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Autore: Alissyachan    25/08/2012    1 recensioni
"-Seguimi.-
Disse autoritaria l'ungherese che, presa la prussiana, si stava dirigendo verso la parte opposta alla sua dimora, facendo rimanere Julchen di stucco e a rimproverarla per il suo comportamento poco "magnifico". Ma sinceramente? Ad Elizaveta non poteva importare meno di quanto le sue azioni potessero essere considerate poco magnifiche da parte dell'albina!"
[Fem!Prussia + Ungheria]
[Accenni di AustriaFem!Prussia e AustriaUngheria]
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Info:
1. Non è la prima fiction che scrivo ma è la prima riguardante questo fandom e, devo ammetterlo, l'accoppiata Prussia (sia femmina che maschio) Ungheria (sia femmina che maschio) non mi aggrada tranne se vista come migliori amici, perciò non aspettatevi scene romantiche tra le due;
2. E' da molto tempo che non scrivo e sono a conoscenza di non avere grandi doti di scrittrice ma ho voluto provare a pubblicare questa fiction, dopo tanto tempo, per... non so, semplicemente perchè mi andava probabilmente (?);
3. Accetto le critiche, sul serio, basta che siano costruttive.



I personaggi di Hetalia non sono di mia invenzione, ma di Himaruya. Se fossero di mia invenzione probabilmente la SpaMano sarebbe dichiarata e altre belle cose sarebbero successe;


ATTENZIONE: probabile presenza di OoC.

---

≈RIVALS≈
Female! Prussia (Julchen) + Ungheria (Elizaveta);
Light Austria x Prussia + Light Austria x Ungheria;
Hetalia AU.

 


2. Rivals? - It doesn't seem right;



Era strano, a dire il vero, come dopo almeno un paio di mesi di persecuzioni continue, quella fosse diventata ormai una vera e propria abitudine per lei: ritrovarsi a camminare verso la sua casa, seguita dalla prussiana, era diventata cosa di tutti i giorni e lei, come era logico, non essendo riuscita a scacciarla o a tramortirla per un tempo che si potesse dire, da parte sua, "decente", aveva deciso di ignorarla. Se completamente o quasi, la cosa non poteva essere ben definita da parte dell'ungherese che, non sapendo come, trovava sempre più divertente il fatto che l'albina non avesse ancora deciso di "mollare la presa" e continuasse imperterrita a seguire il suo piano segreto che, infine, segreto non era più. Doveva concederle questo, però: era tenace; e lei si scopriva sempre più impaziente di ritornare a casa solamente per poter godere della strana compagnia della rivale. Più volte si era fermata più a lungo davanti al cancello della scuola, magari parlando con delle sue amiche di argomenti che, a volte, neanche le interessavano, solamente per aspettare che la prussiana uscisse e iniziasse a seguirla e a parlare a vanvera su quanto la sua nazione fosse magnifica e su quanto ella stessa fosse magnifica.

Questa volta, però, trovò che ci fosse qualcosa di strano: il comportamento di Julchen; non rideva sguaiatamente, non imprecava e non aveva ancora speso alcuna parola sulla sua presunta magnificenza.
Ma continuava a seguirla, almeno quello continuava a farlo.
Che fosse successo qualcosa alla prussiana? Elizaveta girò appena la testa per poterla guardare, magari analizzare: se l'albina non si fosse sentita osservata, si disse, probabilmente avrebbe potuto capire o intuire che cosa le stesse succedendo.
E lì la vide, camminata leggermente più lenta del normale, sguardo basso e spalle pesanti. Definitivamente: qualcosa non andava. Sembrava... triste? Giù di morale?

-Nh? Perchè ti sei fermata?-

Julchen si fermò a sua volta, notando l'ungherese guardarsi intorno come in cerca di qualcosa, e si lasciò scappare uno sbuffo.

-Cos'è, improvvisamente non trovi più la strada di casa? Quanto manchi di magnificenza, Elizaveta!-

Fece in tempo a fare una sola alzata di spalle, a chiudere gli occhi e scuotere la testa prima di sentirsi presa per il polso e tirata in avanti.

-Seguimi.-

Disse autoritaria l'ungherese che, presa la prussiana, si stava dirigendo verso la parte opposta alla sua dimora, facendo rimanere Julchen di stucco e a dirle quanto non fosse "magnifico" il suo comportamento. Ma sinceramente? Ad Elizaveta non poteva importare meno di quanto le sue azioni fossero poco magnifiche!

-Woh, lasciami andare!?-

-Ma tu, stare zitta? Mai? E comunque no.-

-Non sei per niente magnifica, lo sai?-

-Non m'interessa esserlo.-

-Resta di fatto che lo sei e anche se tu lo fossi stata, mai quanto me!-

-Vuoi una padellata in testa?-

-No, sono poco magnifich-- -


E cadde il silenzio. Alzando lo sguardo, Julchen si era ritrovata davanti all'insegna di una gelateria. Cosa stava a significare?

-Ohi, che ci facciamo qui?-

L'ungherese la guardò, non facendo vacillare il leggero sorriso che le era comparso sul volto, ed inclinò appena la testa.

-Siamo venute a prendere un gelato, mi sembra ovvio!-

La prussiana alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto e borbottando qualcosa a proposito dei suoi soldi che non bastavano, o qualcosa del genere. L'ungherese non aveva capito tranne che qualche parola di quello che l'altra aveva detto. Sul serio, a volte l'albina si comportava in maniera molto infantile.

-Senti, tu ordina. Pago io.-

Disse infine Elizaveta, guadagnandosi così lo sguardo ancora più stupito di una Julchen che, però, non si fece ripetere due volte l'offerta e andò ad ordinarsi una coppa gelato. Era seriamente tentata di prendere la più costosa, dato che pensava che un'opportunità di questo genere non sarebbe più potuta accadere, ma optò per quella che le parve più deliziosa. Che fosse la meno costosa, si disse, non centrava niente con il fatto che fosse l'ungherese a pagare. Assolutamente!
Ordinato anche il gelato della mora, calò di nuovo il silenzio, silenzio che nessuna delle due osava interrompere per il momento perchè troppo pacifico e surreale.
Ma si sa, cose del genere sono destinate a durare poco e, presa dalla curiosità e dall'orgoglio, Julchen non riuscì a trattenersi dal porre finalmente la domanda che le stava balzando in testa da qualche minuto.

-Perchè?-

Elizaveta la guardò, tenendosi il cucchiaino di plastica in bocca.

-"Perchè" cosa?-

L'albina sbuffò, irritata.

-Perchè mi hai offerto il gelato? Eh? Non credere che per questo io smetterò di perseguitarti! Non ti lascerò avere il "signorino con la scopa in culo" senza combattere.-

L'ungherese sospirò, chiedendosi come potesse una ragazza definire la persona per la quale aveva una cotta "signorino con la scopa in culo".

-Mi sembravi giù di morale e allora...-

-Cosa?-

-Il gelato aiuta a tirarsi su di morale,
non sapevi?-

Julchen scosse la testa, sbattendosi una mano sulla fronte e lasciandovi un piccolo segno rosso dovuto al colpo.

-Non era questo che intendevo!-

-Avevo voglia di farlo, semplice. Ti ho visto giù e mi è venuta voglia di offrirti un gelato. Non mi sembra difficile da capire.-


L'ungherese alzò lo sguardo, infine, non aspettandosi di vedere quello che avrebbe visto tra pochi secondi: la prussiana, rossa in viso, che guardava il gelato come ipnotizzata e persa nei suoi pensieri e, addirittura, con un piccolo sorriso timido sul volto.
Sbattè un paio di volte gli occhi, non riuscendo ancora a credere a quello che stava vedendo.

-Non che io sia costretta a dirlo, dato che sono molto più magnifica di te, ma...-

Un attimo di pausa, era bastato solo quello per far incuriosire la mora.

-..grazie.-

Elizaveta ridacchiò, allora, sommessamente portandosi una mano chiusa alla bocca.

-Figurati.-

Si fermarono ancora un po' in quella gelateria, finito il gelato, rimanendo in silenzio e godendosi, difficile a crederlo, la compagnia dell'altra.
Ma il sole calava e l'ora di cena si avvicinava sempre di più e questo costrinse l'ungherese a porre fine a quella "gita fuori programma".
Pagato i due gelati, uscì dalla porta e si fermò appena arrivata alla strada, guardandosi indietro. Julchen era lì, ferma sulla porta, e la guardava.

-Allora, non mi accompangi per un pezzo?-

Gli occhi rossi della ragazza si spalancarono e non fece in tempo a sopprimere un sorriso ampio che esso era già presente sul suo volto e lasciava l'ungherese in attesa di una risposta.

-Beh, visto che stai praticamente pregando la magnifica me, oserei dire che sì, posso.-

-Non mi sembra d'averti pregato di accompagnarmi.-

-Non fare la timida, Liz!-

-
Liz?-

-Si, è molto più magnifico di Elizaveta! Dovresti essermi grata per averti trovato un nomignolo così magnifico! Non poteva essere altrimenti, avendolo scelto io!-

-Ma stai zitta, vàh.-


Ed infine, tra un punzecchiarsi e l'altro, si separarono andando ognuna per la sua strada e verso la propria casa ma non senza un sorriso stampato sul volto.
Per la prima volta, in tanto tempo, non avevano camminato l'una davanti all'altra ma affianco. E quella, poi, sarebbe stata solo una delle tante volte.



---

Note dell'autrice:

Avevo detto che avrei aggiornato velocemente dato che è già finita, come fiction.
Ringrazio chi leggerà questo capitolo (e quello precedente) e chi continuerà a seguirmi per il prossimo che potrebbe essere aggiornato domani, come la settimana prossima. Dipenderà dalla mia voglia, più che altro.
Grazie ancora.

Alissyachan
  
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