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Autore: sonsimo    09/03/2007    5 recensioni
STORIA COMPLETA. Durante la sua visita al cimitero di Godric's Hollow, Harry viene colto di sorpresa da Lucius Malfoy, che riesce a catturarlo. Il ragazzo, debole e ferito, non sa come fare per sfuggire al mangiamorte che vuole consegnarlo a Voldemort. Harry riceverà un aiuto del tutto inaspettato, e finalmente saprà la verità su uno degli uomini che più ha odiato durante la sua giovane vita.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo4: Fuga

 

Era circondato, non una sola speranza di fuggire. I mangiamorte incappucciati ridevano attorno a lui e continuavano a schernirlo, mentre cercava disperatamente di proteggersi da Voldemort. Ma ormai era perduto. La bacchetta era spezzata, era ricoperto di sangue, stava per morire, e Voldemort non smetteva di torturarlo. Ondeggiò contro il muro formato dai mangiamorte, e urtò contro uno di loro. All’uomo cadde il cappuccio, ed Harry riuscì a vederne il volto freddo ma felice, la bocca contratta in un orrendo ghigno. Piton.

“Muori, Potter. Adesso”. Le mani dell’uomo lo avevano afferrato saldamente per le spalle, e lo scuotevano violentemente. Harry non poteva fare niente contro di lui.

“Adesso, Potter…”

“Potter!”. Harry aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto dell’uomo che era appena stato uno dei protagonisti principali del suo tremendo incubo. Piton era chino su di lui, che si era addormentato appoggiato a quella maledetta parete e grondava sudore. Le mani dell’uomo lo tenevano per le spalle, proprio come era successo nel sogno, e la stretta era molto dolorosa per il suo corpo debilitato. Harry stava per cacciare un urlo di terrore, ma Piton glielo impedì tappandogli la bocca con una mano: “Sarebbe davvero un grosso errore. Dobbiamo andarcene di qui e alla svelta. Mancano ancora due ore all’alba, ma dobbiamo allontanarci a piedi dal castello prima di poterci smaterializzare, e non sarà così facile. Sono riuscito a schiantare quei due idioti di Tiger e Goyle di guardia alla tua cella, ma non dobbiamo attirare l’attenzione di Lucius. Contro di lui non sarebbe così semplice”. Piton aspettò che il volto terrorizzato di Harry si rilassasse, prima di togliere la mano dalla sua bocca e rimettersi in piedi.

“Sei pronto per andare?” chiese al ragazzo, che non accennava a muoversi e lo fissava sbalordito, l’espressione sconvolta di chi si è appena svegliato di soprassalto.

Harry non riuscì a fare altro che balbettare: “Io… io non…”.

Tu non cosa, Potter? -sbottò Piton- non ti fidi di me? Mi dispiace per te, ma non hai altra scelta, adesso non abbiamo tempo per le spiegazioni!”. Piton levò la bacchetta verso il ragazzo, la agitò e le catene scomparvero. Harry avvertì un immediato senso di sollievo, abbassò le braccia stanche e doloranti, e prese a massaggiarsi i polsi feriti, senza distogliere lo sguardo da Piton. L’uomo sembrava impassibile, come sempre, ed Harry non sapeva davvero che cosa fare. Se davvero era dalla sua parte, avrebbe almeno potuto essere un po’ più gentile, giusto per rassicurarlo… Harry si rimproverò mentalmente per questo suo stupido pensiero da ragazzino. Piton non era certo adatto per le rassicurazioni ed Harry, in tutta onestà, non credeva che l’uomo, anche volendo, ne sarebbe stato capace. Harry sentiva una morsa attorno al cuore. Che cosa avrebbe dovuto fare adesso? Andarsene in giro con l’assassino di Silente, o aspettare buono nella sua cella l’arrivo del suo aspirante assassino? Le opzioni non erano davvero un granché.

Piton, dal canto suo, leggeva chiaramente la confusione e la paura nella mente del ragazzo. Ancora una volta, cercò di concentrarsi sugli occhi di Potter, solo su quegli occhi verdi, e tentò di evitare che la sua voce assumesse un’intonazione minacciosa: “In piedi, Potter. E’ ora di andare!”.

Harry non si mosse, e Piton lo afferrò rudemente per un braccio e lo mise in piedi. Il ragazzo era però davvero troppo debole, e non riuscì a mantenere l’equilibrio. Barcollò pericolosamente, ma l’insegnante gli impedì di cadere, afferrandolo saldamente per la vita. Harry lo guardò negli occhi, sperando di trovare in fondo a quel nero baratro un appiglio, una qualsiasi espressione di solidarietà per lui che gli permettesse di avere fiducia, ma negli occhi di Piton non c’era niente di tutto ciò. Solo la stessa espressione che Harry aveva visto per anni, quel profondo sguardo di disprezzo che Severus riservava solo al figlio di James Potter. Harry distolse lo sguardo, portandolo sul pavimento, tristemente. Qualunque cosa pensasse di Piton, in quel momento non aveva importanza. L’uomo lo teneva in pugno, Harry non poteva fare niente contro di lui. Non era nemmeno in grado di stare in piedi da solo.

“Sei pronto?” chiese Piton, lo sguardo che cercava quello del ragazzo.

Le parole sussurrate di Harry erano più che altro una constatazione rivolta a se stesso anziché al professore: “Non ci riesco”.

“A fare cosa, Potter?” il tono di Severus era esasperato. Harry lo guardò nuovamente negli occhi, con profonda amarezza: “A fidarmi di lei”.

Piton osservò il ragazzo che stava reggendo, che sentiva completamente privo di forze, per qualche secondo. Suo malgrado, si rendeva conto che quello che Harry stava vivendo era davvero troppo per un diciassettenne. Cercò delle parole rassicuranti da dirgli, ci provò davvero, con tutte le sue forze, ma non ci riuscì. Nonostante il tono amaro e lo sguardo completamente diverso, nonostante si rendesse ormai conto, dopo anni, delle grandi differenze tra i due, ancora non riusciva a non vedere l’odiato James rivivere in Harry Potter. Non potè trovare parole migliori di queste: “Non è un problema di cui posso occuparmi in questo momento. Non puoi semplicemente essere grato per il fatto che io ti porti via di qui? O preferisci che ti lasci al Signore Oscuro?”.

“Non so davvero che cosa sia meglio per me, signore” un altro sussurro da parte di Harry. Piton notò che il ragazzo era ritornato al tono formale, con lui. Questo non poteva che essere un buon segno. Almeno, un po’ di rispetto glielo doveva, quel moccioso, dato che stava mettendo a repentaglio la sua incolumità per salvargli la vita. Piton osservò quel volto in silenzio per qualche secondo. I capelli disordinati grondavano sudore, gli occhi erano arrossati ed evidentemente sotto sforzo per l’assenza degli occhiali, la pelle pallidissima faceva sì che la cicatrice spiccasse ancora più nitida sulla fronte impregnata di sudore, e le labbra, sporche di sangue a causa del colpo inferto poco prima al ragazzo da Malfoy, avevano assunto un poco sano colorito violaceo. Il ragazzo aveva urgente bisogno di cure. L’insegnante notò come Harry si sforzasse il più possibile per impedire al proprio corpo di tremare, ma non riusciva ad evitarlo del tutto. Per un attimo, Piton sentì nel proprio cuore una sottile punta di ammirazione nei confronti di quel diciassettenne che sopportava tanto stoicamente il dolore fisico.

Harry sollevò ancora una volta gli occhi verso Piton:

“Che cosa stava dicendo su mia madre? Voglio saperlo adesso” Harry notò un leggerissimo, quasi impercettibile tremito sul volto di Piton, e se ne chiese la ragione. Poteva davvero essere il ricordo di Lily Evans a fargli quell’effetto?

“Adesso non è il momento, dobbiamo andare via di qui prima che…” Harry non lasciò che Piton terminasse:

“Non vengo da nessuna parte se prima non  mi dà le spiegazioni che voglio!”.

Piton, infastidito dal tono arrogante terribilmente familiare del ragazzo, si lasciò vincere dalla rabbia, e senza riflettere spinse Harry contro la parete con violenza, tenendolo per le spalle e facendogli battere la testa:

“Non sei nella posizione di dettare condizioni, sciocco ragazzino! Tu adesso farai tutto quello che ti dirò, o te la farò pagare cara!”. Piton si pentì immediatamente del suo gesto avventato. Vide gli occhi verdi offuscarsi, mentre le gambe del ragazzo non reggevano più il suo peso. Harry gli crollò praticamente addosso, e Piton lo scrollò impedendogli così di perdere i sensi. Lo accostò di nuovo alla parete, questa volta con maggiore delicatezza, e aspettò che il suo respiro ritornasse regolare prima di parlargli: “Stai bene?”

Harry lo fissò con odio. Che razza di risposta avrebbe dovuto dargli? Lo aveva appena sbattuto contro il muro come se fosse stato un fantoccio inanimato, come se già non bastasse tutto ciò che aveva subìto quel giorno, e sosteneva di essere lì per salvarlo. E se anche fosse stato così? Una volta lontani dal castello di Malfoy, chi lo avrebbe salvato da Piton? Tutto quello che gli aveva dato finora quell’uomo, da quando lo aveva conosciuto, era stato dolore. Fisico e psicologico. Come poteva accettare il suo aiuto, sempre ammesso che si trattasse davvero di aiuto?

Dal canto suo, Piton non insistette per ricevere risposta da Harry, ma riprese: “Ti spiegherò tutto una volta che ce ne saremmo andati di qui. E’ una storia lunga -e dolorosa, pensò Piton- e adesso non ne abbiamo il tempo. Dobbiamo andare”. Vedendo che il ragazzo rimaneva appoggiato alla parete immobile, Piton stava per spazientirsi nuovamente, quando ebbe un’improvvisa idea per convincere il giovane. Prima di tornare nella cella di Harry, aveva recuperato la bacchetta che Lucius aveva sottratto al ragazzo, per restituirgliela dopo averlo liberato. Adesso decise di modificare leggermente il piano e rendergliela immediatamente. Probabilmente, con la bacchetta tra le mani, il ragazzo si sarebbe sentito più sicuro e avrebbe accettato senza tante storie di andare con lui. Severus frugò con una mano nella sua veste ed estrasse ciò che cercava. Harry abbassò lo sguardo verso l’oggetto e poi, stupito, fissò nuovamente il volto di Piton, che fu il primo a parlare, tendendo la bacchetta verso Harry: “Prendila, avanti”. Harry allungò una mano leggermente tremante, e afferrò la bacchetta. Piton riprese: “Sei pronto adesso?”.

Harry guardava la bacchetta senza parlare. Avere di nuovo la sua arma tra le mani poneva tutto sotto una luce diversa. Improvviso, caldo e rassicurante, sentì un fiotto di speranza farsi strada nel petto. Adesso poteva rischiare, poteva seguire Piton, se qualcosa fosse andato storto e l’uomo si fosse rivelato un bugiardo non sarebbe stato disarmato alla sua mercè, avrebbe potuto difendersi. Essenziale era non abbassare la guardia e non lasciarsi cogliere impreparato da un eventuale attacco alle spalle da parte del professore. Harry alzò lo sguardo: “Sono pronto” disse, più debolmente di quanto non desiderasse, in realtà. Avrebbe voluto apparire più forte agli occhi di Piton, fargli capire che qualsiasi cosa avesse in mente, aveva a che fare con un osso duro. Non con un ragazzino che si reggeva in piedi a fatica. Quindi mosse un passo avanti, staccandosi dalla parete, ma ancora una volta vacillò instabile. Piton lo afferrò per un braccio e cominciò a trascinarlo poco cerimoniosamente verso la porta, mentre Harry continuava a stringere la bacchetta con l’altra mano e faticava a tenere il passo, ma si sforzava di trattenere ogni più piccolo lamento.

Piton aprì la porta lentamente e spinse il ragazzo alle proprie spalle, quindi si sporse sulla soglia della cella per controllare se la via fosse libera. Gli unici rumori erano quelli dovuti alla respirazione delle due guardie che Piton aveva schiantato poco prima. Nonostante l’apparente quiete, l’uomo sapeva che avrebbero dovuto fare in fretta. Probabilmente Lucius non avrebbe resistito e sarebbe tornato di lì a poco, per divertirsi un altro po’ con Harry prima di consegnarlo a Voldemort. Piton si mosse verso il corridoio e spinse Harry accanto a sé. Il ragazzo si divincolò: “So camminare anche da solo”. Piton lo fissò dall’alto in basso, e mollò bruscamente la presa sul suo braccio, lasciando intenzionalmente che il ragazzo si sbilanciasse fin quasi a perdere l’equilibrio, prima di afferrarlo ancora più rudemente e accostarlo maggiormente a sé.

“In questo momento non sembri proprio in grado di camminare, Potter. Smettila per un attimo con questo atteggiamento arrogante e non farmi perdere altro tempo, sciocco ragazzino”.

Harry non rispose, ma abbassò lo sguardo. Si sentiva profondamente umiliato, e non poteva non pensare che a Piton facesse un immenso piacere vederlo in quelle condizioni e poter disporre di lui come meglio credeva. La situazione era davvero insostenibile. Harry era stremato, nel corpo e nell’animo, e tratteneva le lacrime puramente per orgoglio. Non avrebbe concesso a quell’uomo orribile anche la soddisfazione di vederlo piangere. Doveva essere forte, doveva resistere… Si sentì spingere nuovamente da Piton, e lo seguì lungo il corridoio freddo e buio senza ulteriori indugi, e ancora fuori dal palazzo, rabbrividendo alla fredda aria notturna, con l’unico conforto della bacchetta stretta tra le dita, e la mente che ripercorreva le ultime ore febbrilmente. Il flusso di pensieri si interruppe quando Piton si arrestò improvvisamente, ed Harry alzò lo sguardo per vedere che cosa avesse provocato quell’interruzione. Si gelò alla vista del volto infuriato e rosso di collera di Lucius Malfoy.

“Severus, che cosa stai facendo?!” -Malfoy urlava, la bacchetta tesa dinanzi a sé, e formulò la stessa ipotesi che poco prima si era affacciata anche alla mente di Harry- vuoi prenderti tutta la gloria, non è così? Vuoi consegnarlo al Signore Oscuro al mio posto! Non te lo permetterò, lui è mio! Expelliarmus!”.

Piton si scostò rapidamente, evitando l’incantesimo, ma nella foga si dimenticò di Harry, che venne disarmato. La bacchetta del ragazzo volò tra le dita protese del mangiamorte biondo, che non l’aveva notata e la fissò con stupore.

“Perché gli hai reso la bacchetta? –Lucius si voltò verso Piton, e lo fissò inorridito, realizzando improvvisamente quello che per anni gli era sfuggito- tu… sei un traditore! La pagherai cara! Crucio!”.

Piton evitò abilmente la maledizione. Nel frattempo, Harry fissava la scena stupefatto. Non avrebbe mai creduto di assistere a un duello tra quei due. Lo scontro proseguì in un turbinìo di bacchette e incantesimi che mancavano il bersaglio. I due combattenti inizialmente sembravano sostanzialmente alla pari, ma a poco a poco Piton pareva acquistare vantaggio rispetto al suo avversario. Harry avrebbe voluto intervenire invece di starsene immobile a guardare, ma senza la bacchetta non poteva fare nulla.

Improvvisamente, senza nemmeno rendersene conto e senza poter fare nulla per impedirlo, Harry vide il viso di Malfoy a pochi centimetri dal suo.

“Spostati, Potter!”. L’urlo di Piton arrivò troppo tardi. Malfoy si portò bruscamente alle spalle di Harry e gli strinse un braccio attorno al collo, puntandogli la bacchetta alla gola. Il ragazzo cercò di divincolarsi, ma la stretta dell’uomo era ferrea. Malfoy gli assestò una potente gomitata tra le costole, ed Harry rimase senza fiato e si accasciò contro il corpo del suo nemico, quasi privo di sensi. Perse quasi completamente percezione di ciò che avveniva intorno a sé, pur continuando ad udire le parole del mangiamorte.

“Arrenditi, Severus. Lasciami il ragazzo e ti permetterò di andartene. Sarà il Signore Oscuro a pensare a te, dopo essersi occupato di Potter. Ora abbassa la bacchetta”.

Il tono di Malfoy era vagamente disperato. L’uomo si era infatti reso conto di non avere alcuna speranza di avere la meglio su Piton in un duello, e adesso stava tentando il tutto per tutto con quella mossa. La voce di Piton era calma come sempre: “E se non dovessi accettare la tua proposta?”. Malfoy urlò: “Ucciderò Potter in questo istante se non farai quello che ti dirò! Sbaglio o volevi salvarlo? Perché poi hai deciso di tradire il tuo Signore, Severus? Non ti credevo così sciocco! Che cosa credi di fare contro di Lui?”.

Piton lo fissò con scherno: “Sei tu lo sciocco, Lucius. Se dovessi fare come hai detto tu, Potter morirebbe comunque, lo consegneresti al Signore Oscuro. Quale vantaggio ne trarrei io?”.

Lucius riprese: “Tu puoi andartene! Puoi salvarti per il momento, finché Lui non inizierà a darti la caccia. O preferisci morire per questo ragazzino?”. Piton non distolse lo sguardo da Malfoy, e cercò di pensare velocemente ad una soluzione. Non poteva rischiare che Lucius colpisse davvero Potter, e non poteva fare mosse avventate finché il ragazzo aveva una bacchetta puntata alla gola. E inoltre i minuti scorrevano velocemente, e l’alba era ormai prossima. Severus non vedeva via di scampo. Portò lo sguardo su Harry, e notò con stupore che il ragazzo, che credeva svenuto, aveva riaperto gli occhi, e stava fissando con la coda dell’occhio qualcosa.

Harry, con le urla di Malfoy, si era ripreso. Aveva cercato di raddrizzarsi, quando qualcosa aveva attirato il suo sguardo. Dalla tasca di Malfoy, in vista lateralmente poco dietro il suo fianco, pendeva la bacchetta che gli era stata sottratta poco prima, proprio accanto al suo braccio libero. Quella era l’unica possibilità. Harry chiuse di nuovo gli occhi, per un istante, e radunò tutte le proprie energie. Quindi, con uno scatto improvviso, cogliendo Malfoy di sorpresa ed impedendogli così qualsiasi reazione, afferrò la bacchetta e la puntò alle proprie spalle, urlando: “Expelliarmus!”. Vide cadere a terra dinanzi a sé la bacchetta dell’avversario che, colpito con violenza dall’incantesimo scagliato a quella distanza ravvicinata, perse l’equilibrio e cadde all’indietro, perdendo i sensi e liberando in tal modo Harry. Il ragazzo, stremato per lo sforzo, cadde in ginocchio sull’erba.

Piton era stupefatto che Potter avesse trovato in sé l’energia per fare una cosa del genere, dopo tutto quello che gli era successo in poche ore. Scattò in avanti verso il ragazzo per rimetterlo in piedi e riprendere la fuga, ma vide che ormai Harry era privo di forze e le sue gambe non erano più in grado di reggere il suo peso. Colse lo sguardo stupito e insieme spaventato del ragazzo quando lo sollevò e se lo caricò su una spalla, cominciando a correre verso il cancello di ferro.

Harry chiuse gli occhi e si lasciò trasportare, anche se avrebbe voluto urlare e fuggire da quell’uomo di cui ancora non riusciva a fidarsi. Dopo una breve corsa, Piton si fermò, ed Harry avvertì la classica sensazione dovuta alla smaterializzazione.       

 

continua... 

 

Nota dell'autrice: prima di passare ai ringraziamenti, vi segnalo che ho pubblicato una one-shot, molto breve e incentrata sui sentimenti di  Harry, dal titolo "Avrei voluto". Inoltre, domani ne pubblicherò un'altra su Lily, a cui tengo particolarmente, "Uno sguardo dal cielo". Se vi fa piacere, leggetele e fatemi sapere che ve ne pare!     

Risposte alle recensioni per il terzo capitolo:

-Summers84: grazie mille, come vedi Harry finora non ha avuto molta scelta, ma vedremo cosa accadrà nel prossimo capitolo...

-Piccola Vero: sono molto contenta che la mia storia ti piaccia! Spero che un aggiornamento a settimana sia sufficiente, purtroppo non posso fare di più.

-Astry1971: non preoccuparti, in questa fic Piton non ha nessuna intenzione di adottare Harry! Anche se ti confesso che mi piace quel genere di storia, forse l'unico tipo di OOC che riesco a tollerare... Comunque spero di riuscire a mantenere il nostro Severus IC fino alla fine!

-Lake: ti ringrazio di cuore per i tuoi complimenti, sei troppo gentile, ma ci tengo a precisare una cosa: questa fic NON E' SLASH! Che cosa te lo ha fatto pensare? Spero comunque che ti piaccia lo stesso e che continui a seguirla!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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