I can't choose, but...
"At night when the stars
light up my room
I sit by myself
Talking to the Moon
Try to get to You
In hopes you’re on
the other side
Talking to me too"
“Sono in bagno, mi sto preparando.” Dico continuando a pettinarmi i capelli.
Prendo una delle tante ciocche ribelli e la fisso con una mollettina.
Oggi i miei capelli sono più mossi del solito e non riesco quasi a domarli.
“Sei bellissima. Sai, non ti vedevo così da quando eri con…” lei lascia a metà la frase e rimane in mezzo al corridoio.
“Dillo Skies, dillo.” La incito mentre mi metto il lucidalabbra.
“No, ti avevo promesso che non lo avremmo più nominato.” Continua la mia amica.
“Per favore, te lo chiedo io.” La supplico.
“Non ti vedevo così da quando eri con Zayn.” Dice in un soffio e vedo che un barlume di tristezza si affaccia nei suoi occhi scuri.
“Esatto.” affermo e lei lascia cadere a terra le borse della spesa.
Vedo una bottiglia di passata di pomodoro uscire dal sacchetto e iniziare a rotolare sul pavimento.
“Sophie, lo hai incontrato? Cosa è successo? Stai bene?” chiede preoccupata.
“Ehi, stai tranquilla.”
La prendo per mano e dopo esserci sedute sul divano le racconto tutto.
“Secondo te faccio male ad andare?” alla fine il dubbio è ancora presente nella mia mente.
“Tesoro, io ti conosco bene e anche se cerchi di nasconderlo tu pensi spesso a lui e farebbe bene anche alla bambina, però non potrei sopportare di vederti soffrire un’altra volta. Io non lo reggerei.” Dice abbracciandomi.
Ha ragione, in questi mesi io potevo contare esclusivamente su di lei.
Sono combattuta, molto.
È come se mi trovassi su un ponte e dovessi scegliere la mia prossima destinazione.
Da una parte il cartello indica una strada che dovrò percorrere lasciandomi alle spalle il passato, dall’altra c’è la mano tesa di un ragazzo che mi guarda insistente tenendo in mano una scatola piena di ricordi.
Entrambe sono ricche di curve, ma la decisione che devo prendere è inevitabile.
“Sai, vorrei del tempo per pensarci ma non posso. Se non vado lui non mi cercherà più e…” dico mettendomi le mani tra i capelli.
“…E tu non te lo perdonerai mai. Su, non c’è niente da perdere. Al massimo le cose miglioreranno.” Mi convince la mia amica.
Corro in camera e metto un vestitino a balze di sangallo bianco alla mia piccola e poi le infilo un paio di calzine dello stesso colore con il risvolto di pizzo.
È un’impresa vestirla perché si gira sempre da una parte all’altra.
“Dai Beth, stasera andiamo da papà.” Dico prendendola in braccio e lei mi mette una mano sugli occhi sorridente.
Non voglio che mia figlia cresca senza un padre.
Io voglio il meglio per lei e per il suo futuro.
E poi è solo una cena, niente di più.
Forse mi sto solo autoconvincendo di fare la cosa giusta, ma la verità è che ho paura di sbagliare.
“Fate le brave.” Dice Skies facendoci scendere dalla macchina.
Io ero rimasta incinta troppo presto e non ero riuscita a prendere la patente, ma è una cosa che voglio fare al più presto.
Non mi piace essere sempre scarrozzata avanti e indietro dagli altri, voglio la mia indipendenza.
Fin da quando ero bambina ho sempre cercato di cavarmela da sola e di certo non smetterò ora.
Mi guardo attorno in cerca di lui, ma vedo solo dei passanti stretti nei loro cappotti caldi.
I colori caldi e le foglie cadute a terra dell’autunno stanno lasciando spazio alla brezza fredda e tagliente dell’inverno.
Alzo gli occhi al cielo e vedo l’insegna luminosa e lampeggiante della pizzeria “Eat me”, così decido di entrare.
Con una mano apro la pesante porta di vetro e con l’altra faccio entrare la carrozzina.
“Buongiorno signora, ha prenotato?” chiede un cameriere con il papillon nero venendo verso di me.
“Si, penso sia a nome Malik.” Rispondo avvicinandomi.
“Oh, certo. Mi segua.” Continua lui sorridendo e mostrandomi con la mano la strada.
Il locale è molto accogliente.
Le pareti sono dipinte di un arancione tenue e attaccate al soffitto ci sono centinaia di luci chiare che creano un’atmosfera calorosa.
“Signora Malik, ecco il suo tavolo.” Dice facendomi sedere su una sedia di legno color ciliegio.
A sentirmi chiamare in quel modo non posso fare a meno di sussultare, ma dopotutto il cameriere non può sapere tutta la storia.
Metto la culla al mio fianco e la piccola mi prende la mano.
Rimaniamo così per qualche minuto e per passare il tempo inizio a rosicchiare nervosamente qualche grissino.
“E se lui non si presentasse?” penso bevendo un sorso d’acqua.
hola gente,
scusatemi davvero tanto se non ho pubblicato prima, ma ero in vacanza e il tempo era poco.
comunque, cosa ne pensate?
lo so, vi ho lasciato con un po' di suspance, però appena ho una ventina di recensioni pubblico di corsa il prossimo perchè è già pronto.
grazie a tutti, forse non ve ne rendete conto ma per me siete davvero importanti.
io amo scrivere e il mio sogno sarebbe proprio quello di riuscire a trasmettere qualcosa con le mie storie.
voi mi state aiutando a realizzarlo.
con tutto il mio affetto,
buona notte
Sophie