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Autore: Acinorev    25/08/2012    12 recensioni
«Ma sono qui – la interruppi. - Sono qui, con te. Ed è esattamente dove voglio stare.»
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unexpected'
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Are you stalking me?

Capitolo 2

 
“Finalmente!” esclamai, gettandomi a peso morto sul divano. Affondai il viso tra i cuscini. Per quel giorno gli impegni erano finiti: dopo l’intervista in radio, la sessione di signing e l’incontro con il rappresentante di una rivista, ci spettava un po’ di riposo. E pensare che per tutta la settimana era stata questa la routine.
Improvvisamente sentii qualcuno buttarsi sopra di me e poi qualcun altro ancora.
“Ragazzi… Non sono… un divano.” li ripresi, cercando di non morire soffocato.
“Sei così comodo!” sospirò quello che, dalla voce, riconobbi essere Harry.
“Certo, ma… non respiro.” spiegai. Sentii delle leggere risate e il peso sul mio corpo si affievolì poco alla volta, lasciandomi tornare a respirare.
“Che si fa ora?” chiese Louis, sistemandosi l’orlo dei pantaloni. Mi misi seduto lasciando dello spazio anche a Liam e Harry. Niall, invece, si era sistemato sulla poltrona di fronte.
“Io ho promesso a Danielle che ci saremmo visti, quindi oggi passo.” rispose Liam, alzandosi e andando probabilmente a prepararsi.
“Non c’erano dubbi, Liam!” scherzai, ricevendo in risposta una smorfia indefinita.
“Usciamo?” propose Harry, sconvolgendosi i capelli come era solito fare per poi spostarseli da un lato.
“Sì, usciamo. Ho anche fame.” fu la risposta del biondo sulla poltrona. Tutti e tre fissammo il nostro sguardo su di lui, per niente stupiti da quell’affermazione. Niall se ne accorse: “Che c’è? È quasi ora di cena!” esclamò, cercando di giustificarsi in qualche modo.
Louis, però, smontò subito quella scusa: “Niall, sono le 4 e mezza.” Non trattenemmo le risate al pensiero che quel ragazzo fosse disposto a tutto pur di mangiare.
“Potremmo andare da…” incominciò il biondino, ma noi lo conoscevamo troppo bene.
Infatti, tutti in coro lo ammonimmo: “Non dire da Nando’s!”
Lui spalancò la bocca, come stupito dalla nostra sincronia. D’altra parte era normale: stando 24 h su 24 insieme ci conoscevamo a memoria.
“Ci hai costretti ad andare lì non so più quante volte questa settimana. Mi viene la nausea solo a pensare di doverci andare di nuovo.” spiegai.
“Esagerato!” ribatté lui, lanciandomi un cuscino.
“Che ne dite di Starbucks? Ce n’è uno non molto lontano da qui.” propose Harry.
Tutti annuimmo accettando quell’idea. Lo Starbucks era sempre stato un posto tranquillo e la tranquillità era proprio quello che mi ci voleva.
 
“Non avevi detto che era qui vicino?” chiese Niall, rivolgendosi ad Harry.
“Ehm… Pensavo che lo fosse.” si giustificò il riccio. La verità era che si era confuso con chi sa quale Starbucks e quindi stavamo girando per Londra da circa mezz’ora alla ricerca di quello più vicino.
“Harold, ricordami di non ascoltare mai più le tue indicazioni stradali.” disse Louis, appoggiandogli una mano sulla spalla e lasciandosi scappare una risata.
Sorrisi e, spostando lo sguardo davanti a me, notai l’insegna del posto che stavamo cercando: “Lasciatelo stare, siamo arrivati.” dissi, interrompendo le prese in giro a cui Harry era sottoposto.
“Visto? L’avevo detto che non era lontano!” esclamò Harry, spingendo la porta dello Starbucks per entrare.
Scossi la testa, ormai arreso, e lo seguii all’interno.
Non c’era molta gente e questo voleva dire che avremmo potuto stare un po’ in pace, senza essere assaliti dalle fans. Non che mi dispiacesse, però ogni tanto, soprattutto dopo una giornata stressante, non era la miglior cosa.
Prendemmo posto in un tavolo all’angolo della sala e subito  ci impossessammo dei menù per decidere cosa prendere. Inutile dire che Niall avesse scelto quantità industriali di cose da mangiare, mentre io, Louis ed Harry ci eravamo accontentati di un caffè.
“Ragazzi, cosa vi porto?” chiese una voce. Alzai gli occhi dal menù tra le mie mani e li spostai sulla ragazza che mi stava di fronte, dall’altra parte del tavolo. Anche lei distolse lo sguardo dal blocchetto che teneva in mano, dove probabilmente scriveva le ordinazioni, e incontrò il mio.
Subito si fece spazio sul mio volto un sorriso beffardo e stupito: “Leen.”
La vidi alzare gli occhi al cielo, mentre gli altri ci guardavano confusi.
“Malik. Mi perseguiti?” chiese, ricambiando con il suo solito sorriso ironico.
“Non è nelle mie aspirazioni perseguitarti.” ribattei.
“Ma potrebbe essere nelle mie. – mi interruppe Harry, al mio fianco. – Harry Styles, piacere. E loro sono Louis e Niall; quindi tu e Zayn vi conoscete già...”
“Kathleen. - si presentò lei, senza nemmeno stringere la mano che Harry le stava offrendo – E sì, lo conosco già, purtroppo.” Non perdeva occasione per tirare qualche frecciatina e la cosa mi aveva sempre fatto divertire.
“Harry, non credo che ti farebbe piacere perseguitarla. Hai visto come tratta le persone?” lo avvertii ironico. I ragazzi soffocarono una risata e Kathleen mi guardò scocciata e divertita: “ Al posto di parlare a caso, – cominciò sospirando – perché non ordini qualcosa?”
Sorrisi  e ordinai un caffè macchiato, seguito poi dalle ordinazioni degli altri.
“Non hai dimenticato niente?” chiese a Niall, quando lui finì quella specie di lista della spesa. Soffocai una risata, percependo una nota di ironia nel suo tono di voce, e lo stesso fecero gli altri.
Niall non se ne accorse, quindi rispose con un semplice “No” prima di porgerle i menù. Lei sorrise nel rendersi conto di quanto fosse ingenuo il mio amico e se ne andò via.
Vidi Harry seguirla con lo sguardo, anzi: lo vidi seguire il suo sedere con lo sguardo. Quando lei passò dietro al bancone, il riccio si girò verso di me: “Tu conosci una così e non ci combini niente? Dire che è figa è dire poco! E ha anche un bel caratterino.” spiegò.
Ora che mi ci faceva pensare, Kathleen era migliorata molto dai tempi della scuola: non che prima fosse orribile, ma forse era solo cresciuta e cresciuta in senso positivo.
“Hazza, pensavo ti piacessero solo quelle molto più grandi di te!” lo canzonò Niall.
“E poi non ti dimenticare di me!” intervenne Louis. Trattenni una risata e, lasciandoli alle loro battute, mi alzai dirigendomi verso il bancone.
Kathleen era dietro di esso: aveva raccolto i capelli in una coda disordinata da cui erano scappate delle ciocche sottili che le ricadevano sul viso. Le guance erano un po’ arrossate, probabilmente a causa del caldo, e il viso era contratto in una espressione concentrata mentre trafficava con qualcosa che non riuscivo a vedere.
Sì, era decisamente migliorata.
 
“Non sapevo lavorassi qui, Leen.” esclamai, sedendomi su uno degli sgabelli di fronte al bancone e appoggiando su quest’ultimo le braccia incrociate.
Alzò lo sguardo interrompendo qualsiasi cosa stesse facendo: “Non vedo come avresti potuto saperlo. E smettila di chiamarmi in quel modo.”
“E non sapevo nemmeno che abitassi a Londra.” continuai.
“Se è per questo non sai nemmeno che ieri mi si è rotta un’unghia.” ribattè lei, mostrandomi velocemente le dita della mano destra, come a darmene la prova. Poi sorrise, scuotendo la testa e continuando a fare quello che stava facendo prima.
Mi lasciai scappare una leggera risata: in effetti erano constatazioni stupide, ma il mio era solo un tentativo di parlare un po’.
“Mi sono trasferita qui da poco. Bradford… Diciamo che non faceva per me.” spiegò senza guardarmi.
“Se vuoi puoi lasciarmi il tuo numero di telefono, così possiamo uscire. Ti porterei a vedere Londra.” proposi, senza nemmeno pensarci. Mi stupii leggermente di quelle parole: non era nei miei programmi uscire con qualcuna, né tanto meno con Kathleen. Eppure, mi era uscito spontaneo: in fondo che c’era di male? Le sveltine a cui ero abituato erano diventate monotone, mentre di importanza non ne avevano mai avuta: sebbene fossi stato con molte ragazze, che spesso conoscevo da nemmeno un giorno, non ero uno stronzo senza cuore. In fondo mi mancava avere una relazione che non si limitasse ad una notte o a qualcosa del genere; forse per questo l'invito a Kathleen mi era venuto fuori dalla mia bocca in modo tanto spontaneo: lei era una bella ragazza, la conoscevo da molto, e, anche se era un po’ acida, mi faceva ridere. Probabilmente il mio cervello aveva registrato quelle informazioni come possibili punti a favore per un eventuale rapporto.
La vidi fermarsi e alzare lo sguardo su di me; dopo qualche secondo accennò una risata, per poi tornare a non guardarmi.
Quella reazione mi lasciò un po’ spiazzato: “Era un sì o era un no?” chiesi sorridendo.
“Malik, torna dai tuoi amici.” rispose lei, ricambiando il sorriso.
“Come vuoi, Leen.” dissi, sottolineando quel nomignolo. Mi alzai e mi voltai per andarmene, quando sentii qualcosa colpirmi alle spalle. Mi fermai e notai che Kathleen mi aveva appena lanciato addosso uno strofinaccio e mi stava guardando con aria di sfida: “Te la sei cercata, Jawi.” esclamò beffarda.
Le rilanciai lo straccio ridendo per il modo in cui mi aveva chiamato: allora se lo ricordava. Anche io non amavo essere chiamato così, ma speravo che se lo fosse dimenticato.
Tornai dagli altri, che subito presero a fare allusioni assurde su di  me e “la ragazza figa” di cui si erano già dimenticati il nome.
 
“Ecco a voi.” annunciò una cameriera, che non era Kathleen. Iniziò a posare davanti a noi le nostre ordinazioni, poi arrivò alla mia: “Il caffè macchiato?” chiese, alzando il bicchierone con lo stemma dello Starbucks dal vassoio.  Sporsi la mano per afferrarlo e diedi un sorso, facendo attenzione a non bruciarmi.
Lo misi di fronte a me e iniziai a giochearellarci tra le mie mani, fin quando il cartoncino che lo ricopriva non si spostò leggermente lasciando apparire una scritta.
Lo tolsi: “Ecco, Jawi.” c’era scritto con un pennarello nero, e dopo seguiva un numero di telefono.  Alzai lo sguardo su Kathleen, dietro al bancone, e la trovai a guardarmi con un sorrisino soddisfatto, quello che spesso mi riservava dopo essersi presa gioco di me. Scossi la testa ricambiando il sorriso e finii di bere il mio caffè.
“Ragazzi…” ci richiamò Harry. Ci concentrammo su di lui, intento a controllare il suo cellulare. Dopo aver attirato la nostra attenzione, si spiegò: “A quanto pare ci hanno visti venire qui.” E accompagnò quelle parole facendoci vedere lo schermo del suo telefono, sul quale aveva aperto una foto che ci ritraeva mentre entravamo nello Starbucks.
“Questo vuol dire che tra poco saranno qui.” rispose Louis, sorridendo mentre sorseggiava il suo caffè. Io lo imitai: era sorprendente come le nostre fans riuscissero a sapere tutto su di noi anche in tempo reale. A volte sapevano cosa che nemmeno noi sapevamo. Avevo sempre creduto che l’FBI o la CIA avrebbero potuto ritirarsi dalla piazza e lasciare il posto a loro. Per non parlare poi della loro capacità di trovarci, in qualunque posto: era una cosa strabiliante, ma anche un po’ inquietante.
Era come sentirsi costantemente sotto osservazione, con milioni di ragazze pronte a fotografarti anche nei momenti più inaspettati.
Questi miei pensieri furono interrotti, tanto per cambiare, dall’aprirsi della porta e da un vociare che avrei riconosciuto ovunque. La previsione di Louis si era trasformata in realtà e anche più in fretta di quanto mi aspettassi.
In tutto saranno state una decina di ragazze o un po’ di più, e tutte ci guardavano esaltandosi tra di loro. Dopo qualche secondo fummo assaliti da flash, fogli di carta e penne.
 
“Quindi siamo liberi anche stasera?” chiese Louis.
“A quanto pare!” risposi. La serata libera era un privilegio per noi da un po’ di tempo: quasi sempre, infatti, eravamo sommersi dagli impegni, quindi non l’avrei sprecata quella volta.
Presi il telefono, mentre gli altri ragazzi cercavano di organizzarsi al meglio: lasciai scorrere la rubrica, leggendo diversi nomi sullo schermo. Tutti nomi senza un significato: il più delle volte chiamavo quello che mi ispirava di più, non ricordandomi nemmeno i loro volti.
Poi lessi di sfuggita “Leen” e mi fermai a pensare: non sarebbe stato male uscire con lei. Selezionai il suo numero e avviai la chiamata.
“Pronto?” Riconobbi la sua voce dall’altra parte del telefono.
“Leen.” la salutai sorridendo.
“Guarda che attacco se continui a chiamarmi così.” Potevo già immaginarla con la sua espressione imbronciata e scocciata.
“Ok, la smetto.” mi arresi.
“Piuttosto, perché mi hai chiamata?”
“Come perché? Ti avevo detto che ti avrei portata a vedere Londra.” risposi, come se fosse la cosa più scontata del mondo. In realtà scontata lo era abbastanza.
“Ah giusto. E vorresti farlo stasera?”
“Stranamente ho la serata libera, quindi sì: pensavo che saremmo potuti uscire. Sempre se tu non hai di meglio da fare.”
I ragazzi intanto mi chiedevano, a gesti, se volevo uscire con loro, ma io feci segno con una mano di aspettare. Kathleen era imprevedibile: avrebbe anche potuto darmi un due di picche su due piedi.
“Mmmh ok. Alle 9 davanti allo Starbucks di oggi.” rispose dopo qualche secondo. Sorrisi e declinai l’invito dei miei amici con un cenno della mano.
“Ma ti avverto: se arrivi in ritardo me ne vado.” La sua voce attirò di nuovo la mia attenzione, quindi le risposi: “Alle 9 sarò lì…”
“Non dire Leen.” mi anticipò lei.
“Non dovresti essere così sospettosa:stavo per dire Kathleen.” spiegai, assumendo un tono innocente.
“Sì, certo. A stasera, Jawi.” Non ebbi il tempo di ribattere, perché aveva già attaccato il telefono.
Allontanai il telefono dall’orecchio, stupito: io non potevo chiamarla Leen, ma lei poteva chiamarmi Jawi, eh?
 
 

Eccomiiii :D
Secondo capitolo: Yeaaaah (?) 
Leen e Zayn si sono incontrati di nuovo, ma hanno già deciso di incontrarsi un'altra volta :)
Vorrei precisare che loro due non si odiano, cioè non è la solita storia in cui lei non lo sopporta ecc ecc
è solo il loro modo di scherzare :) Premessa: non mi convince molto... 
Infatti non vedo l'ora di entrare nel vivo della storia (cosa che accadrà dal prossimo capitolo/quello ancora dopo u.u)
Vi giuro che ho già tutto  stampato nella mia testolina, anche il finale ahaha 
Cooomunque l'importante è che questo non sia venuto proprio una cagata >.<
Quindi se lo è fatemelo sapere lol

Piuttosto: voi come state? :) Oggi per me è l'ultimo giorno di vacanza...
Domani mi aspettano 10 ore di viaggio (D:)
e stasera so già che piangerò quando dovrò salutare i miei amici -.-
Però sto ricevendo molti complimenti per le mie FF e questo mi rallegra moltissimo :3
Bene, so che non ve ne può fregar di meno ahah quindi vi ringrazio per aver letto/recensito 
e mi dileguo!

 

 

Boh, se non siete morte con la gif dello scorso capitolo, non sopravviverete a questa ahahhah
Non pensate anche voi che sia akdljjlhfds? :3

  
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