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Autore: Aout    25/08/2012    1 recensioni
(rating aggiornato)
In una delle stanze al primo piano di una casa tutta bianca, sul limitare della foresta, si trova un piccolo quadro.
È una cornice anonima dalle tinte scure, che, ad un occhio disattento, non dice nulla.
Ma, dietro la mano di un pittore inesperto, si nascondono ricordi di tempi passati, tanto sfocati da essere stati quasi dimenticati.
È la Londra del 1663.
Siamo nello studio di Carlisle Cullen, la cui vita, per episodi, ci spiega come si diventa un bravo vampiro.
Spero recensirete.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Carlisle Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Grazie a questo capitolo il rating diviene arancione, regolatevi di conseguenza…
 
Parte I
 
Marzo 1680
Ore 11, Essex

Un cervo maculato si stava abbeverando ad una piccola pozza d’acqua che le piogge del giorno prima avevano formato tra le radici degli alberi.
Era una bel posto quello: sulla cima di una collinetta brulla non era né troppo lontano , né troppo vicino alla città, così che di selvaggina ce n’era in abbondanza e nessuno si preoccupava delle ultime norme sulla caccia nei terreni del re.
Però era difficile da raggiungere, altissimi alberi erano cresciuti alle pendici del colle e, insieme alle rocce appuntite, formavano una muraglia niente affatto indifferente.
Pod era riuscito a passare grazie a quello che una volta era stato un fisico possente, un pizzico di fortuna e un poco d’ingegno, che gli avevano permesso di utilizzare un tronco appena caduto come ponte improvvisato.
Ma finalmente, dopo tanta fatica era arrivato, ad appena un palmo dalla sua preda.
Il cervo aveva smesso di bere e si stava già allontanando. Un misero, piccolo balzo e sarebbe stato definitivamente fuori dalla sua portata.
Quindi Pod, con tutta la velocità di cui poté disporre, posizionò la balestra e scoccò.
La freccia superò in un attimo quei pochi metri e, sibilando, andò a conficcarsi in una tronco d’albero, mentre il cervo si metteva lesto a distanza di sicurezza.
Il gran cacciatore, con un’imprecazione degna di un marinaio provetto, diede una spinta sulle vecchie giunture e si lanciò in un ultimo, disperato inseguimento.
Non poteva certo sapere che nei dintorni, giusto in quel preciso istante, si stava aggirando qualcosa di molto più pericoloso di lui e, guarda caso, non gli sarebbe affatto dispiaciuta una preda lenta e a sangue caldo, magari a due zampe e con una balestra in mano.
Il cervo voltò verso sinistra, alle spalle di un vecchio tronco cavo, e poi ancora a sinistra, sempre più veloce e più in alto. Pod stava lentamente accettando l’idea di tornarsene indietro dato che evidentemente era troppo vecchio per certe cose, quando improvvisamente il bosco finì. Un secondo prima percorreva quel sentiero di rovi ed ortiche, un secondo dopo poggiava i piedi su una radura fiorita, davanti ad un possente cancello in ferro battuto.
Attraverso gli intricati disegni che ne tracciavano il profilo scuro, Pod poteva vedere una grande villa in pietra con tante porte e finestre quante non ne aveva mai viste.
Quella era senz’altro un’abitazione nobiliare, pensò, o comunque doveva esserlo stata fino a qualche tempo prima, più probabilmente molto tempo prima. Non che fosse ridotta così male, ma qualcosa gli diceva che evidentemente quelle rose e quei giacinti una volta osccupasserp una parte precisa del giardino, e non lo invadessero così indiscriminatamente, e quei muri un tempo dovevano essere stati bianchi, piuttosto che ricoperti di quello spesso strato di edera.
Eppure, possibile che fosse disabitata? Che nessuno mai si fosse accorto di quella splendida costruzione sulla cima del colle? Forse era un’eredità non riscossa, o magari, deliberatamente abbandonata…

Sciocco Pod, non cercare giustificazioni per avanzare in quelle sterpaglie, non avviarti deciso verso il grande portone in quercia, ma segui il cervo che spaventato è ormai fuggito da tempo.
E invece afferra la maniglia, il cacciatore, e la strattona con forza.
 
L’interno si apre immediatamente in una magnifica anticamera, da sola grande quanto tutta casa sua, forse addirittura di più, ma completamente vuota.
I muri in tinta rosso scura sono gli unici compagni di un grande dipinto che, dalla parete frontale, domina completamente la stanza.
Le tende sono tirate perciò, da dove si trova, non riesce a capire bene cosa rappresenti. Dalla soglia sembra solo un intreccio senza senso di linee nere su sfondo smeraldo. Ma poi, mano a mano che si avvicina, si delinea una figura più precisa: dalla base parte un tronco nodoso che man mano sale ed espande i suoi rami fino al soffitto.
Pod è sbigottito e continua ad avanzare. Le foglie, tutte quelle foglie verdi, non sono foglie,
ma…parole? Peccato che non sappia leggere, e allora rimane lì, con sguardo perplesso ad osservare quella tela, domandandosi ancora una volta cosa tutto quello possa significare.
-Come si è permesso di entrare?- una voce, soave e nello stesso momento terribilmente aspra, giunge dalla sua destra, sulla cima delle scale.
- Io io io…- Pod non capisce chi gli stia parlando dato che riesce solo a intuire un profilo scuro, immerso nell’ombra. Ma è terribilmente in ansia. Il proprietario, il proprietario! Fin da piccolo Pod ha imparato che i nobili, soprattutto i proprietari terrieri di campagna, non hanno pietà dei poveri contadinotti come lui e, cosa peggiore, hanno tutti i diritti di trattarli come più gli piace. – C-chiedo s-s-scusa. Io non pensavo che qui ci fosse…insomma…mi dispiace di…-
Ha abbassato gli occhi, perciò si accorge solo quando è al suo fianco che quella figura esile gli è arrivata vicina, anche troppo in fretta in effetti…ma non era in cima alle scale?
Ora quell’uomo sta osservando la tela. Ha i capelli neri raccolti in un codino ed è vestito in un elegante completo blu. Piano ruota la testa verso lui e lo osserva attentamente, i suoi occhi sono grandi e scuri e il suo volto è molto, molto pallido. E’ così incredibilmente di bell’aspetto che Pod boccheggia per qualche istante. Ad un certo punto sorride, un sorriso appena accennato che muta appena i suoi lineamenti e non raggiunge i suoi occhi malinconici.
O beh, se ride di lui, pensa stupidamente Pod, non lo denuncerà certo per caccia di frodo…
Fossero quelle le sue intenzioni!
Alistair, invece, vuole solo spezzare la routine quotidiana e, per farlo, ha deciso di allontanare di un poco l’ora del pasto.
 

***


Ore 11, Northumberland
Si trovava davanti ad un’altissima scogliera, nella parte più a nord dell’ Inghilterra.
Dall’ultima volta che aveva visitato quel luogo suggestivo erano passati esattamente sedici anni, sette mesi e undici giorni. Non avrebbe avuto alcun problema a ricordarsi anche le ore e i minuti in realtà, e la cosa aveva smesso di sorprenderlo.
Le onde scure si infrangevano violente contro le rocce appuntite e la schiuma bianca saliva per metri e metri prima di ripiombare nuovamente in acqua e sollevare una montagna di schizzi.
Carlisle si sporse un po’ di più ad osservare gli abissi.
Quanto era rimasto laggiù?
Un’ora, un’intera ora solo per accettare l’idea che sì, sapeva anche respirare sott’acqua. Ad accettarlo, dato che il suo nuovo super-cervello aveva realizzato appena un centesimo di secondo dopo essersi tuffato che anche quella era stata una idea stupida.
Un’ora di pensieri rabbiosi e frustrati, tutti concentrati su quei perché e quei ma che lo angosciavano e lo tormentavano.
Voleva sorridere al ricordo di simili vaneggiamenti, ma sarebbe stato come mentire a se stesso. Le risposte ancora non le aveva trovate e, se non c’era arrivato nemmeno quel suo nuovo cervello, chi poteva riuscirci?
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: prima parte un po’ così, lo so lo so, ma che volete che vi dica? Cercate di sopportarmi…e sappiate che la descrizione della foresta (in realtà un po' povera rispetto a come me la ero immaginata) arriva fresca fresca dalle montagne francesi!
Au revoir,
Aout
 
P.S. Spero che il cambiamento di tempo, dal passato al presente e poi ancora al passato, non vi sia risultato troppo brusco…sappiate solo che è deliberatamente voluto…
  
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