Capitolo4: Fuga
Era
circondato, non una sola speranza di fuggire. I mangiamorte incappucciati
ridevano attorno a lui e continuavano a schernirlo, mentre cercava
disperatamente di proteggersi da Voldemort. Ma ormai era perduto. La bacchetta
era spezzata, era ricoperto di sangue, stava per morire, e Voldemort non
smetteva di torturarlo. Ondeggiò contro il muro formato dai mangiamorte, e urtò
contro uno di loro. All’uomo cadde il cappuccio, ed Harry riuscì a vederne il
volto freddo ma felice, la bocca contratta in un orrendo ghigno.
Piton.
“Muori,
Potter. Adesso”. Le mani dell’uomo lo avevano afferrato saldamente per le
spalle, e lo scuotevano violentemente. Harry non poteva fare niente contro di
lui.
“Adesso,
Potter…”
…
“Potter!”. Harry aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi
a pochi centimetri dal volto dell’uomo che era appena stato uno dei protagonisti
principali del suo tremendo incubo. Piton era chino su di lui, che si era
addormentato appoggiato a quella maledetta parete e grondava sudore. Le mani
dell’uomo lo tenevano per le spalle, proprio come era successo nel sogno, e la
stretta era molto dolorosa per il suo corpo debilitato. Harry stava per cacciare
un urlo di terrore, ma Piton glielo impedì tappandogli la bocca con una mano:
“Sarebbe davvero un grosso errore. Dobbiamo andarcene di qui e alla svelta.
Mancano ancora due ore all’alba, ma dobbiamo allontanarci a piedi dal castello
prima di poterci smaterializzare, e non sarà così facile. Sono riuscito a
schiantare quei due idioti di Tiger e Goyle di guardia alla tua cella, ma non
dobbiamo attirare l’attenzione di Lucius. Contro di lui non sarebbe così
semplice”. Piton aspettò che il volto terrorizzato di Harry si rilassasse, prima
di togliere la mano dalla sua bocca e rimettersi in piedi.
“Sei pronto per andare?” chiese al ragazzo, che non
accennava a muoversi e lo fissava sbalordito, l’espressione sconvolta di chi si
è appena svegliato di soprassalto.
Harry non riuscì a fare altro che balbettare: “Io… io
non…”.
“Tu non cosa, Potter? -sbottò Piton- non
ti fidi di me? Mi dispiace per te, ma non hai altra scelta, adesso non abbiamo
tempo per le spiegazioni!”. Piton levò la bacchetta verso il ragazzo, la agitò e
le catene scomparvero. Harry avvertì un immediato senso di sollievo, abbassò le
braccia stanche e doloranti, e prese a massaggiarsi i polsi feriti, senza
distogliere lo sguardo da Piton. L’uomo sembrava impassibile, come sempre, ed
Harry non sapeva davvero che cosa fare. Se davvero era dalla sua parte, avrebbe
almeno potuto essere un po’ più gentile, giusto per rassicurarlo… Harry si
rimproverò mentalmente per questo suo stupido pensiero da ragazzino. Piton non
era certo adatto per le rassicurazioni ed Harry, in tutta onestà, non credeva
che l’uomo, anche volendo, ne sarebbe stato capace. Harry sentiva una morsa
attorno al cuore. Che cosa avrebbe dovuto fare adesso? Andarsene in giro con
l’assassino di Silente, o aspettare buono nella sua cella l’arrivo del suo
aspirante assassino? Le opzioni non erano davvero un granché.
Piton, dal canto suo, leggeva chiaramente la confusione
e la paura nella mente del ragazzo. Ancora una volta, cercò di concentrarsi
sugli occhi di Potter, solo su quegli occhi verdi, e tentò di evitare che la sua
voce assumesse un’intonazione minacciosa: “In piedi, Potter. E’ ora di andare!”.
Harry non si mosse, e Piton lo afferrò rudemente per un
braccio e lo mise in piedi. Il ragazzo era però davvero troppo debole, e non
riuscì a mantenere l’equilibrio. Barcollò pericolosamente, ma l’insegnante gli
impedì di cadere, afferrandolo saldamente per la vita. Harry lo guardò negli
occhi, sperando di trovare in fondo a quel nero baratro un appiglio, una
qualsiasi espressione di solidarietà per lui che gli permettesse di avere
fiducia, ma negli occhi di Piton non c’era niente di tutto ciò. Solo la stessa
espressione che Harry aveva visto per anni, quel profondo sguardo di disprezzo
che Severus riservava solo al figlio di James Potter. Harry distolse lo sguardo,
portandolo sul pavimento, tristemente. Qualunque cosa pensasse di Piton, in quel
momento non aveva importanza. L’uomo lo teneva in pugno, Harry non poteva fare
niente contro di lui. Non era nemmeno in grado di stare in piedi da solo.
“Sei pronto?” chiese Piton, lo sguardo che cercava
quello del ragazzo.
Le
parole sussurrate di Harry erano più che altro una constatazione rivolta a se
stesso anziché al professore: “Non ci riesco”.
“A
fare cosa, Potter?” il tono di Severus era esasperato. Harry lo guardò
nuovamente negli occhi, con profonda amarezza: “A fidarmi di lei”.
Piton osservò il ragazzo che stava reggendo, che sentiva
completamente privo di forze, per qualche secondo. Suo malgrado, si rendeva
conto che quello che Harry stava vivendo era davvero troppo per un
diciassettenne. Cercò delle parole rassicuranti da dirgli, ci provò davvero, con
tutte le sue forze, ma non ci riuscì. Nonostante il tono amaro e lo sguardo
completamente diverso, nonostante si rendesse ormai conto, dopo anni, delle
grandi differenze tra i due, ancora non riusciva a non vedere l’odiato James
rivivere in Harry Potter. Non potè trovare parole migliori di queste: “Non è un
problema di cui posso occuparmi in questo momento. Non puoi semplicemente essere
grato per il fatto che io ti porti via di qui? O preferisci che ti lasci al
Signore Oscuro?”.
“Non so davvero che cosa sia meglio per me, signore” un
altro sussurro da parte di Harry. Piton notò che il ragazzo era ritornato al
tono formale, con lui. Questo non poteva che essere un buon segno. Almeno, un
po’ di rispetto glielo doveva, quel moccioso, dato che stava mettendo a
repentaglio la sua incolumità per salvargli la vita. Piton osservò quel volto in
silenzio per qualche secondo. I capelli disordinati grondavano sudore, gli occhi
erano arrossati ed evidentemente sotto sforzo per l’assenza degli occhiali, la
pelle pallidissima faceva sì che la cicatrice spiccasse ancora più nitida sulla
fronte impregnata di sudore, e le labbra, sporche di sangue a causa del colpo
inferto poco prima al ragazzo da Malfoy, avevano assunto un poco sano colorito
violaceo. Il ragazzo aveva urgente bisogno di cure. L’insegnante notò come Harry
si sforzasse il più possibile per impedire al proprio corpo di tremare, ma non
riusciva ad evitarlo del tutto. Per un attimo, Piton sentì nel proprio cuore una
sottile punta di ammirazione nei confronti di quel diciassettenne che sopportava
tanto stoicamente il dolore fisico.
Harry sollevò ancora una volta gli occhi verso
Piton:
“Che cosa stava dicendo su mia madre? Voglio saperlo
adesso” Harry notò un leggerissimo, quasi impercettibile tremito sul volto di
Piton, e se ne chiese la ragione. Poteva davvero essere il ricordo di Lily Evans
a fargli quell’effetto?
“Adesso non è il momento, dobbiamo andare via di qui
prima che…” Harry non lasciò che Piton terminasse:
“Non vengo da nessuna parte se prima non mi dà le spiegazioni che
voglio!”.
Piton, infastidito dal tono arrogante terribilmente
familiare del ragazzo, si lasciò vincere dalla rabbia, e senza riflettere spinse
Harry contro la parete con violenza, tenendolo per le spalle e facendogli
battere la testa:
“Non sei nella posizione di dettare condizioni, sciocco
ragazzino! Tu adesso farai tutto quello che ti dirò, o te la farò pagare cara!”.
Piton si pentì immediatamente del suo gesto avventato. Vide gli occhi verdi
offuscarsi, mentre le gambe del ragazzo non reggevano più il suo peso. Harry gli
crollò praticamente addosso, e Piton lo scrollò impedendogli così di perdere i
sensi. Lo accostò di nuovo alla parete, questa volta con maggiore delicatezza, e
aspettò che il suo respiro ritornasse regolare prima di parlargli: “Stai
bene?”
Harry lo fissò con odio. Che razza di risposta avrebbe
dovuto dargli? Lo aveva appena sbattuto contro il muro come se fosse stato un
fantoccio inanimato, come se già non bastasse tutto ciò che aveva subìto quel
giorno, e sosteneva di essere lì per salvarlo. E se anche fosse stato così?
Una volta lontani dal castello di Malfoy, chi lo avrebbe salvato da Piton? Tutto
quello che gli aveva dato finora quell’uomo, da quando lo aveva conosciuto, era
stato dolore. Fisico e psicologico. Come poteva accettare il suo aiuto, sempre
ammesso che si trattasse davvero di aiuto?
Dal
canto suo, Piton non insistette per ricevere risposta da Harry, ma riprese: “Ti
spiegherò tutto una volta che ce ne saremmo andati di qui. E’ una storia lunga
-e dolorosa, pensò Piton- e adesso
non ne abbiamo il tempo. Dobbiamo andare”. Vedendo che il ragazzo rimaneva
appoggiato alla parete immobile, Piton stava per spazientirsi nuovamente, quando
ebbe un’improvvisa idea per convincere il giovane. Prima di tornare nella cella
di Harry, aveva recuperato la bacchetta che Lucius aveva sottratto al ragazzo,
per restituirgliela dopo averlo liberato. Adesso decise di modificare
leggermente il piano e rendergliela immediatamente. Probabilmente, con la bacchetta
tra le mani, il ragazzo si sarebbe sentito più sicuro e avrebbe accettato senza
tante storie di andare con lui. Severus frugò con una mano nella sua veste ed
estrasse ciò che cercava. Harry abbassò lo sguardo verso l’oggetto e poi,
stupito, fissò nuovamente il volto di Piton, che fu il primo a parlare, tendendo
la bacchetta verso Harry: “Prendila, avanti”. Harry allungò una mano leggermente
tremante, e afferrò la bacchetta. Piton riprese: “Sei pronto
adesso?”.
Harry guardava la bacchetta senza parlare. Avere di
nuovo la sua arma tra le mani poneva tutto sotto una luce diversa. Improvviso,
caldo e rassicurante, sentì un fiotto di speranza farsi strada nel petto. Adesso
poteva rischiare, poteva seguire Piton, se qualcosa fosse andato storto e l’uomo
si fosse rivelato un bugiardo non sarebbe stato disarmato alla sua mercè,
avrebbe potuto difendersi. Essenziale era non abbassare la guardia e non
lasciarsi cogliere impreparato da un eventuale attacco alle spalle da parte del
professore. Harry alzò lo sguardo: “Sono pronto” disse, più debolmente di quanto
non desiderasse, in realtà. Avrebbe voluto apparire più forte agli occhi di
Piton, fargli capire che qualsiasi cosa avesse in mente, aveva a che fare con un
osso duro. Non con un ragazzino che si reggeva in piedi a fatica. Quindi mosse
un passo avanti, staccandosi dalla parete, ma ancora una volta vacillò
instabile. Piton lo afferrò per un braccio e cominciò a trascinarlo poco
cerimoniosamente verso la porta, mentre Harry continuava a stringere la
bacchetta con l’altra mano e faticava a tenere il passo, ma si sforzava di
trattenere ogni più piccolo lamento.
Piton aprì la porta lentamente e spinse il ragazzo alle
proprie spalle, quindi si sporse sulla soglia della cella per controllare se la
via fosse libera. Gli unici rumori erano quelli dovuti alla respirazione delle
due guardie che Piton aveva schiantato poco prima. Nonostante l’apparente
quiete, l’uomo sapeva che avrebbero dovuto fare in fretta. Probabilmente Lucius
non avrebbe resistito e sarebbe tornato di lì a poco, per divertirsi un altro
po’ con Harry prima di consegnarlo a Voldemort. Piton si mosse verso il
corridoio e spinse Harry accanto a sé. Il ragazzo si divincolò: “So camminare
anche da solo”. Piton lo fissò dall’alto in basso, e mollò bruscamente la presa
sul suo braccio, lasciando intenzionalmente che il ragazzo si sbilanciasse fin
quasi a perdere l’equilibrio, prima di afferrarlo ancora più rudemente e
accostarlo maggiormente a sé.
“In
questo momento non sembri proprio in grado di camminare, Potter. Smettila per un
attimo con questo atteggiamento arrogante e non farmi perdere altro tempo,
sciocco ragazzino”.
Harry non rispose, ma abbassò lo sguardo. Si sentiva
profondamente umiliato, e non poteva non pensare che a Piton facesse un immenso
piacere vederlo in quelle condizioni e poter disporre di lui come meglio
credeva. La situazione era davvero insostenibile. Harry era stremato, nel corpo
e nell’animo, e tratteneva le lacrime puramente per orgoglio. Non avrebbe
concesso a quell’uomo orribile anche la soddisfazione di vederlo piangere.
Doveva essere forte, doveva resistere… Si sentì spingere nuovamente da Piton, e
lo seguì lungo il corridoio freddo e buio senza ulteriori indugi, e ancora fuori
dal palazzo, rabbrividendo alla fredda aria notturna, con l’unico conforto della
bacchetta stretta tra le dita, e la mente che ripercorreva le ultime ore
febbrilmente. Il flusso di pensieri si interruppe quando Piton si arrestò
improvvisamente, ed Harry alzò lo sguardo per vedere che cosa avesse provocato
quell’interruzione. Si gelò alla vista del volto infuriato e rosso di collera di
Lucius Malfoy.
“Severus, che cosa stai facendo?!” -Malfoy urlava, la
bacchetta tesa dinanzi a sé, e formulò la stessa ipotesi che poco prima si era
affacciata anche alla mente di Harry- vuoi prenderti tutta la gloria, non è
così? Vuoi consegnarlo al Signore Oscuro al mio posto! Non te lo permetterò, lui
è mio! Expelliarmus!”.
Piton si scostò rapidamente, evitando l’incantesimo, ma
nella foga si dimenticò di Harry, che venne disarmato. La bacchetta del ragazzo
volò tra le dita protese del mangiamorte biondo, che non l’aveva notata e la
fissò con stupore.
“Perché gli hai reso la bacchetta? –Lucius si voltò
verso Piton, e lo fissò inorridito, realizzando improvvisamente quello che per
anni gli era sfuggito- tu… sei un traditore! La pagherai cara!
Crucio!”.
Piton evitò abilmente la maledizione. Nel
frattempo, Harry fissava la scena stupefatto. Non avrebbe mai creduto di assistere a
un duello tra quei due. Lo scontro proseguì in un turbinìo di bacchette
e incantesimi che mancavano il bersaglio. I due combattenti
inizialmente sembravano sostanzialmente alla pari, ma a poco a poco Piton pareva acquistare
vantaggio rispetto al suo avversario. Harry avrebbe voluto intervenire invece di
starsene immobile a guardare, ma senza la bacchetta non poteva fare nulla.
Improvvisamente, senza nemmeno rendersene conto e senza
poter fare nulla per impedirlo, Harry vide il viso di Malfoy a pochi centimetri
dal suo.
“Spostati, Potter!”. L’urlo di Piton arrivò troppo
tardi. Malfoy si portò bruscamente alle spalle di Harry e gli strinse un braccio
attorno al collo, puntandogli la bacchetta alla gola. Il ragazzo cercò di
divincolarsi, ma la stretta dell’uomo era ferrea. Malfoy gli assestò una potente
gomitata tra le costole, ed Harry rimase senza fiato e si accasciò contro il
corpo del suo nemico, quasi privo di sensi. Perse quasi completamente percezione
di ciò che avveniva intorno a sé, pur continuando ad udire le parole del
mangiamorte.
“Arrenditi, Severus. Lasciami il ragazzo e ti permetterò
di andartene. Sarà il Signore Oscuro a pensare a te, dopo essersi occupato di
Potter. Ora abbassa la bacchetta”.
Il
tono di Malfoy era vagamente disperato. L’uomo si era infatti reso conto di non
avere alcuna speranza di avere la meglio su Piton in un duello, e adesso stava
tentando il tutto per tutto con quella mossa. La voce di Piton era calma come
sempre: “E se non dovessi accettare la tua proposta?”. Malfoy urlò: “Ucciderò
Potter in questo istante se non farai quello che ti dirò! Sbaglio o volevi
salvarlo? Perché poi hai deciso di tradire il tuo Signore, Severus? Non ti
credevo così sciocco! Che cosa credi di fare contro di
Lui?”.
Piton lo fissò con scherno: “Sei tu lo sciocco, Lucius.
Se dovessi fare come hai detto tu, Potter morirebbe comunque, lo consegneresti
al Signore Oscuro. Quale vantaggio ne trarrei io?”.
Lucius riprese: “Tu puoi andartene! Puoi salvarti per il
momento, finché Lui non inizierà a darti la caccia. O preferisci morire per
questo ragazzino?”. Piton non distolse lo sguardo da Malfoy, e cercò di pensare
velocemente ad una soluzione. Non poteva rischiare che Lucius colpisse davvero
Potter, e non poteva fare mosse avventate finché il ragazzo aveva una bacchetta
puntata alla gola. E inoltre i minuti scorrevano velocemente, e l’alba era ormai
prossima. Severus non vedeva via di scampo. Portò lo sguardo su Harry, e notò
con stupore che il ragazzo, che credeva svenuto, aveva riaperto gli occhi, e
stava fissando con la coda dell’occhio qualcosa.
Harry, con le urla di Malfoy, si era ripreso. Aveva cercato di raddrizzarsi,
quando qualcosa aveva attirato il suo sguardo. Dalla tasca di Malfoy,
in vista lateralmente poco dietro il suo fianco, pendeva la bacchetta che gli
era stata sottratta poco prima, proprio accanto al suo braccio libero. Quella era
l’unica possibilità. Harry chiuse di nuovo gli occhi, per un istante, e radunò
tutte le proprie energie. Quindi, con uno scatto improvviso, cogliendo Malfoy di
sorpresa ed impedendogli così qualsiasi reazione, afferrò la bacchetta e la
puntò alle proprie spalle, urlando: “Expelliarmus!”. Vide cadere a terra dinanzi
a sé la bacchetta dell’avversario che, colpito con violenza dall’incantesimo scagliato a
quella distanza ravvicinata, perse l’equilibrio e cadde all’indietro, perdendo
i sensi e liberando in tal modo Harry. Il ragazzo, stremato per lo
sforzo, cadde in ginocchio sull’erba.
Piton era stupefatto che Potter avesse trovato in sé
l’energia per fare una cosa del genere, dopo tutto quello che gli era successo
in poche ore. Scattò in avanti verso il ragazzo per rimetterlo in piedi e
riprendere la fuga, ma vide che ormai Harry era privo di forze e le sue gambe
non erano più in grado di reggere il suo peso. Colse lo sguardo stupito e
insieme spaventato del ragazzo quando lo sollevò e se lo caricò su una spalla,
cominciando a correre verso il cancello di ferro.
Harry chiuse gli occhi e si lasciò trasportare, anche se
avrebbe voluto urlare e fuggire da quell’uomo di cui ancora non riusciva a
fidarsi. Dopo una breve corsa, Piton si fermò, ed Harry avvertì la classica
sensazione dovuta alla smaterializzazione.
continua...
Nota
dell'autrice: prima di passare ai ringraziamenti, vi segnalo che
ho pubblicato una one-shot, molto breve e incentrata sui
sentimenti di Harry, dal titolo "Avrei voluto". Inoltre,
domani ne pubblicherò un'altra su Lily, a cui tengo particolarmente, "Uno
sguardo dal cielo". Se vi fa piacere, leggetele e fatemi sapere che ve ne
pare!
Risposte alle recensioni per il terzo capitolo:
-Summers84: grazie mille, come vedi Harry finora non ha avuto molta scelta, ma vedremo cosa accadrà nel prossimo capitolo...
-Piccola Vero: sono molto contenta che la mia storia ti piaccia! Spero che un aggiornamento a settimana sia sufficiente, purtroppo non posso fare di più.
-Astry1971: non preoccuparti, in questa fic Piton non ha nessuna intenzione di adottare Harry! Anche se ti confesso che mi piace quel genere di storia, forse l'unico tipo di OOC che riesco a tollerare... Comunque spero di riuscire a mantenere il nostro Severus IC fino alla fine!
-Lake: ti ringrazio di cuore per i tuoi complimenti, sei troppo gentile, ma ci tengo a precisare una cosa: questa fic NON E' SLASH! Che cosa te lo ha fatto pensare? Spero comunque che ti piaccia lo stesso e che continui a seguirla!
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