< Hope, sono a casa. Vieni sorellina, ho una sorpresa per te >>, quelle parole mi rimbombarono nel cervello per un po’, fin quando mi decisi ad alzarmi dal letto e dirigermi in salotto. Mio padre era già seduto davanti al televisore, un po’ meno pallido e più allegro del giorno precedente. Quando mi sorrise, notai qualcosa di strano nei suoi occhi. Come se qualcosa che sarebbe presto successo lo rendesse felice.
Nathan invece era appoggiato al muro accanto alla porta e sventolava una busta con aria maliziosa.
<< Allora, cos’è che mi nascondete tutti? >>, domandai, accennando un sorriso.
<< Beh >>, cominciò mio fratello << Ho pensato che tu sei sempre a casa con papà, non fai mai niente che ti piace. Non esci mai. Così ho deciso che dovevo farti un regalo prima di partire. Sono certo che questo sia perfetto >>, disse poi, porgendomi la busta.
Io la aprii diffidente e per poco non la feci cadere.
<< Stai scherzando?! >>, feci con voce strozzata.
<< Secondo te sto scherzando?! >>.
<< Non è possibile. Io… io non posso >>.
<< Sì che puoi. Papà se la caverà da solo per una sera, poi il concerto è qui vicino, appena finisce torni. Contenta piccola? >>.
<< Certo che sono contenta, non sono mai stata così felice >>, dissi, quasi piangendo.
Immagino che voi non stiate capendo nulla, permettetemi di fare un passo indietro. Nella busta avevo trovato quello che più o meno ogni ragazza desidererebbe e che chiunque giocherebbe carte false per avere: un biglietto per il concerto dei propri idoli. E ormai avrete capito chi sono e chi erano i miei idoli.
Io, Eloise Lenter, sarei andata a vedere i One Direction. Non sono in grado di spiegarvi l’immensa felicità che invase il mio cuore, dovete provare qualcosa del genere per capirlo. Per me, che ne avevo passate tante in quei diciotto anni, fu la più grande gioia della mia vita.
<< Grazie, Nath, grazie >>, sussurrai, abbracciando mio fratello.
<< Non devi ringraziarmi piccola. È piuttosto un modo per chiederti scusa >>, rispose lui, passandomi una mano tra i capelli.
<< Non devi chiedermi scusa di niente, fratello >>.
 
 

***

 
I giorni seguenti trascorsero lentamente come sempre, ma furono diversi. Sì, diversi, perché ogni mattina avevo qualcosa che mi spingesse ad arrivare fino a sera e a vivere perché sapevo che sarebbe presto arrivato qualcosa che mi avrebbe resa felice. Quel biglietto appoggiato alla mia scrivania era la mia fonte di forza, di allegria, di sonno e, beh, di vita. Non voglio dire che fu facile affrontare le offese a scuola, i compiti impossibili che sembravano non avere una fine, il lavoro noioso e la malattia di mio padre, ma per lo meno per la prima volta avevo un obiettivo da raggiungere: arrivare a quella sera.
Dopo due settimane che a me sembrarono due anni, giunse finalmente il giorno fatidico.
Quella mattina, quando mi svegliai, sentii prepotente nel mio cuore il desiderio che fosse già sera. Anche a scuola questa atmosfera non si interruppe. Le ragazze erano felici, tutte aspettavano con ansia il suono della campanella, con in testa mille piani per attirare l’attenzione di quei cinque cantanti, magari con indosso dei vestiti particolari. Per la prima volta, sentii di avere qualcosa in comune con loro e questa sensazione mi lasciò stranita.
Quando la fine delle lezioni arrivò, ogni cosa in grado di trattenermi in quell’edificio si arrese alla potenza del mio sorriso. Riuscii a prendere la metro prima del solito e a quel punto anche le ore di lavoro passarono in fretta. Quando entrai in casa, complimentandomi con me stessa per aver già fatto i compiti, andai subito in camera, decisa a prepararmi come una ragazza normale.
Ma…
Forse la gioia mi aveva portata a dimenticare che io ero sì una ragazza normale, ma una ragazza normale con un padre appena uscito dall’ospedale e un fratello appena tornato in Irlanda. Questo pensiero mi rimbalzò nella mente, fino a posizionarsi lì, davanti ai miei occhi. Allora lasciai cadere la maglia bianca con la scritta New York e corsi a cercare mio padre.
Dopo aver guardato in tutte le stanze della casa, lo trovai in cucina, appoggiato al tavolo mentre mangiava un panino con la Nutella.
<< Eccoti qua, tesoro >>, disse, vedendomi arrivare trafelata e con la bocca aperta << Avevo una fame da lupi, non hai idea di che schifezze danno da mangiare in ospedale >>.
<< Immagino >>, cominciai, avvicinandomi a lui.
Nonostante il sorriso sul volto e lo sguardo ostentatamente sereno, avevo notato il modo in cui stringeva con forza la mano sulla ferita. Ero una brava osservatrice.
<< Senti, papà, sei sicuro che io possa uscire tranquilla? >>, domandai con aria apparentemente distratta, prendendo un bicchiere d’acqua.
<< Certo piccola, puoi stare tranquilla, io starò benissimo. Ho invitato qui Max, così se succederà qualcosa non sarò da solo. Adesso corri a prepararti, mia bella Directioner. O… com’è che dice quel tizio? Potato? >>
<< Potato? Vorrai dire Carrot, spero >>, dissi, uscendo dalla stanza. Non ero più tranquilla, ma, chiamatemi pure egoista, quella rassicurazione blanda aveva avuto l’effetto sperato da mio padre.
Tornai in camera mia e ne uscii pronta in pochi minuti. Indossavo una maglietta bianca e lunga, un paio di jeans neri, attillati e le ballerine blu che tenevo nell’armadio per le occasioni speciali. Avevo anche messo un velo di lucidalabbra chiaro, perfetto sul mio incarnato pallido e i capelli color cioccolato fondente mi ricadevano alla perfezione sulle spalle. Era passato del tempo dall’ultima volta che non mi ero sentita così bella. O, perlomeno, così me stessa.
Forza, Hope, è ora di vedere dal vivo i tuoi sogni segreti
 
 

***

 
Il palazzetto era già strapieno e fu quasi un miracolo che riuscii ad arrivare intera alle prime file.
Come ha fatto Nathan a trovare questo biglietto? Continuavo a domandarmi. Il mio cervello però non era in grado di elaborare una risposta decente.
Tutto in quel posto, le luci, i suoni, i colori, le urla delle ragazze intorno a me, contribuiva a lasciarmi una sensazione strana sensazione di vuoto in testa, quasi fossi ubriaca. Nelle mie orecchie i singhiozzi delle fan in preda all’ansia si mischiavano con il battito furioso del mio cuore e con la musica che stava cominciando.
We’re like Na na na
And then we’re like yeah yeah yeah.
Sapevo di dovermi aspettare proprio quella canzone, ma quando sentii le loro voci un sorriso istintivo si disegnò sul mio volto e cominciai a cantare, a urlare a squarciagola i loro nomi, a saltare e ballare. Ero felice e vedere finalmente davanti ai miei occhi i cinque ragazzi che da quasi due anni popolavano i miei sogni mi fece quasi venire le lacrime agli occhi.
Non posso dire che erano bravi, perché lo erano molto, molto di più. Soprattutto, si vedeva che erano felici di essere lì, che sorridevano e si scambiavano tra loro sguardi sorpresi.
Harry, Liam, Louis, Niall e Zayn cantavano, saltavano e ballavano sul palco e io facevo la stessa cosa tra il pubblico. Quasi non mi resi conto che i miei occhi cercavano disperatamente i loro sguardi. Non mi sarei mai aspettata che sarebbe successo davvero.
A un certo punto, i miei occhi color nebbia ne incontrarono un paio color cioccolato.
Liam.
Lui mi sorrise e io, inevitabilmente, arrossii.
Questo però non fu nulla.
Nemmeno due canzoni dopo, incrociai un altro sguardo. Uno sguardo verde smeraldo.
Questa volta i suoi occhi rimasero nei miei più a lungo e, quando distolse lo sguardo, il suo sorriso adornato da quelle adorabili fossette rimase impresso nel mio cervello.
Harry.
Se non fosse successo quello che è successo nei giorni seguenti, ancora oggi mi chiederei perché quel concerto è durato così poco. Quando suonarono le ultime note di I Want e i ragazzi salutarono, quasi scoppiai in lacrime. Quella era stata la sera più bella della mia vita e non volevo che finisse. Non volevo tornare alla mia vita normale.
D’ora in poi sarebbe ricominciato ad essere tutto come prima, senza una prospettiva felice che mi spingesse ad arrivare a sera.
Fu con questi pensieri e questo senso d’impotenza che abbandonai il palazzetto e corsi a casa da mio padre. Ancora non potevo sapere che la mia vita non sarebbe più stata la stessa.
 
 
Eccomi con il nuovo capitolo, scusatemi se ci ho messo tanto. Allora, questo è principalmente un capitolo di passaggio e vi assicuro che dal prossimo sarà tutto molto più interessante e molto meno depresso. Sì, perché il nostro Jace uscirà finalmente allo scoperto, rivelandosi essere… No, non ve lo dico. Lo scoprirete da voi. Anzi, perché no, lasciatemi una recensione con le vostre previsioni, mi piacerebbe sapere se avete capito.
Naturalmente questo non vale per la mia Niallosa amica ( hai capito, Bea, no?!) che sa già tutto.
Alla prossima, recensite
Eli ^-^
   
 
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