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Autore: Tomoko_chan    25/08/2012    3 recensioni
"Tutti lo chiamavano traditore, io lo chiamavo fratello. Lo capivo."
E se Naruto riuscisse a convincere Sasuke a tornare a casa? E se questo scoprisse di essersi perso tante cose? E se Naruto scoprisse di avere ancora una famiglia e questa arrivasse di colpo nella sua vita? E se un nuovo e grande nemico volesse la testa dei migliori shinobi?
Questo è un NaruHina, un pò di SasuSaku, un ShikaIno. E se poi i nuovi arrivati sconvolgessero una coppia? Una nuova trama e nuovi personaggi. E se vi piacesse?
-
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solo un pò, i dovuti cambiamenti dopo una dura e tragica Quarta Guerra!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Le storie dei Ninjia, Naruto negli anni.'
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Cap 38 Non mi resta più nulla.
Naruto guardò soddisfatto l’amico e gli fece l’ok con la mano, sorridendo.
Sasuke ricambiò il gesto alzando lievemente un angolino della bocca, in un mezzo sorriso.
Poi andarono da tutti gli altri, da cui furono abbracciati. Gioivano tutti a parte Haru, che aveva uno strano sguardo assente.
C’era qualcosa che mancava però…
-Sakura.- lo sguardo e la voce dell’Uchiha erano diventati entrambi molto duri –Dov’è finito Kabuto?
La ragazza dai capelli rosa sgranò gli occhi.
Lo aveva legato e portato con se. Era sicura che quel mostro le fosse vicino all’inizio del combattimento.
Ma ora dov’era finito? La ragazza cominciò a correre.
-Sei una stupida!- Sasuke le gridò dietro, cominciando a cercare anche lui per tutto il rifugio il fuggitivo. Cominciarono tutti a cercarlo, correndo.
Anche Haru seguiva il gruppo, ma il suo sguardo continuava ad essere assente.
Dopo un ora, nemmeno Hinata riusciva a trovarlo con il byakugan.
-E’ evaporato!- disse Sakura alla fine.
-No, sei tu che gli hai lasciato il tempo di fuggire.- Sasuke la guardò torvo.
-Io non ho fatto proprio nulla!- la ragazza alzò la voce.
-Sei un irresponsabile!
-Non è colpa mia!
-E di chi sennò?
-Smettetela!- Naruto si stava arrabbiando –Non è il momento per litigare.
-Dobbiamo avvisare Tsunade che abbiamo perso Kabuto.- Sakura cercava di riparare al danno.
-E’ Inutile, Sakura. Facciamo un altro giro di controllo e poi torniamo a Konoha.- il biondo ricominciò a cercare.
 
°°°°°
 
Non ci volle poi molto, per tornare al villaggio. Invece per loro il viaggio sembrò durare anni perché nonostante avessero sventato un grosso piano di potere,
c’era qualcosa nell’aria che la rendeva fredda ed elettrizzante: la consapevolezza che non era finita qui.
Kabuto era scappato e, anche se era molto più debole da dopo la guerra, il suo genio criminale rimaneva e chissà quali altri piani avrebbe escogitato.
Fu proprio questo che pensò l’hokage quando Naruto ebbe esposto il rapporto.
-Non posso crederci.
Sakura aveva le lacrime agli occhi. Aveva combinato un bel casino.
In fretta si inchinò alla sua maestra e si umiliò.
-E’ tutta colpa mia, signorina Tsunade. Chiedo scusa.
-Non è il momento per piangere sul latte versato.- Tsunade sembrava più preoccupata per loro che per il nemico.
-Andate a riposarvi- disse ancora –Di questa faccenda me ne occuperò io.
Tutti si ritirarono nelle loro case, ma c’era qualcuno che non poteva riposare.
Hinata infatti, aveva un ultima faccenda da sbrigare. Si diresse con Naruto verso villa Hyuga e lì si presentò nel bel mezzo di una riunione, con lo stupore di tutti.
-Sono stata rapita. La sera scorsa. E quest’uomo mi ha salvato da un grande nemico- disse indicando il biondo –E’ l’uomo che amo.
Ci fu uno stupore generale.
-A questo punto credo che sarò diseredata e che non diverrò più il Capo Clan. Dico bene Hiashi?
Hinata non lo aveva chiamato padre. Per lui fu un duro colpo, ma era più facile celare le sue emozioni.
-Dici bene, Hinata.
-Io allora non voglio più far parte di questo Clan.
Ancora stupore e sgomento. La ragazza era molto decisa.
-Non porterò più il vostro cognome. Non parteciperò a riunioni e quant’altro. Consideratemi come morta. A rivederci.
Detto questo Hinata stava per uscire, ma venne interrotta subito dopo dalla sua sorellina, che si era alzata e le aveva afferrato un braccio.
-Perché mi abbandoni così?- Hanabi aveva il volto rigato dalle lacrime.
-Non ti abbandono. La mia porta è sempre aperta per te.
-Ma tu mi hai sempre fatto da madre! E una madre non può vivere lontano dai figli!
Hinata, a quelle parole, si impietosì. Si inginocchiò e la guardò negli occhi.
-Piccola mia, un giorno capirai cos’è il rispetto. In questo posto non c’è. Qui vivono tutti sotto un’apparenza di forza e di stima.
Ma in realtà qui si odiano tutti, si parla solo di politica, mentre in una grande famiglia bisognerebbe apprezzare la compagnia altrui e il volersi bene.  
Vivono tutti sotto un’apparenza di forza e di stima ma non sanno che la vera forza non sta nell’essere freddi ed eleganti, ma nell’avere il coraggio di amare.
Ho sempre sperato di cambiare tutto questo. E se non posso… beh, allora me ne vado.
Quelle parole vennero incise duramente nelle menti di tutti gli Hyuga presenti.
Le mora fece un gran sorriso, che la piccola Hyuga non aveva mai visto sul volto della sorella.
Un sorriso pieno di gioia e calore. “Come quelli del biondo” pensò Hanabi.
Hinata le mise una mano fra i capelli e li scompigliò.
-Sono stata fortunata, sai, Hanabi? Altrimenti sarei rimasta come loro, ed anche tu. Ma io ti ho insegnato ben altro in questo periodo, quindi nel tuo cuore lo sai, che la mia porta è sempre aperta. Ti voglio bene.
Hanabi abbracciò la sorella e poi la lasciò andare via.
“Sei felice, onee-san. Si vede. Hai avuto fortuna, si… di incontrare una persona splendida che ti ha insegnato a trasmettere calore coi sorrisi.
Quella notte fu strana per tutti. C’era chi rimuginava sui propri sbagli, chi gioiva di aver chiuso un brutto capitolo della propria vita e chi, invece, pensava alle persone perse.
Haru era lì, coricata sull’erba con gli occhi persi nel luccichio delle stelle.
“Ogni speranza è morta” pensava la ragazza “è morta insieme a lui.”
-Non c’è bisogno di pensarci oltre.
Immersa nei suoi pensieri, la ragazza dagli occhi color miele non si era accorta che Sasuke, alquanto preoccupato, si era coricato al suo fianco.
Sobbalzò per lo spavento.
-Andiamo, non posso essere così brutto.
-Scusami, non mi ero accorta che tu fossi qui.
Ricominciarono a guardare il cielo.
-A cosa pensi?
-Penso che non mi sono mai accorta di quanto in realtà sperassi in un padre vero. Uno di cui puoi fidarti. Che non sia un mostro!
Sasuke ascoltava in silenzio.
-Ho sempre sperato che un giorno mio padre tornasse e che mi dicesse di recuperare il tempo perduto. Ho sempre sperato che tornasse e che mi amasse più di prima. Speravo fosse una brava persona.
Il moro si mise su un fianco a guardarla.
-Non avrei mai pensato che fosse una persona tanto orribile.
Una lacrima scese sul viso della mora/rossa.
Il moro avvicinò la mano al viso della ragazza e fermo quel pianto disperato.
Anche Haru si voltò a guardare il ragazzo e fece aderire la fronte a quella di Sasuke.
Lui la prese dolcemente per mano.
-E’ stupido continuare a sperare nonostante le persone ti dicano il contrario di quel che pensi?
-Haru.. secondo me non si sbaglia mai a sperare. Io ancora spero di non aver ucciso mio fratello. Invece l’ho addirittura portato da qualcuno che ha preso i suoi occhi e li ha dati a me.
Si guardarono negli occhi intensamente, uno sguardo carico di tristezza e comprensione.
-Non si sbaglia mai a sperare.
Sentiva il suo respiro leggermente in affanno, il profumo di una rosa.
 Sasuke avvicinò le labbra a quelle della ragazza. Le sfiorò piano e poi la baciò dolcemente.

Bene gente, vi annuncio che siamo arrivati al PENULTIMO capitolo di questa storia, per questo era più corto degli altri.
Ho intenzione di chiudere in grande stile ;) secondo voi dovrei continuare a scrivere in una serie?
Che caldo! A presto gente, un bacione :*
   
 
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