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Autore: LiberTea    25/08/2012    4 recensioni
Tante cose possono succedere in un'estiva notte londinese. Amicizie di sempre, amori vecchi e nuovi, storie che si intrecciano tra le strade della city, accompagnate dalle note di rock band immortali.
"Streetlight people livin just to find emotion, hidin somewhere in the night..."
[Gerita; Spamano; Prungary; Usuk]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Streetlight People

2. Should I Stay or Should I Go?- The Clash


"Mon Dieu, non c'è nessuno di interessante"
La voce di Francis sembrava decisamente annoiata, mentre si guardava attorno rimescolando con la cannuccia il drink che aveva davanti, facendo tintinnare il ghiaccio contro il bicchiere.
Sorrisi, la sua espressione era davvero buffa in quel momento: "E dai, Fran, la serata è appena iniziata! E poi parli proprio tu, che in un modo o nell'altro riesci sempre a trovare qualcuno con cui appartarti!"
Lui mi guardò falsamente offeso: "Così mi fai sentire un uomo di facili costumi"
"Come se non lo fossi!", disse Gilbert con il suo solito tatto, dandogli una poderosa pacca sulla spalla.
"Gilbert, non è che tu sia proprio un santo eh?" ribattè il francese ricambiando il gesto.
In quel momento notai Ludwig, che probabilmente si stava ancora annoiando a morte a giudicare dal suo sguardo perso.
Era come se quel ragazzo fosse allergico al divertimento, o qualcosa di simile. Ma lo trovavo comunque molto spassoso: quando lo facevamo arrabbiare le sue reazioni erano impagabili.
"E tu Gil, c'è qualcuna di tuo gusto?" chiesi al tedesco, che stava ancora lanciando frecciatine a Francis.
Lui si guardò velocemente attorno per poi decretare: "Uhm, no. Nessuna all'altezza del Magnifico Me."
Sorrisi. Non sapevo da quanto Gilbert avesse adottato quel soprannome per definirsi; quando lo avevo conosciuto, insieme a Francis, durante le mie vacanze in Grecia, lo usava già. All'inizio lo avevo trovato estremamente stupido, ma alla fine mi ci ero affezionato, come anche a tutto il resto.
Io, Fran e Gil eravamo diventati subito inseparabili. Ero sempre stato un tipo socievole, ma con loro era stato diverso. Ci piaceva fare i cretini insieme e rompere le scatole agli altri, anche se spesso ci cacciavamo nei casini da soli. Ma andava bene così: Gilbert e le sue manie di protagonismo, Francis con la sua fissa per il sesso e io...bè, io credo di essere quello iperattivo del gruppo.
"Regarde!"
Mi voltai verso Francis, che ci stava indicando il palco davanti a noi.
La band che aveva suonato fino a quel momento stava sbaraccando i propri strumenti per lasciare posto al cantante successivo.
"Cosa c'è di così interessante, Fran? Mai visto un cambio di scena?" chiese Gil, evidentemente deluso.
In tutta risposta si prese uno scappellotto sul collo. 
"Ahi! Guarda che mi hai fatto male!"
"Non è quella la cosa interessante, ovviamente."
Francis aveva sempre amato farsi desiderare, quindi non ci disse cosa effettivamente dovessimo guardare finchè non gli chiesi, rassegnato: "Quindi?"
"Quindi ho appena trovato qualcuno che è degno della mia attenzione", rispose indicando con lo sguardo il ragazzo che, salito sul palco, stava imbracciando la sua chitarra elettrica. 
Non era molto alto, aveva dei disordinati capelli biondo cenere e gli occhi verdi. Lo trovai piuttosto banale, a una prima occhiata: un tipo a cui non avrei mai badato se mi si fosse seduto vicino sul treno, ad esempio. 
"Stai scherzando vero?", chiese d'un tratto Gilbert, ridendo sguaiato.
"Parce-que?"
"Francis, da quando hai un feticismo per i sopracciglioni?"
Tornai a posare lo sguardo sul ragazzo: in effetti, nascoste in parte dalla frangetta, sulla sua fronte spiccavano due enormi sopracciglia scure.
Non potei trattenermi dallo scoppiare a ridere a mia volta: "Madre de Dios, sembrano due bruchi!"
Francis assunse quella sua solita aria di superiorità, e disse: "Voi due non capite niente di bellezza. Quelle sopracciglia gli danno un tocco molto british, non trovate?"
Io e Gil ci guardammo sorridendo. Francis aveva da sempre avuto dei gusti molto particolari, e noi due non volevamo nemmeno sforzarci di capire cosa gli passasse per la testa. 
"Se lo dici tu, Francis..." dicemmo io e il tedesco quasi all'unisono.
Il francese gettò gli occhi al cielo, si alzò teatralmente dal divanetto e ci disse: "Se volete scusarmi, ho un inglesino sexy da sedurre"
Scoppiammo a ridere, mentre si allontanava sinuosamente facendo voltare la testa a tutti. Francis aveva davvero fascino, questo era innegabile: curava ogni minimo dettaglio del suo aspetto, dai capelli biondi che arrivavano poco sopra le spalle, alla barbetta sul mento, per la quale io e Gil lo prendevamo sempre in giro. Sapeva di essere un bel ragazzo, e per questo l'aria maliziosa che aveva costantemente negli occhi blu scuro non era un caso.
"Bene ragazzi, direi che adesso tocca a noi" disse Gilbert.
Io e Ludwig ci guardammo confusi. "Che vuoi dire, Bruder?"
"Non vorremo lasciare tutto il divertimento a quel fighetto francese, no? Dobbiamo trovarci anche noi qualcuno con cui spassarcela!"
Lud arrossì, e avrei giurato che si stesse pentendo di aver fatto quella domanda al fratello. 
Sorrisi, poi dissi con sicurezza: "Sai cosa Gil? Hai ragione!"

 ***

Fu proprio quando stavo abbandonando la speranza di trovare qualcuno di interessante che lo vidi.
Stava seduto a un tavolino dall'altra parte del locale, vicino a un ragazzo a lui molto simile, che immaginai essere il fratello.
Aveva i capelli castani e due occhi scuri che vagavano freddi per la sala. Forse non era particolarmente carino, ma per me fu come una visione: era il ragazzo più bello che avessi mai visto.
"...e poi scommetto che tanto alla fine non ci sta quell'inglese! Francis rimarrà a bocca asciutta, fidati di me!"
La voce roca di Glibert mi riportò alla realtà. 
Mi voltai verso di lui e Ludwig, sorrisi, e alzandomi dissi: "Perdòn amigos, ma il cuore chiama"
I due tedeschi si guardarono stupiti; mentre mi allontanavo, sentii Gil mugugnare qualcosa come "è la serata 'ignoriamo il Magnifico', per caso?"
Sentii i loro sguardi su di me finchè non mi buttai tra la folla: meglio così, non mi andava di avere gli occhi addosso mentre socializzavo.
Quando mi avvicinai al tavolo, ancor prima che potessi aprire bocca, lui si voltò verso di me e mi guardò con sguardo tagliente e aggressivo, scrutandomi da capo a piedi. Sentii il cuore fare una capriola.
"Hola! Posso sedermi?" gli chiesi allegro.
Ma fu il fratello a rispondermi, facendomi un gran sorriso: "Certo, accomodati!". Questi sembrava un ragazzo molto simpatico e solare, avrei scommesso che saremmo andati d'accordo.
Mentre prendevo posto, il mio querido non mi aveva staccato gli occhi di dosso un attimo: anche se non era affatto uno sguardo d'ammirazione quello che mi stava lanciando, mi andava benissimo lo stesso.
"Non ho potuto fare a meno di notarvi, ragazzi! Siete proprio simili"
Si, era un ottimo inizio per una conversazione.
Come prima, fu il fratello a rispondermi: "Siamo gemelli! A proposito, non ci siamo ancora presentati: siamo Feliciano" disse indicandosi "e Lovino Vargas" concluse, indicando il ragazzo che ancora mi stava guardando storto.
"Antonio Fernandez Carriedo, piacere mio" mormorai con il tono più sensuale che mi riusciva, puntando tutto il mio interesse su quello che avevo scoperto chiamarsi Lovino. Quel nome mi stava già dando alla testa.
"Wow, che nome lungo! Sei spagnolo giusto?" mi chiese Feliciano.
"Si, di Madrid. Voi invece italiani, no?"
Feliciano stava per rispondere, ma fu interrotto dal fratello che, finalmente, parlò: "Complimenti, che perspicacia"
Anche se mi stava chiaramente sfottendo, la sua voce mi parve la più sexy che avessi mai sentito. Era musica.
Feliciano gli diede una gomitata, riprendendolo: "Lovi, non essere scortese!"
Questi in tutta risposta sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
"Perchè? Io lo trovo simpatico" dissi, sorridendogli. Lui alzò un sopracciglio con fare scettico, e sbuffò ancora.
Feliciano riprese: "Comunque sì, siamo italiani: io vivo a Venezia e Lovi a Roma"
Mi stupii: "Come mai in due città diverse?"
Mi resi conto troppo tardi che quella domanda era decisamente fuoriluogo, ma prima che potessi rimangiarmela, Lovino mi guardò con odio e borbottò: "Non tutte le famiglie sono perfette, sai?"
"M-mi dispiace, io..."
"Non è colpa tua, è normale chiederselo" disse dolcemente Feliciano "Abbiamo perso i genitori quando eravamo molto piccoli, e siamo stati adottati da due famiglie, una di Venezia e una di Roma appunto, e...ahi! Fratellone, perchè mi hai dato un calcio?"
Guardai Lovino, il quale sembrava piuttosto seccato: "Per impedirti di raccontare i fatti nostri a un estraneo!"
"Ma sembra così gentile!" protestò l'altro, indicandomi.
"Se a Lovi da fastidio, non è necessario che me lo racconti", dissi sorridendogli.
"Sentito? E comunque, il mio nome è Lovino: vedi di non abbreviarlo, grazie", disse il sud-italiano.
"Excusa, chico", mormorai. Si, quel ragazzo mi piaceva davvero da morire.
Parlai a lungo con loro, e nonostante la mia attenzione e il mio sguardo fossero costantemente rivolti a Lovino, era sempre Feliciano a rispondermi.
Guardandoli più attentamente, notai che entrambi avevano uno strano ricciolo ai lati della testa. Inoltre, i capelli di Feli erano di un castano più chiaro, quasi rossi, rispetto a quelli del fratello. 
E poi gli occhi di Lovino erano molto più scuri, e personalmente li trovavo belli da mozzare il fiato: avevano riflessi verdi e ambrati, e lo sguardo freddo che avevano costantemente li rendeva magnetici.
Il fratello si limitava a sbuffare, guardarmi storto e borbottare parole in italiano che dopo un po' capii essere insulti. Ciononostante, continuavo a trovarlo adorabile.
"Questo cantante è molto bravo, vero?" mi chiese Feliciano, guardando il palco.
Mi voltai anche io, nonostante già sapessi di chi stesse parlando. Cavolo, più le guardavo più quelle sopracciglia mi sembravano anormali. Mi chiesi se Francis era ancora lì a fargli gli occhi dolci.

Should I stay or should I go?
If you say that you are mine
I'll be here 'till the end of time>
"Si, in effetti questa canzone non è male", dissi.
In quel momento Feliciano si alzò: "Ragazzi, io vado a prendere da bere"
Lovino fece per seguirlo: "Ti accompagno"
L'altro scosse la testa, poi, guardando verso di me, disse: "No, Lovi tu rimani qui con Tonio. Non annoiarlo ok?"
Mi fece l'occhiolino, con fare complice, per poi allontanarsi. 
Ci aveva lasciati soli apposta. Si, Feliciano mi stava decisamente simpatico. 
Lovino si voltò verso di me, guardandomi in cagnesco: "Cos'era quello?"
Feci finta di niente: "Cosa?"
"Lo sai" fece sedendosi nuovamente "quell'occhiolino"
Scossi le spalle: "Non saprei"
Inaspettatamente, lui si arrabbiò: "Stammi a sentire, tu! Non ho ascoltato tutta la conversazione che hai avuto con mio fratello perchè mi sembrava innocua e decisamente inutile, ma a quanto pare non è così!"
Ero confuso. Che avevo fatto di male? Perchè si era arrabbiato così?
"Non so di cosa tu stia parlando..."
"Senti, Feli potrà anche essere ingenuo, ma io non lo sono: credi che non abbia capito perchè hai attaccato discorso con noi?"
"Ehm, immagino di sì. Ma non capisco perchè tu stia reagendo così"
Assottigliò lo sguardo. "Stai lontano da mio fratello. Io sono il maggiore, quindi è mio compito difenderlo da soggetti come te"
Lo guardai per un istante. E, nonostante non volessi, mi scappò una risata.
"Perchè cazzo stai ridendo, bastardo?!"
"Madre de Dios...pensi davvero che sia tuo fratello a interessarmi?"
"Certo che sì!"
"Lovi, credo che sia tu l'ingenuo"
"Balle!"
"Invece è così: tuo fratello ha capito le mie intenzioni. Tu invece, credimi, sei lontano anni luce"
Sembrò interdetto. Continuai: "Il ragazzo che mi ha colpito non appena l'ho visto non è Feliciano, ma è seduto proprio qui, di fianco a me"
Ci pensò un attimo, soppesando ogni mia parola. Poi, come se avesse capito improvvisamente tutto, sgranò gli occhi e arrossì violentemente, sapalancando la bocca come per dire qualcosa. 
"Sei..un bastardo..." disse, voltandosi a guardare il palco. 
Non capii quella reazione. Non mi aveva respinto, ma non mi si era nemmeno gettato ai piedi. Non sembrava voler dire altro, così, non sapendo cosa era meglio fare, lo imitai e tornai a rivolgere la mia attenzione al chitarrista sopracciglione.

You're happy when I'm on my knees
One day is fine, the next is black
So if you want me off your back
Well c'mon and let me know
Should I stay or should I go?>
Cavolo, le parole di quella canzone.
Mi voltai verso Lovino, certo che anche lui lo avesse notato.
Anche lui mi guardò. Era ancora rosso in volto e aveva un'espressione incerta: "Sai, di solito tutti preferiscono mio fratello. E' lui quello dolce, quello gentile, quello bravo in tutto..."
Era adorabile; avrei solo voluto abbracciarlo in quel momento.
"Uhm, può essere. Ma a me sono sempre piaciute le sfide" dissi, sorridendo.
Lui si morse le labbra, abbassando lo sguardo.
Mi avvicinai a lui, fino a far sfiorare le nostre labbra.
"Allora" chiesi in un sussurro "dovrei restare o andarmene adesso?"
Lo sentii sospirare piano. Poi mugugnò: "Rimane il fatto che non ti sopporto, e che non mi fido di te"
"Ti farò cambiare idea, mi querido", sussurrai, per poi unire definitivamente le nostre labbra.
Dio, fu il bacio più fantastico che avessi mai dato. E il modo in cui lui lo ricambiò, prima dolce, poi sempre più passionale. Già, dovevo dire a Francis che anche l'Italia era un paese di grandi amanti.
Feci leggermente pressione con la lingua contro le sue labbra; lui le schiuse leggermente, lasciandomi entrare. Stavo per impazzire, era tutto troppo perfetto, quando sentii una tremenda fitta.
Mi allontanai di scatto gemendo, la lingua mi pulsava dal dolore.
"Mi hai appena...morso?", gli chiesi incredulo.
Lui mi guardava, sorridendomi con aria strafottente: "Così impari a tenerla al suo posto. Non penserai che sia così facile sedurre Lovino Vargas, eh?"
Sorrisi. Oh, non lo pensavo affatto. Anzi, mi ero appena reso conto che la sfida che avevo accettato era tanto difficile quanto allettante. 
Mi alzai, porgendogli una mano: "Vieni con me"
Alzò un sopracciglio, confuso: "E dove?"
"Questa è una sorpresa. Sappi che non voglio solo sedurti: voglio proprio farti innamorare perdutamente di me, stanotte"
Di nuovo quello sguardo strafottente: "Continua a sognare, Carriedo." 
"Se sei così sicuro del mio fallimento, non devi temere nulla no? Andiamo, dimostrami che hai ragione"
Lui sbuffò, mi guardò per un istante e infine si alzò: "Va bene, portami dove ti pare. Ma sappi che non otterrai nulla" 
Poi, guardando la mia mano ancora tesa verso di lui, aggiunse: "E scordatelo, non ti prenderei per mano nemmeno per tutto l'oro del mondo"
Ne ero sicuro: mi ero innamorato.

Angolino dell'Autrice:

Eccomi con il secondo capitolo (Spamanoooo. Adoro questa coppia!)
Vorrei ringraziare Marlboro_Ohana per la recensione e anche tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite!
Spero che vi sia piaciuto e che la storia vi stia coinvolgendo. Mi raccomando, recensite e consigliate!
See ya soon, people!


   
 
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