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Autore: Gelidha Oleron    26/08/2012    10 recensioni
Sorrise "Potrei aver mentito" scrollò le spalle come se niente fosse.
"Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto, ma non l'hai fatto"
Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?"
Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sida non era un'isola molto grande. Avevamo attraccato in una piccola baia e alcuni di noi erano scesi a terra.

"Non ho niente da mettermi!" mi ero lamentata col capitano "E per di più, NON HO SOLDI!"

"E io che dovrei fare?" aveva scrollato le spalle Law, staccando per un istante le labbra dalla bottiglia di sakè.

Mi era venuta voglia di strozzarlo "Come sarebbe a dire?! Ti ricordo che è soltanto colpa tua se..."

"Può prendere la mia felpa, signorina" si era intromesso Bepo "Mi scusi, ma io non scendo a terra"

"Visto?" Trafalgar aveva lanciato la bottiglia vuota nel cestino "Problema risolto"

"PROBLEMA RISOLTO UN CORNO!" avevo urlato "Come pensi che mi coprirò le gambe?!"

"Non coprirle. Tanto non sarebbero più scoperte di come lo sono di solito" aveva suggerito semplicemente il chirurgo, intrecciando le mani dietro la testa e sparendo in coperta.

"Come ti permetti, maleducato?!" i miei denti tremavano di rabbia.

Adesso mi trovavo nel bel mezzo dell'isola, con addosso una felpona arancione e una specie di gonna riciclata derivata dalle lenzuola del mio letto, con gli sguardi allibiti degli isolani che mi guardavano pensando probabilmente che fossi appena fuggita da un manicomio, e con Anita alle calcagna.

Almeno Penguin mi aveva dato la quarta parte della somma di cui di solito disponevano i pirati Heart per fare le loro compere.

Sbuffai. Non avrei resistito ancora a lungo.

"Guarda, Nami!" mi chiamò Anita "Lì c'è un negozio di abiti! Ci andiamo?"

Nella calda e ipertranquilla isola di Sida, quello era probabilmente l'unico negozio di abbigliamento. Sperai che almeno avessero prezzi ragionevoli.

Provai due o tre vestiti carini, ma dovetti accontentarmi dei capi più economici. Indossai un vestitino viola.

"Questi li metterai per farti visitare dal capitano Law?" ridacchiò Anita. Cominciavo seriamente ad odiare i bambini.

"E' il tuo ragazzo?" continuò con tono impertinente.

"No" risposi secca, mentre arrancavo con le buste in mano lungo la strada assolata. Almeno non indossavo più quegli abiti pesanti.

Sembrò delusa dalla mia risposta "Perchè no? E' molto bello!" mi fece notare con un sorrisone, come se non lo sapessi.

Sì, in effetti lo era. Tremendamente. Ed era anche bravo a letto. E in combattimento. E a fare un milione di altre cose che non avrei potuto spiegare ad una bambina.

Arrossii lievemente, ma non caddi in trappola "Non siamo fidanzati e basta, Anita"

"Ma ieri ti stava baciando!" protestò.

"Mi stava misurando la pressione sanguigna!" m'inventai lì per lì, rossa dalla vergogna "Ma perchè queste cose non le vai a chiedere a lui?" divenni falsamente sorridente "Sono certa che saprà darti delle perfette spiegazioni mediche!"

 

 

 

"Si chiama 'fare sesso'"

L'espressione di Anita si fece sbigottita e io le tappai subito le orecchie "TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! E' solo una bambina!"

"E allora?" Trafalgar non sembrava preoccuparsi più di tanto "E' intelligente per la sua età, no?"

Erano le due del pomeriggio e cominciava a fare molto caldo. Non tutti gli uomini erano tornati a bordo e il cuoco sbraitava che il pranzo era pronto e che si stava facendo tardi.

Il chirurgo si avvicinò al mio orecchio mentre liberavo Anita dalle mie mani, e sussurrò "E' questo l'abito più serio che sei riuscita a trovare?"

"Avrei trovato qualcosa di meglio, se qualcuno mi avesse dato più soldi!" il mio tono furioso sembrò divertirlo.

Proprio in quel momento, tornarono a bordo i ritardatari e il cuoco annunciò che il pranzo era servito.

Era la prima volta che mi sedevo a tavola con i pirati Heart. Mi chiesi se fosse la stessa baraonda che si scatenava sulla Sunny quotidianamente durante i pasti. Ma dovetti ricredermi: certo, si trattava pur sempre di pirati, ma a tavola erano decisamente più composti di noi.

La cucina era un ambiente molto grande costituito da un piano cottura sulla sinistra e da due lunghi tavoli sulla destra. In effetti la ciurma di Law era molto più numerosa della nostra.

Il capitano si accomodò a capo tavola, io presi posto accanto a lui (nonostante gli insistenti inviti di Orca e Penguin) e Anita si appiccicò alla mia sinistra.

Prima che cominciassimo a mangiare, un uomo entrò nella stanza reggendosi a delle stampelle.

"Papà!" Anita gli corse incontro e lo abbracciò.

"Piccola mia!" le sorrise "Vedo che stai bene, sono contento!"

"Papà, ero così preoccupata! Non riesci a camminare?"

"Ce la faccio, tranquilla" alzò lo sguardo "Ed è tutto merito..."

"Le avevo detto di aspettare ancora un po', signor Fitzgerald" il tono di Trafalgar era pacato, ma lasciava trapelare tutta la sua autorità.

"Tu..." l'uomo lo indicò e si avvicinò "Ci hai salvato la vita...grazie"

Mi voltai verso Law per misurare la sua reazione. Il suo sguardo era glaciale "Siediti e mangia, vecchio" gli diede improvvisamente del tu.

Non riuscii a capire se si trattasse di modestia o di riluttanza.

Il signor Fitzgerald prese posto a tavola con l'aiuto di sua figlia e, dopo aver mangiato il primo assistendo agli schiamazzi di Orca e Penguin su chi avesse più ramen nel piatto, battè i pugni sul tavolo. Tutti lo fissammo in silenzio: gli tremevano le mani.

"Perchè non vuoi che ti ringrazi..." finalmente parlò e delle lacrime cominciarono a rigargli il volto abbassato.

Trafalgar Law cercò di reprimere un moto di sorpresa di cui si accorsero solo coloro che gli erano seduti accanto.

"Io...io sono stato ingordo..." continuò l'uomo "Volevo a tutti i costi diventare ricco, e poi..."

"Papà!" Anita gli posò una mano sulla spalla.

Si asciugò le lacrime "Volevo trovare il canino dorato dello squalo, così da non trovarci più in miseria..."

Tutti i presenti lo ascoltavano col fiato sospeso "Il canino, hai detto?" mi permisi di chiedergli.

Mi guardò insistentemente e arrossii un po', forse avevo osato troppo con quella domanda.

"Davvero non ne sapete niente?" sembrava sbalordito.

"Di che si tratta?" chiesi ancora, tremendamente incuriosita.

"Beh..." incalzò "In verità, è una pazza scommessa tra i cittadini del nostro villaggio"

"Non è pazza, papà!" lo rimproverò sua figlia.

"La nostra piccola isola fu saccheggiata dai pirati qualche anno fa" i suoi occhi si persero in un passato che nessuno poteva immaginare "Portarono via tutto: soldi, tesori, cibo, armi...abbiamo sofferto la fame per molto tempo. Poi, un giorno, il vecchio Bam ci raccontò una leggenda..." nella cucina del sottomarino dei pirati Heart, tutti avevano smesso di parlare e ascoltavano l'uomo silenziosi e attenti "...si raccontava dell'esistenza di un dente di squalo che valeva milioni di berry. Tutti noi sapevamo che tra i mari più vicini al nostro villaggio, c'era proprio quello infestato da quelle creature" scosse la testa, amareggiato "Scommettemmo di arrivarci con le nostre misere imbarcazioni e di ridare vita all'isola proprio grazie al canino dorato" tornarono a tormentarlo le lacrime, mentre tutti lo ascoltavamo incuriositi, senza perderci una singola parola del suo racconto.

"Bam ci disse che era solo una leggenda, che eravamo dei pazzi a crederci. Ma ormai non avevamo più niente da perdere..." anche gli occhi di Anita si fecero lucidi.

"Ho messo a repentaglio la mia vita e quella di mia figlia, non so cosa volevo fare..." si coprì il volto con le mani "Non so nemmeno se gli altri che erano partiti con noi sono tornati a casa sani e salvi...sta di fatto che quelle bestie ci hanno attaccati dopo neanche un'ora che eravamo riusciti a raggiungere questo mare, dopo un'ardua settimana di navigazione. Tutte le nostre provviste, le armi, le medicine...probabilmente penserete che sono matto!"

"Papà, non fare così..." lo consolò la bambina con fare apprensivo.

"Se non avessimo incontrato voi, a quest'ora..." i singhiozzi gli impedivano di parlare "TI PREGO!" urlò ad un tratto, battendo nuovamente i pugni sul tavolo con forza "TI PREGO, capitano, permettimi di ringraziarti come si deve! Farò qualsiasi cosa! Non possiedo molto, ma ti donerò tutto quello che vorrai per mostrarti la mia gratitudine! GRAZIE, DOTTORE, GRAZIE!"

A quel punto, con gesto piuttosto naturale, tutti ci voltammo verso Trafalgar Law: i suoi occhi erano coperti dal capello e non aveva battuto ciglio durante tutta la storia.

Con un movimento lento, si versò da bere e si portò il bicchiere alle labbra mentre tutti lo fissavamo, in attesa di una risposta. Posò il bicchiere sul tavolo e disse "Finirà di pranzare, signor Fitzgerald. Dopodichè, raccoglierà le sue cose e ripartirà con la sua barchetta" alzò lo sguardo e l'osservò intensamente "Intesi?"

Il signor Fitzgerald esitò, poi con un po' di confusione rispose "Sarà fatto"

Tutti restammo lievemente sorpresi, ma continuammo a mangiare in silenzio, finchè Orca e Penguin non ripresero di nuovo a bisticciare. ©

 

 

 

 

 

E’ sempre un piacere mettere a lavoro la mia fantasia, per lei è un invito a nozze creare nuove storie. E così ecco a voi una storia nella storia :) One Piece ne è pieno e quindi ne ho inventata una anch’io, perché no?

Spero mi perdonerete il nome poco originale del padre di Anita xD

 

 

Alla prossima!
  
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