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Autore: epiclove    25/08/2012    2 recensioni
D'improvviso, Brittany udì dei passi accelerare nella propria direzione e si preoccupò. Quel giorno non glielo poteva rovinare nessuno, nemmeno quella che sembrava una dog-sitter. Ma la ragazza non intendeva fermarsi e le venne addosso. C'era un confine estremamente sottile tra sopportazione e odio. Santana lo aveva varcato di netto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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< Singora Spearce, questo è il numero di un nuovo artista emergente di Astoria, le va di chiamarlo per vedere i suoi lavori? Dicono che siano magnifici > esordì Isobel, una delle assistenti di Brittany. 
< Non vedi che sto leggendo? Dio, la gente non ha più rispetto nemmeno per le cose più piccole > tuonò Brittany, irritata a morte.
< Mi perdoni, pensavo che... > ma venne interrotta da un gesto della mano poco aggraziato che Brittany usava per tagliare corto.
< D'accordo, lo chiamerò domani. Grazie > e ritornò a leggere.
 
< S-signora Spearce... > disse Isbobel, quasi in un sussurro.
< Ma che vuoi adesso? > tuonò, con più ira del solito.
< Mi dispiace interromperla ma... sono le 19:30 >
< Veramente? Grazie Isobel. La prossima volta porterò te al polso invece del mio Rolex > disse, più sarcastica che mai.
< Beh, lei mi aveva detto di avvertirla, perché deve portare il piccolo Derek dalla baby-sitter, ricorda? > Brittany s'illuminò.
< Giusto... > disse. Ormai, era diventato il suo modo per ringraziarla.
Brittany prese in braccio Derek, un po' con disgusto, un po' con amore.
Se l'era portato al lavoro e aveva pianto come solo il figlio di Satana poteva fare, ma a lei non importava.
Quel bambino era il suo unico spiraglio di luce.
 
< Dove la porto, signora? > chiese il tassista, mentre si sistemava con il palmo della mano destra pieno di saliva, quella specie di uccello morto che aveva in testa, o meglio... un ciuffo >
< 262 Mott Street > disse, dopo avergli allungato una banconota da 20 dollari. 
Appena arrivata, ringraziò il tassista, lui ricambiò e si fece strada, con il piccolo Derek in braccio, tra le strade ed i tombini di New York.
Giunta all'appartamento, suonò ben due volte il campanello. Non si sà mai.
Santana aprì senza nemmeno chiedere chi fosse. Non era una cosa molto rassicurante per Brittany.
Non vi era alcun ascensore, così fu costretta a farsi sei rampe di scale, maledicendo se stessa di aver messo tacchi alti 9 centimetri.
< Salve > esordì una giovane e sorridente Santana.
< Ehm, certo. Questo è mio figlio Derek > disse Brittany, desiderosa di andarsene da lì. 
Appena vide Derek a Santana scoppiò il cuore. Era un bambino meraviglioso.
< Scusi se sono invadente, ma... non ci siamo già incontrate io e lei? > chiese Santana, sicura della risposta che avrebbe ricevuto.
< No, assolutamente. Ora devo andare, tornerò domani mattina, grazie > Brittany ormai era già sulla rampa di marcia, ma Santana la fermò.
< Non può andarsene! > a Brittany scoppiò il cuore. Nessuno le aveva più detto una cosa simile da tre anni a questa parte < ha i piedi gonfissimi e quei tacchi la stanno uccidendo. Venga dentro > ma quella non era una richiesta, era più che altro un ordine. 
Brittany, in bilico tra il sentirsi seccata e il sentirsi sollevata, risalì gli ultimi scalini. 
Santana la fece accomodare dentro il suo mini-appartamento, che Brittany trovò assolutamente delizioso.
< Non pensavo che una come lei... > ma si bloccò. Non era il caso.
< Una come me...? Cosa? Avesse un appartamento senza poster di gruppi Heavy Metal attaccati alle pareti? Sorpresa > rispose Santana, con la sua solita tranquillità.
< Mi scusi, non intendevo offenderla > disse Brittany. Cosa che non era da lei.
< Non l'ha fatto > la tranquillizzò Santana, che mise il piccolo Derek nella culla < va tutto bene? >
< Perché non dovrei stare bene? > esordì Brittany.
< Perché ha gli occhi lucidi > osservò Santana. 
< E' allergia > troncò Brittany.
< Lo sa, anch'io avrei paura > disse Santana.
< Non la seguo >
< Sì, insomma, se io avessi... quanti? 25 anni con un figlio piccolo sul groppone e un lavoro, insomma, sarei spaventata anche io. Avrei anche io gli occhi lucidi, capisce? >
Brittany questa volta non la guardò. Ma la vide davvero.
< Io non ho tempo per avere paura > esordì Brittany, con voce spezzata >
< Infatti. E' la paura che ha tempo per avere noi. Forse, però, la paura non è poi così male >
< Lo pensa davvero? >
< Sicuro! Insomma, chi ha paura fa attenzione alle cose, per paura di perderle, per paura di romperle, per paura di dimenticarsene. Forse, chi ha paura, ha un po' più cura delle cose che ha > rimasero in silenzio per oltre dieci minuti, guardandosi semplicemente negli occhi. 
Brittany era sconvolta.
< Ora devo andare > a quelle parole, Santana si limitò a sorriderle dolcemente.
< Io... sì, ecco... >
< Non c'è di che > concluse Santana. 
Appena chiuse la porte, sentì chiaramente la voce di Brittany che echeggiava nel pianerottolo.
 
< Non possiamo dirlo a nessuno, lo so. Pensi che non ci abbia pensato? No, basta, non fare il permaloso! Ti prego cerca di capire, è una cosa nostra. Sai che ti amo. Certo >
 
< Ehm, va... tutto bene? > appena Santana aprì la porta, Brittany si ricompose.
< Sì, a domani > senza nemmeno guardarla negli occhi, se ne andò di scatto.
Santana non capiva. Non aveva visto nessun telefono cellulare in mano a Brittany. 
E poi con chi stava parlando? Sembrava così elusiva... possibile che stesse tradendo il marito?
No, basta. Non voleva pensarci.
  
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